Autore Topic: L'ultimo traguardo di MENNEA  (Letto 2147 volte)

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Offline Ricky

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L'ultimo traguardo di MENNEA
« il: Marzo 22, 2013, 09:26:13 am »
Non c'entra niente con il nostro sport,
ma è stato un esempio di determinazione e volontà,
determinazione e volontà che tanti atleti dovrebbero mettere in campo per il raggiungimento dei propri obiettivi,
ho sentito che non aveva la conformazione genetica del campione da corsa,
ma che ha sopperito a questa carenza con l'impegno, l'allenamento, correndo ogni giorno anche quando non era in preparazione olimpica, allenando così il fisico ad una cosa che è normale fare per l'uomo, correre, ma più lo si fa, più si diventa abituati a farlo nella dinamica corporea dei movimenti, e nei processi metabolici interni.
Nella gara del record, nel 1979, gara di preludio al suo traguardo olimpico del 1980 a Mosca, il secondo era metri dietro, quando nei 200 si vince per la differenza di pochi centimetri.
Un esempio per tutti gli sportivi, che mi piace evidenziare in questo sito di sportivi un pò più statici, per quanto ha posto in campo per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Grazie dell'esempio Pietro ...
« Ultima modifica: Marzo 22, 2013, 09:50:12 am da Ricky »

Offline diamante

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Re:L'ultimo traguardo di MENNEA
« Risposta #1 il: Marzo 22, 2013, 14:17:09 pm »
Mennea era e resta un esempio di correttezza esemplare che non ha mai voluto entrare nella logica di Palazzo.
Più volte ha detto no alla candidatura al CONI.
Tra le curiosità Mennea era nato a Barletta dove i Candelesi hanno colonizzato la Sezione del TSN che è stata commissariata per 6 lunghi anni.
Ciao

Offline pratesi

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Re:L'ultimo traguardo di MENNEA
« Risposta #2 il: Marzo 24, 2013, 22:05:33 pm »
Ho avuto il piacere e l'onore di parlarci nell'occasione di una sua visita al centro coni di tirrenia dove si trovava con Sara Simeoni e altri atleti azzurri, non ricordo a cosa fare. Ero con i miei ragazzi  che allenavo e parlammo di alcuni sistemi per tenere viva l'attenzione agli insegnamenti per i giovani. Mi piaque molto.
Pratesi

Offline Ricky

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Re:L'ultimo traguardo di MENNEA
« Risposta #3 il: Marzo 25, 2013, 10:49:47 am »
hai fatto bene a parlarci Prat, tenere viva l'attenzione (e la motivazione) è una delle cose più difficili per gli sport che assumono carattere di monotonia, come il tirare o il correre, dove tante volte, da atleta, si è da soli in una corsa contro il risultato o contro il tempo, basandosi solo sulle proprie sensazioni e aspettative.
Ne abbiamo parlato a volte anche qui, quanti ragazzi lasciano con il passare del tempo, per le più svariate ragioni, lo sport del tiro.
Senz'altro al livello del grande Pietro questi concetti saranno stati, di sicuro, tutti sperimentati sulla propria persona, quindi chi meglio di lui come maestro per comunicare gli aspetti suddetti, e quanti INSEGNAMENTI possono arrivare ai GIOVANI da chi ha già percorso le stesse strade.
Chi ne ha fatto poi  risultato di vita ne diventa davvero maestro nel rappresentarlo nella sua semplice complessità. Non è facile.

Un saluto a tutti

Offline VENDETTA

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Re:L'ultimo traguardo di MENNEA
« Risposta #4 il: Giugno 30, 2013, 20:55:07 pm »
http://oggi24.it/politica/mennea-accusa-sport-inquinato-politica-pagnozzimalag-c-sprechi-coni-18679.html

Mennea un grande Campione che ha dato lezioni combattendo contro il SISTEMA.

Ed è da vivi che i grandi Campioni, se ce ne sono anche nel Tiro a Segno, dovrebbero far sentire la propria voce.

Invece i campioni vengono chiamati nelle assemblee "a magnificare il direttivo artefice delle loro medaglie".

Con le loro azioni alimentano le storture del nostro mondo, invece che combatterle.



Mennea accusa: lo sport italiano è politica! Pagnozzi-Malagò? Guerra e sprechi Coni.
11 ottobre 2012 09:45
Mennea accusa: lo sport italiano è politica! Pagnozzi-Malagò? Guerra e sprechi Coni.
di Matteo Talenti

Per 17 anni è stato ‘Mister 19 e 72′. Cinque Olimpiadi, oro a Mosca ’80 e un elenco di record, Pietro Mennea, 60 anni, oggi è campione di verità: Eurodeputato a Strasburgo dal ’99 al 2005, avvocato anche in Usa, commercialista, docente universitario, più lauree, 20 libri, esperto di diritto sportivo…
“Per le mie idee, anche se ho solo manifestato disponibilità ad un incarico nello sport hanno fatto quadrato contro di me. Eppure ho spinto per far nascere le Fiamme Azzurre, gruppo sportivo della polizia penitenziaria”.

Nel 1994 avrebbe voluto candidarsi ala Federatletica ma “bastò che dicessi desidererei… che gli arrampicatori del tempo si schierarono contro di me. Da allora ho abbandonato ogni proposito. Ci sono cose più importanti nella vita”.

Ventotto medaglie a Londra, in che condizioni siamo?
“Le medaglie sono importanti, ma arrivano quasi tutte dai tesserati dei gruppi militari: a Pechino più del 75%, a Londra forse anche di più. Lo sport d’elite, dipende dai gruppi militari, senza è nulla. Siamo paragonabili ai vecchi paesi dell’Est che non esistono più, dove gli atleti erano militari. Questo non per denigrare, ma per evidenziare una realtà”.

Ventotto medaglie e 408 milioni di soldi pubblici l’anno…
“Lo sport italiano è uno dei più ricchi al mondo, aggiungendo ai soldi statali risorse dei gruppi sportivi militari, agevolazioni fiscali, sponsorizzazioni. Un fiume di denaro difficile da trovare in altri paesi. La Francia per esempio, che è arrivata prima dell’Italia nel medagliere di Londra destina allo sport 200 milioni di euro l’anno”.

Gli sprechi: incompetenza o interessi privati?
“La federazione giamaicana di atletica, una delle prime al mondo spende tra i 6 e gli 8 milioni l’anno, l’Italia non credo ne abbia meno di 50-60. Il nostro è un sistema piramidale, va rivisto. Le federazioni devono essere strutture snelle, veloci, lavorare sulla competitività. È mai possibile che a capo di una federazione ci siano sempre le stesse persone? Ci sono ancora alcuni dirigenti di quando correvo io. C’è bisogno di gente motivata, dopo 20-30 anni nello stesso posto si scoccerebbe chiunque. Il 61% dei presidenti in carica ha più di 60 anni. Urge un ricambio generazione. Serve gente giovane e preparata. Basterebbe il limite di 2 mandati, dopo 8 anni si può anche fare altro nella vita. Va rivisto tutto il sistema elettorale, da diversi anni è troppo ingabbiato. Le nostre elezioni sono decise dai gruppi di potere. Bisogna aprire il sistema: c’è poco spazio per gli autonomi, gli indipendenti. Se non vai a prenderti i voti dei poteri forti, come i gruppi militari e il Cus, hai poche possibilità”.

La politica invade o è chiamata?
“Certo, la politica si serve dello sport per attingere ai suoi voti, tutto lo sport sul territorio vive in funzioni dei referenti politici. Lo sport è politica”.

Su 646 consiglieri federali le donne sono il 38,2%
“È una costante del nostro mondo. Sia a livello atletico che dirigenziale le donne hanno sempre fatto fatica. Sopravvive una concezione superata dello sport che esclude le donne. Penso, invece, che siano molto più preparate degli uomini. Io inserirei un certo numero di presenze fisse. Sì, delle quote prestabilite. Siccome qui non è scontato nulla, credo che potrebbero essere utili”.

La guerra del Coni.
“Sì, un’altra struttura che risale al dopoguerra. Non c’è grande differenza tra Pagnozzi o Malagò. E soprattutto non vedo idee forti. In Italia c’è di meglio, dirigenti superiori a loro. Gli atleti sono l’ultima ruota del carro, fanno già moltissimo. È il Paese a essere vecchio.”

La spending review tocca anche lo sport. Tocca anche il Coni e le federazioni che dal Coni ricevono le risorse economiche. Ma attenzione, a stringere la cinghia non sono i passeggeri saliti sul carrozzone della dirigenza, composta per lo più da personaggi che poco hanno a che fare con lo sport. Quelli che alle Olimpiadi erano in prima fila durante la cerimonia di apertura, davanti agli atleti. L’Italia è stata l’unica delegazione, su 204, in cui le teste bianche si sono piazzate in bella vista, prendendosi la ribalta e gli onori. Un’immagine emblematica, e piuttosto imbarazzante, che ben rappresenta le priorità del sistema Sport in Italia: prima la politica, poi tutto il resto. Abbiamo cercato di capire quanti dei fondi che il Coni, ente pubblico, riceve dallo Stato e distribuisce alle federazioni (che invece hanno natura privata) vengano veramente utilizzati per l’attività sportiva, specialmente  di base, e quanti vengano invece spesi o sprecati nel funzionamento del sistema. Nella maggior parte dei casi abbiamo avuto enormi problemi a reperire i bilanci, sebbene il Coni, che li approva, obblighi le federazioni a renderli pubblici, anche perché le federazioni svolgono in parte attività di natura pubblicistica, come organi del Comitato olimpico italiano. Il Coni, che per il 2012 può contare su risorse per 428 milioni (di cui 408,9 provenienti dal ministero del Tesoro) per il 2011 ha versato alle federazioni, alle discipline associate, a enti di promozione sportiva e alle forze armate circa 294 milioni di euro e 246 milioni nel 2012. Il resto serve per far funzionare il Coni stesso (rimborsi spese, utenze…). Per il personale 58,5 milioni nel 2011 e 58,3 nel 2012. Solo 5 milioni vengono destinati al “progetto di alfabetizzazione motoria” nelle scuole primarie insieme al Ministero dell’istruzione. Un investimento che evidentemente non può bastare a realizzare una vera promozione sportiva, a creare non necessariamente dei giovani e precoci atleti specializzati, ma a diffondere una cultura dello sport in famiglia, a scuola, nella società. Ma sembra quasi che al Coni e alle federazioni questo aspetto non interessi, così oggi in Italia solo la metà dei bambini pratica sport al massimo due volte a settimana e il 23 per cento dei giovani tra i 6 e gli 11 anni ha problemi di obesità. Così un terzo degli italiani non fa sport, un terzo lo fa al massimo fino a tre volte a settimana (ma anche una sola) e  soltanto un terzo lo fa assiduamente. Così si è tagliato sulla formazione dei tecnici, quelli veri, non quelli che in una manciata di ore prendono la qualifica di istruttore. Quelli che una volta si chiamavano Maestri dello Sport, usciti dalla Scuola centrale dello Sport, chiusa nel 1975 perché troppo oneroso l’impegno di dover assumere poi i diplomati come dirigenti, in posti “politicamente” utili da riservare magari a persone che con lo sport non c’entrano nulla.
Nel calcio, per i giovani si spendono 0spiccioli: la Lega nazionale dilettanti prende tutto. La Federcalcio ha ricevuto dal Coni 62,5 milioni di euro nel 2012, nel 2011 ne sono stati messi a bilancio 78,5 milioni, il 30 per cento circa dei fondi federali destinati ai settori non professionistici. Il settore giovanile dal 2007, dopo il commissariamento, è stato ridimensionato e l’attività regionale di tesseramento e organizzazione del calendario delle gare giovanili e scolastiche sono state affidate alla Lega nazionale dilettanti (Lnd), che si occupa di seconda e terza categoria, quelle che negli altri paesi si chiamano “amatori”. I comitati regionali del settore giovanile e scolastico della Figc ricevevano circa 6,5 milioni di euro l’anno, quota oggi scesa a poco meno di 2 milioni di euro: la differenza, 4,5 milioni, arriva nelle casse della Lnd. Un’operazione quella di tesseramento che avviene online proprio nell’ottica di riduzione dei costi. Come mai allora il cartellino oggi costa 1,5 euro in più rispetto a quello fatto da una persona fisica? Una piccola cifra che moltiplicata per 740mila piccoli iscritti rende circa un milione di euro in più. Non solo, il presidente della Lnd Carlo Tavecchio ha ben pensato, in un momento in cui le aziende licenziano o falliscono, di fare nuove assunzioni di dipendenti, con i soldi che secondo lo statuto dovrebbero andare all’attività giovanile, oltre a elargire ai 20 presidenti “volontari” dei comitati regionali diarie/rimborsi spese (quindi esentasse) per 2-3.000 euro mensili. E lo dice fiero: “Siamo riusciti ad entrare nel pacchetto di mutualità dei diritti televisivi che ci permetterà di assumere più di cento dipendenti e costruire più di venti campi. Due aspetti fondamentali per la crescita della Lnd sia per puntellare la base sia per varare dei nuovi centri federali”. In pratica con i 18 milioni che per regolamento sarebbero dovuti andare alla Figc e essere reimpiegati per il settore giovanile, la Lnd assume 104 dipendenti nelle delegazioni provinciali (8 milioni), del tutto inutili per i giovani calciatori, e realizza venti campi da calcio in erba sintetica (10 milioni, 500mila euro a campo). Un business gestito in modo monopolistico dal trittico Limonta (che produce l’erba artificiale) – Labosport (il laboratorio che analizza il manto) e Lnd servizi (che rilascia l’omologazione) col benestare di Tavecchi, amico di famiglia dei Limonta. Per omologare il campo in erba sintetica la procedura prevede un versamento di 4.800 euro alla Lnd servizi, un balzello che ricade, in teoria sui Comuni, di fatto sulle società. Campi realizzati in materiale plastico non biodegradabile e con controversi effetti sulla salute dei calciatori stessi.

Offline VENDETTA

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Re:L'ultimo traguardo di MENNEA
« Risposta #5 il: Luglio 01, 2013, 08:23:15 am »
http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Altri/24-06-2013/idem-dimessa-campriani-mi-dispiace-20649138232.shtml

    La Gazzetta dello Sport
 

Idem dimessa, Campriani: "Mi dispiace, ma è giusto così"

MILANO, 24 giugno 2013
L'olimpionico del tiro a segno: "Peccato non abbia fatto due-tre controlli prima. Mi fido della sua buona fede, sarà stata mal consigliata, ma se si vuol dare il buon esempio…"


    Niccolò Campriani, 25 anni, un oro e un argento olimpico. PlPresse

Josefa Idem non è più ministra. Le sue dimissioni fanno rumore, fra l'altro, anche perché la presenza di una campionessa olimpica con un incarico governativo per lo sport non si era mai vista. La prima reazione ufficiale di un atleta olimpionico è quella di Niccolò Campriani, oro e argento nel tiro a segno a Londra 2012 e appena confermatosi ai Giochi del Mediterraneo di Mersin: "La Idem? Peccato non abbia fatto due-tre controlli prima. Mi fido della sua buona fede, sarà stata mal consigliata, ma se si vuol dare il buon esempio… Comunque mi dispiace. A me la Idem non dispiaceva. Non voglio dire che sono per gli sportivi in politica, anche perché è approdata in Senato dopo aver fatto gavetta". Accorata la difesa dell'ex fuoriclasse della canoa da parte di Valentina Turisini, ora c.t. del tiro a segno azzurro ed argento ai Giochi di Atene 2004, compagna di squadra della Idem in due Olimpiadi: "A me dispiace molto, credo sia una grossa perdita. D'altronde una persona onesta fa così, nel nostro paese è un paradosso".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA


Si è proprio un paradosso che le persne oneste, in Italia come in germania si dimettono, mentre chi viene pescato con le

mani nella "Mammellata" continua a maneggiare e festeggiare.

Dopo tutte le interrogazioni sugli enti spreconi con tanto di nomi e cognomi non è cambiato molto.

Offline diamante

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Re:L'ultimo traguardo di MENNEA
« Risposta #6 il: Marzo 18, 2014, 22:28:58 pm »
http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Altri/24-06-2013/idem-dimessa-campriani-mi-dispiace-20649138232.shtml

    La Gazzetta dello Sport
 

Idem dimessa, Campriani: "Mi dispiace, ma è giusto così"

MILANO, 24 giugno 2013
L'olimpionico del tiro a segno: "Peccato non abbia fatto due-tre controlli prima. Mi fido della sua buona fede, sarà stata mal consigliata, ma se si vuol dare il buon esempio…"


    Niccolò Campriani, 25 anni, un oro e un argento olimpico. PlPresse

Josefa Idem non è più ministra. Le sue dimissioni fanno rumore, fra l'altro, anche perché la presenza di una campionessa olimpica con un incarico governativo per lo sport non si era mai vista. La prima reazione ufficiale di un atleta olimpionico è quella di Niccolò Campriani, oro e argento nel tiro a segno a Londra 2012 e appena confermatosi ai Giochi del Mediterraneo di Mersin: "La Idem? Peccato non abbia fatto due-tre controlli prima. Mi fido della sua buona fede, sarà stata mal consigliata, ma se si vuol dare il buon esempio… Comunque mi dispiace. A me la Idem non dispiaceva. Non voglio dire che sono per gli sportivi in politica, anche perché è approdata in Senato dopo aver fatto gavetta". Accorata la difesa dell'ex fuoriclasse della canoa da parte di Valentina Turisini, ora c.t. del tiro a segno azzurro ed argento ai Giochi di Atene 2004, compagna di squadra della Idem in due Olimpiadi: "A me dispiace molto, credo sia una grossa perdita. D'altronde una persona onesta fa così, nel nostro paese è un paradosso".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA


Si è proprio un paradosso che le persne oneste, in Italia come in germania si dimettono, mentre chi viene pescato con le

mani nella "Mammellata" continua a maneggiare e festeggiare.

Dopo tutte le interrogazioni sugli enti spreconi con tanto di nomi e cognomi non è cambiato molto.



http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/14/03/18/idem-indagata-truffa.html

L'ex ministro Idem indagata a Ravenna con il marito per truffa
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Non c'è pace per l'ex ministro Josefa Idem. La senatrice del Pd e il marito-allenatore Guglielmo Guerrini sono stati indagati dalla Procura di Ravenna per truffa nell'inchiesta sui contributi previdenziali percepiti dal comune di Ravenna per l'attività di assessore allo Sport ricoperta in passato dall'olimpionica.
Chiuse le indagini - Secondo quanto scrive il quotidiano La voce di Romagna, che nel giugno del 2013 avviò l'inchiesta giornalistica sulla residenza nella palestra di Santerno - per la cui vicenda la donna si dimise da ministro - la Idem e il marito hanno ricevuto un avviso di conclusione indagine.
Indagata con il marito - La notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati non coglie di sorpresa nessuno. "C'è un esposto sulla vicenda dei contributi a cui seguono delle indagini e la conseguente, quanto naturale, chiusura delle indagini. Tutte cose che ho scritto e anticipato nel mio libro", risponde all'Ansa che l'ha interpellata.
Il libro - In Partiamo dalla fine, l'autobiografia uscita lo scorso ottobre, l'ex canoista ora senatrice del Pd comincia proprio raccontando la sua esperienza politica, quei 57 giorni da ministro e la bufera tra Imu-ici e contributi che la costrinse alle dimissioni. La Idem, che in questi giorni è presente con una serie di iniziative sul suo territorio (il ravennate), non si dice sorpresa della notifica di chiusura delle indagini. Un iter naturale, come ha lasciato intendere, di una vicenda di cui aveva parlato lei stessa nel libro. Insomma niente da chiarire, e la voglia di tenere a distanza una nuova tempesta.
18 marzo 2014