http://www.lettera43.it/stili-vita/armi-nobile-abuso_4367547023.htmREALI E PROIETTILI
Armi, nobile abuso
Dai Borbone ai Savoia, se la passione diventa dramma.
di Guido Mariani
(© Getty Images) Il piccolo Froilan con il nonno, il re Juan Carlos di Spagna.
Hanno rinunciato a impugnare lo scettro, ma le armi sono tutt'altra cosa. Reali e nobili di tutto il mondo amano maneggiare fucili e pistole, anche se a volte l'abitudine sfocia in esiti disastrosi: evidentemente il lignaggio è anche una questione di calibro.
L'ultima notizia che ha fatto il giro del globo è l'incidente accaduto al giovane Felipe Juan Froilan, il tredicenne rampollo dell'Infanta Elena, la figlia più grande del Re Juan Carlos di Spagna.
L'INCIDENTE AL NIPOTINO DI JUAN CARLOS. Il giorno del lunedì di Pasqua il ragazzino era insieme al padre Jaime de Marichalar a Soria dove la famiglia ha una residenza e, praticando il tiro a segno con una carabina, si è sparato a un piede. «È solo un piccolo incidente» ha tranquillizzato l'opinione pubblica il portavoce della real casa. Ma l'esempio esibito è stato pessimo, visto che in Spagna ai minori di 14 anni è proibito utilizzare le armi da fuoco. E soprattutto ha fatto riaffiorare orribili ricordi.
RICORDO DI UNA TRAGEDIA. Nel 1956, proprio nei giorni a ridosso della Pasqua, Alfonso, il fratellino 14enne di Juan Carlos morì a causa di un incidente con un revolver. I due fratelli stavano pulendo la pistola, quando partì inavvertitamente un proiettile che colpì alla fronte il ragazzo uccidendolo sul colpo. Di quel triste episodio, inevitabilmente, esistono diverse versioni, alcune delle quali accusano Juan Carlos di aver sparato per gioco al fratello non sapendo che la pistola fosse carica.Nel 1978 l'omicidio di Hamer per mano di Vittorio Emanuele di Savoia
(© Getty) Vittorio Emanuele di Savoia.
Ma la familiarità tra sangue blu e proiettili è cosa nota. La passione per le armi è costata cara pure a Vittorio Emanuele di Savoia. Negli Anni 70 il figlio del 'Re di maggio' Umberto II fu coinvolto in un'indagine del tribunale di Venezia per traffico internazionale di armi. Non pago dei problemi, il 18 agosto 1978 in circostanze mai chiarite Vittorio Emanuele uccise presso l'isola di Cavallo in Corsica un giovane turista tedesco di 19 anni, Dirk Jeerd Hamer.
La versione ufficiale parlava di una lite tra il nobile e il miliardario romano Nicky Pende avvenuta per l'utilizzo di un gommone. Il re puntò il fucile sul suo rivale che spostò la canna dell'arma. Partì però un colpo che uccise il giovane che dormiva in una barca vicina.
SOLO UNA CONDANNA PER DETENZIONE DI ARMI. Un processo assolse il nobile dall'accusa di omicidio condannandolo solo per detenzione di arma da fuoco. Tuttavia il mistero si è infittito nel 2006, quando Vittorio Emanuele, detenuto nel carcere di Potenza in seguito allo scandalo Vallettopoli in cui era stato coinvolto, venne sorpreso da un filmato girato di nascosto a vantarsi con i compagni di cella di aver ingannato gli inquirenti.
La folle strage di Dipendra, principe del Nepal, nel 2001
Dipendra, Dipendra, principe assassino della famiglia reale del Nepal.
Nei palazzi reali però si annovera anche, in tempi recenti, una strage provocata da un raptus di follia. Il 1 giugno 2001 a Kathmandu in Nepal, il re Birendra stava tenendo un ricevimento al quale era presente la famiglia reale al gran completo. Il principe ereditario Dipendra, palesemente ubriaco, fu allontanato su ordine del re. Un'ora dopo si ripresentò nel salone regale, vestito in abiti tattici e armato di due fucili mitragliatori della sua collezione privata, un H&K MP5 e un M16. Sparò prima al padre poi a due dei suoi zii.
NOVE REALI UCCISI. Caddero via via sotto i suoi colpi anche la madre, la regina Aishwarya, suo fratello e sua sorella. La crisi nervosa del rampollo reale causò un'ecatombe: nove membri della famiglia reale vennero assassinati, cinque feriti. Al termine del massacro Dipendra volse l'arma contro se stesso ma non riuscì a uccidersi sul colpo: venne nominato sovrano in coma nel letto d'ospedale ma spirò pochi giorni più tardi cedendo il trono allo zio Gyanendra. A quanto pare il principe assassino nutriva risentimento nei confronti dei genitori che si rifiutavano di accettare la futura sposa da lui scelta. Il Nepal non è più un regno dal 2008.
Filippo di Edimburgo uccise tigri e coccodrilli
Kate Middleton e il principe William durante una battuta di caccia.
Anche i reali britannici non rinunciano alle armi, seppure senza risvolti tragici, se non per l'ambiente. Sparare è il passatempo preferito nel reame di Windsor. Il consorte della Regina Elisabetta, il principe Filippo, Duca di Edimburgo, ha trascorso gran parte del suo tempo libero, di cui dispone in abbondanza, a caccia. Con esiti controversi e curiosi.
CRITICHE DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE. Le associazioni ambientaliste hanno provato a tenere un conto approssimativo dell'impatto sulla fauna della sua passione. Il fucile reale ha sterminato cervi, conigli, lepri, pernici, anitre selvagge, fagiani e ogni tipo di volatile che solca i celi di Albione. Ma la sua passione sono i cinghiali che il principe caccia in Germania, dove è frequente ospite delle tenute di amici nobili. Si narra che accompagnato dal principe Carlo abbia ucciso 50 cinghiali in un giorno solo. Incurante delle critiche degli ambientalisti la famiglia reale ha tenuto di frequente sessioni di caccia nei 20 mila ettari della tenuta di Norfolk, dove i reali e i loro ospiti si accaniscono in particolare sui fagiani. Se non altro il principe, oggi per ragioni anagrafiche, ha rinunciato da tempo alla caccia grossa.
«SPARARE? ISTRUTTIVO ANCHE PER I BAMBINI». Nel 1961 partecipò a una battuta di caccia alla tigre in India dove uccise non solo il felino, ma anche un coccodrillo e sei capre di montagna. Negli Anni 90 prese parte alla presentazione di un nuovo manuale per aspiranti cacciatori e sostenne che sparare fosse un'attività educativa e intelligente anche per i bambini. La passione è passata di padre in figlio e di figlio in nipote. Non è dunque un caso se Kate Middleton ha avuto il suo primo incontro documentato con il suo futuro suocero Carlo nell'ottobre 2007 nel corso di una battuta nella tenuta di Balmoral, dove la futura principessa è stata introdotta alla caccia al fagiano.
IL RE DI SVEZIA È PER RIAPRIRE LA CACCIA AL LUPO. Il fucile accompagna sempre anche il re di Svezia Carlo Gustavo che ama la bella vita, le donne e le bische, ma il suo passatempo più rilassante è uccidere le alci, passione che condivide con il figlio Carlo Filippo. Ha recentemente chiesto di riaprire la caccia al lupo, specie protetta e molto ridotta nelle foreste svedesi. Nemmeno la sensibilità ambientale, pare, si sposa con la passione per le armi.
Giovedì, 12 Aprile 2012
La scelta del Re di Spagna come testimonial degli europei di Brescia è stata un mega Flop!!!!!!!!!!!!!!Partecipa alla discussione.
Testimonial
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Testimonial è un termine inglese ripreso in italiano e in numerose altre lingue nell'ambito della comunicazione e della pubblicità.
Con esso si definisce un procedimento che associa l'immagine e la testimonianza di una persona considerata rappresentativa (un esperto, una celebrità, un opinionista, un consumatore-tipo) ad una causa o ad un prodotto per rafforzarne la credibilità. In italiano, un termine corrispondente potrebbe essere «testimonianza rappresentativa», «referenzialità» o «patrocinio».
In inglese si suole distinguere tra testimonial e endorsement ("validazione", "avvaloramento"): "testimonial" si usa di solito in riferimento a messaggi attribuiti a gente comune, mentre "endorsement" viene di solito usato per i messaggi legati a celebrità. Come spesso avviene nel caso dei prestiti, questa distinzione non è stata recepita e oggigiorno in italiano testimonial viene impiegato di norma per alludere all'utilizzo di personaggi famosi nella pubblicità. E addirittura, il termine è passato dall'astratto (la tecnica pubblicitaria in questione) al concreto, per cui si suole dire che il tale attore o cantante famoso è il "testimonial" di questa o quella ditta.
Quando una donna è il testimonial associato alla valorizzazione di un'attività o un'iniziativa, si usano anche i termini "ambasciatrice" (soprattutto di enti benefici), o "madrina" (di un'iniziativa).