http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2013/02/20/848476-quante_brutte_figure_tutti_pronti_salire_carro_malago.shtml21/02/2013 15:54 CEST - Elezioni Coni
Quante brutte figure! Ora tutti pronti a salire sul carro di Malagò
Tutte le reazioni all'elezione di Malagò
ELEZIONI CONI_ ELEZIONI CONI_ Contropiede generale. Nessun giornale aveva previsto il ribaltone di Giovanni Malagò, ma ora si sprecano titoli ed elogi per il "rinnovatore" vittorioso contro Pagnozzi che aveva dalla sua tutta la "macchina" del Coni e chi sbafava le sue cene (delle beffe) prima di tradirlo. Petrucci, sconfitto dichiarato ma non dimissionario da Coni Servizi, e il boomerang dell'"Usato sicuro" e della continuità. Le previsioni clamorosamente sballate di Binaghi e il suo concetto (rivelatore) dell' "imboscata". Ubaldo Scanagatta
Giovanni Malagò, nuovo presidente del Coni
Nemmeno quando hanno visto Giovanni Malagò presentarsi al Palazzo del Coni con le sue bellissime gemelle, Ludovica e Vittoria, qualcuno è sembrato porsi il dubbio che avrebbe potuto (dovuto?) illuminarlo: "Possibile mai che un tipo come Giovanni Malagò si porti dietro le figlie per assistere ad una propria debacle, anche se non fosse il 52 a 24 pronosticato con grande sicumera dal presidente della Federtennis Angelo Binaghi che sognava addirittura una vicepresidenza CONI? (Ipse dixit: "Vince sicuramente Pagnozzi e Malagò prende meno voti di Chimenti che nella sfida a Petrucci ne prese 24") Possibile mai che un suo noto sostenitore tutt'altro che sprovveduto come Gianni Letta si sieda in prima fila per…applaudire il duo Pagnozzi-Petrucci?"
Una lotta impari
Oggi la Gazzetta dello Sport, dopo aver scritto per mesi e fino a ieri mattina, che la vittoria di Pagnozzi era praticamente scontata, se titola l'articolo centrale "pronostico ribaltato, neo presidente in volata", titola però la "spalla", cioè l'analisi di Ruggiero Palombo con uno sfacciato "Spostati 9 voti ma i segnali c'erano".
C'erano quando? Perché non l'abbiamo mai letto prima nella sua rubrica "Palazzo di Vetro"?
Nessun giornale aveva mostrato di aver intuito qualcosa, né aveva almeno sottolineato il fatto che i due candidati combattevano ad armi impari, ingiustamente impari. Uno, Pagnozzi, aveva tutto l'apparato CONI alle spalle, l'altro no. Forse anche questa constatazione ha spinto gli elettori a votare Malagò. Continuando tutti i media a dar favorito Pagnozzi, era chiaro ed inevitabile che tutti gli elettori di Malagò preferissero starsene zitti e nascosti.
Perché chi ha esperienza di queste cose sa che in Italia _ e non solo _ non si è liberi di dissentire senza pagarne poi qualche conseguenza. Perché mai gran parte dei presidenti della varie federazioni vengono di solito eletti con percentuali bulgare, spesso in assenza di qualsiasi candidato d'opposizione?
Si inventano mille laccioli, regole statutarie create a bella posta per mantenere lo status quo, si fa di tutto per scoraggiare qualsiasi tentativo di opposizione. Chi volesse farla, deve battersi contro tutta l'organizzazione dell'establishment, avere tempi e mezzi quasi illimitati.
Semplice semplice la risposta all'interrogativo di cui sopra: perché chi poi viene eletto ha un potere pressochè illimitato nell'esercizio delle sue funzioni. Un potere che aumenta tanto più quanto quel presidente riesce a restare seduto sulla sua poltrona. Il potere logora chi non ce l'ha, diceva Giulio Andreotti, e buona parte dei nostri dirigenti ha perfettamente assimilato quel concetto. Difatti cercano di restarci il più a lungo possibile. Non solo Petrucci che c'è stato 16 anni.
Il presidente può _ se vuole e soprattutto se è titolare di una federazione dai mezzi economici rilevanti…e figurarsi di un CONI _ assumere personale anche tramite società "collegate" (la CONI SERVIZI e figliastre), distribuire contributi economici assai importanti (centinaia di migliaia di euro) con una semplice delibera, incarichi di prestigio, può assegnare gare, benedire e rimborsare trasferte onerose in mille circostanze (in teoria, e in pratica, può decidere di convocare un consiglio federale anche all'estero, viaggio, vitto e alloggio pagati per tutti), attribuire onorificenze e titoli dei tipi più svariati, gestire inviti, biglietti ed omaggi senza che gli si possano mettere veri freni, come gli pare, contraddire ed annullare perfino appalti annunciati con regolari bandi di concorso: basta che chi vince non sia…simpatico al potere e zac, c'è la clausoletta che consente di liberarsi del vincitore del bando dopo aver fatto perdere un sacco di tempo, di denaro, e non di rado anche la faccia a chi per rispondere al dettato del bando ha preso impegni con decine di interlocutori.
Chi si schiera donchisciottescamente all'opposizione di una qualsiasi federazione paga solitamente il fio del proprio (incosciente) coraggio. E' il sistema perverso, e che io definrei marcio, che obbliga i "dissidenti" a "mascherarsi". Di che si sorprendono gli sconfitti di queste ultime elezioni? E i giornalisti che non l'avevano capito?
Il vento del cambiamento
Oggi c'è chi parla di svolta epocale, chi di caduta di "un piccolo muro di Berlino con il fragoroso crollo del regno sportivo di Petrucci": lo scrive il QS e non è il muretto al quale allude Angelo Binaghi e dietro al quale si sarebbero nascosti i franchi tiratori che hanno dato vita a quella che lui ha definito "un'imboscata" specificando "ha vinto una maggioranza rimasta nascosta dietro un muretto e appena ha potuto ha sparato sul candidato. Da noi in Sardegna si chiama imboscata".
E che dovevano fare, uscire allo scoperto per farsi impallinare? Per dare modo alla corrente Petrucci-Pagnozzi, così sicura dei suoi 47 voti, di organizzarsi meglio e massacrarli? Fessi sì, ma fino ad un certo punto. E non c'era alcuna voglia di congiura, ma più semplicemente il desiderio di un cambiamento. Quello che, periodicamente, ci dovrebbe essere in tutte le federazioni sportive _ come alla guida del Governo se il nostro fosse un Paese maturo polticamente _ non solo al vertice del CONI.
Quando a Malagò hanno riferito le parole di Binaghi il neo-eletto _ riferisce la Gazzetta _ ha replicato: "Questa presidenza si distinguerà per stile". Appunto.
La cosa che più dovrebbe far ragionare seriamente una persona dotata di un minimo di onestà intellettuale è che un sistema che costringe chi non la pensa come te a nascondersi, per evitare danni, provvedimenti e/o sanzioni di vario tipo, è un sistema perverso, marcio, sbagliato, da cancellare. Un sistema che non deve puzzare soprattutto dalla testa.La cena delle beffe
Invece Binaghi, e tutto il clan degli sconfitti pietrificati, cosa fa? Si limita a non capire, ma ad esprimere parole di dura condanna nei confronti dei cosiddetti traditori, i voltagabbana, quelli che hanno dato una parola a loro _ sebbene ospiti fra un primo ed un secondo appetitosi in un ristorante chic (e caro…una vera cena delle beffe! Lì per una questione di buon gusto avrebbero potuto evitare di presentarsi…sennonchè se lo avessero fatti sarebbero stati additati come nemici) _ e poi hanno invece votato per Malagò. Almeno una dozzina di "pentiti" o di presidente o atleti sono coloro che hanno fatto promesse di voto non mantenute.
Rispetto a questa "sporca dozzina" certo più apprezzabili, perché più coraggiosi e sprezzanti del pericolo, gli altri, cioè coloro che si sono dichiarati subito a favore di Malagò, però …se il sistema non fosse marcio e non ci fosse la paura di qualche "ritorsione", non ci sarebbe bisogno di nascondersi. Vero o no?
Il problema più grosso per Giovanni Malagò nel momento in cui chiedeva i voti agli elettori _ e, attenzione, soltanto 5 presidenti federali su 45 sono cambiati con le recentissime elezioni (ma uno di quelli era Petrucci, presidente della Federbasket) _ era …non spaventarli. Si doveva convincerli a cambiare pagina con il dichiararsi riformista sì, ma _ fermo restando che ormai chi è eletto è un intoccabile per i prossimi 4 anni _ senza incrinare i loro poteri (che invece è augurabile Malagò riesca in parte a fare): a me piacerebbe tanto, ad esempio, che venisse instaurato l'obbligo di "mollare" le poltrone dopo massimo due quadrienni, senza trucchi per prolungare quella permanenza. Ma se Malagò avesse dichiarato un intento del genere sarebbe andato incontro a sconfitta sicura. E lui stesso, sarebbe disponibile ad andarsene fra 8 anni, soprattutto se Roma si candidasse davvero per le Olimpiadi del 2024?
Un bel segnale per il Paese
L'affermazione di Malagò sembra _ e dico sembra perché del doman non v'è mai certezza, non si arriva ad insediarsi in certe posizioni senza aver dovuto sottoscrivere qualche compromesso _ un bel segnale per tutto il Paese. Se si possono cambiare i vertici dello Sport, dopo anni e anni di cristallizzazione, si può cambiare anche altro. Lo pensava il sindaco di Firenze Renzi, ma non è riuscito ad abbattere la nomenclatura del suo partito. Così adesso ci ritroviamo davanti alle solite elezioni, alla solita confusione di alleanze fra partiti non abbastzana grandi da poter governare da soli (e probabilmente né Berlusconi né Monti sarebbero scesi, o saliti, in campo).
Sia chiaro che nello spiegare i motivi del successo di Malagò, e nel giustificare chi lo ha votato senza preavvertire la controparte, io non penso che Petrucci e il suo fido Pagnozzi abbiano fatto tutto male in questi anni. Di certi risultati bisogna esser loro grati, anche se hanno rappresentato una sorte di "casta dello sport" di cui credo sarebbe meglio fare a meno. Né penso che Malagò sia San Giovanni e rappresenti una vera rivoluzione. Non si può fare la rivoluzione in maniera pacifica, osservando le regole create o imposte dagli altri. Però una ventata d'aria fresca ci voleva. Che poi Malagò riesca a far miracoli in un Paese come il nostro, beh è dura, anche se l'uomo è orgoglioso, ambizioso, legittimamente vanitoso, e penso che farà di tutto per onorare il suo incarico al meglio.
Sconfitto lo "scudiere del Re"
L'idea _ fra le tante inaccettabili _ che finito un presidente dovesse essere sempre il suo segretario a succedergli era assolutamente perniciosa. Petrucci è stato presuntuoso ed ha finito per nuocere al suo delfino nello sponsorizzarlo in modo eccessivo, esagerato, insistente. E quando lo ha presentato come l'"Usato Sicuro" gli ha fatto un gran danno, un vero boomerang. Come scrive ancora Bucchioni sul QS la sensazione è stata _ estremamente fastidiosa per chi doveva votare _ "che non potendo più essere rieletto e non riuscendo per pudore a far cambiare un'altra volta lo statuto, Petrucci aveva designato come successore il fiso segretario Pagnozzi, scudiere del Re. Come dire, ci metto lui, resta tutto il mio staff, così continuo ad esserci anch'io. Ma una strategia scoperta e banale come questa al giorno d'oggi non poteva funzionare. E' successo in tanti regimi _ scrive ancora Bucchioni _ quando subentra la convinzione di essere al di là del bene e del male. Intoccabili e onnipotenti. Il segreto dell'urna ha buttato all'aria anni sofferti, alleanze patite, strategie di potere, compromessi e poltrone. Evidentemente lo sport italiano non ne poteva più. Dirigenti e atleti, finalmente uniti, hanno sentito l'esigenza di cambiare aria, di aprire la finestre del Coni dopo anni di gestione discutibile. E' prevalsa la voglia di riprendersi quella che ormai era diventata una cosa privati di Petrucci e Pagnozzi. E' una scelta di libertà e rinnovamento (se non chiediamo troppo) , nella speranza che Malagò sappia capire e cavalcare le idee e la volontà della base. Il CONI non deve essere più solo un centro di potere, ma tornare ad essere il vero motore di tutto lo sport. E per sport intendiamo il movimento vero, dove c'è volontariato e passione, non solo quello gradito per business ai grandi sponsor e a certi media che sono sempre stati la forza di Petrucci".
La scorsa estate, durante i Giochi Olimpici, ogni sera, ad ogni premiazione dei medagliati italiani a Casa Italia _ va detto e sottolineato che lo sport italiano ha sempre ottenuto un bel bottino di medaglie, a riconoscimento dei meriti del duo Petrucci-Pagnozzi con quest'ultimo che per 10 Olimpiadi è stato capo-spedizione _ Petrucci non ha fatto che promuovere il suo delfino, in maniera a mio avviso davvero eccessiva, senza alcun fair-play nei confronti di Malagò che dal 23 luglio aveva lanciato la propria candidatura. La cosa, mi accorsi, dava fastidio a parecchi. Chi riteneva che Pagnozzi fosse bravo _ e Pagnozzi è sicuramente un bravo dirigente, sia chiaro _ lo sapeva, lo conosceva dopo tanti anni, non aveva alcun bisogno di sentirselo ricordare ogni piè sospinto, quasi pretendesse di imporlo.
Le sfide di Malagò: calcio e Coni Servizi
Una carta vincente di Malagò per convincere i presidenti delle piccole federazioni a votarlo è stata quella di "discutere" la necessità di avere il calcio fra gli sport rappresentati in giunta. Poi tre rappresentati ci sono arrrivati ugualmente, ma chi è stato alle Olimpiadi _ io ne ho fatte cinque _ sa che tutte le altre federazioni non hanno simpatia per i privilegi (economici e non) di cui gode il calcio.
Resta un problema da risolvere: quello della CONI Servizi. Malagò dovrà convivere per almeno 16 mesi con Pagnozzi AD della CONI Servizi e con Petrucci presidente, in pratica l'azienda CONI, la cassaforte. Il Corriere della Sera scrive oggi: "E' una realtà difficile da digerire". Insomma Malagò è un ministro senza portafogli. "La problematica va affrontata" dice Malagò. E Petrucci: "Non vedo perché dovrei lasciare".
Il Corsera conclude il suo articolo scrivendo: "Qualcuno prima o poi, temiamo, glielo spiegherà".
E in effetti, considerato che Petrucci è il grande sconfitto di questa tornata elettorale _ lui stesso lo ha ammesso _ credo che resistere in quel ruolo non gli sarà facile. Né, forse, sarebbe neppure troppo giusto che resistesse. Ma si sa…quando sono in ballo le poltrone il primo motto è sempre quello, resistere, resistere, resistere.
Ubaldo Scanagatta