Sono vecchi gli atleti o i dirigenti sportivi?
http://www.ilsecoloxix.it/p/sport/2012/09/18/APRgsbTD-pagnozzi_italia_vecchia.shtmlPagnozzi: «L’Italia dello sport è vecchia»
Roma - Occorre un ricambio generale o l’Italia all’Olimpiade di Rio de Janeiro, nel 2016, rischia di uscire dal G10 dello Sport. Il monito è stato lanciato oggi dal segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, nel corso del “debriefing” su Londra 2012: un’occasione per tracciare un bilancio sui Giochi da poco conclusi e per iniziare a programmare il quadriennio che condurrà a quelli sudamericani (lo speciale del Secolo XIX sui giochi olimpici di Londra).
«Siamo tra i più vecchi. Il ricambio generazionale, più che per altri Paesi, è importantissimo», avverte Pagnozzi che, vista la sua candidatura alla presidenza del Coni, potrebbe essere colui che dovrà guidare lo sport italiano verso il rinnovamento. Non solo, quindi, elogi ai tecnici e alle federazioni che hanno portato a casa le medaglie olimpiche e paralimpiche, oggi riunite nel Salone d’Onore del Coni, ma anche un invito a mettersi subito a lavoro.
«Con 28 medaglie conquistate a Londra siamo nel G10: in termini di competitività non abbiamo avuto defaillance. Le federazioni hanno dimostrato di aver chiuso una parentesi molto positiva e sono pronte ad aprirne un’altra, spero altrettanto positiva e magari anche migliore, per i Giochi di Rio», è il suo auspicio, considerando anche che «la competizione a livello internazionale è cresciuta a livello esponenziale e crescerà ancora di più: per restare nei primi dieci dobbiamo andare a doppia cifra nel numero degli ori. Se non si colmano le lacune che abbiamo avuto a Londra rischiamo di uscire dal G10».
Per l’Italia, in particolare, «il pericolo viene dall’Oriente». «La Corea è sicuramente il nostro rivale più agguerrito - rileva Pagnozzi - e la sua crescita agli ultimi Giochi deve farci fare delle considerazioni, ma i nostri competitor sono anche Giappone e Ucraina, che hanno un’età media di circa 25 anni».
A Rio, però, gli azzurri non dovranno sottovalutare Francia e Ungheria. E neppure il Paese ospite: «Il Brasile, con gli uomini, è andato a medaglia con un’età media intorno ai 23 anni, ciò dimostra che abbiamo davanti a noi una montagna molto dura da scalare». Occorre quindi «fare una squadra sempre più coesa», come a Londra, dove c’è stata una sinergia tra le federazioni e le eccellenze italiane come Ferrari, Politecnico di Milano e Insean. Ma, soprattutto, avviare il ricambio generazionale necessario, dato che in Inghilterra l’età media degli atleti azzurri «è la stessa di quella registrata a Pechino», a un passo dai 30 anni; un pò meglio le donne, «di 4 anni più giovani di quelle andate a medaglia a Pechino».
«Anche nello sport, come nell’arte, la politica e altri settori, in Italia i nostri giovani arrivano con qualche battuta di ritardo ai risultati», riconosce il segretario.
Per il futuro, poi, il Coni inizierà a monitorare i giovani atleti, mentre si dovrà rivedere «il meccanismo delle elezioni» che «deve essere anticipato, altrimenti le federazioni possono lavorare solo tre anni e non quattro».
Oltre all’invecchiamento della sua popolazione l’Italia dovrà fare i conti anche con un generale impoverimento. «Siamo stati sempre rappresentati come un modello unico che non poggia sui pesanti apparati dello Stato ma sul dinamismo dell’ associazionismo. Oggi però che la nostra società non è più in fase di crescita le nostre associazioni non ce la fanno più», è il grido d’allarme del presidente della Federnuoto, Paolo Barelli.