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Il Poligono da tiro interrato più grande d’Europa. Porterà investimenti, in Val Lapisina, per 6 milioni di euro.
Il progetto, approvato dal Comune, è ora all’esame dei competenti uffici della Provincia. Ma il ritardo che il cantiere sta accumulando è dovuto ad un altro fattore: la crisi dell’edilizia. Il poligono, infatti, sarà realizzato nella cava, oggi riempita di ghiaia ed altri inerti, che si trova alle spalle di Nove, a metà strada tra Vittorio Veneto ed il Fadalto. La società che ha ideato l’impianto sportivo si è ripromessa, anzitutto, di sfruttare quella cava. Ma con la crisi dell’edilizia e soprattutto delle piccole e grandi opere pubbliche, la ghiaia è destinata a rimanere lì dov’è. Oggi non ha mercato. Lo avrà, probabilmente, con la costruzione della terza corsia dell’A4 e con quella della Pedemontana, ma i tempi sono lunghi.
Ecco, dunque, che ritarda anche il poligono, di cui a Vittorio Veneto si sta discutendo ormai dalla precedente legislatura. «Ritengo che prima o poi verrà realizzato - anticipa l’assessore Bruno Fasan -, ma non so precisamente quando. Dipende dalla crisi, oltre che dalle autorizzazioni, che per altro saranno sicuramente concesse». Dopo l’esame della Provincia, il progetto dovrà passare al vaglio della Regione.
Comunque, «pochi mesi», come si puntualizza in municipio a Vittorio Veneto. Fasan spiega che si tratta di un progetto di edilizia pubblica-privata di valenza europea, e ricorda che in consiglio comunale, quando fu votata la variante urbanistica, ottenne il favore anche dell’opposizione che capì l’importanza di questo poligono per il nostro territorio. Il poligono si svilupperà su più piste, lunghe dai 300 ai 400 metri. Piste, appunto, interrate, mentre in superficie saranno realizzati i servizi sportivi, oltre che campi per altre discipline. «Il progetto, essendo sotterraneo, non registrerà alcun impatto ambientale né acustico e sul tetto del capannone interrato sorgeranno dei campi da calcetto e pallavolo». L’iniziativa è privata, ma ha un occhio privilegiato di considerazione sul piano pubblico. Il Comune, infatti, ha preteso che vi sia anche una dimensione appunto pubblica. La società avrà tempo sei anni per concludere il lavoro. Tempi lunghi, dunque. A meno che non interferiscano ritardi come quelli in corso.
- (Francesco Dal Mas)
