condivido in pieno il tuo ragionamento e provo a spiegarmi meglio, forse quello che volevo esprimere non è così semplice e nemmeno è possibile ridurlo a qualche riga scritta
dal punto di vista tecnico, quello che sostieni è vero. Spesso ci sono operatori di polizia (locale, dello stato, carabinieri e pure militari scafati) che probabilmente si troverebbero in seria difficoltà se mai dovessero veramente utilizzare la loro arma, li vediamo talvolta in poligono faticare nell'attingere un pezzo di carta a 7/10 metri... figuriamoci cosa può accadere quando l'adrenalina ti sconvolge l'organismo... possono diventare dei "Rambo" oppure pisciarsi addosso...
è altrettanto vero che ci sono "civili" che invece, pur senza essere campioni di tiro dinamico e pur senza preparazione "militare" alle spalle, riuscirebbero a gestire un conflitto a fuoco egregiamente
qui si scende sul piano di qualità soggettive come l'autocontrollo e la capacità di analisi della situazione che difficilmente si imparano a "scuola", chi ha vissuto sulla propria pelle uno scontro armato o situazioni dove non si è sparato ma ci si è andati molto vicini (a me è capitato), certamente può trasmettere qualcosa in più ai propri interlocutori, chi ha provato certe sensazioni e le ha poi elaborate e valutare a mente fredda probabilmente può avere una marcia in più. E' vero che non è detto debba trattarsi necessariamente di un poliziotto o un militare, ma a questi soggetti l'impiego operativo dell'arma è certamente molto più probabile e frequente rispetto a un civile, quindi è più facile che in quel bacino si siano persone che abbiano vissuto qualche esperienza reale propedeutica a far si che la loro azione formativa possa risultare più completa e credibile
la paura, che fa rilasciare l'adrenalina nell'organismo umano, è il meccanismo di autotutela e difesa naturale di qualunque individuo, ci può dare la forza per agire e attaccare, per scappare oppure ai più fortunati per gestire e controllare la situazione, anche solo sentirle raccontare certe cose (da chi le ha vissute realmente) può essere fonte di apprendimento
la realtà è una cosa, la formazione un'altra... ci sono "civili" (anche di mia conoscenza) che potrebbero meritarsi senza alcun dubbio una laurea honoris causa sul conoscenza, maneggio e impiego delle armi a fuoco, persone la cui passione per le armi va ben oltre l'immaginabile e che qualunque cosa metti loro in mano lo sfruttano al meglio (anche come risultati in sagoma ben oltre i 7/10 metri), spesso questa passione è contagiosa (in senso positivo) e stimola la curiosità e l'apprezzamento (ammirazione, quindi fiducia) dell'interlocutore... purtroppo tale risultato a volte lo ottengono anche i "fanfaroni" e i "ciarlatani"...
chiaramente la preparazione di base (e avanzata) sull'uso e il maneggio dell'arma, compresa la conoscenza tecnica del mezzo, visto che capita di vedere obbligati che non sanno nemmeno smontarsi e pulirsi l'arma, è il minimo sindacale da richiedere (pretendere?) a chi per lavoro porta un'arma dalla GPG al vigile urbano fino all'agente di PS.
Su questo aspetto le amministrazioni e le sezioni TSN dovrebbero investire perché questo è il vero servizio di utilità pubblica
l'esempio che tu hai fatto Pierpu, quello del medico, mi ha fatto tornare alla mente il caso di un mio conoscente, ottima persona e stimato chirurgo, che ha sottovalutato i sintomi di un infarto e ora non è più con noi... poi però ci sono anche gli ipocondriaci... noi (sezioni TSN) potremmo cercare di fare uno sforzo per ricercare il giusto "mezzo" per trovare soluzioni praticabili e sopratutto utili che abbiano senso compiuto rivolte agli obbligati ma anche ai volontari, con l'obiettivo ultimo di diffondere quanto più possibile un uso legittimo, cosciente e responsabile delle armi...
in questo caso vale il detto: "se lo conosci non ti uccide..." la formazione continua è il mezzo più efficace per prevenire e ridurre qualunque incidente di sorta, se fossi nei panni del legislatore proporrei una legge che preveda formazione e frequenza periodica delle linee di tiro a tutti i possessori di armi (a fuoco) e/o licenze di polizia a qualunque titolo proprio perché la detenzione non esclude un eventuale impiego, quindi una responsabilità oggettiva nei confronti di terzi e della società