http://www.ilmondo.it/economia/2013-11-01/coni-malag-perch-dico-basta-ai-soliti-mandarini-dello-sport-mondo_352645.shtmlIL MONDO / economia / 01 Novembre 2013
Coni: Malagò, perché dico basta ai soliti mandarini dello sport (Il Mondo)
Intervista al presidente del Coni. Uno stipendio e non rimborsi spese ai presidenti di Federazione, ma con un limite al numero dei mandati. Una commissione stabilirà a breve nuovi criteri per finanziare le Federazioni. Olimpiadi 2024 in Italia? Se partiremo ci vorrà un comitato del tutto nuovo
Roma, 1 nov - Uno stipendio regolare (invece dei rimborsi spese) e un limite al numero dei mandati per ciascuno dei presidenti delle federazioni sportive. Basterebbe questo per stabilire se il nuovo corso avviato da Giovanni Malagò alla guida del Coni andrà a segno o si scontrerà con un mondo da sempre uguale a se stesso. Il Comitato Olimpico Nazionale vuol dire un fiume di 411 milioni di euro nel 2013 da distribuire in parte a 45 diverse federazioni sportive (dal popolarissimo Calcio al marziale Taekwondo). Un mix caratterizzato da cattive abitudini e da un sistema autoreferenziale che Malagò conta di smantellare a colpi di moral suasion. Tanto che in questa intervista a Il MONDO alterna bastone e carota annunciando che i cambiamenti maggiori li attende dal lavoro delle commissioni insediate, all’indomani del suo arrivo, per stabilire un’autoriforma del Coni. In attesa del «miracolo» indica che con Enrico Letta a Palazzo Chigi si potrebbe accarezzare l’idea di una candidatura italiana per le Olimpiadi del 2024.
Domanda. Lei da otto mesi è presidente al Coni. Qual è la vera discontinuità dopo il lungo regno di Gianni Petrucci e Raffaele Pagnozzi?
Risposta. È cambiata l’atmosfera e con essa buona parte della squadra di vertice che lavora con me. Lo stesso vale per le persone designate alla guida di Coni Servizi. E direi che è diversa anche la gestione della giunta e del consiglio nazionale.
D. Ma la governance è rimasta la stessa…
R. Le regole di ingaggio non sono cambiate ma è mutato l’approccio. Oggi la giunta è un organo che opera con maggiore dialogo, condivisione e collegialità. I lavori possono durare anche quattro ore rispetto ai cinquanta minuti del passato.
D. Pagnozzi è rimasto segretario generale per venti anni. Non ci vuole un tetto ai mandati?
R. Io sono stato tra i primi a interessarmi del limite al rinnovo dei mandati. A cominciare da quello del presidente del Coni, che, giustamente, non può essere eletto per più di due volte. Per il segretario generale è un po’ diverso perché non viene eletto, ma cooptato dalla giunta. Però anche su questo serve una discussione e il tema esiste.
D. Ha senso che il presidente del Coni abbia un tetto al mandato mentre i presidenti di federazione sono ancora lì dopo trent’anni?
R. È un argomento che stiamo prendendo in seria considerazione, ma vorrei evitare la logica per cui chi è presidente da tanto tempo è meno capace o preparato di altri presidenti al primo mandato.
D. Il presidente Sabatino Aracu, da vent’anni a capo della Federazione Hockey, ha collezionato una condanna e un cartellino rosso dalla corte dei Conti per danni erariali e indebiti rimborsi. Il nuovo corso del Coni fatica a sbarazzarsi dalle cattive abitudini?
R. La domanda è lecita, ma il tema è il seguente: una persona è stata riconosciuta colpevole in primo grado, quindi, è difficile esercitare un giudizio definitivo. Certo è che, in termini di opportunità, c’è chi si dimette perché iscritto nel registro degli indagati e chi, invece, lo fa solo dopo una condanna in cassazione.
D. Ma un nuovo corso non si vede anche da questo?
R. Lo condivido, però è un problema di norme, e i mandati dei presidenti dipendono da una legge dello Stato non dal presidente del Coni. La mia opinione è che queste situazioni vadano riviste.
D. Si parla tanto di centrale acquisti per beni e servizi ma le federazioni fanno come vogliono e hanno autonomia di spesa. Lei che intende fare?
R. Le federazioni giuridicamente sono un po’ un mostro, godono di piena autonomia e, quindi, ci siamo mossi per introdurre alcune novità agganciandoci alle best practice stabilite da Consip. I primi benefici si sono già visti. A cascata vorremmo che tutte le federazioni si allineassero, alcune hanno recepito il messaggio altre sono un po’ più lente.
D. I trasferimenti alle federazioni valgono circa 237 milioni. Ma si fatica a capire con quale criterio si assegnino, per esempio, 5,2 milioni al tennis o 10 milioni al nuoto. Perché il meccanismo non è legato alle performance e ai risultati?
R. Non sono d’accordo. Fino al 2007 il criterio poteva apparire arbitrario, ma dal 2008 un consulente esterno (Bain, ndr) ha stabilito i parametri e i criteri dei finanziamenti. Detto questo a tutt’oggi c’è chi contesta quel meccanismo ritenendolo poco efficiente, tanto che al mio arrivo è stata nominata e si è insediata una commissione composta da una decina di presidenti di federazione con il compito di individuare entro l’anno un nuovo criterio con cui finanziare le federazioni.
D. E se il comitato fa melina e non cambia niente?
R. In questo caso la palla torna a me e valuterò se nominare un consulente a cui delegare il compito di disegnare comunque una riforma. Lo stesso sta avvenendo nella commissione che lavora all’introduzione di uno stipendio per i presidenti.
D. Cioè?
R. Così come credo sia giusto un tetto ai mandati dei presidenti ritengo sia una grande ipocrisia che non abbiano alcun tipo di remunerazione e siano compensati solo con gettoni e rimborsi spese. Lo stipendio verrà parametrato all’importanza della federazione. Senza nulla togliere, per esempio, al presidente del Badminton che, tuttavia, ha responsabilità diverse da quelle del presidente di Federcalcio. Serve, insomma, una forma di remunerazione trasparente e corretta eliminando i gettoni e i rimborsi. Vorrei che si arrivasse a una soluzione condivisa e accettata dopo le olimpiadi di febbraio. Anche qui vale quanto sopra, se non si riformano da soli...
D. Un tempo si diceva che il presidente del Coni contasse di più di tanti ministri. È ancora vero?
R. È una voce ricorrente. Io non lo so. Dipende da quale ministro… Io non cambierei il mio posto con quello di nessun ministro. Dal mio personale punto di vista questa è la carica più importante del Paese.
D. Perché oggi la candidatura italiana alle Olimpiadi dovrebbe essere sostenibile se appena un anno fa non lo era?
R. La sensibilità del premier Letta è totalmente diversa da quella di Monti, l’attuale presidente del Consiglio nel suo discorso programmatico ha parlato in dettaglio e con cognizione dello sport. Premesso che nessuno ci obbliga a candidarci alle Olimpiadi, aggiungerei che restano una grande sfida per contribuire a sgombrare il campo da una cappa di pessimismo e negatività. Se partiremo servirà anche un comitato del tutto nuovo rispetto a quello messo in piedi per la candidatura alle Olimpiadi del 2020.