Autore Topic: Il tiro accademico di carabina nel contesto del tiro moderno  (Letto 6571 volte)

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Offline Ricky

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Re: Il tiro accademico di carabina nel contesto del tiro moderno
« Risposta #10 il: Marzo 17, 2008, 00:31:06 am »
un caro saluto a tutti,
belli e appassionsati gli interventi di tutti, io tiro di carabina da diversi anni e ogni tanto, per divertimento e per cambiare, di pistola. Nel caso in esame mi è sembrato che la discussione vertesse più sulle specialità ad aria, quando la carabina ha il massimo delle componentistiche ausiliarie nella specialità delle 3 posizioni.
Non so se convenga per l'UITS abbassare il livello di specializzazione degli accessori e favorire quindi la diffusione di massa dello sport in parola, potrebbe verificarsi anche il contrario. C'è gente che ammira ed esalta i tecnicismi.
Personalmente posso dirvi che dopo 21 anni di tiro solo da una decina di anni ho la dotazione completa con un borsone dal peso di 35 chili. E che per formarsi al tiro conviene acquisire man mano i vari accessori fino a dominarli. Altrimenti sono loro che dominano te.
Una volta parlando con un "vecchietto" con il quale mi lamentavo di non avere le scarpe questi mi spiegò che con le scarpe avrei recuperato 4 o 5 punti, non i 30 che mi separavano dal record.
Il trucco per i punti è esercitarsi pur con tanti attrezzi, anzi una volta che si posseggono per non variare nelle condizioni tra allenamento e gara occorre utilizzarli sempre tutti. E l'allenamento dura allora tre o 4 ore, accumulando solo sensazioni.
Con la pistola è indubbiamente più semplice, ma è anche vero che non si sono ancora raggiunti i limiti del 600 come invece accaduto per la carabina.
Per puro divertimento si può fare tutto, amche sparare nudi (e allora via, tutti al poligono!!), se si vuole tirare a migliorare il punteggio occorrerà man mano acquisire gli strumenti posti a disposizione. Non ultimo i simulatori elettronici (RICA, SCATT, SAM ...). E quanti invece li usano??
Ci sono tempi e modi per tutto, lo sport è una organizzazione di uomini, si può sempre pensare a gare meno impegnative in termini di accessori.
Per l'agonismo invece occorrerà sempre adoperare quanto al massimo è consentito. E saperlo adoperare.

enricovolante

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Re: Il tiro accademico di carabina nel contesto del tiro moderno
« Risposta #11 il: Marzo 17, 2008, 08:10:47 am »
Ciao a tutti,

da perfetto neofita ho letto con interesse i vostri pensieri e preoccupazioni, provo adesso ad esprimere il mio pensiero alla luce di quanto e' stato detto.

Partendo dall'abbigliamento tecnico posso solo sottolieare che la disciplina della C10 e 50 mt sottopongono il corpo ad una postura decinamento non naturale.
In modo particolare quando ci si posiziona parallelamente alla linea di tiro e si gira la testa verso il bersaglio l'anca tenderebbe a ruotare insieme alla testa (circa la meta' del movimento del capoccione). Questo porterebbe a risultati pessimi e assai imprevedibili. Per questa ragione la prima cosa che si deve fare e' quella di bloccare in maniera appunto non naturale l'anca in linea perfetta con il bersaglio.
Considerando il peso (non trascurabile) dell'arma la spina dorsale si piega ad "S" per poter mantenere il baricentro dell'insieme macchina/uomo. Minore e' il peso e la dimensione strutturale dello sportivo, maggiore e' questa curvatura.
Tutte e due le situazioni sopradescritte portano ad un carico e postura "pericolose" per la regione lombare.
La necessita' di una giacca da tiro e' evidentemente quella di dover preservare ed aiutare a non subire danni a carico dell'apparato scheletrico.
E' assai sbagliato sostenere che la giacca funge da "ingessatura" che consente al tiratore di piazzarsi automaticamente nel 10.
Da neofita posso tranquillamente sostenere il contrario.

Per quanto riguarda le carabine utilizzate anche se queste possono sembrare i phaser di star treck hanno la funzione essenziale di poter essere adattate al tiratore come un guanto per mezzo di microregolazioni.
Ogni tiratore ha la sua fisionomia e tonicita' muscolare (e flessibilita'), il fatto di poter "cucirsi" addosso l'attrezzo sportivo e' positivo in quanto permette di concentrarsi maggiormente sull'aspetto piu' impegnativo che e' quello dell'equilibrio e del controllo delle oscillazioni.
Sono pero' daccordo che ultimamente la quantita' di regolazioni sia diventata eccessiva e talvolta inutile. Per un neofita e' essenziale la guida di un tutor in quantosi e' facilmente portati a modificare qua e la' senza un filo logico.

Nonostante tutto la comprensione della postura del proprio corpo insieme ad un corretto dimensionamento della propria arma e' un processo infinito che dura per tutta la vita sportiva del tiratore.

Visto che il tiro e' una attivita' decisamente "introspettiva" ovviamente e' importantissimo (per me) non tanto il risultato ma quanto il raggiungimento di un equilibrio interiore che permetta di mettere d'accordo una miriade di parametri millimetrici.
Semplificare l'attivita' ad un semplice " arma star-trek con armatura" per ottenere un 10 automatico e' un pensiero che denota una certa superficialita' di analisi.
Per dimostrare quanto sopra basta che un tiratore di p10 indossi una armatura e provi a fare qualche tiro e rendersi conto della difficolta' tecnica richiesta a fare 60 colpi uguali.

Qualcuno di voi ha sottolineato che il livello dei tiratori e' altissimo e che la differenza di pochissimi punti decide le sorti di una gara. Verissimo, ma bisogna anche chiedersi a che livello i diretti interessati hanno spinto la loro preparazione psicofisica per ottenere tali risultati. Avere una coscienza dei movimenti del corpo cosi' sviluppata non e' affatto evidente.
Uccide la competizione? probabilmente e' vero se si paragonano i campioni nazionali ai new entry ma personalmente immagino la competizione solamente con me stesso ed il fatto di avere esempi cosi' "alti" non fa' che incoraggiarmi a procedere. Alla fine sono uomini anche loro, non super eroi con doti fuori dall'ordinario. Rispetto invece la loro determinazione di ferro che e' necessaria ad allenamenti cosi' intensi e mirati ad eliminare anche le minime sbavature (siano anche riferite alla psicologia sportiva)

Ultimo aspetto e' quello del cameratismo e della vita sociale dei tiratori di carabina.
Personalmente penso che se si considera l'aspetto del tiro "introspettivo" il fatto di avere un allenatore ( o membri di squadra) che analizzino gli aspetti piu' profondi della nostra personalita' e condizione fisica, non puo' che rafforzare e rendere valevole il legame che si crea.

La necessita' di credere e dare piena fiducia ai propri compagni di sport e' un requisito assolutamente necessario per il raggiungimento di un obbiettivo, sia esso personale o di gruppo.
Sfortunatamente pero' oggi giorno esistono sempre meno persone che hanno la volonta' e la voglia di lavorare duro, pertanto se un tiratore si e' avvicinato solo per moda o per sfizio difficilmente fara' strada.
Questo pero' non e' un problema del tiro ma di quasi tutti gli sport, basta prendere ad esempio le palestre, quanti si iscrivono e quanti portano avanti la loro attivita' fino alla fine dell'anno?

Per concludere posso solo sintetizzare il mio pensiero in questi punti:

- armatura: necessaria per non farsi del male, costa una "fucilata" specialmente per un junior che mano mano cresce.
- Arma star-trek, permette di adattare millimetricamente l'atrezzo sportivo alla propria fisionomia, ultimamente pero' si sta' eccedendo dall'altra parte
- facilita' di raggiungimento di risultati per mezzo di equipaggiamento tecnico. quanto di piu' sbagliato, una attenta analisi dimostra invece che sono necessari anni ed anni di duro lavoro per ottenere una costanza.
- Aspetto sociale: pochi partecipanti ma molto legati fra loro

Ovviamente questi sono pareri del tutto personali e voglio scusarmi se ho espresso concetti sempliciotti ma avendo incominciato da poco penso di poter rappresentare il punto al centro della discussione.

Vorrei ringraziare a tal proposito la mia societa' (tiratori di Vedeggio) che mi sta' accompagnando nelle diverse fasi di crescita. Qui ho trovato persone fantastiche delle quali nutro un profondo rispetto e simpatia.

Ciao a tutti

Enrico