Trovo che le argomentazioni di Biagini siano interessanti e meritino approfondimenti, soprattutto perchè solleva un problema che si trascina ormai da lungo tempo.
Nelle mie esperienze ho notato come esistano due linee di condotta tra CONI e UITS.
Ho ottenuto le due qualifiche di tecnico di 1° e 2° livello fatta dall'UITS e il brevetto CAS di 1° e 2° livello più vari aggiornamenti.
E le differenze tra i due corsi sono enormi. Sia per fattori di durata dei corsi sia per le materie trattate. Nel CAS ho dovuto farmi un mazzo tanto per arrivare, dalla biologia, alla fisiologia, psicologia e chi più ne ha più ne metta...
Per i corsi di tecnico credo che accedere al primo livello potrebbe essere anche giustamente facile, per ottenere una base accessibile a tutti e dare la possibilità di istruire i nuovi con le basi essenziali ed i fondamentali. Ma come sempre le buone intenzioni vengono strumentalizzate, e una buona percentuale di affluenza c'è stata con lo scopo di apprendere ed utilizzare le informazioni dei corsi solo per se stessi.
Questo può in parte spiegare il numero esorbitante di tecnici sulla carta e non operativi.
Il secondo livello è sicuramente più selettivo, tendente a funzionare da filtro.
Nonostante questo penso che per qualificare maggiormente l'albo dei tecnici, necessiti dei costanti corsi di aggiornamento, come fatto anche in un recente passato, i quali escludano chi non partecipano dall'albo per inserirli in quello storico.
Penso che l'UITS in tutto questo tempo abbia chiesto informazione tramite i Comitati Regionali, dei tecnici effettivamente attivi, i quali hanno girato la richiesta alle varie sezioni italiane. Probabilmente per una ragione o per un'altra le Sezioni hanno inserito nelle risposte anche tecnici che ormai da tempo non erano presenti sul campo.
Quindi credo che il metodo migliore sia come viene fatto in tutte le categorie professionali: corsi di aggiornamento per mantenere lo status.
Ma tra avere il titolo di allenatore ed essere un buon allenatore, come già detto, c'è un abisso.
E questo dipende anche da l'attitudine personale, il carattere, tutto ciò che si è appreso, una buona dose di umiltà, sapere che non si finirà mai di sapere.
Personalmente la maggior parte di quello che so (con esclusione della tecnica) l'ho letto in testi e seguito corsi, che non hanno niente a che vedere con il tiro a segno.
Ci sono molte informazioni che possiamo apprendere da qualsiasi disciplina sportiva, dalla filosofia, psicologia ed altro.
Penso che l'importante sia mantenere una mente aperta, essere disponibili verso gli altri e mantenere il contatto ed il dialogo, poi credo che ognuno trovi la sua strada.
Sarebbe interessante avere anche altri pareri... sia da parte di tecnici, ma soprattutto da parte dei tiratori che potrebbero darci informazioni molto utili sul loro punto di vista e come pensano che dovrebbe essere un allenatore. Ed in ultimo... con tanti tecnici a giro, tutti hanno un allenatore?