Autore Topic: Come ogni estate  (Letto 2074 volte)

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Offline puzzola

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Come ogni estate
« il: Luglio 30, 2010, 08:47:20 am »
... ci risiamo. Come ogni estate, puntuale come un temporale da afa, anche quest'anno ci risiamo con la solita discussione inutile e piena di pregiudizi su armi - frequentatori di poligoni = gente pazza e violenta....

Leggete l'articolo apparso sulla Repubblica di oggi... L'articolo in sè dice anche cose giuste, ma già il titolo... Che tristezza! :(
P.


INCHIESTA ITALIANA
L'Italia della violenza a mano armata
Dieci milioni di armi e pochi controlli
Dalla cronaca delle ultime settimane una sequenza tragica: impiegati licenziati e amanti frustrati che sparano e uccidono. Una famiglia su sei possiede pistole o fucili. Ai poligoni gente di ogni tipo, operai e avvocati. Ma l'Europa impone norme sempre più severe
di MEO PONTE


Al poligono: "In Italia la legge più liberale d'Europa"
GLI ULTIMI spari a Loreto. Due donne uccise e una terza ferita dalla pioggia di proiettili calibro 7,65 esplosi da Claudio Alberto Sopranzi, guardiano di camping e uno dei trentamila italiani legittimati al possesso di una pistola. Un altro era Paolo Iacconi, il rappresentante che il 23 luglio ha ucciso i suoi ex datori di lavoro a Massarosa e poi si è suicidato: aveva il nulla osta per detenere armi, ma solo in casa, nonostante lunghi ricoveri in clinica per depressione. E ancora: Riccardo Regazzetti che ha usato il porto d'armi sportivo per comprare la Glock calibro 9 con cui ha ammazzato l'ex fidanzata ad Agnadello, nel Cremasco. Non si è ancora spenta l'eco delle polemiche per la semiautomatica venduta con leggerezza (il porto d'armi gli era stato revocato da mesi dopo le denunce per stalking) a Gaetano De Carlo, il "killer delle ex" che il 39 giugno ha ammazzato due volte tra Chieri e Cremona, che ci si torna a chiedere quante sono le armi da fuoco sparse per l'Italia. Ma quanti sono gli italiani autorizzati ad avere in tasca una pistola? E quali sono i requisiti per ottenere un regolare porto d'armi? E come si acquistano un revolver o un  fucile d'assalto?

Una pistola in famiglia. Non è facile fare una stima delle armi che circolano oggi in Italia. Sull'argomento c'è molta confusione e i dati sono contraddittori. In un rapporto Eurispes del 2008 si legge: "Sono circa 10 milioni le armi legali presenti in Italia, con almeno quattro milioni di famiglie "armate",  una su sei  che è in possesso di almeno una pistola,". E nel 2007 il Dipartimento Armi ed esplosivi del ministero dell'Interno stimava in 4,8 milioni (pari all'8,4 per cento della popolazione totale) le persone in possesso di un'arma da fuoco "corta o lunga, da caccia o da tiro a segno o ancora da difesa".

Dopo aver interrogato l'Associazione Nazionale Produttori armi e munizioni (Anpam), il Banco Nazionale di Prova per le armi da fuoco portatili e per le munizioni commerciali, esperti di diverse riviste del settore, l'Associazione Nazionale Armieri e naturalmente polizia e carabinieri si può fotografare la situazione attuale. I porto d'arma per difesa personale sono piuttosto limitati: 34mila secondo Eurispes ma secondo l'Anpam i 35.700 permessi per difesa personale rilasciati nel 2004 nel 2007 sono stati drasticamente ridotti a 23.600. A questi, bisogna aggiungere i circa 50mila permessi rilasciati a guardie giurate. In netto calo anche il porto d'armi che un tempo era il più diffuso, quello per la caccia, che ha visto i due milioni di titolari degli anni passati scendere oggi ad "appena" 800mila. In leggera crescita sembrano invece essere i permessi per uso sportivo (tiro a volo o tiro a segno) che comunque non superano, secondo le diverse fonti, i 178mila. E sarebbero invece, stando al rapporto Eurispes, almeno tre milioni gli italiani che hanno denunciato la presenza di armi in casa, ereditate o inservibili. Dopo il boom degli anni Settanta (tempi di terrorismo e di sequestri di persona) e l'introduzione di norme sempre più rigide per adeguarsi alla normativa europea, il numero dei permessi per il porto d'arma per difesa è stato fortemente ridimensionato: le 41.395 licenze concesse nel 2002 sono scese nel 2003 a 36.494 nel 2003 per calare ulteriormente a 34.274 nel 2004. In compenso sono aumentate le richieste: nella sola Roma le 5.000 richieste presentate nel 2003 sono salite a 9.800 nel 2005 e a 11.250 nel 2006. La Provincia di Roma comunque segue, nella classifica della città "più armate", Torino e Milano. Ci sono poi casi particolari come quello della provincia di Nuoro dove si contano 1.200 possessori di porto di pistola e 17.700 cittadini con porto di fucile "per uso venatorio" con una media pari ad un'arma ogni 10 abitanti.

Regole, licenze e nulla osta. In Illinois Bubba Ludwig al suo terzo tentativo ha ottenuto il porto d'armi. Bubba ha solo dieci mesi. Il padre, che voleva regalargli il fucile da caccia ereditato dal nonno, ha compilato il modulo su Internet e pagato la tassa richiesta. La licenza è arrivata puntuale con una foto del marmocchio e uno scarabocchio che era il suo tentativo migliore di firma. Le prime due richieste erano state respinte perché il padre aveva dimenticato di specificare sul modulo che il figlio era cittadino americano. "Non ci sono restrizioni riguardanti l'età" ha spiegato la polizia al cronista del Chicago Sun Times. In Italia invece la maggiore età è il primo requisito richiesto per ottenere un porto d'armi di qualsiasi tipo. "L'Italia ha una delle normative più avanzate nel mondo per quanto riguarda il controllo delle armi - spiega Nicola Perotti, 36 anni, avvocato e da un anno presidente dell'Anpam - tanto è vero che ha recepito interamente il protocollo Onu Firearms come nessun altro paese". E Fabrizio Majerna, titolare di una delle più antiche armerie italiane, sorta nel 1881, ed ex consigliere dell'AssoArmieri sottolinea: "Un tempo bastavano sedici anni e il consenso del padre per un permesso da caccia, oggi non è più possibile". Oltre alla maggiore età, occorre avere anche un fedina penale immacolata. Per inoltrare la richiesta al prefetto occorre poi una certificazione di idoneità psico-fisica e, per chi non ha fatto il servizio militare, un'idoneità rilasciata da un poligono. La licenza che è valida per cinque anni (ma va rinnovata annualmente) tra certificati, marche da bollo e abilitazioni al tiro ha un costo minimo, poco più di 150 euro. "La licenza per difesa personale - spiega Edoardo Mori, magistrato di Cassazione ed uno dei massimi esperti di diritto in materia di armi - viene rilasciata dal prefetto a chi ha dimostrato che ha bisogno di difendersi. Vale questo discorso per chi fa frequente trasporto di denaro, chi corre il pericolo di essere sequestrato, chi fa una professione a rischio. Abilita al porto di armi corte, pistole o rivoltelle, in ogni tempo e luogo salvo che nelle riunioni pubbliche come comizi, partite di calcio o in discoteche affollate e autorizza a sparare ovunque al di fuori dei luoghi abitati. Ai questori invece è delegato il rilascio dei permessi per caccia e tiro a volo. "In realtà - aggiunge Mori - ogni cittadino sano di mente, che non si ubriachi o non si droghi e che non sia pregiudicato o malfamato o obiettore di coscienza ha diritto di acquistare armi. Chi non ha una licenza di porto d'armi può richiedere un apposito "nulla osta" che autorizza a trasportare le armi acquistate sino al luogo di detenzione".
Il "nulla osta" permette di avere una pistola in casa ma non di portarla in giro. "Negli ultimi cinque anni non ho avuto una sola richiesta di acquisto di un'arma con il solo "nulla osta" - ricorda Fabrizio Majerna - Ha lo stesso costo del permesso per il tiro sportivo che consente invece il trasporto dell'arma". Agli esperti preme sottolineare la differenza tra porto e trasporto dell'arma. "Solo il porto d'armi per difesa personale permette di portare un'arma in tasca - sottolinea Giuseppe Masino, direttore del Tiro a Segno Nazionale di Torino, il più antico d'Italia, fondato nel 1837 da Carlo Alberto, che conta 151 linee di tiro - negli altri casi l'arma può essere trasportata solo se sistemata in una custodia e con le munizioni ben separate".

Quali sono le regola negli altri paesi? La legislazione italiana è davvero la più avanzata? Oltre confine ci sono più controlli delle armi in circolazione? Gli Stati Uniti sono un caso a parte. "Con grandi contraddizioni sull'argomento - spiega Isabella Merzagora, docente di Criminologia all'Università di Milano - nella città di Morton Grove, in Illinois, è stato bandito completamente il possesso privato delle armi, in quella di Kennesaw, in Georgia, il possedere un'arma e il relativo munizionamento è diventato obbligatorio nel 1982". In Arizona, dove a Tombstone ogni anno stuntman e attori mettono in scena il leggendario "gunfight at Ok corral" per possedere una pistola occorre frequentare un corso di 16 ore sul maneggio dell'arma. Se non si supera la prova finale, la licenza viene rifiutata. "In Texas si possono portare armi purché in vista" aggiunge Edoardo Mori. In Giappone praticamente nessuno possiede un'arma. In Inghilterra la vendita di armi ai privati è stata completamente proibita dopo la strage di Hungerford, nel Berkshire, dove il 19 agosto del '97 Michael Robert Ryan, con due fucili semiautomatici e una pistola regolarmente detenuti, uccise 16 persone, tra cui la madre, e ne ferì altre 15 prima di togliersi la vita con l'ultimo colpo. In Svizzera, grazie alla forma "miliziana" della leva, ogni cittadino ha in casa un fucile d'assalto. "Francia e Germania, dove un tempo si poteva comprare armi esibendo la carta d'identità, si sono adeguate alla normativa europea e non è più così facile acquistare fucili e pistole" precisa Edoardo Mori.

Italiani a mano armata. Chi sono gli italiani a mano armata? E chi li controlla? E che cadenze temporali hanno i controlli? Se il porto d'armi per difesa richiede una visita medica annuale, per quello di tiro a volo i controlli avvengono ogni cinque anni. "Basta però una denuncia, a volte anche la segnalazione di comportamento anomalo, perché polizia e carabinieri possano ritirare qualsiasi licenza di porto d'armi. Mi pare evidente che le responsabilità di eventuali violazioni alle regole vadano cercate tra chi ha il compito di controllare" sottolinea Fabrizio Majerna. "Da noi a sparare vengono persone di ogni ceto sociale - spiega Giuseppe Masino, direttore del Tiro a Segno Nazionale di Torino - poliziotti e guardie giurate, professionisti ma anche operai. Di certo non ho mai visto tipi alla Rambo". L'avvocato Wilmer Perga, uno dei più noti penalisti di Torino, al poligono non ci va ma ogni sera quando torna a casa dall'ufficio infila nella cintola una Walter Ppk semiautomatica. "Ho avuto il porto d'armi per difesa personale negli anni '70, al tempo del terrorismo - ricorda - poi l'ho rinnovato meccanicamente. La sera la porto perché mi fa sentire più sicuro". Alberto B. si definisce un appassionato di armi e dice: "È difficile spiegare le passioni. Nel mio caso è la passione per la meccanica. Proprio così, un fucile o una pistola non sono che una macchina che unisce la meccanica con la chimica. E poi c'è la sfida con la propria abilità. Il segreto del tiro a segno è tutto lì, una sfida con se stessi. Che raggiunge lo zenit con la ricarica dei proiettili. In quel momento c'è la soddisfazione di portare la "macchina" al massimo della sua potenzialità con l'opportuna misurazione delle dosi di polvere". A volte, la passione raggiunge livelli preoccupanti come nel caso del primario sardo che ha in casa 72 fucili d'assalto. Per custodirli, ha commissionato un armadio blindato alla Blindiamond di Quistello, in provincia di Mantova, un'impresa specializzata in "casseforti per armi" creata dai fratelli Zoboli otto anni fa. "Vidi un mobile del genere in un film e ne feci uno per me. Avevamo un negozio di serramenti, allora, lo notò un cliente e lo volle uguale. Ci siamo specializzati. La custodia delle armi è fondamentale, con i nostri armadi in caso di furto si evita la denuncia per omessa custodia" ricorda Luca Zoboli. La settimana scorsa i ladri hanno cercato di rubare l'armadio blindato di un professionista di Mantova. "L'hanno portato via a spalla - racconta con orgoglio il titolare della Blindiamond - l'hanno abbandonato in un prato non riuscendo ad aprirlo. C'erano dentro quindici fucili. Abbiamo ideato serrature che si aprono solo con l'impronta digitale del proprietario".

I pregiudizi però sono duri a morire. "Si può uccidere in molti modi, con il vaso da fiori o con il mattarello, ma se si aggredisce con un'arma da fuoco le probabilità che ci scappi il morto sono maggiori" dice Isabella Merzagora. E il professor Goldstein, criminologo americano, aggiunge: "The difference between an homicide and an assault is a gun", la differenza tra un omicidio e un'aggressione è una pistola. Scontato che i proprietari di armi non amino quindi la pubblicità. L'assessore alla polizia municipale di Pesaro, Riccardo Pascucci, qualche mese fa è stato investito dalle polemiche quando si è saputo che aveva chiesto il porto d'armi. "Era per il tiro a volo - taglia corto - ma non voglio parlarne". A Shooterland, un poligono nel Cuneese dove ci si può esercitare al tiro rapido, hanno cambiato anche la forma delle sagome per evitare polemiche. "Qualcuno ha gridato allo scandalo perché ricordavano forme umane - spiega il vicepresidente Franco Giuggia, avvocato - e pensare che nelle nostre gare ci sono tre regole precise: sicurezza, sicurezza, sicurezza". In molti però continuano a pensare che in Italia sia troppo facile possedere un'arma e citano gli ultimi episodi di sangue. "E chi può prevedere il raptus? - si chiede Fabrizio Majerna - Un giorno un cliente abituale, già proprietario di due pistole, si presentò per comprarne una terza. Il suo comportamento mi insospettì. Provai a non vendergli l'arma fingendo che carta di credito e bancomat non funzionassero, non accettando assegni. Uscì, trovò i contanti e dovetti vendergli la pistola. Si sparò due ore dopo".
(30 luglio 2010) ©
« Ultima modifica: Luglio 30, 2010, 08:51:10 am da puzzola »

Offline mimmo

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Re:Come ogni estate
« Risposta #1 il: Luglio 30, 2010, 09:31:24 am »
Da allarme FISAT

............................Finché dura
Hanno carpito la nostra fiducia dicendo che “ci avrebbero pensato loro” e adesso ci troviamo davanti a un decreto segretissimo a un passo dall’approvazione (manca solo una discussione consultiva presso le due aule parlamentari) che assoggetterà la ricarica a licenza del prefetto o del questore previo esame.
Ma c’è di peggio. Ciò che veramente ci deve far inferocire non è il fatto che i politici che abbiamo votato (e i leader delle associazioni sportive) e la nomenclatura del potere (come i dirigenti delle associazioni) abbiano fatto scelte diverse da quelle per cui li avevamo delegati. È sempre successo nelle democrazie e continuerà a succedere. Se la Lega Nord, da partito favorevole al possesso di armi dei cittadini onesti si è trasformato in uno anti armi per “crisi di coscienza” di un ministro dell’Interno che non ha trempo di seguire le istanze dei suoi cittadini perché è troppo impegnato a suonare il sax, è una cosa che ci può anche stare. Ciò che mi fa indignare è che continuino a dire che è tutto sotto controllo. State tranquilli che ci pensiamo noi.
La battaglia è tutt’altro che finita: stiamo preparando una lettera di sdegno (suddivisa per Pdl e Lega Nord) che potete mandare ai vostri deputati e senatori, perché a settembre ci sarà la discussione consultiva in aula e, pur essendo solo consultiva, sappiamo che possono spingere politicamente sul ministro dell’Interno Maroni perché si rimangi questa schifezza prima di renderla efficace.
Chiedete di incontrarli: se avete un canale metteteli in contatto con noi, in modo che si possa mandargli il materiale informativo, facciamo insomma tutto ciò che possiamo per fermare questa indecenza di decreto, perché una volta approvato non lo cambierà più nessuno.
Vi chiedo anche di scrivere, inoltre, una lettera di sdegno alle seguenti associazioni che hanno sempre saputo e tutt’ora fingono di non sapere:
- Anpam, via dell’Astronomia 30, 00144 Roma, anpam@tin.it;
- Fitav, viale Tiziano 74, 00196 Roma, presidenza@fitav.it;
- Uits, viale Tiziano 70, 00196 Roma, presidenza@uits.it.
È necessario inviare un comunicato anche alle seguenti aziende facenti parte di Anpam, diffidandole dall’appoggiare un simile obbrobrio che sarebbe ripagato con la cessazione degli acquisti (trovate tutti gli indirizzi nel sito) Baschieri e Pellagri, Tanfoglio, Benelli armi, Beretta, Fiocchi, Breda Otomelara, Cheddite, Inter, Em, Mec-gar, Gruppo Nobel sport, Perazzi, Rc Eximport, Rizzini, Società esplosivi industriali.
Trovate lettere e indirizzi sul sito campagnafisat.it alle pagina Fatevi sentire. Inoltre potete farvi sentire presso i deputati e senatori della Lega che nel mese di agosto parteciperanno alle sagre popolari. Fategli sentire che siete stati traditi.
Questo decreto non deve passare, ma se anche passasse possiamo ancora combattere, perché ci sono altri due mesi di tempo per rivederlo prima della definitiva approvazione. Sarà un inverno di dura lotta per i nostri diritti per cui prepratevi a farvi sentire. Infine, se questo schifo di decreto passerà vi chiederò di punire col voto in modo esemplare questa maggioranza, i cui esponenti vi hanno detto di non preoccuparvi perché ci avrebbero pensato loro, e boicottare in ogni modo quelle associazioni, sportive o di industriali, che hanno fatto patti con l’avversario dietro le vostre spalle e ora non hanno neanche il coraggio di dirvelo in faccia.
Vi chiederò di votare scheda bianca (o magari per l’opposizione) e boicottare i marchi che supportano queste associazioni, perché ai primi gliela faremo pagare col voto, ai secondi col portafogli.
Ho saputo anche che una grande azienda di munizioni, un paio di mesi prima dell’ultima Exa, è andata all’Onu a chiedere di “regolamentare” la ricarica. Spero di essere smentito, lo spero da almeno 4 mesi, da quando Fisat ha cominciato questa campagna, ma null’altro sta accadendo se non un assordante silenzio.
E ora lasciate pure che mi querelino, che di prove ne abbiamo da vendere e non esiteremo a trasformare il processo in un evento-verità dove le singole colpe verranno fuori una volte per tutte e in cui avrò modo di provare una volta per tutte come stanno davvero le cose e che i nostri amici americani sapevano da molto prima di Exa che sul divieto di ricarica si erano messi d’accordo da un pezzo, mesi prima del salone.
Con compagni di viaggio come questi è meglio non prendere la via o, se proprio bisogna farlo, è meglio non girargli le spalle e non chiudere occhio, neanche nella sosta.
L’unica “buona” notizia che gira negli ambienti ben informati è che molto presto (sarà collegato?) vedremo probabilmente liberalizzare il 9 para e le procedure di esportazione. Aspettate a gioire, non lo fanno per voi ma perché per esportare le armi comuni basta la licenza del questore, mentre ora per le 9 para ci vuole la ministeriale, neanche fossero missili anticarro. Io intanto domani mi disferò della mia Tanfoglio: la regalerò al mio armiere sempre che, dopo aver letto queste pagine, la accetti, altrimenti la verserò in questura dopo aver segato il carrello (nessuno deve usarla dopo di me).
Magari già che ci sono mi compro una Glock: sai che mi frega del prodotto italiano, se ogni volta che possono mi mettono un altro guinzaglio? E ora mi smentiscano se ne hanno il coraggio.
Loro vi dicono di stare tranquilli, io vi saluto con il grido dei rivoluzionari americani: “stand your ground”. Tenete duro, non mollate il terreno, scrivete a tutti anche se siete in ferie. Se teniamo duro questo sconcio non passerà e non avremo nulla da invidiare agli americani. Abbiamo tutto agosto e settembre e, poi, di nuovo la seconda fase (di revisione) che durerà minimo fino a dicembre.


L'articolo è propedeutico per l'emanazione di norme che recepiscono la deleteria direttiva comunitaria sulle armi integrata con le "pippe mentali" di chi non si rende conto che:" l'arma è chi la usa"!
Fanno finta di niente quando l'arma......"AUTOVETTURA" compie stragi ed ergono barriere se ci scappa il morto con l'arma da fuoco.
Ma non posso che condividere l'appello FISAT nella parte sopra riportata quando il Presidente dell'associazione se la prende con le federazioni che dovrebbero rappresentarci ma da quel che so se ne fregano.
Letta-Crimi-La Russa, i nostri rappresentanti di categoria, li conoscono solo quando devono difendersi la poltrona quando si tratta di tutelare interessi comuni..........campa cavallo che l'erba cresce.
C'è chi sta combattendo, come la FISAT, per mitigare la riforma sulle armi in approvazione, invece, tutti  in Germania a fare politica per le elezioni ISSF .
Ps.: Almeno l'on.le Rossi è stato eletto, invece, il nostro Presidente e Vice Presidente sono stati anche "Vuvuzzellati" ma perchè non si prendono la briga d'intervenire in questo momento in cui tutto il mondo del tiro e delle armi potrebbero rimetterci?

Ciao
 
« Ultima modifica: Luglio 30, 2010, 09:36:16 am da mimmo »

Offline gunny

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Re:Come ogni estate
« Risposta #2 il: Luglio 30, 2010, 15:12:51 pm »
grazie Puzzola per la segnalazione  ;)
hai ragione, l'articolo è interessante, a parte il titolo e l'apertura.

Almeno questa volta si può rispettare l'attività di un giornalista che dimostra di saper fare il suo mestiere essendosi documentato adeguatamente con fonti autorevoli.

Personalmente mi sento di osservare è che il Ministero dell'Interno non può 'stimare' il numero di armi denunciate! La cosa è assurda!
Hanno perfino speso milioni per lo SPACE, quel numero deve essere certo, così  come certi ne sono possessori.
Ogni ufficio armi di Questura DEVE sapere e SA' quante sono le armi legalmente detenute e i legali titolari di licenze a vario titolo... che c'entra l'Eurispes con le sue stime? Basta una semplice somma per avere il dato nazionale (non ci vuole una laurea).

Semmai i giornalisti si chiedano cosa viene fatto per contrastare i delinquenti armati, gli illeciti e il traffico clandestino, cosa ovviamente lontana anni luce dal mondo dei legali possessori e collezionisti di armi, nonchè praticanti di sport legati al tiro.

L'unico concetto chiaro e lapalissiano, che nessuno scrive sui giornali con l'adeguata evidenza, è che i delinquenti o potenziali tali, non hanno bisogno di licenze e non comprano le armi in armeria.

Quello 0,001% di reati e gesti sconsiderati compiuti da legali possessori d'armi, spesso frutto di raptus e follia, messi sempre in estremo risalto dalla cronaca quasi fossero la causa di tutti i mali, non dovrebbero in alcun modo intaccare la libertà di milioni di cittadini e centinaia di migliaia di pranticati il tiro sportivo; basta applicare la logica e la razionalità nelle valutazioni specifiche, evitando la sempre presente "ignorante" generalizzazione e il subdolo sfruttamento del potere legislativo sulla base 'dell'onda emotiva'.

Recentemente anche un giovane carabiniere è balzato (brevente) alle cronache per aver ucciso la findanzata con l'arma d'ordinanza, per non parlare dei vari suicidi e incidenti di appartenenti alle forze dell'ordine avvenuti con l'arma in dotazione, notizie non altrettanto enfatizzate se non in pochi casi, forse per non turbare l'opinione pubblica.
Che facciamo? per il gesto inconsulto o incompetente di pochi elementi togliamo armi e munizioni a tutti i corpi armati? E li lasciamo solo lo sfollagente?
Mi viene in mente il caso quell'ex tutore dell'ordine, quello che sparò uccidendo un manifestante al G8 di Genova, il quale tramite il servizio pubblico (RAI) in una trasmissione di Santoro, ebbe a dire che lui l'arma d'ordinanza neanche la sapeva usare perchè utilizzata solo qualche volta.
Se tale affermazione fosse vera - cosa di cui voglio personalmente dubitare, anche perchè il personaggio non ha più la mano armata per ragion di stato, fortunatamente per noi - chi sono quei matti che mettono in mano a giovani inconsapevoli tutori dell'ordine una micidiale pistola "da guerra" in calibro 9x19 parabellum???

Suvvia! siamo seri! a partire proprio dai legali possessori di armi che dovrebbero smetterla di vivere con la 'vergona' di essere additati a potenziali killer, il quali invece dovrebbero vantarsi e andar fieri di essere talmente onesti e probi da meritarsi la fiducia delle istituzioni, molti dei quali hanno pure svolto il servizio militare adempiendo a un dovere "armato" giurando fedeltà alla nazione.
Ma quanto vale quel giuramento, fatto con un arma in mano a vent'anni?
Se dovesse servire lo ripeterei volentieri, prima che qualcuno possa insinuare il dubbio che nel frattempo io possa aver cambiato idea...

Non si abbia paura di propagandare lo sport del tiro in ogni sua forma, soprattutto invenstendo localmente nelle scuole, sui GIOVANI, e a livello nazionale con i media.
Non si abbia paura di ritorsioni "istituzionali" sostenendo la campagna legittima e civile avviata da FISAT, organizzazione tra l'altro presieduta da un maresciallo dei Carabinieri dei reparti operativi (ovvero persona che stà sulla strada e conosce bene la realtà)

Ben vengano le iniziative come quella di RaiSport,  finalmente si offre adeguata copertura alle finali del campionato del mondo a Monaco (chiaramente in agosto c'è più spazio nei palinsesti perchè c'è meno calcio...).

Purtroppo con molta probabilità non avverrà altrettanto per le finali nazionali UITS di Bologna a settembre, così come sono passate inosservate le finali nazionail di BR22 UITS a Milano, disputate il 3/4 luglio scorsi, ignorate dalla stessa UITS sia sul sito web sia come presenza alle premiazioni.

Se la costruzione di un immagine positiva del tiro a segno non parte dai diretti interessanti, non possiamo certo auspicarci che lo facciano i giornalisti o i nostri legislatori, che al contrario non vedono l'ora di sparlare di noi e privarci dei nostri sacrosanti diritti.
Stessa cosa dicasi per l'impiego delle armi anche come deterrente contro la delinquenza diffusa e la micro criminalità, a favore della difesa personale e privata, visto che gli organi di P.S. non hanno poteri divini tali da poter essere sempre e in ogni luogo per difedere i cittadini offesi.
Già sono sotto organico e dato che lamentano di essere privi di risorse, si concentrino sulla prevenzione e la cattura dei delinquenti anzichè proporre e supportare disegni di legge macchinosi per contare i capelli in testa ai cittadini onesti.

Se non vogliamo oltremodo farci mettere i piedi in testa, e farci passare per sprovveduti e potenziali elementi di pericolo per la società,  prendiamo posizione con civiltà e coscenza, alziamo la voce tutti insieme per una buona volta!
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a brusa suta l' Susa

Offline mimmo

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Re:Come ogni estate
« Risposta #3 il: Luglio 30, 2010, 15:35:55 pm »
Ma lo volete capire si o no che chi ci rappresenta pensa solo  alla poltrona, allo stipendio ed ai benefit?

Leggete e fatevi una cultura.

Mentre l'italia soffre  per la finanziaria la casta non vuol fare sacrifici.

Quando si deve intervenire per cose serie, chi ci rappresenta è all'Agoster fest di Monaco :o

Ciao

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/3638/17

presentato da

ALESSIO BONCIANI

testo di

giovedì 29 luglio 2010, seduta n.361

La Camera,
premesso che:
le disposizioni di cui agli articoli 6 e 9 fanno riferimento alle pubbliche amministrazioni come individuate dall'ISTAT ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge n. 196 del 2009. In tale elenco ISTAT figurano sia il CONI, sia la CONI Servizi SpA, sia molte Federazioni sportive nazionali (31, su 45);
per il CONI - in ragione della sua natura di ente pubblico non economico nazionale - non v'è dubbio che sia compreso tra gli enti soggetti alle citate disposizioni, altrettanto non vale per la CONI Servizi SpA e le Federazioni sportive nazionali, sia perché laddove nello stesso provvedimento si è voluto fare riferimento alle società inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'ISTAT, lo si è fatto espressamente e in modo specifico, sia perché nel concetto di «pubbliche amministrazioni», come definito dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche» sono comprese «tutte le amministrazioni dello Stato ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l'Agenzia per la rappresentanza negoziate delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300»;
la CONI Servizi SpA e le Federazioni sportive nazionali, benché inserite nel suddetto elenco ISTAT, non sono pertanto da intendersi quali pubbliche amministrazioni, in quanto essendo il CONI il destinatario delle risorse provenienti dal bilancio dello Stato, l'assoggettamento alle norme oltre al CONI - anche di CONI Servizi SpA e delle Federazioni sportive nazionali (cui il CONI trasferisce i contributi statali) - si concretizzerebbe in una duplicazione di intervento nei confronti delle medesime risorse;
è quindi evidente che con riguardo alla CONI Servizi SpA e alle Federazioni sportive nazionali, con particolare riferimento alle tematiche afferenti il personale ed i contratti di lavoro, debbano essere applicate le disposizioni rivolte alle società e non quelle dirette alle pubbliche amministrazioni anche perché allo stato attuale anche i contratti collettivi di lavoro applicati sono di tipo privatistico e, per espressa indicazione fornita ufficialmente sin dal 2004 dal Ministero della funzione pubblica, vengono negoziati direttamente dalla società, esulando quindi dall'iter di rinnovo per il tramite dell'ARAN proprio dei contratti delle pubbliche amministrazioni;
l'articolo 6, comma 5, prevede che tutti gli enti pubblici provvedono all'adeguamento dei propri statuti al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, gli organi di amministrazione e quelli di controllo, ove non già costituiti in forma monocratica, nonché il collegio dei revisori, siano costituiti da un numero non superiore rispettivamente a cinque e tre componenti;
non è possibile l'applicazione di tale disposizione per gli organi del CONI (Consiglio Nazionale e Giunta Nazionale, composti rispettivamente da 75 e 20 membri, prevalentemente di natura elettiva), la cui composizione è prevista da una specifica disposizione legislativa (decreto legislativo n. 242 del 1999) nonché in attuazione delle regole della Carta Olimpica del Comitato Olimpico Internazionale, stante il principio di autonomia dell'ordinamento sportivo nazionale, quale articolazione dell'ordinamento sportivo internazionale ai sensi del decreto-legge n. 220 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 280 del 2003;
occorre altresì considerare che, alla luce delle suddette norme, i membri degli organi di amministrazione del CONI o sono eletti in rappresentanza delle rispettive categorie (atleti, tecnici, rappresentati degli enti di promozione sportiva, delle discipline sportive associate, delle associazioni benemerite, delle strutture provinciali e regionali del CONI) o sono membri di diritto (presidenti delle Federazioni sportive nazionali e membri italiani del CIO);
analogo problema si pone per le Federazioni sportive nazionali aventi natura di ente pubblico (Unione Italiana Tiro a Segno - Automobil Club d'Italia - Aero Club d'Italia) che, in base alle norme dell'ordinamento sportivo nazionale e internazionale, nonché in attuazione del richiamato decreto legislativo n. 242 del 1999, sono tenute ad assicurare nei propri organi direttivi la presenza di determinate categorie (atleti, tecnici);
l'articolo 6, comma 12, introduce per le amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 3 dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, incluse le autorità indipendenti, un contenimento delle spese per missione, prevedendo in particolare che le stesse non possono effettuare spese per missioni, anche all'estero, per un ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nell'anno 2009;
tale disposizione è altamente pregiudizievole per il CONI in considerazione del fatto che lo svolgimento di attività sportive su base non annuale comporta un disallineamento temporale delle esigenze che non possono avere come base di riferimento su cui operare la riduzione a un solo anno, nella specie il 2009, ma è necessario prevedere che il limite da assumere a riferimento a base di calcolo deve essere computato con riferimento alla media di spesa sostenuta per le stesse finalità nel quadriennio 2006-2009,

impegna il Governo:

ad adottare ogni utile misura, anche di natura interpretativa, volta a specificare che, con riguardo alla CONI Servizi SpA e alle Federazioni sportive nazionali, con particolare riferimento alle tematiche afferenti il personale ed i contratti di lavoro, debbano essere applicate le disposizioni rivolte alle società e non quelle dirette alle pubbliche amministrazioni;
ad adottare ogni utile misura, anche di natura interpretativa, volta a specificare che le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 5, del decreto-legge in esame, non si applichino al CONI e alle Federazioni sportive nazionali aventi natura di ente pubblico per le quali continuano ad applicarsi le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 242 del 1999;
ad adottare ogni utile misura, anche di natura interpretativa, volta a specificare che, con riguardo al CONI, il limite di spesa per missioni di cui all'articolo 6, comma 12, del decreto-legge in esame, è computato con riferimento alla media di spesa sostenuta per le stesse finalità nel quadriennio 2006-2009.
9/3638/17. Bonciani.


Offline gianvi

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Re:Come ogni estate
« Risposta #4 il: Luglio 31, 2010, 09:32:31 am »
c'e' in giro una "splendida pubblicita" ovvero una 1911 dotata di ruote e la didascalia incita gli automobilisti a non usare l'auto come un'arma!!!
ridicolo, oggi le vere armi sono propio le macchine date in mano a persone senza fare reali approfondimenti sullo stato fisico e mentale di chi guida anche bolidi da 400 cavalli.
per quanto riguarda il non far niente dei nostri delegati,vedi presidenti tsn et uits,mi sembra di scorgere nelle probabili restrizioni imposte agli amanti delle armi e del tiro una grande possibilita' di inertizzare quelle che sono le realta' nuove dove gli appassionati si ritrovano senza dover sottostare ad inutili angherie da parte di chi gestisce certi poteri e soldi.
relegare alle sezioni l'uso delle armi fermerebbe l'emorragia che si sta verificado e che portando alla crescita di realta' diverse lascia presagire che in un futuro non molto lontano le sezioni e l'uits potrebbero non essere più le sole ad incassare i soldi dei certificati e degli obbligati ;D ;D.
ridicolo tale comportamento,capisco che il mio può sembrare fantascienza o il pensiero di un psicolabile,ma se questo fosse l'intento di chi ci gestisce sarebbe ancora una volta la riprova di come invece di trovare soluzioni per far crescere spontaneamente il numero degli utilizzatori di sezioni ci si appella alla forza degli obblighi ;D ;D ;D

Offline Daniele Puccioni

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Re:Come ogni estate
« Risposta #5 il: Agosto 01, 2010, 19:08:47 pm »
ricordo l'annoscorso e l'articolo dell'unità...
come ogni estate si tir fuori dal cassetto l'argomento polveroso e pieno di ragnatele... il solito articolo sule rmi per riempire spazi vuoti sui quotidiani che difficilmente potrebbero essere riempiti con notizie fondate e reali...
dobbiamo sopportare anche questo...
tra parentesi sono in feie e scrivo dal pc sul lungomare

Offline gianfranco65

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Re:Come ogni estate
« Risposta #6 il: Agosto 02, 2010, 15:05:23 pm »
Beato te1un bacio a te e famiglia
Gianfy