L'interesse degli editori è vendere delle copie della rivista, anche sotto forma di abbonamenti e numero di impressioni sul web per poter essere appetibili per i potenziali inserzionisti.
E ciò vale per tutte le testate, anzi per tutta l'informazione in generale.
In secondo luogo i contenuti decisi dalla redazione (purché conformi alla linea editoriale), non devono andare a discapito della popolarità e vendibilità del media.
Quindi, l'improvvisa popolarità di qualcuno che si contrappone al sistema, ora forse è tale perché evidentemente coincidono diversi interessi.
A parere personale, penso che nessuna delle riviste di settore si sia mai posta con atteggiamento seriamente rivolto all'inchiesta per capire come mai si sia arrivati al commissariamento, tant'è vero che in questi anni hanno spesso lasciato aperta la posta all'ipotesi che il ricorso al TAR di Obrist potesse avere successo. Qualcuno in realtà immediatamente dopo le elezioni provò a criticare aspramente (e a ragione) l'esito elettorale, ma la minaccia di azioni legali ha prodotto addirittura l'autocensura con la rimozione di articoli scomodi.
Siamo messi così... chiamatela pure libertà di stampa e di opinione, ma limitate dalla paura di querele per diffamazione e dalle spese derivanti.
Purtroppo capisco cosa significhi, Concentrica o meglio alcuni utenti e gli amministratori nel corso degli anni hanno subito pressioni, minacce e querele (con conseguenti spese anche senza alcuna condanna), per il solo fatto di aver rappresentato la realtà che puntualmente ha trovato riscontro nei fatti e nelle carte.
Il potere ha sempre paura della libertà di pensiero, ribadisco, la stessa UITS ha comminato sanzioni assurde e pesanti per questioni di opinione (si veda quanto subito da Fanini per aver definito un "pasticcio di numeri" il bilancio federale), quindi non c'è da stupirsi.
Ma contro coloro che continuano a violare norme di legge e/o regolamenti (es. agibilità) pare si agisca solo alla bisogna, solo se sono nemici del sistema.
Mi piacerebbe vedere una battaglia dei presidenti di sezione per difendere la libertà di espressione, anche quando critica nei confronti del potere centrale, ma non avverrà mai, perché poi dovrebbero accettare di essere criticati a loro volta dai soci senza poterli mettere all'uscio come talvolta sono usi fare.