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Il deputato dice di avere un indirizzo mail su cui poter inviare le segnalazioni della Mala Giustizia Sportiva. La giustizia sportiva italiana sul banco degli imputati. Berruto: «il sistema è sfuggito dalle mani»
Il deputato del Pd ed ex ct della nazionale di pallavolo ha depositato alla Camera la richiesta di un’indagine conoscitiva sulla giustizia sportiva. «Modello usato come clava per demolire gli avversari». Il governo pronto a rilanciare con un tavolo tecnico
di Michele Damiani29/07/2025
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La giustizia sportiva italiana non funziona. Il sistema «è sfuggito dalle mani e dagli obiettivi originari» e «con enorme spreco di risorse» viene sempre più spesso usato «come clava per demolire gli avversari delle governance federali in fantomatici tribunali dove i giudici vengono scelti e nominati da chi dovrebbe essere giudicato». A pensarlo (e non solo lui) è Mauro Berruto, deputato del Pd ed ex ct della nazionale di pallavolo, che sulla base di queste motivazioni ha deciso di depositare in ufficio di presidenza della 7^ commissione della Camera una richiesta di indagine conoscitiva sulla giustizia sportiva. Un’iniziativa che non è piaciuta ad alcuni rappresentanti di vertice dello sport, in particolare ai presidenti delle federazioni di calcio e basket, che hanno avuto parole critiche nei confronti di Berruto. ItaliaOggi lo ha intervistato per capire come si è arrivati a questo punto e quali saranno i prossimi passi, con il governo che pare intenzionato ad aprire un tavolo di lavoro sull’argomento.
Il tavolo tecnico sulla giustizia sportiva
«Non so se sia una coincidenza», le parole del deputato Pd, «ma pare proprio che l’esecutivo sia intenzionato a far partire un tavolo tecnico con il Coni sulla giustizia sportiva. Non solo sarei contento di un istituto del genere, ma rilancio ancora di più l’esigenza di un’indagine che, con i suoi lavori, permetterebbe al tavolo di avere un quadro preciso della situazione. Spero solo, però, che le due cose non siano alternative, altrimenti le tempistiche della decisione sarebbero almeno sospette. Ma non voglio pensar male».
L’elefante nella stanza
A prescindere dalle mosse del governo, l’iniziativa di Berruto va avanti: «parlo a prova di smentita: chi frequenta il mondo dello sport sa che esistono dozzine e dozzine di situazioni al limite sul fronte della giustizia sportiva, spesso usata come clava per fare fuori i propri avversari. Una giustizia che riguarda lotte di potere, magari per impedire a qualcuno di candidarsi a posizioni federali. Ci troviamo tanti atleti, dirigenti, tecnici ecc che hanno smesso di fare attività per motivazioni del genere. Quest’anno abbiamo avuto un numero record di candidati al Coni; su 8 partecipanti alle elezioni, 5 di essi – quelli che sapevano di non poter essere eletti – hanno sollevato il problema in assemblea. Non si può più ignorare l’elefante nella stanza».
L’imparzialità dei giudici
Una delle problematiche principali riguarda l’imparzialità dei giudici: «chi viene giudicato nomina i giudici nel mondo parallelo della giustizia sportiva italiana. Il controllore non può essere controllato da chi deve controllare». Di conseguenza, lo strumento «viene spesso utilizzato per regolare rapporti di potere, per impedire candidature o spingerne altre. Un contesto proprio di tutte le federazioni, soprattutto quelle più piccole, che hanno meno clamore mediatico».
Come funziona all’estero
Tra le priorità dell’indagine anche quella di analizzare il sistema proprio di altri paesi: «ho sottolineato ripetutamente che nella richiesta di indagine è presente anche il confronto con quanto succede all’estero. Esistono modelli simili a quello italiano, come in Germania, modelli molto diversi, come in Francia, o vie di mezzo, come in Spagna. Credo sia normale confrontarsi e capire cosa succede nel resto d’Europa».
Già trenta casi segnalati
A prescindere dalla scelta della presidenza della 7^ commissione (che ha l’ultima parola sull’eventuale avvio dell’indagine) una sorta di raccolta dati è già partita: «ho lanciato una provocazione», spiega Berruto, «chiedendo a chi ha subito casi personali di “malagiustizia sportiva” di segnalarmeli. Ho già ricevuto una trentina di dossier da 7-8 federazioni diverse. Metto a disposizione la mia casella mail per chiunque abbia voglia di inviarmi un caso limite. Oltre alle segnalazioni, devo dire che ho ricevuto centinaia di messaggi di sostegno, che mi invitavano ad andare avanti».
Le reazioni del mondo dello sport
Sostegno che, però, non arriva anche dai vertici dello sport italiano. Il presidente della Figc (calcio) Gabriele Gravina, ad esempio, ha risposto poco dopo l’annuncio della presentazione dell’indagine: «Non so a chi faccia riferimento l’onorevole Berruto, tuttavia, rappresentando una Federazione affiliata al Coni, mi sento di rispondere che questa ripetuta delegittimazione degli organi della giustizia sportiva non è accettabile. Se Berruto è a conoscenza di fatti gravi, come quelli a cui fa riferimento, li denunci alla Procura della Repubblica, facendo nomi e cognomi. Per il bene dello sport, è tempo di assunzioni di responsabilità, non di processi sommari», le parole di Gravina. A stretto giro è arrivata anche la risposta del presidente della Fip (pallacanestro) Gianni Petrucci: «Sono partiti col toglierci il controllo delle società professionistiche, da un po’ ci siamo accorti che, nonostante i risultati, l’organizzazione dello sport italiano è tutta sbagliata… Ora ci tolgano anche la giustizia sportiva e gli arbitri, così saremo al completo. Ci lascino però almeno il diritto di parola».
La rinuncia del generale dei Carabinieri
Giudizi che, però, non preoccupano Berruto: «mi piace citare il generale dei Carabinieri Enrico Cataldi, chiamato da Giovanni Malagò al Coni per cercare di riformare la giustizia sportiva. Un’impresa alla quale ha rinunciato, viste le difficoltà incontrate». Queste le parole di Cataldi nel 2018: «non ci sono le condizioni per restare ... la giustizia è e deve restare cosa delle federazioni e nessuno super partes deve poter metterci il naso. Ho passato la vita a lottare cercando di fare giustizia e seguendo casi difficilissimi, ora mi rendo conto che nello sport l'impresa è superiore alle mie forze».
I prossimi passi
L’indagine, nel caso si tenesse, prevede la convocazione di una ventina di soggetti «dal ministro per lo sport ai vertici federali, fino ai casi di malagiustizia», spiega ancora Berruto. «Dobbiamo capire bene se davvero esista un problema e di che entità sia. Negli anni sono emerse radiazioni per motivazioni assurde, una giungla dove c’è assegnazione diretta del ruolo del giudice, magari anche in situazioni di conflitti di interesse che diventano quasi imbarazzanti. Un sistema che magari poteva avere un senso 40 anni fa, ma che oggi è almeno da analizzare e da revisionare. Il mio obiettivo», conclude Berruto, «è che la terzietà sia incrollabile. Se ci riusciamo, sarebbe un grosso passo avanti».
Michele Damiani