Riflettevo sui fatti drammatici di Fidene, e mi chiedevo come sia possibile che un'arma cosi letale venga portata fuori dal poligono.
Mi chiedevo anche che preparazione hanno le persone che lavorano nei poligoni UITS e come vengano formati e controllati.
Mi sarei aspettato che un qualunque Direttore di Tiro osservando tale vulnus avrebbe fatto notare la cosa all'UITS e che essa sarebbe immediatamente intervenuta.
Qualcuno ha notizie ulteriori?
Se qualcuno ha sbagliato pagherà, mi risulta che l'attuale presidente di Roma si sia dimesso dalla carica e pure da consigliere, ed è la prima volta che accade a seguito di un arma sottratta da un TSN (e non è la prima volta).
Le armi sono oggetti inermi, come l'auto, come un martello, come un coltello... ciò che le rende "letale" ognuno degli oggetti appena citati è la mano dell'uomo. E se l'uomo è uno squilibrato oppure un delinquente di professione, direi che non possiamo farci gran che, perché purtroppo e spesso la natura si appalesa insieme al fatto.
Poi, se vogliamo fare una discussione critica e costruttiva attorno al fatto specifico, forse dobbiamo interrogarci sulla gestione a compartimenti stagni delle informazioni di pubblica sicurezza.
Il presidente e i consiglieri di una sezione, che all'atto dell'iscrizione vagliano le informazioni (autocertificazione dei carichi pendenti e/o casellario giudiziale), e certificato del medico legale, hanno ben poco potere a meno di essere a conoscenza di fatti diretti che riguardano quel socio aspirante, al massimo nel dubbio di dichiarazioni mendaci possono avanzare la segnalazione in questura o ai carabinieri, e questi ultimi non è detto che rispondano.
Ma potremmo avere anche il caso di un socio, fino ad ora irreprensibile persona, che in un impeto d'ira minaccia, picchia o uccide moglie, figli oppure un vicino. Se viene arrestato e ingabbiato nessun problema, ma in caso di sole minacce, la cosa non è detto che possa generare notizie che possano giungere alle orecchie di un CD sezionale.
In quel caso, se alla persona vengono confiscate armi e licenze, lo si può sapere solo se a comunicarlo sono gli organi di polizia (e non avviene).
Ma ancora, se un socio irreprensibile una sera esce con i colleghi per la cena di Natale, e beve un bicchiere di troppo che di certo non lo rende ubriaco ma gli fa superare la soglia all'etilometro, costui si vedrà revocare il porto d'armi, senza aver minacciato o fatto male a nessuno. Anche in questo caso gli organi di polizia non comunicano con le sezioni, ma sarebbe giusto?
Lo stato di polizia calza a pennello nei regimi totalitari, e sentire il sindaco di Roma affermare che le armi le debbano avere solo le forze dell'ordine un po' fa preoccupare. Ma è un opinione che periodicamente genera disegni di legge che per fortuna fino ad ora non hanno mai portato a nulla.
Mi spaventerebbe un poco lo scenario nel quale i presidenti di sezione vengano a trasformarsi in "sceriffi" e che le questure condizionino oltre misura la vita sociale di una sezione. Ma le azioni di pancia fatte ogniqualvolta accadono eventi straordinari e drammatici come quello accaduto a Roma domenica scorsa, purtroppo sono sempre a danno dei legali e onesti detentori di armi e sportivi.
Sicuramente un capitolo spinoso è rappresentato dalle responsabilità oggettive derivanti dalle procedure di gestione delle armi sezionali. La domanda da porsi è: quanto ogni sezione applica al proprio interno e a proprio modo, già a conseguenza di quanto accadde nel febbraio 2011 a Bologna per un caso analogo, è sufficiente per esentare da eventuali corresponsabilità penali?Ecco, cominciamo da un'analisi critica al nostro interno, e magari cerchiamo procedure e mezzi che possano prevenire la sottrazione di un'arma, poi alla determinazione di un delinquente risulta sempre difficile essere abbastanza previdenti, ma quanto umanamente possibile, a costi accessibili, penso vada messo in atto.L'interscambio di informative che hanno un valore significativo per la pubblica sicurezza ed incolumità, è un tema importante, che quasi sicuramente richiede passaggi legislativi, ma non deve portare a irrigidire inutilmente l'attività delle sezioni, perché ciò avrebbe solo l'unico effetto di intaccare la base sociale e impedire la promozione sportiva già di per sé penalizzata dal mainstream anti-armi.