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Poligono, il caso approda al ministero della Difesa
Il caso della chiusura del poligono di Pordenone, disposta dalla Prefettura, sbarca al ministero della Difesa e intanto nella struttura sono partiti i lavori per ottenere l’agibilità militare e dei...
16 gennaio 2016
Il caso della chiusura del poligono di Pordenone, disposta dalla Prefettura, sbarca al ministero della Difesa e intanto nella struttura sono partiti i lavori per ottenere l’agibilità militare e dei vigili del fuoco. «Il consiglio direttivo dell’Unione italiana tiro ha preso contatti col ministero della Difesa per fare in modo che la situazione che si è creata, che, ribadiamo, nasce da un problema burocratico e non di sicurezza, sia chiarita e l’attività del poligono possa ripartire – fa sapere la consigliera della sezione provinciale del Tiro a segno nazionale Daniela Ellero –. In attesa di nuove disposizioni, abbiamo avviato i lavori per ottenere l’agibilità, secondo le indicazioni della Prefettura. Interventi che consistono principalmente nella sostituzione di alcune porte. Una volta ultimate le opere, una commissione incaricata dal ministero effettuerà un sopralluogo per le valutazioni».
Il prefetto Maria Rosaria Laganà aveva sospeso l’attività del poligono a dicembre, dal momento che era stato giudicato «non a norma. Ci sono adeguamenti sul fronte della sicurezza da realizzare – aveva dichiarato Laganà – di cui il direttivo è a conoscenza da tempo».
Una posizione ribadita anche nella risposta data dal prefetto alla lettera che il comitato Mamme atleti agonisti aveva inoltrato per chiedere la riapertura della struttura. Laganà, nella missiva, ha sì sottolineato di condividere «l’opportunità di rendere fruibile il poligono, in quanto centro di aggregazione anche per i giovani», ma al contempo ha ricordato che il provvedimento di chiusura è stato assunto sulla base di precise mancanze che l’impianto presenta dal punto di vista della sicurezza. La questione, insomma, resta intricata. I tiratori, comunque, confidano in una svolta positiva.
Giulia Sacchi
Mamma Federazione non fa niente e le "mamme coraggio" protestano.
Brave le mammine degli atleti che pagano la tessera federale ai pargoli.
Ciao