caro Daniele
quando ho scritto i commenti, già immaginavo che qualcuno mi avrebbe tacciato di populismo generalista, l'avevo messo in conto.
Ciò che ha affermato il sig. Giordano, e che tu hai ribadito, lo capisco benissimo, mica abito al polo nord.
Qualche atleta di professione lo conosco pure io e non solo del tiro, ovvio che fare l'agonista sia difficile quanto essere un bravo e competente professionista in altri ambiti lavorativi, è chiaro e pacifico.
Il sig. Giordano, forse mi sbaglio o forse no, ha a mio avviso esagerato nell'accampare scuse e giustificazioni, non adeguate al ruolo che ricopre, in relazione a quanto egli ha scritto. Errare è umano, ok.
Da un professionista credo sia lecito aspettarsi un comportamento diverso e pretendere meno errori possibile.
L'umiltà è cosa diversa dalla falsa modestia.
La cruda realtà è che al momento abbiamo un solo tiratore che si sta esprimendo all'altezza delle aspettative con una resa notevole su 3 discipline.
Ho l'impressione che farlo notare dia fastidio.
Il mondo non è fatto di soli operai, chi lavora in proprio ha sempre la testa sul lavoro e oltre ad accontentare i clienti, il fisco e la famiglia, deve pure preoccuparsi di recuperare i crediti, che di questi tempi è diventato un secondo lavoro (a perdere).
La pressione psicologica ce l'hanno avuta senza saperla gestire anche quegli imprenditori che in questi mesi si sono tolti la vita perché oppressi dalla crisi, da fallimenti e debiti. Non glie ne facciamo certo una colpa, pace all'anima loro, ma tutta la vita è fatta di pressioni e condizionamenti, santificare un atleta mi pare troppo.
Avere la possibilità di poter coltivare uno sport, anche economicamente (visto che il tiro non è uno sport a basso costo), che piace aiuta a staccare la spina qualche ora la settimana è un grande toccasana... però quando ti lasci trascinare nell'agonismo e ti stanchi di partecipare alle gare con spirito decubertiano, allora anche lo sport diventa un'attività seria, come un lavoro. Ottenere e mantenere certi risultati, almeno nella media della fascia in cui si gareggia è abbastanza impegnativo, soprattutto quando non c'è la possibilità di allenarsi liberamente perché il poligono è aperto solo qualche giorno la settimana e fa orari diversi dai tuoi.
Ok c'è l'allenamento in bianco lo puoi fare a casa, ma non è sufficiente (soprattutto a fuoco).
Il sacrificio di un dilettante che punta a fare risultati di soddisfazione e degni di nota, magari con la legittima ambizione di qualificarsi per gli italiani, a mio avviso non è inferiore con le dovute proporzioni, a quello di un atleta professionista, che appunto gode di facilitazioni, benefici, strutture e tecnici a sua disposizione h24, e non ha il problema dello stipendio a fine mese.
La realtà del tiro "agonistico-dilettantistico" sai meglio tu di me in che condizioni versa e quali gli investimenti soprattutto da parte della federazione che preferisce fare un buco di 600.000 euro per un europeo faraonico... stendiamo un velo pietoso... forse ci saranno anche grandi sezioni con bilanci milionari (Roma, Milano, Napoli, ecc) dove è possibile investire adeguatamente sullo sport dilettantistico, ma purtroppo per la stragrande maggioranza delle sezioni non è così.
Forse non sono stato abbastanza chiaro, la mia critica non è tanto sull'agonista o "atleta di stato" in quanto tale, semmai sull'atteggiamento e sul rispetto che anche un "eletto" dovrebbe riservare alla platea di "esseri umani" che lo ergono a beniamino ed eroe soprattutto quando è un vincente.
Non si può pretendere che ci sia comprensione e solidarietà nei confronti di coloro che non ti considerano loro pari, come da recente dimostrazione.
Questo è lo sport, contano i risultati e il rendimento, la costanza conta soprattutto a livello squadra. Il tiro a segno è sport individuale quindi se sei nei primi 8 della finalina, meglio ancora se chiudi a podio, bene, hai fatto il tuo lavoro ed è quello che ci si deve aspettare da un professionista, chiaramente non può essere sempre così, ma nemmeno esserne quasi sempre esclusi e lontani... e quando va male significa che si sbaglia qualcosa, inutile accampare scuse. I tecnici ci sono anche per quello, per capire e rimediare agli errori.