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Quattro amici al bar => Discutiamo di... tutto => Topic aperto da: mimmo - Agosto 24, 2011, 11:05:20 am

Titolo: CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: mimmo - Agosto 24, 2011, 11:05:20 am
http://www.lazio.net/news/2011/08/20/olimpico-a-tutta-casta-i-vip-gratis-i-disabili-pagano-il-fatto-quotidiano/


Olimpico a tutta casta: i VIP gratis, i disabili pagano (Il Fatto quotidiano)
Niente biglietti omaggio, siamo inglesi. Accade a Londra per le Olimpiadi del prossimo anno. Agli inizi di giugno nel Regno Unito la vendita dei tagliandi si è svolta per sorteggio. Una misura scelta per fronteggiare l’enorme richiesta. E così, alla fine, tra i 250mila rimasti a secco c’è stato anche il pittoresco sindaco di Londra, Boris Johnson. Altro che tribuna autorità con ingresso gratuito. La marea degli esclusi ha fatto nascere un polemico dibattito nel Paese ed è intervenuto pure il primo ministro David Cameron: “Il sistema del sorteggio è l’unico modo per distribuire i biglietti in maniera giusta”. Dal pianeta inglese, per noi surreale e sconosciuto, a quello italiano. Immaginiamo l’assegnazione delle Olimpiadi del 2020 a Roma, candidata ufficialmente. Potrebbe ripetersi la scena catturata dalle Iene di Italia 1 due anni fa. Partita all’Olimpico tra Roma e Arsenal per la Champions League. Le Iene si appostano davanti alla sede del Coni di Gianni Petrucci e arrivano a contare quaranta auto blu in sei ore di appostamento. La casta della politica manda gli autisti a ritirare i biglietti omaggio. I contrassegni sono visibili: Ministero delle Finanze, Camera dei deputati, Presidenza del Consiglio, Senato della Repubblica, Ministero dell’Interno, Regione Lazio, finanche la paletta del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, pletorico e inutile organismo. Qualche autista fa i nomi e i politici beccati sono due: l’allora sottosegretario al Lavoro Pasquale Viespoli e l’allora governatore del Lazio Piero Marrazzo. Quest’ultimo smentisce l’auto blu ma non l’ambito tagliando gratuito: “La persona che ha dichiarato di essere stata da me delegata al ritiro del biglietto non è a me riconducibile. La persona invece che io ho incaricato ha utilizzato una normalissima utilitaria, senza nessun uso di palette o di lampeggianti”.
LA TRIBUNA autorità allo stadio è status symbol e benefit allo stesso tempo. E che resiste a ogni rivoluzione o rinnovamento. Altro scandalo: i mondiali del 2006 in Germania, vinti dall’Italia. La Federcalcio è stata commissariata dopo Moggiopoli ed è guidata da Guido Rossi. Il glorioso settimanale Guerin Sportivo documenta che la Figc, che tramite il Coni è finanziata anche con soldi pubblici, ha sperperato 1.356.751 euro in biglietti omaggio per i mondiali teutonici. Ma forse adesso qualcosa si sta rompendo. Come abbiamo scritto negli ultimi due giorni, tutto nasce dalla guerra tra la Lazio di Claudio Lotito e il Coni, proprietario dell’Olimpico, che reclama la “tassa” di 1.311 biglietti gratis a partita da distribuire alle varie caste (compresi i direttori di giornale). Allo stadio i politici arrivano all’ultimo momento, fanno parcheggiare comodamente le auto blu in posti riservati, sgranocchiano qualcosa all’apposito buffet e infine si accomodano sulle poltroncine imbottite del Coni, come illustrate dalle foto del Portfolio, prese da Dagospia. Una pacchia che però adesso è a rischio. Lo dimostrano gli ampi vuoti delle tribune centrali in occasione dell’incontro tra Lazio e Rabotnicki all’Olimpico, preliminare di Europa League. Sia il Coni, sia la Federcalcio non hanno ritirato i biglietti messi a disposizione dalla società: 350 circa al posto dei 1.311. Nelle stesse condizioni si trova anche la Roma. Il nuovo presidente americano Tom DiBenedetto si è posto il problema sin dal suo arrivo nella Capitale. “Chi sono quelli in tribuna? E quanto pagano?”, chiese. La risposta: “Sono autorità, non pagano nulla”.
A TRIGORIA , la questione sarà esaminata nei prossimi giorni e gira già un’ipotetica cifra: 6.555.000 annui. Cioè quanto si potrebbe ricavare dalla vendita degli abbonamenti dei posti assegnati dal Coni alla casta. Una cifra al ribasso, peraltro, ottenuta moltiplicando 1.311 per 5mila euro, il costo attuale della tessera per le tribune d’onore, laterali rispetto a quella del potere. Per quest’anno sarà impossibile non onorare l’impegno con il Coni perché DiBenedetto ha ereditato il vecchio contratto. Ma dalla stagione 2012-13 sarà chiesta una drastica revisione sul modello Lotito. Del resto, all’Olimpico pagano tutti tranne i vip. Anche i disabili. Per loro l’abbonamento, comprensivo di un accompagnatore, è ridotto ma non gratuito: 350 euro. Il benefit dello stadio gratis non riguarda solo Roma. Il 5 agosto scorso, il Corriere del Veneto ha dato conto del malumore di Luca Campedelli, presidente del Chievo. Nella nuova convenzione per il Bentegodi, di proprietà comunale, l’amministrazione del leghista Flavio Tosi ha preteso: 32 posti della tribuna autorità, 50 poltroncine, 20 tessere di servizio, la disponibilità di 10 distinti superiori e 40 curve. La casta è casta, ovunque.(fabrizio d’esposito)

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: mimmo - Agosto 24, 2011, 11:08:09 am
http://www.ciclismo-online.it/index.php?option=com_content&view=article&id=839:marchegiano-difende-il-ciclismo-il-coni-e-una-casta-che-va-abolita&catid=37:fatti-e-misfatti&Itemid=55

Marchegiano difende il ciclismo: il CONI è una casta che va abolita
Martedì 14 Giugno 2011 14:53 |  |  | 
Caro Direttore,
mi vedo costretto ancora una volta ad esprimere alcune considerazioni sui fatti accaduti negli ultimi due mesi. A dire il vero, volevo manifestare il mio disappunto da subito, ma ho preferito tacere.
Vengo al dunque. Non sono un fellone e neanche un idiota, ma sicuramente una persona fuori dagli schemi e dai palazzi per scelta, ciò non vuol dire che mi reputi migliore degli altri, ma sono così e voglio essere così.
Prima considerazione: stimo molto il Sig. Antonelli, che conosco da tempo, ma solo quando nei suoi interventi si espone in prima persona, quando utilizza il proprio talento e un briciolo di coraggio, viceversa quando afferma che il Piemonte crea confusione sbaglia termini e giudizio, perché questo Comitato non fa esperimenti per politica o per scarichi di responsabilità, ma opera in prima persona, anche rischiando, anche sbagliando, ma di sicuro è propositivo nel migliorare certe situazioni stantie e ritengo che proprio persone come lui, stando sedute ad una scrivania, sentenzi senza metterci un po’ di amore, senza sapere, senza approfondire e senza valutare.
Secondo argomento, molto più importante. Non nego che quando il Dott. Petrucci ha rilasciato quelle dichiarazioni sul problema doping nel Ciclismo mi si sono rivoltate le tonsille.
Analizzando bene la situazione ho intuito che dietro a certe dichiarazioni parrebbe esservi una lotta di potere, alla maggior parte dei tesserati sconosciute, ma c’è di più, non può il Dott Petrucci, da me stimato, parlare di Ciclismo malato e dopato, è un lessico improprio, avrebbe dovuto dire che lo Sport di Elite è così,allora avrei condiviso. E poi il medico, attualmente così chiacchierato, non era il preparatore della Nazionale di Atletica?
Ma attenzione, lui è a capo di tutto ed è il vero rappresentante di qualsiasi sport, peraltro ogni norma o legge viene passata ai raggi x dal CONI (l’Italia è l’unica nazione del mondo ad avere il CONI); la sua denuncia si riferiva ad atleti professionisti che rappresentano lo 0,82% dell’intera attività ciclistica nazionale, ma ciò non vale per quei volontari, atleti, genitori, giudici e quant’altri che danno il loro supporto senza sfarzi o personalismi, insomma per la cosiddetta “base del Ciclismo”. Ma dico ancora di più: non si può mettere in una tale difficoltà il mio Presidente Nazionale Di Rocco, tralasciamo che come noto sono amici d’infanzia, perché Renato Di Rocco ha operato e sta operando bene nello specifico. E in questo momento che proprio quel mondo che è sempre stato protetto, il Calcio, sta rivelando i suoi aspetti peggiori, mi spiegate come la mettiamo? Quindi perché adoperare la faccia solo di qualcuno? Perché negare che tutto lo Sport è in una fase (non da adesso) di piena evoluzione e i Dirigenti questo non lo hanno ancora capito?
La struttura del CONI è complessa, macchinosa, esistono Comitati Provinciali, Regionali, Commissioni varie, ma oggi per fare cosa? Per tenere in piedi una casta? Per avere dei privilegi? Per gestire contributi che non esistono più?
Non credo che tutto questo ci porterà ancora lontano, sarebbe ora di avere più qualità all’interno dei Comitati o delle Strutture ed avvalersi di persone qualificate, retribuite, anche perché non esiste e non è più possibile giocare sui rimborsi spese; non credo che i giochi di palazzo miglioreranno il mondo dello Sport; credo invece che la collaborazione, l’avvicinamento delle Istituzioni alla base, la disponibilità ad ascoltare, la formazione e un cambio di sistema predeterminato possano riportare un minimo di serietà e di rispetto nei rapporti fra tutte le figure sportive e restituire allo Sport il valore etico-morale che tutti auspichiamo.
Rocco Marchegiano

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Maggio 25, 2012, 07:42:05 am
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16231
presentata da
PIPPO GIANNI
mercoledì 23 maggio 2012, seduta n.637

GIANNI. -
Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport.
- Per sapere - premesso che:

a Roma il 18 aprile 2012, la maggioranza del Consiglio nazionale, ha avviato il procedimento di modifica dello Statuto che essenzialmente prevede la soppressione dei Comitati provinciali del CONI;

la decisione è stata adottata come un adempimento amministrativo in soli quindici minuti che ha impedito un dibattito approfondito ed evitato, altresì, la prevedibile espressione di un dissenso legittimo;

il presidente del CONI ha rifiutato di ricevere i rappresentanti dei comitati provinciali nel consiglio nazionale, negando l'esercizio di potere consultivo che in questo caso si sarebbe esercitato successivamente all'adozione della delibera anziché preventivamente;

i rappresentanti dei comitati provinciali del Coni sono stati prima ricevuti presso la Commissione competente della Camera e successivamente hanno avuto un confronto con un nutrito gruppo di parlamentari. Questo pur essendo consci, del fatto che le Camere non hanno voce nel procedimento di modifica allo statuto, per cui la delibera del Consiglio nazionale può solo essere approvata o respinta, con eventuali emendamenti, dal Ministro vigilante;

tale organo ha però richiesto chiarimenti sul merito della modifica, esprimendo osservazioni motivate sul fatto che una soppressione «sic et simpliciter» dei comitati provinciali sia compatibile con la sussistenza di una espressione democratica del movimento sportivo di base;

è auspicio dell'interrogante che venga mantenuta una istanza rappresentativa periferica del movimento sportivo con cui si possano mantenere luoghi di confronto;

i risparmi, alla base della decisione di sopprimere i Comitati provinciali del Coni, sicuramente necessari si potrebbero ottenere eliminando le consulenze esterne, riducendo le spese di rappresentanza, razionalizzando il personale della sede centrale e delle Fsn, ma anche gli stessi comitati provinciali del Coni una volta mantenuti in essere potrebbero economizzare attraverso la riduzione delle trasferte romane e rinunciando a partecipare a progetti talvolta strampalati e di nessuna utilità, salvo per l'agenzia appaltatrice;

recentemente il Ministro Gnudi ha dichiarato che il «Piano nazionale della promozione dello sport» prevede il ritorno ai Giochi della gioventù e campionati sportivi studenteschi con le rispettive fasi nazionali e il proseguo per il prossimo anno del progetto di alfabetizzazione motoria, avvalendosi del ruolo del CONI e delle Associazioni sportive che operano sul territorio: fatti e azioni di fondamentale importanza per il futuro del nostro sport ma che senza il supporto dei comitati provinciali le buone intenzioni del Ministro saranno di difficile realizzazione -:

quali azioni intenda intraprendere al fine di evitare che i Comitati provinciali del Coni siano soppressi mantenendo in essere la possibilità di una istanza periferica rappresentativa del movimento sportivo e che è strategica per la realizzazione effettiva ed efficace del «Piano nazionale della promozione dello sport» come indicato dal Ministro Gnudi. (4-16231)
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Giugno 06, 2013, 00:23:18 am
http://www.coni.it/notizie/primo-piano/19220-coni-servizi-il-comitato-remunerazioni-riduce-gli-emolumenti-per-il-vertice-nasce-la-commissione-pari-opportunit%C3%A0.html

Questa è un'ottima iniziativa quando ci saranno i tagli agli stipendi della nostra dirigenza?
 

Home Notizie Primo Piano CONI SERVIZI: il Comitato remunerazioni riduce gli emolumenti per il vertice. Nasce la Commissione Pari Opportunità
CONI SERVIZI: il Comitato remunerazioni riduce gli emolumenti per il vertice. Nasce la Commissione Pari Opportunità

    Mercoledì, 05 Giugno 2013

iaconiannigmt1Si è riunito questa mattina al Foro Italico il Comitato per le remunerazioni di Coni Servizi, presieduto da Vincenzo Iaconianni e composto da Giovanna Boda e Francesco Parlato.

Il Comitato, alla luce delle indicazioni già formulate dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò, e delle disposizioni previste dalle norme relative alla spending review, ha deciso di ridurre gli emolumenti dei vertici della Società di circa il 35% rispetto al precedente esercizio, superando la soglia del 30% richiesto dalla legge.

Per quanto riguarda il Direttore Generale, il cui emolumento era già stato in passato ridotto del 30% rispetto ad omologhe posizioni in ambito privatistico, è stata operata un'ulteriore riduzione del 30% che comporta una complessiva riduzione del 50% nei confronti di analoghi incarichi in strutture private.

Tali riduzioni hanno ottenuto il pieno apprezzamento da parte dei rappresentanti della Corte dei Conti e del Ministero dell'Economia, presenti alla riunione.

Successivamente si è riunito il Consiglio d'amministrazione della Coni Servizi che ha approvato le decisioni del Comitato per le remunerazioni.

Su proposta del Presidente Franco Chimenti, è stata inoltre istituita la Commissione sulle Pari Opportunità il cui coordinamento è stato affidato a Giovanna Boda, componente del CdA e Direttore Generale del MIUR.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Luglio 06, 2013, 08:05:02 am
http://www.coni.it/notizie/primo-piano/19308-coni-malag%C3%B2-incontra-il-capo-di-stato-maggiore-dell-areonautica-chieste-le-frecce-tricolori-per-il-centenario-del-2014.html
   
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Home Notizie Primo Piano CONI: Malagò incontra il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Chieste le Frecce Tricolori per il Centenario del 2014
CONI: Malagò incontra il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Chieste le Frecce Tricolori per il Centenario del 2014

    Venerdì, 05 Luglio 2013

Gen Preziosa crIl Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha incontrato, questa mattina al Foro Italico il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Pasquale Preziosa. All’incontro erano presenti il Segretario Generale del CONI, Roberto Fabbricini, l’Amministratore Delegato di Coni Servizi, Alberto Miglietta,  il Segretario Generale Vicario del CONI, Carlo Mornati, il Capo del 5° Reparto dello Stato Maggiore Aeronautica, Generale di Brigata Aerea Claudio Salerno, ed il Capo Sezione Sport dello Stato Maggiore Aeronautica, il Ten.Col. Alessandro Loiudice.

Durante il cordiale incontro, il Presidente ha espresso al Capo di Stato Maggiore l’apprezzamento per il lavoro svolto dall’Aeronautica negli ultimi anni e per gli eccellenti risultati raggiunti dagli atleti dell’Arma Azzurra anche alle recenti Olimpiadi di Londra. Ha, inoltre, chiesto di continuare la stretta e proficua collaborazione con il CONI e le Federazioni nel settore sportivo di eccellenza e di mantenere alto il livello di specializzazione degli atleti.

Il Capo di Stato Maggiore ha ringraziato il Presidente per l’opportunità dell’incontro con il vertice del Comitato ed ha evidenziato quanto sia importante anche per la Forza Armata lo sport come “valore di vita”. Si è, altresì, complimentato per il proficuo rapporto che l’Aeronautica Militare ha con il CONI e anche per la sinergica collaborazione con le Federazioni interessate.

Prima del termine dell’incontro si è parlato del centenario del CONI che si celebrerà a giugno del 2014 a Roma e, tra le varie collaborazioni che saranno avviate con tutte le Istituzioni a vario titolo coinvolte, il Presidente ha chiesto al Capo di Stato Maggiore la partecipazione per tale occasione della Pattuglia Acrobatica Nazionale delle Frecce Tricolori, anche in considerazione delle Alte cariche internazionali sportive che interverranno all’evento.


Si pensi che quest'anno all'insegna della sobrietà e per il contenimento della spesa pubblica il Presidente Napolitano ha

preteso che alla parata del 2 giugno non partecipassero le frecce tricolori.

Come se nulla stesse accadendo nel mondo riguardo la crisi economica che non ha risparmiato di certo l'Italia, il Presidente

del Coni chiede il giocattolino (le Frecce Tricolori) per il Centenario del Coni.

Il buon giorno si vede dal mattino ed i primi segnali che nulla è cambiato rispetto all'era Petrucci si è avuto con i giochi

mediterranei di Mersin che sono costati quanto Londra 2012.

Ad un anno di distanza Malagò ed il grande Giorgio Armani hanno rifatto tute borse, scarpe, magliette, canotte, culotte,

pigiami, pedalini per portare la grande Italia in Turchia dove all'esterno la gente protestava contro il governo.

Facciamoli smettere.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Novembre 01, 2013, 14:45:08 pm
http://www.ilmondo.it/economia/2013-11-01/coni-malag-perch-dico-basta-ai-soliti-mandarini-dello-sport-mondo_352645.shtml



IL MONDO  /  economia  / 01 Novembre 2013
Coni: Malagò, perché dico basta ai soliti mandarini dello sport (Il Mondo)
Intervista al presidente del Coni. Uno stipendio e non rimborsi spese ai presidenti di Federazione, ma con un limite al numero dei mandati. Una commissione stabilirà a breve nuovi criteri per finanziare le Federazioni. Olimpiadi 2024 in Italia? Se partiremo ci vorrà un comitato del tutto nuovo
 
Roma, 1 nov - Uno stipendio regolare (invece dei rimborsi spese) e un limite al numero dei mandati per ciascuno dei presidenti delle federazioni sportive. Basterebbe questo per stabilire se il nuovo corso avviato da Giovanni Malagò alla guida del Coni andrà a segno o si scontrerà con un mondo da sempre uguale a se stesso. Il Comitato Olimpico Nazionale vuol dire un fiume di 411 milioni di euro nel 2013 da distribuire in parte a 45 diverse federazioni sportive (dal popolarissimo Calcio al marziale Taekwondo). Un mix caratterizzato da cattive abitudini e da un sistema autoreferenziale che Malagò conta di smantellare a colpi di moral suasion. Tanto che in questa intervista a Il MONDO alterna bastone e carota annunciando che i cambiamenti maggiori li attende dal lavoro delle commissioni insediate, all’indomani del suo arrivo, per stabilire un’autoriforma del Coni. In attesa del «miracolo» indica che con Enrico Letta a Palazzo Chigi si potrebbe accarezzare l’idea di una candidatura italiana per le Olimpiadi del 2024.

Domanda. Lei da otto mesi è presidente al Coni. Qual è la vera discontinuità dopo il lungo regno di Gianni Petrucci e Raffaele Pagnozzi?
Risposta. È cambiata l’atmosfera e con essa buona parte della squadra di vertice che lavora con me. Lo stesso vale per le persone designate alla guida di Coni Servizi. E direi che è diversa anche la gestione della giunta e del consiglio nazionale.

D. Ma la governance è rimasta la stessa…
R. Le regole di ingaggio non sono cambiate ma è mutato l’approccio. Oggi la giunta è un organo che opera con maggiore dialogo, condivisione e collegialità. I lavori possono durare anche quattro ore rispetto ai cinquanta minuti del passato.

D. Pagnozzi è rimasto segretario generale per venti anni. Non ci vuole un tetto ai mandati?
R. Io sono stato tra i primi a interessarmi del limite al rinnovo dei mandati. A cominciare da quello del presidente del Coni, che, giustamente, non può essere eletto per più di due volte. Per il segretario generale è un po’ diverso perché non viene eletto, ma cooptato dalla giunta. Però anche su questo serve una discussione e il tema esiste.

D. Ha senso che il presidente del Coni abbia un tetto al mandato mentre i presidenti di federazione sono ancora lì dopo trent’anni?
R. È un argomento che stiamo prendendo in seria considerazione, ma vorrei evitare la logica per cui chi è presidente da tanto tempo è meno capace o preparato di altri presidenti al primo mandato.

D. Il presidente Sabatino Aracu, da vent’anni a capo della Federazione Hockey, ha collezionato una condanna e un cartellino rosso dalla corte dei Conti per danni erariali e indebiti rimborsi. Il nuovo corso del Coni fatica a sbarazzarsi dalle cattive abitudini?
R. La domanda è lecita, ma il tema è il seguente: una persona è stata riconosciuta colpevole in primo grado, quindi, è difficile esercitare un giudizio definitivo. Certo è che, in termini di opportunità, c’è chi si dimette perché iscritto nel registro degli indagati e chi, invece, lo fa solo dopo una condanna in cassazione.

D. Ma un nuovo corso non si vede anche da questo?
R. Lo condivido, però è un problema di norme, e i mandati dei presidenti dipendono da una legge dello Stato non dal presidente del Coni. La mia opinione è che queste situazioni vadano riviste.

D. Si parla tanto di centrale acquisti per beni e servizi ma le federazioni fanno come vogliono e hanno autonomia di spesa. Lei che intende fare?
R. Le federazioni giuridicamente sono un po’ un mostro, godono di piena autonomia e, quindi, ci siamo mossi per introdurre alcune novità agganciandoci alle best practice stabilite da Consip. I primi benefici si sono già visti. A cascata vorremmo che tutte le federazioni si allineassero, alcune hanno recepito il messaggio altre sono un po’ più lente.

D. I trasferimenti alle federazioni valgono circa 237 milioni. Ma si fatica a capire con quale criterio si assegnino, per esempio, 5,2 milioni al tennis o 10 milioni al nuoto. Perché il meccanismo non è legato alle performance e ai risultati?
R. Non sono d’accordo. Fino al 2007 il criterio poteva apparire arbitrario, ma dal 2008 un consulente esterno (Bain, ndr) ha stabilito i parametri e i criteri dei finanziamenti. Detto questo a tutt’oggi c’è chi contesta quel meccanismo ritenendolo poco efficiente, tanto che al mio arrivo è stata nominata e si è insediata una commissione composta da una decina di presidenti di federazione con il compito di individuare entro l’anno un nuovo criterio con cui finanziare le federazioni.

D. E se il comitato fa melina e non cambia niente?
R. In questo caso la palla torna a me e valuterò se nominare un consulente a cui delegare il compito di disegnare comunque una riforma. Lo stesso sta avvenendo nella commissione che lavora all’introduzione di uno stipendio per i presidenti.

D. Cioè?
R. Così come credo sia giusto un tetto ai mandati dei presidenti ritengo sia una grande ipocrisia che non abbiano alcun tipo di remunerazione e siano compensati solo con gettoni e rimborsi spese. Lo stipendio verrà parametrato all’importanza della federazione. Senza nulla togliere, per esempio, al presidente del Badminton che, tuttavia, ha responsabilità diverse da quelle del presidente di Federcalcio. Serve, insomma, una forma di remunerazione trasparente e corretta eliminando i gettoni e i rimborsi. Vorrei che si arrivasse a una soluzione condivisa e accettata dopo le olimpiadi di febbraio. Anche qui vale quanto sopra, se non si riformano da soli...

D. Un tempo si diceva che il presidente del Coni contasse di più di tanti ministri. È ancora vero?
R. È una voce ricorrente. Io non lo so. Dipende da quale ministro… Io non cambierei il mio posto con quello di nessun ministro. Dal mio personale punto di vista questa è la carica più importante del Paese.

D. Perché oggi la candidatura italiana alle Olimpiadi dovrebbe essere sostenibile se appena un anno fa non lo era?
R. La sensibilità del premier Letta è totalmente diversa da quella di Monti, l’attuale presidente del Consiglio nel suo discorso programmatico ha parlato in dettaglio e con cognizione dello sport. Premesso che nessuno ci obbliga a candidarci alle Olimpiadi, aggiungerei che restano una grande sfida per contribuire a sgombrare il campo da una cappa di pessimismo e negatività. Se partiremo servirà anche un comitato del tutto nuovo rispetto a quello messo in piedi per la candidatura alle Olimpiadi del 2020.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Novembre 03, 2013, 22:53:02 pm
http://www.cgil.it/Archivio/Welfare/La%20riforma%20del%20sistema%20sportivo%20italiano.pdf


Per leggerlo scaricatelo in PDF.


Questa sembra una bella proposta.
Ciao
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Dicembre 21, 2013, 22:11:08 pm
http://www.coni.it/notizie/primo-piano/19709-coni-consiglio-natale.html

CONI: Comunicato del Consiglio Nazionale
Pubblicato Giovedì, 19 Dicembre 2013
 Il 230° Consiglio Nazionale si è riunito oggi, presso la Casa delle Armi al Foro Italico, per discutere il seguente ordine del giorno:
1) Approvazione verbale della riunione del 13 novembre 2013: il verbale è stato approvato all'unanimità.
2) Comunicazioni del Presidente: un ultimo commosso applauso a Matteo Pellicone, 78 anni, il numero uno della piú longevo dello sport italiano, scomparso recentemente dopo 32 anni di Presidenza alla FIJLKAM. Il Presidente ha anche rivolto complimenti e saluti al rettore dello IUSM, Fabio Pigozzi, al Presidente del Collegio dei Revisori, Alberto De Nigro, e al neo Presidente della FIPM, Valter Magini. É quindi passato a sottolineare i risultati di rilievo conseguiti dagli atleti azzurri nelle ultime settimane, rivolgendo un ringraziamento a Riccardo Agabio e alla FGI, per il supporto garantito nell'organizzazione della visita al Quirinale per la consegna del tricolore agli alfieri olimpici e paralimpici. Il Presidente ha quindi affrontato il tema relativo ai rapporti con il Governo, sottolineando la piena sintonia su ogni argomento ed esprimendo la soddisfazione del CONI per l'approvazione dell'emendamento relativo alla legge sugli impianti, dopo tanti anni di vana attesa. E' stato altresì ricordato quanto la norma, pur non incontrando la piena soddisfazione da parte di alcuni Presidenti di club calcistici, sia fondamentale per il movimento agonistico di base, in virtù della specificità relativa ai 2000 posti outdoor e ai 500 indoor. Un ringraziamento per il lavoro svolto in questo senso è stato rivolto al Direttore Generale della Coni Servizi, Michele Uva.
Sono stati rivolti i complimenti a Sky per l'impegno profuso in vista dei Giochi Olimpici di Sochi e per i preparativi che la sede dell'emittente televisiva di Milano sta pianificando per ospitare il prossimo Consiglio Nazionale del CONI del 15 dicembre, con la Giunta che si terrà invece nella sede di Via Piranesi.
Il Presidente ha anche annunciato che è stata trovata la soluzione per Casa Italia a Sochi, con due presidi che incontrano il gradimento degli sponsor, grazie a un investimento più modico rispetto alle cifre investite per analoga finalità a Vancouver. Dopo i complimenti rivolti all'organizzazione che si è occupata delle Universiadi disputate in Trentino, Malagò ha ricordato che si stanno chiudendo i lavori della commissione che si occupa delle indennitá per i Presidenti federali. Delle tre ipotesi al vaglio ha prevalso quella che prevede un emolumento di 36 mila euro lordi, tantum fisso uguale per tutti. La proposta è stata inviata al Governo per le opportune valutazioni del caso e successivamente sarà affrontato lo stesso tema per quanto riguarda gli altri organismi nel mondo CONI, comprensivi dei Comitati territoriali, per capire quali margini esistano per ottenere eventualmente lo stesso risultato. Dei gruppi di lavoro per dirimere le situazioni più dibattute manca all'appello solo la decisione della commissione che si occupa della divisione dei proventi da destinare alle Federazioni. Dopo i Giochi di Sochi si arriverà a una conclusione, oggetto di discussione in Consiglio Nazionale, quasi interamente dedicato. Il Presidente ha ricordato che la commissione di garanzia degli organi di giustizia sportiva, scaduta a giugno, é stata rinnovata, con l'ingresso di Annibale Marini, Luigi Fumagalli e Carlo Deodato.
E' stato quindi affrontato il tema della riforma della giustizia sportiva, argomento prioritario in considerazione della situazione che si era venuta a determinare. Il Presidente ha raccontato i retroscena che hanno portato al concepimento del nuovo sistema normativo, a fronte dei molteplici interlocutori ascoltati e delle loro tesi. Sull'argomento è stato sottolineato l'importanza del confronto costante con il Governo, confermato dalle parole di condivisione totale espresse dal ministro Delrio nel corso dell'odierna cerimonia delle onorificenze sportive. Malagò ha ricordato quanto fosse labile la linea di demarcazione tra TNAS e Alta Corte di Giustizia, specificando che l'introduzione dei due organi era stata essenzialmente determinata dalla volontà di evitare ricorsi alla giustizia ordinaria. Il caso relativo alla FISE, attraverso il ricorso al TAR di Antonella Dallari, è stato però preso come esempio di fallibilità di tale sistema. Il Presidente ha quindi ribadito come il terzo grado di giudizio che entrava nel merito delle controversie, riaprendo di fatto i processi, non poteva più essere lo schema di riferimento. Nella fase embrionale della riforma è stato ascoltato Giorgio Santacroce, Presidente della Corte Suprema di Cassazione, che ha sposato il modello oggi portato in votazione: CONI come Cassazione dello Sport, attraverso il Collegio di Garanzia, con contestuale istituzione di una Procura Generale come organo di vigilanza. L'obiettivo è garantire regolarità nei tempi e nelle modalità, garantendo le giuste condizioni a tutti. A capo dei due nuovi organismi sono stati insediati Enrico Cataldi, comandante del Racis, la scientifica dell'Arma dei Carabinieri, e Franco Frattini, ex ministro Affari Esteri, esperto di diritto sportivo, insignito del Collare d'oro dal CIO. Malagò ha anche specificato che, per quanto riguarda i codici di giustizia, si cercherà di uniformarli il più possibile, ovviamente con gli opportuni distinguo del caso. Fino al 30 giugno rimarrá il sistema attuale, in questi mesi Giulio Napolitano, con un gruppo di lavoro, scriverá i principi.
3) Statuto CONI: Sono state approvate, con 3 voti contrati, le modifiche agli articoli 6, 7, 8, 12, 12 bis, 12 ter, 13 ter e 22 dello Statuto e con gli stessi 3 voti contrati è stata approvata la riforma della giustizia sportiva.
4) Attività F.S.N.-D.S.A.-E.P.S.: Sono state infine votate 1) la nomina dei componenti la Commissione di Garanzia degli organi di giustizia, controlla e tutela dell'etica sportiva, nelle persone di Annibale Marini, Carlo Deodato e Luigi Fumagalli, delibera approvata all'unanimità. 2) La proroga del commissariamento della FISE, con un solo astenuto (Gianfranco Ravà, commissario straordinario). 3) Esclusione dall'elenco delle Federazioni dotate di un settore professionistico della Federazione Pugilistica Italiana, votata all'unanimità.
Sulle comunicazioni del Presidente sono intervenuti: Giovanni Petrucci (Pallacanestro),  Giancarlo Abete (Calcio), Mario Pescante (membro CIO), Luciano Rossi (Tiro a Volo), Paolo Barelli (Nuoto), Francesco Soro, Franco Chimenti (Golf), Angelo Binaghi (Tennis), Marco Durante (Rappresentante Atleti), Carlo Magri (Pallavolo), Riccardo Fraccari (Baseball), Giovanni Medugno (Rappresentante tecnici), Michele Dell'Olio (Sci Nautico), Ugo Claudio Matteoli (Pesca Sportiva). Non avendo altro da deliberare in merito ai punti all'ordine del giorno, il Consiglio Nazionale ha chiuso i lavori alle ore 17.00.

Ma voi ci credete?

Intanto che il governo risponderà, il nostro Presidente prende soldi che ritiene opportuno.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: armageddon - Dicembre 21, 2013, 22:57:23 pm
troveranno un escamotage per aggirare e integrare i 36.000 euri,quando si tratta di magnare sanno fare solo mouches
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: attiliofanini - Dicembre 22, 2013, 15:21:52 pm
....................Lui , ormai per me l'innominato ,
prenderà comunque quei soldi che vorrà , sono dell'ente  e rispettano la decisione del MIN.DIFE.
pubblicata in gazzetta uff. , rigirosamente a carico ente.
 8) :-\ sarà grassa se non le prenderà tutte e due .....il furbetto germanico ,
quella dell'ente + quella della federazione sportiva.
Hai capito come funziona. !!?!?!?!?!?!?!?!?!!?
 :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'(
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: gunny - Dicembre 22, 2013, 19:44:59 pm
....................Lui , ormai per me l'innominato ,
prenderà comunque quei soldi che vorrà , sono dell'ente  e rispettano la decisione del MIN.DIFE.
pubblicata in gazzetta uff. , rigirosamente a carico ente.
 8) :-\ sarà grassa se non le prenderà tutte e due .....il furbetto germanico ,
quella dell'ente + quella della federazione sportiva.
Hai capito come funziona. !!?!?!?!?!?!?!?!?!!?
 :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'( :'(

se i presidenti di sezione non lo capiscono ora mi sa tanto che non possa andar che peggio di quanto previsto...
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Giugno 03, 2014, 07:12:38 am
http://www.litaliano.it/index.php/italia1/italia-news/commenti/1007-il-verbo-della-casta-e-dilapidare

Il verbo della casta è dilapidare


ALBERTO BRUNO - Nella nostra lingua, così come in quelle romanze e persino in inglese, c’è un verbo, di etimologia latina, coniato dall’atto della lapidazione semitica dei condannati, che ha fonia e significato omogenei.
Dilapidare, in italiano significa letteralmente gettare pietre per intendere fare cattivo uso di ricchezze, amministrare  male, mandare in rovina patrimoni paragonandoli a sassi che vengono gettati, rendere cadente per incuria e assenza di riparazione.
La storia è piena di episodi di dissipazione di sostanze da parte di re, di nobili, di potenti e persino di religiosi, e guardando all’Italia di oggi si ha la sensazione di essere tutti vittime della congiura di una casta intenta a dissipare le nostre ricchezze, il nostro patrimonio culturale, la qualità della vita, la salute, la preservazione dell’ambiente, il futuro delle generazioni che verranno.
Dovunque si posi il nostro sguardo, in questi giorni di pessime condizioni climatiche, abbiamo la rappresentazione plastica del modo in cui è governato il paese: siti archeologici letteralmente cadenti più che per colpa del tempo e del clima a causa dell’incuria umana, pavimentazioni stradali che si sbriciolano, buche che sembrano trappole per ingoiare bestie feroci, transenne per segnalare pericolo tirate su alla pressappoco e che restano a testimoniare per lungo tempo l’assenza di riparazione, argini che non tengono, tombini e scoli otturati, pozzanghere come laghi su strade di grande scorrimento (ma quale somaro ha fatto la progettazione e i collaudi?) smottamenti su autostrade e ferrovie ecc.
Spostiamoci dalle strutture fisiche a quelle amministrative. Stesso spettacolo di desolazione. Amministrazione pubblica palesemente inefficiente, disorganizzata, che opera su modelli antiquati di almeno 50 anni, che vessa anziché aiutare il cittadino. Grandi imprese pubbliche o a partecipazione statale messe in mano a incompetenti senza uno straccio di trasparenza nelle procedure, senza alcun severo scrutinio dei curriculum. Società e Consorzi, veri carrozzoni, che hanno un’unica funzione quella di stipendificio pubblico, con una dissipazione di miliardi ogni anno, senza che venga realizzato alcun ammodernamento, progresso, semplificazione, miglioramento della produttività in favore della collettività dei contribuenti.
Le facce sono sempre le stesse: una casta immutabile, di un migliaio di persone che mettono radici come sequoie al vertice di enti pubblici e holding che operano sul mercato nazionale ed internazionale che non hanno mai portato un utile al paese, e che anzi hanno contribuito a precipitarlo in questo baratro.
Cinque anni fa il ministro della semplificazione Calderoli aveva stimato in 34.000 le poltrone in enti inutili, occupate da persone senza titoli a parte l’amicizia con chi aveva ordinato la loro promozione correlata solo al grado di servilismo. Come fu subito chiaro si trattò della classica campagna moralizzatrice a effetto televisivo. Di quell’esercito solo una cinquantina di dirigenti furono cancellati dal libro paga statale, gli altri rimasero saldamente al loro posto, proprio grazie ai soliti sponsor politici che avevano cucito loro addosso, come un abito su misura, funzioni, stipendi, consulenze e premi.
Il governo Monti, scremando alla grande, ne individuò solo 500, che avrebbero dovuto rassegnarsi con il primo decreto sulla spending review. Ma non è successo nulla.
Letta ha ripreso in mano l’esame della pratica ed ha pensato di includere il prosciugamento di tante rendite di posizione nel decreto per tagliare le Province. Anche in questo caso nulla di fatto e la palla è stata fatta rimbalzare nel campo del nuovo commissario al riesame della spesa Cottarelli. Campa cavallo!
Nella foresta della pubblica amministrazione che avrebbe bisogno di essere disboscata e riorganizzata su basi moderne un caso del tutto particolare è quello dell’ICE, Istituto che dovrebbe promuovere le nostre esportazioni. Nel 2011 Tremonti lo cancellò perché aveva un bilancio deficitario e perché riteneva fosse un’inutile doppione dei ministeri delle Attività produttive e degli Esteri. Le proteste di Confindustria e dell’alta burocrazia obbligarono Monti a mantenere in vita quel carrozzone e tutto è rimasto come prima.
Quando poi scoppiano i bubboni come quello di Mastrapasqua si assiste a scene a dir poco esilaranti. Tutti cascano dal pero. Nessuno si era accorto che era stato addirittura messo alla testa di un esercito di contribuenti, ed elevato al livello della propria incompetenza, un ex condannato per aver falsificato alcuni esami universitari, incapace di laurearsi onestamente con le proprie forze.
Il Primo ministro, dimentico della differenza tra persona onesta e saggia e il suo contrario, si esprime dall’estero dando a Mastrapasqua del saggio per aver preso la decisione di dimettersi!.
Se qualcuno prova a rimproverare questo governo per aver messo un impero finanziario in mano a un simile gaglioffo indagato per peculato, collezionista di poltrone da oltre un milione di euro, allora la scusa è pronta: a quel posto c’era da prima.
Solita tiritera per svilire un’altra parola nata come nobile, e finita per rappresentare il peggio della codardia di chi non ha il coraggio di assumersi le responsabilità: quella dello scarica barile. Questo termine nato per significare il senso di solidarietà, di catena umana nel portare pesi, è assurta oggi infatti al significato opposto di vigliaccheria di persone che cercano di esimersi dai propri doveri addossando sempre ad altri la responsabilità e il peso della decisione. Così il Ministro del Lavoro Giovannini, che in ragione della sua funzione è il controllore dell’INPS, si difende sostenendo di aver trovato Mastrapasqua in quel posto 10 mesi fa quando assunse la carica ministeriale. Il predecessore di Giovannini, la professoressa Fornero ora tiene a pubblicizzare i suoi falliti tentativi di liberarsi di Mastrapasqua e ammette la sua resa di fronte alla minaccia del PdL di far cadere il governo e via di questo passo.
Si può sperare che l’esperienza insegni?
Il governo si troverà entro breve a rinnovare qualche centinaio di incarichi prestigiosi di grandi imprese pubbliche o controllate con stipendi a sei cifre più tutti i costosi fringe benefits esentasse, a dispetto del decreto governativo di calmiere delle retribuzioni, a partire dal maggior gruppo industriale Eni (Scaroni, con stipendio da amministratore delegato di 6 milioni e mezzo di euro), Enel (Conti, quasi 4 milioni di euro), Poste, Ferrovie, Inps, Finmeccanica, Agenzia Entrate, Terna, Snam, Sea, Aeroporti, Aci, Consap, CdP, Fintecna, Anas, Invitalia, Fondazioni bancarie, Enav, ecc.
Per la verità, nessuno, nemmeno quello che dovrebbe essere il loro controllore diretto, il Ministro del Tesoro e dell’Economia, sa quanti siano perché molti sfuggono ad una chiara e precisa classificazione disciplinare. Una cosa però è certa: si tratta di persone anziane con patrimoni milionari, che hanno già scaldato i motori per vedersi prorogato l’incarico, mentre apparentemente il mondo politico si accapiglia pubblicamente sulla legge elettorale.
E il popolo italiano? Assisterà all’usuale spettacolo delle porte girevoli, al musical chairs tra politici trombati e amici degli amici e al seppellimento delle belle idee sulla buona governance di non oltrepassare i due mandati. Anziché turnover, sangue fresco, e rinnovamento della classe dirigente si continuerà a preferire la gerontocrazia di un’oligarchia sperimentata per fedeltà perché i vecchi boiardi della politica, ancorché morenti, sono intenzionati a continuare la loro opera di dilapidazione.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Giugno 10, 2014, 12:47:52 pm

http://redazione.finanza.com/2014/06/09/mondiali-per-azzurri-niente-spending-review/


Gli sprechi Mondiali dell’Italia, per gli Azzurri niente spending review


Scritto il 9 giugno 2014 alle 14:56 da Redazione Finanza.com
Si avvicina la data del fischio d’inizio della 20esima edizione dei Mondiali di Calcio in programma dal 12 giugno in Brasile. L’Italia non parte tra le favorite del Mondiale, ma già prima del via si fregia di un record non proprio invidiabile, quello della spedizione mondiale più numerosa e costosa.
La spedizione azzurra partita per il Brasile è di un totale di 90 persone. All’elevato numero di componenti si aggiunge anche la scelta di una location non certo economica in barba alla spending review che da oltre due anni rappresenta il mantra per lo Stivale (e non solo viste le scelte decisamente più austere di molte altre nazionali).
Alloggio in Resort di lusso con i soldi della Fifa
Niente Hotel o sedi di club brasiliani. L’Italia di Prandelli ha posto la base del proprio ritiro premondiale al Portobello Resort di Mangaratiba. Il prezzo per notte delle stanze del Resort ammonta a 300 euro per un totale di 806mila euro di saldo a fine “vacanza”, nella speranza che la spedizione produca sul campo risultati “di lusso”.
Ovviamente i costi della spedizione non andranno a ricadere sugli italiani poiché la Figc si può avvalere del considerevole contributo da 9,5 milioni di dollari (circa 7 mln di euro) stanziato dalla Fifa in virtù della qualificazione alal fase finale. Considerando gli altri costi accessori dell’operazione Mondiale 2014 (voli, spostamenti le le gare, etc), il saldo per la Figc alla fine della prima fase a gironi dovrebbe essere in utile per 2 milioni di euro con costi per 4,7 mln fino al 24 giugno (data terza partita con l’Uruguay). Per gli Azzurri premi sono previsti solo in caso di arrivo almeno alle semifinali.
Come si sono regolate le altre grandi nazionali?
L’Inghilterra alloggia in un ex cinque stelle a Rio de Janeiro da 150-200 euro a notte (richieste 64 stanze) e secondo la stampa britannica gli uomini di Roy Hodgson avrebbero anche problemi di scarafaggi.
Vera e propria spending review per la Francia dopo la polemica sull’eccesso di lusso nella precedente spedizione sudafricana. Per i galletti stanze da soli 90 euro a notte a Ribeirão Preto, ben 400 chilometri lontani dalla costa.
Ha invece guardato oltre la Germania investendo nell’acquisto di un resort sulla spiaggia di Bahia giovandosi delle risorse aggiuntive arrivate dagli sponsor e pensando allo sfruttamento futuro dell’area in un’ottica immobiliare.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Giugno 12, 2014, 11:43:50 am
http://www.coni.it/it/notizie/primo-piano/20552-14-6.html

CONI: Comunicato del Consiglio Nazionale
Mercoledì, 11 Giugno 2014
Il 234° Consiglio Nazionale del CONI si è riunito oggi pomeriggio, alle ore 15, presso il Foro Italico, per discutere il seguente ordine del giorno:
1) Approvazione verbale della riunione del 7 maggio 2014: il verbale è stato approvato all’unanimità.
2) Comunicazioni del Presidente: Il Presidente ha aperto i lavori salutando Antonello Bernaschi, prossimo al traguardo della pensione, rendendogli merito per la proficua attività prestata all’Ente nel corso degli anni. Malagò ha anche ringrazianto la Samsung per la produzione di smartphone a tiratura limitata, chiamata a celebrare il Centenario dell'Ente. Sono stati quindi ricordati i risultati di rilievo conseguiti dagli atleti azzurri nell'ultimo mese e omaggiata contestualmente la memoria dei protagonisti del mondo agonistico scomparsi recentemente. Malagô ha quindi ricordato la bontà dei rapporti con il Governo, sottolineando la piena adesione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Graziano Delrio, in merito alla riforma della giustizia sportiva e in vista di un percorso che rivisiti l’intero impianto normativo. Il Sottosegretario ha anche espresso il suo sostegno al discorso relativo all’indennità da riconoscere ai Presidenti federali, per la quale è attesa solo l’approvazione formale del Ministero: entro settembre diventerà un provvedimento esecutivo.Il Presidente ha ringraziato il Presidente del CONI Lazio, Riccardo Viola, per la brillante organizzazione del Game Open nel Parco del Foro Italico l’8 giugno e il numero uno della FIPAV, Carlo Magri, per la scelta di disputare Italia-Polonia di World League maschile al Centrale del Tennis, premiata dalla presenza di oltre 10 mila persone. Malagò ha anche annunciato novità relativa all’intera area del Foro Italico, anche legate alla copertura dello stesso Centrale. Il Consiglio è stato informato anche della positiva evoluzione dei preparativi in vista dei Beach Games di Pescara 2015, nonostante l’avvicendamento dei vertici territoriali, e dell’imminente incontro fissato per il 17 luglio con l’Istat per la presentazione del rapporto sullo sport del no profit. Malagò ha anche rivelato che, dal prossimo anno, Giunta e Consiglio si terranno nello stesso giorno, anche nell’ottica di un’opportuna spending review.
E’ stato successivamente comunicato che dall’anno prossimo scatterà, per ogni Federazione, l’onere della pubblicazione dei bilanci dei tre anni precedenti, mentre dal 2016 vigerà l’obbligo della certificazione.  Malagò ha quindi espresso soddisfazione per l’iter della riforma della giustizia sportiva e per l’approvazione dei regolamenti e delle relative nomine, sottolineando come siano state apportate modifiche al codice in base ai suggerimenti delle Federazioni giunti nell’ultima settimana. Un benvenuto è stato rivolto al neo Presidente della FISG, Andrea Gios, e un ringraziamento – per il lavoro svolto da Commissario – a Giorgio Scarso in vista dell’assemblea elettiva del CONI Sicilia, prevista il 21 giugno. Il Presidente, che ha anche ricordato la situazione legata al disavanzo della FISE e i passaggi che hanno portato alla proroga del commissariamento fino al gennaio 2015, ha infine ringraziato tutti quelli che si sono prodigati per la brillante riuscita delle celebrazioni del Centenario dell’Ente, oltre al Comitato guidato da Benedetta Rizzo.   
3) Attività FNS-DSA-EPS: Approvata la proroga del commissariamento FISE (astensione di Gianfranco Ravà)
4) Statuto CONI- Principi fondamentali statuti FSN: Sono state approvate le seguente delibere. 1) Recepimento delle condizioni indicate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri 2) Principi Trasparenza articolo 11 3) Principi Fondamentali articolo 15 - nuovi principi giustizia 4) Codice di Giustizia Sportiva 5) Regolamento Procura Generale 6) Regolamento Collegio di Garanzia 7) Nomina Procuratore Generale 8) Nomina Collegio di Garanzia 9) Autorizzazione Commissario ad Acta. Tutte le delibere sono state approvate all’unanimità tranne la terza e la quarta (voto contrario di Paolo Barelli).
5) Varie: Sui vari argomenti sono intervenuti: Prof. Giulio Napolitano, Giovanni Petrucci (Pallacanestro), Luigi Musacchia (Rappresentante Enti di Promozione Sportiva), Paolo Barelli (Nuoto), Riccardo Viola (Rappresentante Organi Territoriali), Riccardo Agabio (Ginnastica), Angelo Binaghi (Tennis), Carlo Magri (Pallavolo), Paolo Sesti (Motociclismo), Michele Dell’Olio (Sci Nautico), Marco Durante (Rappresentante Atleti), Riccardo Fraccari (Baseball), Damiano Tommasi (Rappresentante Atleti, Romolo Rizzoli (Bocce), Giorgio Scarso (Scherma). Il Consiglio, non avendo altre delibere da assumere, ha concluso i suoi lavori alle ore 17.15.



http://www.youtube.com/watch?v=bFLqUhtWNc4
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Giugno 12, 2014, 12:09:38 pm
Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02301
presentata da
MANUELA SERRA
martedì 10 giugno 2014, seduta n.258
SERRA, FUCKSIA, CASTALDI, MORRA - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:

la Federazione italiana tennis (FIT), fondata a Firenze il 18 maggio 1910, è un soggetto con personalità giuridica di diritto privato riconosciuto dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e opera sotto la vigilanza tecnica, amministrativa e funzionale dello stesso; si tratta di un'associazione senza fini di lucro autorizzata a disciplinare, regolare e gestire lo sport del tennis e del beach tennis nel territorio nazionale e a rappresentarlo in campo internazionale;

la FIT opera sotto la vigilanza del CONI e agisce con autonomia tecnica, organizzativa e gestionale nel rispetto dell'ordinamento sportivo nazionale ed internazionale; agisce, inoltre, nel rispetto delle deliberazioni e degli indirizzi del Comitato internazionale Olimpico e dello stesso CONI, vista e considerata la rilevanza pubblicistica di alcuni aspetti dell'attività sportiva svolta;

l'associazione non persegue fini di lucro, tuttavia, nell'anno 2007 ha costituito tre società partecipate con fini di lucro, ed in particolare la Fit Servizi Srl, la Mario Belardinelli ADS e la Sportcast Srl;

inoltre risulta agli interroganti che la FIT, recentemente, ha acquistato 5 appartamenti di pregio da destinare alle sedi dei comitati regionali (Toscana, Sardegna, Sicilia, Abruzzo e Veneto);

lo scopo precipuo dell'attività dell'associazione è lo sviluppo e la promozione del tennis e del beach tennis attraverso varie attività, tra cui vi è la formazione degli atleti e la tutela della loro salute, la prevenzione e la repressione dell'uso di sostanze in grado di alterare le loro naturali prestazioni, la diffusione della cultura sportiva, solo per citarne alcune tra quelle indicate all'art.2 dello statuto della federazione;

considerato che per quanto risulta agli interroganti:

sussisterebbero, nonostante gli scopi societari, alcuni fatti, che se confermati, rappresenterebbero delle storture nella gestione degli stessi fini: tra questi si annovererebbe la mancata convocazione dei giovani tennisti più meritevoli, ma privi di mezzi, alle manifestazioni federali, convocazione subordinata alla partecipazione, a titolo oneroso, ad attività nei centri estivi federali. In tal modo si opererebbe un'evidente sperequazione ai danni dei ragazzi provenienti da famiglie che non sono in grado di affrontare gli esborsi economici necessari per frequentare i corsi;

la FIT avrebbe costituito una società col precipuo scopo di gestire il canale televisivo "Supertennis" a cui la stessa FIT avrebbe erogato, in tre anni, circa 15 milioni di euro di contributi; inoltre, il canale televisivo, trasmetterebbe i suoi programmi in Sardegna attraverso frequenze del digitale terrestre acquistate dal gruppo editoriale "Unione sarda", di cui è vicepresidente colui che fino a marzo 2014 è stato presidente del canale televisivo stesso;

considerato inoltre che:

le risorse economiche attraverso cui la FIT persegue i suoi scopi sono in parte di provenienza pubblica, circa il 25 per cento, di cui circa il 90 per cento elargite dal CONI. Ne deriva che le obbligazioni derivanti dalla stipula dei contratti di compravendita degli immobili indicati sarebbero state, verosimilmente, adempiute anche con risorse erogate dal CONI, oltre che con somme provenienti dalle quote corrisposte dai tesserati. Tali somme, quindi, sarebbero state distratte da quelle che sono le attività primarie della FIT, ovvero la promozione della cultura e del tennis e del beach tennis;

risulta agli interroganti che nel luglio 2010 il consiglio federale della FIT statuiva con propria delibera che l'accesso alle manifestazioni giovanili nazionali (ad esempio coppa Belardinelli, coppa d'inverno) doveva essere subordinato alla frequenza, a titolo oneroso, dei centri estivi FIT. Tale scelta, a parere degli interroganti, va a detrimento dei giovani privi di mezzi, sebbene meritevoli,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;

se, nell'ambito delle proprie competenze, abbia adottato dei provvedimenti, o intenda adottarne, al fine di chiarire la sussistenza o meno della violazione delle disposizioni di carattere normativo che disciplinano i soggetti giuridici tra i quali è annoverata anche la FIT;

se risulti se il CONI abbia autorizzato la costituzione delle società richiamate;

se risulti che la gestione delle risorse economiche a disposizione della FIT sia congrua agli scopi perseguiti.

(4-02301)



Ma di cosa stiamo parlando?

Questi fanno quel che vogliono ed il guaio è che nessuno si scandalizza.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Agosto 19, 2014, 15:11:57 pm
http://www.giustizia-amministrativa.it/rassegna_web/140509/2lxd8x.pdf

Sentenza richiamata nell'articolo.
Ciao


SEZIONE  ESITO  NUMERO  ANNO  MATERIA  PUBBLICAZIONE 
SEZIONI RIUNITE   SENTENZA  17  2014  -  07/05/2014 

Sentenza n. 17/2014/RIS


R E P U B B L I C A     I T A L I A N A

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE DEI CONTI

SEZIONI RIUNITE IN SEDE GIURISDIZIONALE

in speciale composizione

composta dai signori magistrati:

Pasquale IANNANTUONO               Presidente

Nicola LEONE                                       Consigliere

Rossella SCERBO                               Consigliere

Daniela ACANFORA                            Consigliere

Clemente FORTE                                 Consigliere

Maria Teresa D’URSO                         Consigliere relatore

Luca FAZIO                                            Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nel giudizio n. 370/SR/RIS; sul ricorso proposto dalla società per azioni Coni Servizi S.p.a., in persona dell’amministratore delegato Alberto Miglietta, rappresentato e difeso dall’avv. Massimo Ranieri e dall’Avv. Mario Sanino, presso il cui studio è elettivamente domiciliato in Roma, Viale Parioli n. 180,

CONTRO

l’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT -, in persona del legale rappresentante p.t. rappresentato e difeso ex lege dall’Avvocatura Generale dello Stato presso cui domicilia in Roma, Via dei Portoghesi n. 12,

per l’annullamento

dell’elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato individuate ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009 n. 196, oggetto del Comunicato ISTAT pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 settembre 2013 n. 228, nella parte in cui include la società per azioni Coni Servizi s.p.a.

Visto il ricorso iscritto al n. 370/SR/RIS.

Esaminati gli atti e i documenti di causa.

Uditi nella pubblica udienza del 2 aprile 2014 il relatore Consigliere Maria Teresa D’Urso, l’Avv. Massimo Ranieri, l’Avvocatura dello Stato in persona dell’Avvocato Roberta Tortora ed  il Pubblico Ministero in persona del Vice Procuratore generale  Roberto Benedetti

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Con ricorso depositato in data 3 dicembre 2013, e ritualmente notificato, la società CONI Servizi S.p.a.  proponeva ricorso innanzi alle Sezioni riunite di questa Corte in speciale composizione e chiedeva, con vittoria di spese ed onorari, l’annullamento del Comunicato ISTAT, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, del 30 settembre 2013 n. 228, contenente l’elenco delle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009 n. 196 e di ogni altro atto a questo connesso, presupposto e conseguenziale.

Premessa un’ampia esposizione delle caratteristiche e degli scopi della società CONI Servizi S.p.a., parte ricorrente deduceva in primo luogo sull’ammissibilità del ricorso de quo, in nulla rilevando - a suo dire – l’avvenuto l’inserimento della summenzionata società in precedenti elenchi ISTAT, stante il valore annuale alla ricognizione dell’elenco ISTAT impugnato nella fattispecie, e successivamente argomentava circa la natura del rapporto della ricorrente con il CONI, normativamente fissato dall’art. 8 della l. 8 agosto 2002 n. 178, elencando i servizi e le prestazioni ad esso finalizzate.

In particolare, la società ricorrente precisava che, con la riforma di cui alla citata legge n. 178/2002, a differenza di altre ipotesi di società pubbliche privatizzate (es. Enel spa; Poste Italiane spa), l’ente pubblico CONI aveva mantenuto il compito di fissare  gli obiettivi di  politica sportiva e di finanziare le attività sportive, mentre alla società CONI Servizi S.p.a. era stato demandato il compito di perseguire tali obiettivi con l’efficienza e l’autonomia dell’imprenditore commerciale. Finalità queste – argomentava parte ricorrente – pienamente conseguite sia notevolmente riducendo l’indebitamento nei confronti del sistema bancario che avviando un processo di autofinanziamento per lo sport italiano mediante crescita dei ricavi di mercato.

Nel merito, parte ricorrente deduceva come primo motivo di impugnazione la violazione dell’art. 1, comma 5, L. 30 dicembre 2004 n. 311 (legge finanziaria 2005) e dell’art.1, comma 3, l. 31 dicembre 2009 n. 196 (legge finanziaria 2010), sotto il profilo di un’illegittima compressione del diritto di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione. Denunciava altresì la violazione degli artt. 6, commi 6,7,9, e 11, 9, commi 5,7,28 e 29, e 12, commi 1,2,3,7 e 9 del D.L. 78/2010, convertito dalla l. 122/2010, nonché la violazione dell’art. 8 del D.L. 95/2012, convertito dalla L. 135/2012. Ed invero, argomentava parte ricorrente, la legge 311/2004 non aveva inserito la CONI  Servizi S.p.a. nell’allegato 1 della medesima legge, avendone con ciò riconosciuto la specificità, in quanto società a totale partecipazione pubblica finalizzata ad operare con modalità imprenditoriali e secondo logiche industriali e commerciali anche sul libero mercato. Non a caso, rilevava ancora la ricorrente con riguardo alla propria governance, era stato attribuito al Ministero dell’Economia e delle Finanze di esercitare, quale detentore del 100% delle azioni, i poteri propri di qualsiasi azionista di società di capitali, con la conseguente illegittimità di atti che, come quello impugnato, avevano l’effetto di ricondurre nell’ambito della Pubblica Amministrazione una persona giuridica che invece era stata costituita proprio per operare al di fuori di siffatto circuito pubblicistico.

Come secondo motivo di impugnazione parte ricorrente deduceva il vizio di eccesso di potere in tutte le sue figure sintomatiche, e precisamente a titolo di illogicità, irrazionalità, contraddittorietà, manifesta ingiustizia e disparità di trattamento. Ed invero, secondo parte ricorrente negava la possibilità di rientrare nelle tre tipologie di cui al SEC 95, Settore delle Pubbliche Amministrazioni (settore S13), in quanto nel trasferimento operato dal CONI era ravvisabile un vero e proprio corrispettivo a titolo di controprestazione in esecuzione del contratto di servizio.

Con il terzo motivo di impugnazione parte ricorrente deduceva il vizio di eccesso di potere sotto il profilo dell’illogicità manifesta del provvedimento impugnato, che – a suo dire – avrebbe comportato sicuramente un’ulteriore riduzione degli introiti destinati alla stessa CONI Servizi S.p.a., in quanto lo stesso CONI  subirà le riduzioni che discendono dall’applicazione della citata normativa (cfr. leggi n. 122/2010 e n. 135/2012). Su tale specifico punto la ricorrente rappresentava che il TAR Lazio si era pronunciato con la sentenza n. 4826 del 2007, ritenendo che l’applicazione della cd. legge Bersani (l. 248/2006) comportava per la società CONI Servizi s.p.a. la riduzione delle sole voci di spesa del bilancio non connesse all’esecuzione del contratto di servizio con CONI e richiedeva, quindi, alle Sezioni riunite della Corte dei conti di esprimersi su questa stessa questione.

Con memoria depositata in data 17 febbraio 2014 si costituiva l’Avvocatura dello Stato.

In premessa, l’Avvocatura erariale riportava che l’odierna ricorrente, a decorrere dall’anno 2006 aveva impugnato dinanzi al TAR Lazio (RG 10676/2006; 10036/2007; 11255/2008; 9867/2010; 10521/2011)  tutti i comunicati ISTAT che hanno incluso la CONI Servizi S.p.a. nell’elenco delle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato e che il primo giudizio si era concluso con sentenza di rigetto n. 4826 del 14 febbraio 2007, pronunciata dal TAR Lazio e poi confermata dalla sentenza del Consiglio di Stato del  28 novembre 2012 n. 6014.

Con riferimento al primo motivo di impugnazione (pretesa illegittima compressione del diritto di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione, violazione degli artt. 6, commi 6,7,9, e 11, 9, commi 5,7,28 e 29,  e 12, commi 1,2,3,7 e 9 del D.L. 78/2010, convertito dalla l. 122/2010, e violazione dell’art. 8 del D.L. 95/2012, convertito dalla L. 135/2012), in quanto l’ISTAT, pur se per legge competente per individuare annualmente le Amministrazioni pubbliche da inserire nel conto economico consolidato, avrebbe invece soltanto aggiornato l’elenco dell’anno precedente, senza alcuna doverosa rivalutazione, secondo i vigenti paradigmi della statistica comunitaria, degli inserimenti precedenti in ragione delle eventuali modificazioni degli assetti economico-patrimoniali e di “governance” dei soggetti inseriti), l’Avvocatura dello Stato eccepiva l’inammissibilità del ricorso perché volto ad impugnare un atto avente rango legislativo, tale dovendosi ritenere l’elenco ISTAT in forza del richiamo operato dall’articolo 5, comma 7, d. l. 16/2012, convertito con modificazioni dalla l. 44/2012.

      Con riferimento al secondo motivo di impugnazione (eccesso di potere in tutte le sue figure sintomatiche, e precisamente per illogicità, irrazionalità, contraddittorietà, manifesta ingiustizia e disparità di trattamento) l’Avvocatura dello Stato eccepiva l’irrilevanza della forma giuridica di società per azioni dell’odierna ricorrente, dal momento che l’inserimento nel Settore S13 del SEC 95 discendeva soltanto dalla capacità economica di reperire sul mercato ricavi per una quota superiore al 50% dei costi di produzione.

Infatti, secondo quanto prospettato dall’Avvocatura erariale, il prezzo economicamente significativo era da definire in base al cosiddetto “criterio del 50%” (market/no market), e consisteva nell’accertare se i ricavi per prestazioni di servizi, realizzati in situazioni e condizioni di mercato (caratterizzato dalla concorrenza dal lato della domanda e/o dal lato dell’offerta) coprivano una quota superiore al 50% dei costi di produzione. Sul punto l’Avvocatura, richiamando le argomentazioni della sentenza del TAR Lazio n. 4826 del 2007, precisava che le somme trasferite alla società ricorrente a fronte del contratto di servizio stipulato con il CONI non potevano essere considerato un corrispettivo, in quanto erogate non a fronte di prestazioni specificamente individuate, ma per la generalità delle attività demandate alla società strumentale CONI Servizi S.p.a. Né tali somme potevano essere qualificate come ricavo per vendita di servizi, perché corrisposte a fronte di servizi non prodotti in condizioni di mercato, per le seguenti argomentazioni : CONI Servizi S.p.a. agiva in regime di monopolio ed, anzi, era stata costituita ad hoc, per svolgere i servizi propri dell'Ente Coni; le attribuzioni provenivano da affidamento diretto e non da una gara aperta anche a concorrenti privati; la quasi totalità dei servizi erano prodotti per l'Ente CONI, né vi erano altri soggetti privati concorrenti alla produzione degli stessi servizi alle stesse condizioni ed, infine, il corrispettivo erogato dall'Ente Coni copriva interamente i costi, al netto dei ricavi "propri", da ritenere quindi marginali. Inoltre, in applicazione del citato criterio “market/no market”, il rapporto tra i ricavi propri, cioè derivanti da vendite di servizi in condizioni di mercato, e i costi di produzione della società ricorrente erano stati pari per gli anni 2010 e 2011 rispettivamente al 20,2% e 22,5% del totale e, quindi, di gran lunga inferiori al richiesto valore del 50%.

     L’Avvocatura rilevava, inoltre, che la società ricorrente possedeva le caratteristiche di “unità istituzionale” richieste dal SEC 95 per la classificazione delle entità economiche ed è classificabile come “produttore pubblico”, in quanto soggetto a controllo da parte di Amministrazioni pubbliche (Ministero dell’Economia e delle finanze e CONI).

     Riguardo al terzo motivo di impugnazione (eccesso di potere come illogicità, irrazionalità, contraddittorietà, manifesta ingiustizia e disparità di trattamento sotto altro profilo e cioè con riferimento alla circostanza che dell’inserimento dello stesso CONI nell’elenco ISTAT) l’Avvocatura rilevava che l’inclusione nell’elenco ISTAT anche del CONI costituiva effetto dell’applicazione di norme di legge. Conseguentemente concludeva per il rigetto del ricorso, in quanto infondato in fatto ed in diritto, con vittoria di spese, competenze ed onorari.

     Con memoria depositata il 24 febbraio 2014, si costituiva la Procura generale della Corte dei conti, che, premesse osservazioni di carattere generale circa la attinenza del ricorso documentale versato in atti con il giudizio instaurato innanzi a queste Sezioni riunite, avanzava dubbi circa  la carenza dell’interesse ad agire, ai sensi dell’art. 100 c.p.c., con riferimento alla circostanza, lamentata da parte ricorrente, che l’assoggettamento ad una disciplina legislativa fosse di per sé produttiva di una lesione una lesione giuridicamente apprezzabile e tutelabile.

     Eccepiva, inoltre, l’infondatezza nel merito del ricorso, innanzitutto perché la società CONI Servizi S.p.a. rivestiva natura di unità istituzionale di natura pubblica, con il profilo di produttore di beni o servizi non destinabili alla vendita, atteso il prevalente ed assorbente rapporto funzionale con l’Ente CONI.

La Procura generale rilevava, inoltre, la carenza del carattere di “ente market”, in quanto la società ricorrente ricavava una percentuale elevata delle proprie risorse, precisamente circa l’80% del totale, dal rapporto monopolistico intrattenuto con l’Ente CONI, sulla base di uno strumento normativamente stabilito (il contratto di servizio) a remunerazione delle attività svolte a favore dell’ente pubblico in maniera globale e non con riferimento a singole e specifiche prestazioni di servizi.

La Procura generale proseguiva, poi, con una analitica disamina delle caratteristiche della società ricorrente, quali ricavabili dall’articolo 8 del d.l. 138 del 2002 (legge istitutiva della società CONI Servizi s.p.a.), evidenziandone la natura giuridica di società per azioni in senso soltanto formale, prevalendo al contrario il dato costituito dala sua finalizzazione al perseguimento di interessi pubblici.

 Infine, nel rilevare la non congruenza rispetto al presente giudizio delle critiche mosse nel ricorso introduttivo alle sentenze del giudice amministrativo concludeva per il rigetto del ricorso e la condanna alla rifusione delle spese di giudizio in favore delle controparti.

Con nota del 26 febbraio 2014 gli avvocati di parte ricorrente chiedevano il differimento della data di udienza, fissata per il 5 marzo 2014, ad altra data per concomitanti impegni giudiziari. Con decreto presidenziale n. 40 del 10 marzo 2014  la data dell’udienza veniva differita al 3 aprile 2014.

All’udienza del 3 aprile 2014 l’Avv. Ranieri richiamava le argomentazioni dedotte nella memoria introduttiva del giudizio, evidenziando che la contestazione dell’inserimento della società CONI Servizi S.p.a. nell’elenco delle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato originava dalla contestazione della metodologia valutativa  che legittima l’ISTAT a tale inserimento. Rilevava, inoltre, che, sebbene secondo il criterio market/no market il fatturato 2013 della società è ascrivibile per il 77% circa al CONI e per il 23% al mercato, essa operava come soggetto imprenditoriale anche nei confronti del CONI. Concludeva, quindi, per l’accoglimento del ricorso con vittoria di spese ed onorari.

Depositava, altresì, in udienza estratto del verbale del 21 marzo 2014 del Consiglio di Amministrazione contenente la ratifica della procura alle liti per il presente  ricorso proposto innanzi alla Corte dei conti Sezioni riunite in sede giurisdizionale inizialmente su procura del solo amministratore delegato.

L’Avvocato dello Stato nel proprio intervento reiterava le argomentazioni contenute nella memoria dianzi richiamata, in particolare insistendo sulla eccezione di legificazione dell’elenco ISTAT impugnato e richiamando le argomentazioni del Consiglio di Stato della sentenza del  28 novembre 2012, n. 6014. Concludeva, infine, per la reiezione del ricorso nel merito con condanna alle spese di giudizio

La Procura generale, nel premettere che la presenza del P.M. nel presente giudizio era richiesta nell’interesse della legge e della corretta attuazione dell’ordinamento, evidenziava che, in precedenza, le stesse domande ed argomentazioni erano già state proposte al giudice amministrativo, in siffatta sede essendone respinte. Pertanto, a dire della Procura Generale, il ricorso de quo era da ritenersi precluso per l’esistenza di un giudicato amministrativo, essendo rimasti immutati i presupposti di fatto che negli anni precedenti avevano determinato l’inclusione dell’odierno ricorrente nell’elenco ISTAT.

La Procura generale concludeva, quindi, per il rigetto del ricorso con condanna al pagamento delle spese di lite

MOTIVI DELLA DECISIONE

Viene in discussione il ricorso proposto dalla società per azioni CONI Servizi S.p.a. avverso l’elenco delle amministrazioni pubbliche oggetto del comunicato ISTAT pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, del 30 settembre 2013 n. 228, che contiene l’elenco delle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009 n. 196, nella parte in cui vi include la società per azioni CONI Servizi S.p.a..

Il Collegio deve, innanzitutto, farsi carico di esaminare le eccezioni processuali sollevate dalle controparti in ordine alla ammissibilità del ricorso, che, ai sensi dell’art. 1, comma 169, della legge n. 228 del 2012 , si svolge nelle forme processuali dei giudizi ad istanza di parte, disciplinati dall’art. 58 del R.D. n. 1038 del 1933, come integrato dalle disposizioni generali recate dal Titolo I del Regolamento di procedura, così come esegeticamente individuato dalla sentenza – ordinanza n. 3/2013/RIS dell’11 luglio 2013 di queste Sezioni riunite.

Con riguardo alle questioni processuali va data priorità alla eccezione di inammissibilità illustrata dall’Avvocatura dello Stato nella memoria difensiva e nella difesa orale, nell’assunto che l’ elenco ISTAT impugnato, in quanto mera reiterazione del precedente elenco oggetto del comunicato ISTAT 28-9-2012, sarebbe assurto a rango legislativo (“cd. legificazione”); in tal senso militerebbe, a parere dell’Avvocatura, la modifica dell’art. 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009 n. 196, operata dall’art. 5, comma 7, del decreto legge 2 marzo 2012 n. 16, convertito con modificazioni dalla legge 26 aprile 2012 n. 44.

In sostanza, la menzione dell’elenco ISTAT 2012 negli estremi di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale avrebbe avuto l’effetto di far perdere ad esso la connotazione provvedimentale, per assurgere a rango di norma primaria. Da ciò conseguirebbe che, trattandosi, nella specie, di soggetto già incluso negli elenchi “cristallizzati” in legge, il ricorso proposto avverso l’elenco ISTAT del 2013 sarebbe inammissibile.

Tale eccezione è infondata, come chiarito da parte di queste Sezioni riunite nella sentenza n. 7/2013/RIS, che hanno, con motivate e puntuali argomentazioni, che qui si intendono integralmente richiamate e dalle quali il Collegio non ritiene sussistere fondate argomentazioni per discostarsene, respinto tale opzione interpretativa, ritenendo conclusivamente che oggetto di impugnazione è costituito non da un atto di rango legislativo, ma un atto ricognitivo di natura amministrativa. Ciò in quanto la menzione degli elenchi ISTAT con gli estremi di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale “..non abbia altro significato che quello reso palese dalle espressioni utilizzate dal legislatore e, cioè, quello di individuare l’ambito applicativo delle disposizioni in materia di finanza pubblica, …. indicando la platea dei destinatari delle norme di ciascun anno”. Si tratta, quindi, di una operazione di mera identificazione degli elenchi, senza che questi ultimi assumano una valenza diversa da quella che essi avevano al momento della loro pubblicazione e che traeva titolo dall’originaria pubblicazione dell’art. 1, comma 2, della legge n. 196 del 2009 e prima ancora dall’art. 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004 n. 311.

L’interpretazione sostenuta dall’Avvocatura dello Stato contrasta, altresì, con la disposizione recata dal comma 3 dell’art. 1 della legge n. 196 del 2009, secondo cui «la ricognizione delle amministrazioni pubbliche di cui al comma 2 è operata annualmente dall’ISTAT con proprio provvedimento e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale entro il 30 settembre» e con la normativa comunitaria, che affida agli Istituti nazionali di statistica il compito di predisporre annualmente l’elenco delle unità istituzionali che rientrano nel settore delle amministrazioni pubbliche, la cui contabilità concorre alla formazione del conto economico consolidato.

In particolare, appare in contrasto con la regolamentazione europea l’assunto secondo cui la ricognizione delle amministrazioni pubbliche – che, ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge n. 196 del 2009, deve essere effettuata annualmente dall’ISTAT con proprio provvedimento - sia ridotta per gli anni successivi al 2012, in conseguenza della pretesa “legificazione” degli elenchi redatti nelle annualità precedenti, a una mera ripetizione di quegli elenchi “legificati” o “cristallizzati”. Al contrario, l’inclusione nell’elenco annuale delle amministrazioni pubbliche presuppone un accertamento della sussistenza (o della permanenza) delle condizioni stabilite dagli «specifici regolamenti dell’Unione europea», affinché un’unità istituzionale possa essere qualificata come amministrazione pubblica.

Conclusivamente, il ricorso è ammissibile in quanto l’oggetto di impugnativa è costituito da un atto ricognitivo di natura amministrativa e non da un atto di rango legislativo.

Così egualmente deve essere esaminata la sussistenza dell’interesse ad agire, ai sensi dell’articolo 100 c.p.c., quale eccezione proposta dalla Procura generale, con riferimento agli effetti pregiudizievoli lamentati da parte ricorrente, che discenderebbero dalla impropria applicazione ad essa della normativa di cui al d.l. 78 del 2010 ed al d.l. 95 del 2012.

L’eccezione, a parere del Collegio, è infondata e non merita accoglimento, laddove si consideri che, per giurisprudenza consolidate della Suprema Corte (Cass. n. 15355/2010; Cass. n. 27151/2009; Cass. n. 28205/2008; Cass. n. 24434/2007; Cass. n. 10661/2004; Cass. n. 9172/2003), l’interesse ad agire consiste in quella situazione giuridica subiettiva di vantaggio sostanziale, il cui riconoscimento viene posto ad oggetto della pretesa fatta valere in giudizio e si concreta nell’esigenza di colui che propone la domanda di conseguire un risultato utile e giuridicamente apprezzabile e non altrimenti conseguibile .

In questo senso deve ritenersi che nel presente giudizio la parte sia legittimata a proporre la domanda, in quanto la pronuncia richiesta è astrattamente idonea al conseguimento del risultato utile richiesto.

Prima di esaminare il merito della questione, si precisa che parte ricorrente articola il ricorso de quo sulla base di una espressa e ripetuta richiesta di “rimeditazione” delle argomentazioni della sentenza n. 4826/2007 del TAR Lazio.

A prescindere dalla non irrilevante circostanza che tale sentenza, come evidenziato dall’Avvocatura dello Stato nella memoria di costituzione, risulta confermata dalla sentenza del Consiglio di Stato del  28 novembre 2012, n. 6014 e è, pertanto, coperta da giudicato amministrativo, risulta doveroso precisare che esula dai compiti, poteri e attribuzioni di questo Collegio qualsivoglia valutazione e/o interpretazione riguardante i percorsi logici ed argomentativi che hanno portato altro Giudice, precedentemente adito dalla stessa ricorrente, ad emettere provvedimenti giurisdizionali.

Tanto precisato, a fronte delle deduzioni operate dalla Procura generale (che nulla, tuttavia, eccepisce sul punto sotto l’aspetto processuale), questo Giudice ritiene che i frequenti richiami all’auspicata modifica costituiscano meri errori materiali, qualificabili come  refusi di stampa. Conseguentemente gli stessi possono essere interpretati e valutati in questa sede quali autonomi motivi di doglianza avverso l’impugnato Comunicato ISTAT, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, del 30 settembre 2013 n. 228, contenente l’elenco delle Amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009 n. 196 di cui si richiede l’annullamento.

Per le medesime motivazioni non può trovare delibazione nel presente giudizio la valutazione di merito operata dal TAR Lazio nella già citata sentenza n. 4826/2007, circa le modalità operative della cd. legge Bersani (l. n. 248/2006) sul contratto di servizio stipulato con il CONI, perché considerato nel presente ricorso non quale autonomo motivo di impugnazione, ma quale giudizio espresso da giudice di altro plesso giudiziario nell’ambito del proprio potere di delibazione.

Fatta questa doverosa premessa e venendo all’esame del merito del ricorso, si precisa che parte ricorrente  lamenta di essere stata impropriamente inclusa nell’elenco ISTAT delle amministrazioni pubbliche del 2013, sulla base delle seguenti argomentazioni:

-       Violazione dell’art. 1, 5° comma, legge n. 311 del 2004 e dell’art. 1, 3° comma, della legge n. 196 del 2009,  per non aver l’ISTAT adeguatamente valutato la natura civilistica  della società ricorrente, trattandosi di società di diritto privato a totale partecipazione pubblica  operante con modalità imprenditoriali e secondo logiche industriali e commerciali anche nei confronti di CONI servizi, oltre che di soggetti terzi. A tal proposito precisa che la società ricorrente opera sul mercato per creare reddito nell’interesse dello sport italiano, pur riconoscendo che il peso del cliente CONI sul fatturato è ad oggi “prevalente (anche se in costante diminuzione)”. Evidenzia,  infine, la società ricorrente è comunque tenuta alla ricerca dell’equilibrio tra costi e ricavi, nel rispetto del principio principale  dell’attività di impresa e cioè del perseguimento dello scopo lucrativo ex art. 2247 c.c.. La società ricorrente evidenzia anche il difetto del requisito soggettivo, richiesto dal SEC 95 agli effetti classificatori, per essere compreso tra i soggetti sottoposti al controllo di una amministrazione pubblica e cioè l’essere soggetto a “controllo pubblico”, dal momento che l’unico azionista (il Ministero dell’Economia e delle Finanze) esercita i poteri di qualsiasi azionista di società di capitali, mentre l’unica specificità dettata dalla legge istitutiva (art. 8, comma 4, l. n. 178/2002) riguarda la designazione da parte del CONI dei componenti degli organi sociali.

-       Eccesso di potere sotto l’aspetto dell’illogicità, irrazionalità, contraddittorietà, manifesta ingiustizia e disparità di trattamento per non aver l’ISTAT adeguatamente valutato il difetto del requisito oggettivo, richiesto dal SEC 95 agli effetti classificatori, per l’inserimento tra i soggetti sottoposti al controllo di una amministrazione pubblica e cioè la produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita. La società ricorrente ritiene, infatti, di non rientrare  né nella lettera b) del settore S13 del SEC 95, in quanto società che persegue uno scopo di lucro attraverso la produzione e la vendita di servizi di natura commerciale a corrispettivi di mercato non solo al CONI, ma anche a soggetti terzi, né nella lettera a) in quanto i suoi ricavi per prestazioni di servizi a terzi (CONI ed altri soggetti privati) sono superiori ai costi di produzione. In sostanza, parte ricorrente ritiene il contratto di servizio stipulato con il CONI  individui nel dettaglio le prestazioni dovute e ciò esclude che il corrispettivo possa essere considerato contributo pubblico. Così considerato trattasi di  un corrispettivo correlato a prestazioni effettuate in regime di mercato e come tale ascrivibile alla voce “ricavi”, superando ampiamente il test “market/no market”.

-       Eccesso di potere sotto altro profilo sotto l’aspetto dell’illogicità, irrazionalità, contraddittorietà, manifesta ingiustizia e disparità di trattamento per avere l’ISTAT incluso nel Comunicato ISTAT impugnato anche il CONI . Questo darebbe secondo parte ricorrente origine ad un “effetto a cascata”, in quanto CONI Servizi s.p.a., oltre a risentire degli effetti limitativi di spesa derivanti in via diretta dall’inserimento nell’elenco ISTAT, risentirebbe anche dei tagli che subirà, a sua volta, il CONI. 

Tali doglianze, così come articolate nel ricorso proposto, non risultano fondate e meritevoli di accoglimento per le motivazioni di seguito esplicate.

Per un esatto inquadramento della problematica, occorre premettere che, ai sensi del Regolamento CE n. 2223/96 del 25 giugno 1996 del Consiglio, relativo al "Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità Ue" (SEC 95), l'Istituto Nazionale di Statistica è chiamato a predisporre annualmente il conto economico consolidato delle Amministrazioni Pubbliche nell'ambito della Procedura sui Deficit Eccessivi regolata dal Trattato di Maastricht.

Il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (SEC95), di cui al citato Regolamento CE 25.6.1996 n. 2223/96 del Consiglio,  rappresenta un sistema contabile comparabile a livello internazionale, utilizzato quale riferimento per le statistiche sociali ed economiche dell'Unione europea e dei suoi Stati membri" (cfr. Allegato A del Reg. CE 25.6.1996 n. 2223/96).

L'elaborazione del conto economico consolidato si basa sulla corretta individuazione delle unità istituzionali che fanno parte del Settore "Amministrazioni Pubbliche" (AP), denominato S13, secondo i criteri fissati dal citato Regolamento UE n. 2223/96 
 
 (SEC95) e dal relativo "Manuale del SEC95 sul disavanzo e sul debito pubblico", che costituisce uno strumento di interpretazione del predetto Regolamento.

L’elenco delle unità che fanno parte del settore S.13 costituisce la base per la compilazione da parte dell’ISTAT del conto economico delle Amministrazioni Pubbliche previsto dalle norme europee e rappresenta il riferimento per il calcolo degli aggregati dell’indebitamento netto e del debito delle amministrazioni pubbliche. I medesimi dati sono utilizzati dall’Unione Europea ai fini del monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica anche per verificare la congruenza degli stessi rispetto agli obiettivi definiti da ciascun Paese con il proprio programma di stabilità e crescita.

Tuttavia, a livello nazionale l’elenco ha assunto funzioni ben più ampie, essendo stato previsto dall’art. 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004 n. 311 (legge finanziaria 2005) che «Al fine di assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in sede di Unione europea, indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria e nelle relative note di aggiornamento, per il triennio 2005-2007 la spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate per l’anno 2005 nell’elenco 1 allegato alla presente legge e per gli anni successivi dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) con proprio provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale non oltre il 31 luglio di ogni anno, non può superare il limite del 2 per cento rispetto alle corrispondenti previsioni aggiornate del precedente anno, come risultanti dalla Relazione previsionale e programmatica».

Ancora più significative appaiono le disposizioni recate dalla legge di contabilità e finanza pubblica 31 dicembre 2009 n. 196, il cui art. 1 ha previsto, al comma 1, che «Le amministrazioni pubbliche concorrono al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica sulla base dei principi fondamentali dell’armonizzazione dei bilanci pubblici e del coordinamento della finanza pubblica, e ne condividono le conseguenti responsabilità»; e, al comma 2 (nel testo originario), che «Ai fini della presente legge, per amministrazioni pubbliche si intendono gli enti e gli altri soggetti che costituiscono il settore istituzionale delle amministrazioni pubbliche individuati dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) sulla base delle definizioni di cui agli specifici regolamenti comunitari».

Il comma 2 dell’art. 1 è stato, successivamente, modificato dall’art. 5, comma 7, del decreto legge 2 marzo 2012 n. 16, convertito con modificazioni dalla legge 26 aprile 2012 n. 44.

È rimasta, però, invariata la finalità costantemente seguita dal legislatore nazionale di utilizzare l’elenco ISTAT delle Amministrazioni Pubbliche quale ambito di riferimento delle misure economico-finanziarie stabilite dalla legge finanziaria di ciascun anno e da altri atti legislativi volti a raggiungere gli obiettivi della armonizzazione e del coordinamento della finanza pubblica, nonché del contenimento della spesa pubblica (Corte dei conti, Sezione riunite, sentenza ordinanza n. 3/2013/RIS dell’11 luglio 2013).

A mero titolo esemplificativo, oltre alle disposizioni di carattere generale contenute nella legge n. 196 del 2009, è sufficiente rammentare le norme recate dall’art. 6 del decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010 n. 122 (in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) e il decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012 n. 135 (sulla cosiddetta spending review). Da tutto quanto sopra premesso, discende la infondatezza di ciascuna delle argomentazioni proposte da parte ricorrente, a cominciare dalla natura di soggetto di diritto privato, che osterebbe all’inquadramento  tra le pubbliche amministrazioni.

La società ricorrente, pur essendo un soggetto di diritto privato, può correttamente essere inserita, dal punto di vista economico a termini di Regolamento SEC 95, nella categoria dei produttori pubblici di beni e servizi non destinabili alla vendita (no market), in quanto, in tale ambito, vanno collocati i soggetti che sono controllati e prevalentemente finanziati da amministrazioni pubbliche e che vendono “servizi” a prezzi ritenuti economicamente non significativi, in quanto il cash flow proveniente da soggetti diversi dai pubblici finanziatori non raggiunge la soglia critica del 50%. In particolare, parte ricorrente nega di poter essere considerata un “organismo pubblico”, perché, a suo dire, opererebbe in applicazione di principi e logiche di mercato ed in quanto il corrispettivo del contratto di servizio stipulato con il CONI non può essere considerato un contributo pubblico, bensì una controprestazione in senso proprio, correlata specificamente alle prestazioni di servizi effettuate a favore del committente CONI e, quindi, ascrivibile alla voce ricavi del conto economico, con ciò determinando un rapporto ricavi/costi ben superiore a quello indicato dall’ISTAT.

Tale ricostruzione non può trovare accoglimento.

Ad avviso del Collegio il corrispettivo ricevuto dal CONI  in base al contratto di servizio per l’anno 2013, versato in atti (all. 3 al ricorso introduttivo), non è ascrivibile alla voce ricavi del conto economico, perché non è corrisposto a fronte di servizi prodotti in condizioni di mercato.

Ed infatti, CONI Servizi s.p.a. interagisce con il CONI  in condizioni di monopolio e senza altri soggetti privati concorrano alla produzione degli stessi servizi alle stesse condizioni, in base ad un affidamento diretto del contratto e producendo servizi e prestazioni in misura assolutamente dominante per il CONI, come pacificamente ammesso anche dalla stessa ricorrente. A ciò si aggiunga che, in base all’articolo 6 del contratto medesimo ( Corrispettivo per i servizi e prestazioni resi dalla CONI Servizi s.p.a.), il corrispettivo è stabilito non facendo riferimento al prezzo delle singole prestazioni, ma con modalità forfettarie rapportate a linee di attività assolutamente generali (es. “1. attività e servizi dedicati al CONI relativi al funzionamento degli uffici destinati all’attività istituzionale, alla realizzazione dei programmi di attività deliberati dalla Giunta Nazionale, allo sviluppo di progetti specifici..; 2. Attività e servizi dedicati alle strutture territoriali del CONI, relativi al funzionamento degli uffici centrali e periferici …; 3. Supporto nell’elaborazione, sviluppo e attuazione di strutture dedicate della CONI servizi spa del progetto CONI di ridefinizione degli assetti organizzativi e operativi del territorio….; 4. Sviluppo per l’Ente CONI di progetti specifici quali, ad esempio, quelli finalizzati alla ricerca scientifica applicata allo sport”).

Trattasi, quindi, di una erogazione, che a prescindere dal nomen iuris, assume la natura di trasferimento pubblico, erogato in assenza di qualsivoglia rischio d’impresa e del tutto distinto dalla natura di ricavo proprio connesso alla erogazione di servizi in condizioni di mercato. Al riguardo, giova precisare che il prezzo è definito economicamente significativo in base al cosiddetto "criterio del 50%", che consiste nell'accertare se i ricavi propri per prestazioni di servizi, realizzati in situazioni e condizioni di mercato, coprano una quota superiore al 50% dei costi di produzione. Secondo tale criterio, per ricavo (ricavo proprio) si intende il corrispettivo per la cessione di beni o la prestazione di servizi realizzato in condizioni di mercato, caratterizzato dalla concorrenza dal lato della domanda e/o dal lato dell'offerta. In applicazione di tale criterio interpretativo, il risultato del test “market/no market” per la società ricorrente, come riferito in memoria dall’Avvocatura dello Stato e confermato anche da parte ricorrente (laddove fa riferimento al “corrispettivo” del contratto di servizio stipulato con il CONI),  risulta di gran lunga inferiore al 50%, con conseguente legittimità dell’inclusione della società ricorrente nel settore delle amministrazioni pubbliche (S13).

Per maggiore chiarezza giova, altresì, evidenziare che, secondo il Manuale SEC, l’unità istituzionale pubblica, finanziata prevalentemente da una amministrazione pubblica sulla base dei propri costi o di una negoziazione (budget globale), va classificata nel settore delle amministrazioni pubbliche, in quanto questi finanziamenti non corrispondono a vendite; nello stesso senso, anche i pagamenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche ad una unità istituzionale pubblica in relazione a servizi effettivamente prestati non vanno considerati vendite, quando gli stessi prezzi non possono essere applicati a servizi analoghi forniti da produttori privati ovvero quando gli stessi rispondono a funzioni puramente amministrative al fine di assegnare i finanziamenti, controllare e confrontare i costi, migliorare la produttività interna delle unità pubbliche.

Lo stesso regolamento SEC95, per converso, qualifica come ricavi soltanto quei contributi erogati per singola unità di bene o servizio prodotto o importato. Essi possono consistere in un determinato importo di denaro per una unità di quantità di un bene o servizio oppure possono essere calcolati “ad valorem”, nella forma di una determinata percentuale del prezzo per unità. I contributi possono anche essere calcolati quale differenza tra un dato prezzo di riferimento e il prezzo di mercato effettivamente pagato da un acquirente (paragrafo 4.33). Alla luce della stessa normativa comunitaria, appare, quindi, evidente che le erogazioni di cui trattasi non possono essere valutati al fine di far considerare l’odierna ricorrente quale ente market.

Egualmente infondata appare, nel caso dell’odierna ricorrente, l’asserita carenza di controllo pubblico, stante il rapporto istituzionale che esiste tra il CONI, ente pubblico nazionale,  e la società per azioni CONI Servizi s.p.a., funzionale al perseguimento di interessi pubblici dello stesso CONI, di cui rappresenta, anche sotto l’aspetto della governance, una articolazione. Infatti, secondo quanto risulta dall’ articolo 8, comma 4, della già citata legge  n. 178 del 2002, spetta al Ministero dell’Economia e delle finanze la proprietà di tutte le azioni costituenti il capitale sociale, mentre compete al CONI la designazione del Presidente e di tutti gli altri componenti del Consiglio di amministrazione, al Ministro dell’Economia e delle finanze la designazione del Presidente del Collegio dei sindaci  ed al Ministro per i Beni e le attività culturali la designazione degli altri componenti del Collegio dei sindaci.

Sempre l’articolo 8 dispone la provenienza statale dei beni immobili patrimoniali conferiti alla Società (comma 6); l’assoggettamento della società al controllo della Corte dei conti con le modalità previste dall’art. 12 della legge 21 marzo 1958, n. 259 (comma 10); la provenienza pubblica (CONI) del personale transitato alla Società (comma 11) e la vigilanza sul CONI da parte del Ministero per i Beni e le attività culturali (comma 14), che, come già detto, nomina i membri dell’organo di controllo della Società.

Questi essendo i tratti salienti della struttura organizzativa della società, osserva il Collegio che la funzione ivi assegnata alle amministrazioni pubbliche, anche in via indiretta, è pervasiva. Significativa è, poi, la circostanza che spetta al CONI la designazione del Presidente e di tutti i componenti del Consiglio di amministrazione,  trattandosi di funzione che - tenuto conto delle ampie competenze del C.d.A. - si traduce nella capacità di influire in modo significativo su ogni aspetto gestionale amministrativo e contabile, indirizzando le decisioni dell’organo collegiale.

Parte ricorrente, poi, lamenta una ricaduta “a cascata” delle riduzioni di spesa normativamente previste, in quanto si determinerebbe una duplicazione di tagli a carico della società CONI Servizi s.p.a., direttamente a causa del  proprio inserimento nell’elenco impugnato ed indirettamente per gli effetti riflessi derivanti dall’inserimento anche del CONI nello stesso elenco.

Tale doglianza  è priva di fondamento e va respinta. Infatti, l’eventuale effetto riflesso, di cui parte ricorrente si duole, deriva dall’applicazione anche al CONI di misure di finanza pubblica e spending review, che l’ISTAT, riscontrandone i requisiti, è tenuta ad applicare in ossequio alla normativa nazionale (art. 1, comma 2, legge n. 196 del 2009) e comunitaria (SEC 95) già ampiamente richiamata.

Conclusivamente, per tutte le ragioni ampiamente esposte, il ricorso è infondato e va respinto nel merito.

Alla soccombenza  segue la condanna di parte ricorrente al pagamento, in favore della controparte, delle spese e degli onorari di difesa, la cui liquidazione è fissata in complessivi euro duemila.

In considerazione della riproposizione della domanda giudiziaria nonostante siano rimasti immutati i presupposti di fatto che a decorrere dal 2006 hanno determinato l’inclusione della società ricorrente nei precedenti elenchi ISTAT, il Collegio dispone che la segreteria, oltre alle comunicazioni di rito, comunichi la presente sentenza anche alla Procura regionale della Corte dei conti per eventuali valutazioni di competenza.

P.Q.M.

Il Collegio rigetta il ricorso e condanna la società ricorrente al rimborso delle spese giustiziali e degli onorari, che si liquidano in complessivi euro duemila. Dispone, altresì, che la segreteria, oltre alle notificazioni e comunicazioni di rito, comunichi la sentenza anche alla Procura regionale della Corte dei conti di Roma per eventuali valutazioni di competenza.

L’ESTENSORE                                          IL PRESIDENTE

   (Maria Teresa D’URSO)                         (Pasquale IANNANTUONO)

 

Depositata in Segreteria il  7 maggio 2014

Il Dirigente

(Maria Laura Iorio)
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Agosto 23, 2014, 20:05:55 pm
10:50 - sabato 23 agosto 2014
Le Federazioni sportive spingono per la redistribuzione dei contributi CONI alla FIGC. Il M5S pronto ad accendere i riflettori su questi enti sportivi. Share/Bookmark

Il 2015 sarà ricordato nel mondo delle federazioni nazionali del CONI, come l'anno della battaglia sui contributi. E' un problema reale che non fa dormire tutti i presidenti federali, perché stanno per essere modificati i parametri di assegnazione. Nel 2014, la cifra complessiva destinata dal CONI alle federazioni per la parte sportiva (ad esclusione delle spese per i dipendenti) è stata di 150.462.684 euro (su un montante totale superiore ai 427 milioni di euro). Alla FIGC (allora governata da Giancarlo Abete) sono toccati 62.541.720 euro (tutti destinati alle spese per l’attività giovanile, alla giustizia sportiva, agli arbitri (escluso il calcio professionistico). Tra la Federcalcio, che riceve il 41,56 per cento del totale, e la seconda federazione (la FIDAL) c'è un "gap" di 57 milioni di euro.

La Federatletica infatti incassa 5.125.000 euro e il presidente federale Alfio Giomi, da sempre sostenitore di una riduzione del contributo al “calcio”, da Zurigo, al termine degli Europei, rasserenato da tre medaglie pesanti (due ori e un argento) ha rinnovato la sua richiesta, all’ordine del giorno del prossimo consiglio nazionale a settembre alla luce dei 3,6 milioni di euro di ingaggio del cittì Conte. “Non si possono fare risultati pagando una miseria ai nostri tecnici” - ha tuonato il numero uno della FIDAL.

Sulla stessa linea sarebbero schierate la Federnuoto di Paolo Barelli (da tempo non più "amico" di Giovanni Malagò), dopo la storia sul contenzioso giudiziario sulle spese per il funzionamento della piscina del Foro Italico.


Dello stesso parere anche il presidente del tennis Angelo Binaghi, reduce dai successi del tennis rosa e con un progetto nel cassetto per cercare talenti extra.  E' chiaro che il tesoretto della Federcalcio (ora nelle mani di Carlo Tavecchio) fa gola a tutti gli altri presidenti, che hanno votato Malagò due anni fa, soprattutto perché speravano (e lo sperano ancora oggi) di veder ridotto il dislivello finanziario tra i loro contributi e quelli calcistici. 


Anche percè in qualche cassetto dimenticato c’è il progetto sulla quota automatica a favore del CONI sulle scommesse sportive: altrocè 427 milioni di euro. C’è da pescare di più se le scommesse sono aumentate (dato 2013) del 320 per cento.

 

D'altronde, tra due anni, quando si rivoterà per la carica di presidente del CONI, il voto della Federcalcio pesa quanto quello della Pallamano o dell'Hockey su Prato (tra l'altro oggi commissariata e si aspetta per fine anno l'arrivo del nuovo presidente in sostituzione del dimissionario Luca Di Mauro). Politicamente parlando se Malagò riuscirà a far digerire a Tavecchio un taglio drastico sui contributi CONI (di almeno 10 milioni di euro, se non di più) sarà facilmente rieletto, perché avrà mantenuto le promesse elettorali. Altrimenti è chiaro che se la dovrà giocare puntando su un nuovo e più ricco programma elettorale.

Malagò, ha insediato nei mesi scorsi una commissione, guidata dal presidente della FederCanoa, Luciano Buonfiglio, per definire nuovi criteri di ripartizione, in base a tre principi: 1) preparazione olimpica; 2) attività sportiva; 3) progetti speciali. Ora una società di consulenza esterna sta definendo il nuovo "quantum" ed è probabile che la Federcalcio non assisterà passivamente a questi tagli. Dopo il caso del "mangia-banane", potrebbe quindi nascere una nuova grana, quella del "taglia-contributi FIGC". C'è da aspettarsi quindi un 2015 "rovente" sull'asse via Allegri-Palazzo "H", anche perché Tavecchio (problemi con la Uefa a parte) ha dimostrato che non è un tipo che molla facilmente, quindi anche per a Malagò non basterà il tradizionale "savoir faire" per risolvere questa nuova querelle, che, però, pesa molto sul suo futuro post RIO2016.

Una cosa è certa le Federazioni riconosciute dal CONI non possono continuare a pensare di muoversi sul mercato come si sono mosse fino ad oggi.


Ad eccezione di alcuni casi isolati, hanno spesso funzioni marketing e commerciali che non sviluppano ricavi/introiti e il governo italiano inizia ad essere stanco di pagare in modo assistenzialistico lo sport olimpico. Le federazioni non devono infatti dipendere dal Governo/CONI, ma trovare in larga parte risorse nel mondo "privato".


Nei prossimi mesi secondo quanto risulta a Sporteconomy, potrebbe esserci anche una offensiva parlamentare del Movimento a 5 stelle, che, fino ad oggi, si è occupato di sprechi in altri settori (come i contributi pubblici per l'editoria), e adesso vuole accendere i riflettori proprio sul mondo delle federazioni sportive riconosciute dal CONI e sugli Enti di promozione sportiva, troppi e in alcuni casi veri e proprio "doppioni" su determinati territori.


La FIGC tra l'altro è una delle poche federazioni "virtuose" sul piano marketing, grazie anche a oltre 71 milioni di euro tra ricavi commerciali e diritti tv (a settembre verrà lanciato il nuovo bando per l'individuazione dell'advisor per il prossimo quadriennio). Adesso tocca alle Federazioni (ad eccezione del calcio) trovare advisor e consulenti marketing di livello capaci di far decollare immagine e comunicazione. Basterebbe fare una indagine interna per scoprire consulenze d'oro, che non generano un euro nemmeno per sbaglio. Provare per credere.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Gennaio 01, 2015, 08:54:07 am
http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11738217/Coni--bufera-su-Giovanni-Malago.html

Esami taroccati
Coni, bufera su Giovanni Malagò: la laurea falsa del signore dello sport italiano
31 dicembre 2014
In questi giorni di festa gira per le redazioni un plico che sta creando non pochi imbarazzi ai vertici del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni). Proprio nelle ore in cui il suo presidente Giovanni Malagò e il premier Matteo Renzi hanno annunciato la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Infatti prima di Natale è stato inviato in dono a una dozzina di giornalisti un piccolo dossier anonimo su Malagò e la sua «falsa» laurea in Economia e commercio ottenuta nell’estate del 1981 alla Sapienza di Roma con il voto di 110 e lode; diploma che è stato annullato nel 2000 a causa della dichiarata nullità di tre esami da parte della Corte d’Appello della Capitale. Una storia che il nemico senza volto di Malagò ha documentato con carte giudiziarie d’epoca. Eppure i giornali o le hanno cestinate o le hanno citate en passant, in coda a qualche intervista. In una di queste Malagò ha dichiarato: «Quel processo, che coinvolse duecento persone, fu subito prescritto perché arrivato dodici anni dopo le contestazioni». A questo punto, un po' svogliatamente, il cronista domanda: «Prescrizione o no, lei ha corrotto due bidelli e falsificato il libretto universitario?». Immediata la risposta del presidente: «Certo che no, e la prescrizione mi ha impedito di provarlo. Non ho scheletri nell'armadio».

Raggiunto da Libero a Dubai Malagò è ancora più netto: «Non ho subito condanne penali, i magistrati non hanno dimostrato nulla né in un senso né in un altro ed è rimasta sospesa solo la parte amministrativa. Io però ho sempre negato le accuse, ma visto che mi hanno annullato la laurea ho ridato gli esami sub judice. L’ho fatto a Siena, pubblicamente, davanti a centinaia di persone, di fronte a mezzo senato accademico, al prorettore vicario. Più trasparente di così non potevo essere». Ma perché non li ha ridati a Roma? «Volevo andare altrove perché nella mia testa pensavo di aver subito un’ingiustizia. Tutto è nato un giorno che feci una gita a Siena e ho visto l’università che tutti sanno essere la più antica del mondo…». In realtà quel primato se lo contendono altri atenei, ma poco importa. «Mi sono iscritto, ho pagato le tasse arretrate e con il nuovo piano ho dovuto dare cinque o sei esami». A chiedere provvedimenti contro Malagò era la stata la Corte d’Appello di Roma e non i professori della Sapienza. Infatti il 6 aprile del 2000 la cancelleria del Tribunale invia all’Università questa scarna comunicazione: «Si trasmette copia della sentenza emessa da questa Corte il 4 maggio del 1999 che ha confermato, sul punto, la sentenza del tribunale di Roma del 21 dicembre 1993, con la quale è stata dichiarata la falsità dei verbali e degli statini degli esami di: 1) Economia e politica II; 2) Istituzioni di Diritto privato; 3) Diritto commerciale, perché mai sostenuti dal Malagò, nonché di conseguenza, del Diploma di laurea conseguita dall’imputato in data 6/7/1981. Tanto si comunica per opportuna conoscenza e per i provvedimenti di vostra competenza».

Il presidente del Coni nel processo con rito abbreviato del ’93 aveva portato dei testimoni che confermassero che lui il 19 ottobre 1978 (Istituzioni di diritto privato, voto 30 e lode), il 5 febbraio 1980 (Economia politica II, voto 30) e il 12 febbraio 1981 (Diritto commerciale, voto 30) si era regolarmente presentato agli esami. Per il giudice istruttore Giuseppe Pizzuti, che lo condannò, i «tre testi a discarico indicati da Malagò» o si dimostrarono «irrilevanti» (uno dichiarò di nulla sapere) o non apparvero «affidabili sia per la circostanza che i fatti riferiti risalivano a molti anni prima, sia per gli antichi rapporti di amicizia ricorrenti con l’imputato». La toga ritenne più credibili i professori che con gli inquirenti disconobbero le proprie firme su verbali e statini degli esami, mentre uno dei bidelli condannati per aver truccato quei documenti su incarico degli studenti dichiarò che, tra i giovani che lo corruppero, ricordava «di nome Malagò Giovanni». Alla fine Pizzuti lo prosciolse per «intervenuta prescrizione» dal reato di falsità materiale (per aver contraffatto verbali e statini) e per «intervenuta amnistia» da quello di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (per esempio «per aver falsamente denunciato lo smarrimento del libretto universitario come quasi tutti gli altri condannati»), ma lo condannò a un anno e dieci mesi di reclusione per concorso in corruzione (ai dipendenti universitari furono consegnate «rilevanti somme di denaro da numerosissimi studenti») e «concorso in falso ideologico per inganno». Nel 1999 la Corte d’appello evidenzia che «gli enunciati elementi di accusa per la loro molteplicità, concordanza e univocità costituiscono piena prova a carico del Malagò» e lo proscioglie solo «per l’intervenuta prescrizione». Infatti nella sentenza dei giudici Luigi Gueli, Carla Podo e Matilde Cammino si legge che «non si ravvisano prove evidenti, idonee all’assoluzione nel merito dell'imputato» e che perciò «debbano essere mantenute ferme le dichiarazioni di falsità documentali, accertate, espresse nel dispositivo della sentenza impugnata».

Ma chi è il misterioso rivale di Malagò che si è preso la briga di scrivere ai giornali utilizzando un normografo per gli indirizzi? I più stretti collaboratori del capo del Coni evitano di sbilanciarsi, anche se, insistendo, il nome di un possibile sospettato emerge ed è quello del presidente della Federnuoto Paolo Barelli che ha in piedi una querelle giudiziaria con il Coni di Malagò e la Coni servizi per un presunto contributo governativo non messo a bilancio. Accuse per le quali il pm (con l’avallo del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone) ha chiesto già due volte l’archiviazione di Barelli. L'interessato a Libero spiega: «In questo momento sono all’estero e non so neanche di che cosa si stia parlando. Questa della laurea di Malagò è una vicenda che non conosco assolutamente. È, invece, evidente che il Coni e Malagò ce l'abbiano con il sottoscritto, quindi non vorrei che si rigirasse la frittata». Ma perché il presidente del Coni dovrebbe avercela con Barelli? «Non so che dirle, evidentemente gli fa gola la federazione, c’è una vecchia propensione del presidente dell’Aniene, Malagò, a interessarsi del nuoto». Sul punto conviene ricordare che la Federnuoto di Barelli a settembre ha squalificato Malagò per aver «violato gli obblighi di lealtà e correttezza», sanzione annullata il 22 dicembre dal Collegio di garanzia del Coni.
Per scoprire qualcosa in più sul grande accusatore di Malagò conviene leggere la lettera anonima inviata ai giornali, dove dichiara di essere uno degli studenti condannati in via definitiva per le lauree truccate della Sapienza e che non sopporta di vedere uno dei «capofila degli imbroglioni (…) insegnare agli italiani e ai giovani il valore dei principi etici della lealtà e della correttezza, guadagnandosi persino un ambito premio presso il Quirinale». Un alloro che non è andato proprio giù all’estensore dell’epistola poiché il riconoscimento del Centro culturale Laurentum intende celebrare «i valori etici dello sport che richiedono l’assimilazione dello spirito di sacrificio, della lealtà, della correttezza…». Una motivazione che l’ignoto «imbroglione» commenta con un laconico: «Per carità di zio!».

di Giacomo Amadori
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: pratesi - Gennaio 08, 2015, 20:06:26 pm
Impossibile non mettersi ad urlare dopo tutto questo sudicio che ci invade moralmente. E ci rende impotenti !
Pratesi
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: gunny - Gennaio 13, 2015, 08:03:22 am
no, non siamo impotenti... semmai indifferenti

nulla cambia perché il cambiamento comporta assunzione di responsabilità, qualche sacrificio e il dover dedicare il proprio tempo agli altri

la pigrizia, la comodità, l'egoismo e il fancazzismo generale portano al disinteresse verso la gestione delle cose comuni, e così va a finire che i pochi che se ne occupano (troppo spesso con finalità molto personali) poi si trasformano in veri e propri feudatari

sarebbe bello dare un bel calcione nel sedere alla geronto-oligarchia italiota ma forse, per come siamo messi in quanto a corruzione e malaffare, nemmeno la terza guerra mondiale riuscirebbe nello scopo... potrebbero invece riuscirci ISIS o AL QUAEDA ma non credo ce lo si possa augurare...
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: luis - Gennaio 13, 2015, 12:09:46 pm
difficile non essere d'accordo con gunny, ma alla fine si scivola nell'ovvietà :'( 8)
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: caricato - Gennaio 13, 2015, 17:35:58 pm
l'ovvietà è l'alibi opposto quando non si reagisce al danno provocato pur essendone consci.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Gennaio 13, 2015, 23:00:14 pm
no, non siamo impotenti... semmai indifferenti

nulla cambia perché il cambiamento comporta assunzione di responsabilità, qualche sacrificio e il dover dedicare il proprio tempo agli altri

la pigrizia, la comodità, l'egoismo e il fancazzismo generale portano al disinteresse verso la gestione delle cose comuni, e così va a finire che i pochi che se ne occupano (troppo spesso con finalità molto personali) poi si trasformano in veri e propri feudatari

sarebbe bello dare un bel calcione nel sedere alla geronto-oligarchia italiota ma forse, per come siamo messi in quanto a corruzione e malaffare, nemmeno la terza guerra mondiale riuscirebbe nello scopo... potrebbero invece riuscirci ISIS o AL QUAEDA ma non credo ce lo si possa augurare...

Gunny è ovvio secondo LUIS!


difficile non essere d'accordo con gunny, ma alla fine si scivola nell'ovvietà :'( 8)

Essere ovvi è avere un alibi opposto quando non si reagisce  in coscienza rispetto al danno provocato!

Questo punto di vista di Luis è da me rispettato a non condiviso perchè Gunny è reattivo.

l'ovvietà è l'alibi opposto quando non si reagisce al danno provocato pur essendone consci.


Quante Pippe Mentali ed è proprio su di esse che ha gioco facile l'attuale GOVERNANCE.

Ciao
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: caricato - Gennaio 13, 2015, 23:17:49 pm
le mie scelte le ho gà fatte in tempi non sospeti. lascio a voi una decisione almeno dignitosa....
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: gunny - Gennaio 14, 2015, 14:23:25 pm
non penso di esserlo, ma se vengo ritenuto/giudicato ovvio non mi offendo  ;)

ma se l'ovvietà è la realtà ciò significa che siamo una "banda di cazzoni" dove conta solo essere "furbi" e "forti", in pratica la filosofia del bulletto

c'è chi ci prova ad essere meno ovvio, e non per vantarmene ma mi sento da quella parte, puntualmente viene ghettizzato o isolato dai colleghi che fanno parte della massa dell'ovvietà, oppure punito con il maglio di ferro dalla "giustizia divina" pardon federale

a me di avere degli "amici" forti e furbi pronti a pugnalarti alle spalle non interessa, preferisco degli avversari/nemici che mi dicono in faccia quello che pensano, nel bene o nel male, il problema è che spesso è difficile capire chi ti pugnalerà alla schiena per primo se l'abile amico o il vile nemico...

non credo sia possibile valutare lealtà e correttezza quando rivolte agli "amici", è facile dare o avere ragione con chi in qualche modo sta dalla tua parte...

la convenienza e i giochetti di potere contano purtroppo di più di qualunque altra cosa, recentemente  ho avuto la personale riprova che sono veramente poche le persone che hanno una parola sola e il coraggio di mettere in pratica e condividere le proprie idee, è veramente  più facile trovare chi sembra essere l'agnello ma che poi si lascia abbindolare dai "30 denari"

ovvio!   :P
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: caricato - Gennaio 14, 2015, 18:41:33 pm
prima dicevo presidenti, adessp aggiungo tiratori. oh bischeri!!!
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Gennaio 14, 2015, 23:28:41 pm
"Guardati dai segnati di zio".

I peggiori silenti o sostenitori dei regimi, in genere, sono i Militari corrotti, che i più definiscono "manichini porta divisa".

La divisa, al tempo di eroi morti per ciò che essa rappresentava,  era un insieme di valori ed oggi non vale nulla però ciò

non dipende dall'era che viviamo ma da chi la indossa.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Febbraio 07, 2015, 19:51:01 pm


http://www.repubblica.it/sport/2015/02/03/news/istat_federazioni_corte_dei_conti-106454886/?rss

La Corte dei Conti contro le Federazioni: "Devono entrare nell'Istat"

La procura generale presso la Corte dei Conti dice che le federazioni sportive italiane devono essere considerate amministrazioni pubbliche e come tali devono essere inserite negli elenchi Istat e, quindi, per loro devono valere le stesse ragioni di spending review (austerity interna) applicate a tutta la pubblica amministrazione dal 2012
di CORRADO ZUNINO
 

03 febbraio 2015

(agf) ROMA - Dice la procura generale presso la Corte dei Conti che le federazioni sportive italiane devono essere considerate amministrazioni pubbliche e come tali devono essere inserite negli elenchi Istat e, quindi, per loro devono valere le stesse ragioni di spending review (austerity interna) applicate a tutta la pubblica amministrazione dal 2012.
La questione è, si comprende, importante e definirà il futuro economico (e, a ricasco, sportivo) delle 45 federazioni italiane a cui la legge Melandri nel 2009 regalò l'abito di "associazioni con personalità giuridica di diritto privato". A partire dal 2006 l'Istat ha inserito le federazioni sportive, che rispondono tutte al Comitato olimpico nazionale, negli elenchi delle amministrazioni pubbliche. Dopo diversi ricorsi al Tar, nel novembre 2007 l'Istituto di statistica ne aveva reinserite 31 su 45, ma il Tribunale amministrativo del Lazio nel 2010 cancellò nuovamente le federazioni dai pubblici registri. Di fronte a questo contenzioso inasprito l'Istat ha chiesto alla Corte dei conti  -  una sorta di giudice ultimo in materia contabile  -  di definire in maniera certa la questione e, alla vigilia di una serie di sentenze sulle singole federazioni sportive, la procura generale (l'accusa all'interno della giustizia amministrativa) ha consegnato ai giudici una prima memoria di diciannove pagine che ribadisce che le federazioni sportive devono essere considerate "a tutti gli effetti" istituti di pubblica amministrazione.

Lo scorso 28 gennaio ci sono state le prime due udienze: Federboxe e cronometristi. Oggi tocca a una realtà importante e larga come il basket. Le sentenze, però, non si conosceranno presto. Tra l'altro, venti federazioni si sono rivolte a un unico studio legale producendo ricorsi "in fotocopia" (definizione della procura della Corte dei conti).

Se la tesi dell'accusa sarà fatta propria dalle prossime sentenze, le federazioni dovranno stravolgere la loro organizzazione interna e iniziare a produrre fatture elettroniche, dovranno cambiare i criteri di contabilità, riordinare la disciplina interna su pubblicità e obbligo di trasparenza, partecipare alla piattaforma di certificazione dei crediti. Soprattutto, dovranno fare propri i limiti di spesa per trasferte, convegni, mostre, sponsorizzazioni, noleggi d'auto e costi d'albergo. "Con le nuove regole non potremo più prendere un taxi", assicura un presidente di federazione. Nelle carte della procura, tuttavia, si trovano diversi esempi di sprechi e costi fuori controllo.

Secondo la procura della Corte dei conti, la prova regina che consente di definire "pubbliche" le federazioni è data dal cosiddetto test market, ovvero la verifica della quota di contributi pubblici sul fatturato totale. Tutte le federazioni sportive hanno una percentuale preponderante di finanziamenti di Stato e di enti locali rispetto agli introiti interni. Per esempio, la Federmoto indica in undici milioni i "proventi autofinanziati" e sono: "Affiliazione e tesseramento" (5,8 milioni), "licenze" (2,6 milioni), "tasse" (2,4 milioni in totale). Per la procura questi undici milioni sono "chiaramente di origine pubblicistica" e concorrono con i 4,1 milioni di contribuzione diretta del Coni a formare il 75 per cento delle entrate Fim. Discorso analogo per la Federazione cronometristi dove dei 2,4 milioni di valore della produzione annuale solo 10.785 euro sono ricavi da pubblicità e sponsorizzazioni, un'inezia.
Per ora, grazie a una proroga di governo, le federazioni sportive italiane non sono state inserite nell'elenco Istat: tutto è rimandato al gennaio 2016. Le sentenze delle prossime settimane, però, faranno giurisprudenza e oggi l'accusa della Corte dei conti chiede che le federazioni siano "legittimamente incluse" nell'elenco Istat 2014. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sostiene preoccupato: "Con questo inserimento il nostro mondo sarebbe messo in seria difficoltà operativa".
Nella battaglia Istat-federazioni molti ritengono fondamentale il ruolo di Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei conti e già in ruoli decisionali sportivi: è stato presidente del Collegio dei revisori dei conti del Coni ed è membro della Commissione di garanzia della giustizia sportiva della Federcalcio.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Marzo 15, 2016, 07:07:55 am
http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/coni-ombra-spese-pazze-brogli-soldi-spariti-tutti-spine-120500.htm
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Marzo 31, 2016, 11:23:09 am
http://bari.repubblica.it/cronaca/2016/03/31/news/sannicandro_e_il_caso_coni-136581940/?refresh_ce



Coni Puglia, anche gli incarichi per le piscine erano assegnati in famiglia: l'ipotesi di un commissario
Elio Sannicandro

Si allarga la vicenda, partita da articolo di Repubblica, sui progetti che il presidente regionale Elio Sannicandro avrebbe affidato al nipote e a un collega di studio. Al setaccio gli incarichi al Comune di Bari

di FRANCESCA RUSSI
31 marzo 2016
Il caso Puglia arriva sul tavolo del presidente del Coni, Giovanni Malagò. C’è un intero fascicolo a Roma sulle anomalie nella gestione del comitato olimpico regionale targata Elio Sannicandro. Il progetto di rifacimento della pista di atletica dello stadio Puttilli a Barletta - quella su cui si allenava un giovanissimo Pietro Mennea - affidato dal presidente del Coni Puglia a nipote e collega di studio, è soltanto la punta dell’iceberg. Spuntano vecchi esposti e nuovi accertamenti. E la prospettiva di un commissariamento del Coni Puglia.

 Ma andiamo con ordine. Il Comune di Barletta stipula un protocollo di intesa con il Coni Puglia per disporre uno studio di fattibilità per ristrutturare la pista dove si allenava Pietro Mennea. Il presidente Sannicandro affida lo studio agli ingegneri Luca La Bombarda e Pierino Profeta (nipote e collega di studio). Li definisce “abituali collaboratori del Sis, il Servizio impianti sportivi del Coni”. La sigla compare anche nel documento che presentano al Comune di Barletta. Ed è qui che il Coni nazionale ci vuole vedere chiaro e avvia le verifiche. In meno di 48 ore il dossier, dettagliatissimo, è sul tavolo di Malagò. «Sis è una definizione degli anni Ottanta, non esiste più – è la smentita da Roma – Luca La Bombarda e Pierino Profeta non sono dipendenti Coni, hanno avuto soltanto piccoli incarichi in ambito locale». La Bombarda circa 3mila euro nel 2014-2015 e Profeta un compenso da 6.100 euro nel 2015 su un progetto a Brindisi oltre a un incarico del 2011 da 11mila euro per un intervento allo stadio della Vittoria a Bari.

 Ma allora, si chiedono a Roma, perché i due ingegneri firmano su carta intestata Coni e con la sigla Sis che non esiste più? I due professionisti, che non sono dipendenti Coni ma collaboratori occasionali a giudicare da incarichi e importi, lavorano gratuitamente allo studio di fattibilità. Vero. Poi però, su sollecitazione di Sannicandro, che scrive una insolita lettera al sindaco di Barletta, Profeta ottiene un incarico da oltre 40mila euro per il completamento dei lavori allo stadio. Dopo che Repubblica solleva il caso, si muove il Comune di Barletta. «L’amministrazione comunale intende fare chiarezza e prendere provvedimenti», ha spiegato l’assessore allo Sport, Vincenza Di Maggio.

 Ma non c’è soltanto Barletta. Al centro del confronto che ci sarà la prossima settimana a Roma tra Malagò e Sannicandro spuntano vecchie segnalazioni. Tra cui un esposto al Coni datato 2013 dell’avvocato barese Davide De Vivo, rappresentante dell’associazione sportiva dilettantistica Apulia Nuoto. È il legale a segnalare irregolarità nella gestione della piscina comunale di Bitonto affidata prima direttamente al Coni e poi, a seguito di una lettera di “suggerimento” da parte di Sannicandro al Comune di Bitonto, alla Acquazzurra srl. Che, scrive Sannicandro, “ha affiancato il Coni negli ultimi due anni”. Nonostante ci siano altre società disposte a prendere in gestione la piscina a titolo oneroso, il Comune l’affida ad Acquazzurra senza pretendere soldi.

«Tra i collaboratori di Acquazzurra – si legge nell’esposto – vi sarebbero la moglie e la sorella del segretario del Coni Puglia. Si potrebbe scorgere in questa tenace sponsorizzazione un danno all’immagine di un’istituzione che invece di tutelare le società sportive, verrebbe ridotta a mero soddisfacimento di interessi patrimoniali dei singoli collaboratori». E c’è poi il caso del sito Internet. Nonostante le ripetute sollecitazione alla chiusura di una pagina ritenuta “fuorviante”, Sannicandro ha tenuto in vita sportpuglia.net: un sito web parallelo a quello ufficiale del Coni Puglia. Infine, il Comune di Bari. Dove l'ingegner Sannicandro è stato per anni assessore ai tempi delle giunte di Michele Emiliano: anche qui Profeta ha ottenuto numerosi incarichi, ma all’epoca nessuno ha sollevato l’inopportunità.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: gunny - Agosto 24, 2016, 15:49:05 pm
riportiamo dal sito www.venews.it

Citazione da: http://www.venews.it/index.php/sport/16-vari/20-inchiesta-il-parlamento-analizza-i-conti-del-coni-e-mette-il-tetto-dei-due-mandati
INCHIESTA: il Parlamento analizza i conti del CONI e mette il tetto dei due mandati
Tra i tanti scandali politici che si sono susseguiti in queste settimane c’è una notizia che è passata quasi sotto traccia: il Senato, infatti, ha approvato la scorsa settimana l’emendamento della parlamentare e olimpionica Josefa Idem (PD) fissando un tetto di due mandati per i dirigenti del Coni e delle Federazioni.

DUE MANDATI, NON UN GIORNO DI PIU' - Il provvedimento approvato con 143 voti favorevoli, 25 contrari e 12 astenuti, dovrà ora passare all’esame della Camera dei Deputati ma, se non dovesse subire modifiche, potrebbe decretare una vera e propria rivoluzione nel campo dirigenziale dello sport italiano.

Sul tema esisteva già una disposizione di legge (d. lgs. 242/99) che nel testo originario del 1999 stabiliva che il presidente e i componenti della giunta nazionale del Coni non potessero restare in carica per più di due mandati. Fermo restando tale limite, con una modifica apportata nel 2004 si è successivamente ammessa la possibilità di un terzo mandato consecutivo.

“Il presente disegno di legge punta dunque a recuperare e rafforzare la ratio originaria della norma, stabilendo che sia in ogni caso preclusa la permanenza in carica del presidente e della giunta nazionale oltre il termine di otto anni. Inoltre, al fine di stimolare e sostenere un analogo ricambio direttivo ai vertici delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate, si è ritenuto di estendere anche al presidente e ai membri degli organi direttivi di tali federazioni la medesima disciplina della limitazione dei mandati, comprensiva della nuova clausola di durata massima ad otto anni” si legge nella nota di presentazione diffusa dalla Idem. “Infine, per scongiurare qualunque interpretazione discorsiva o elusiva della nuova disciplina proposta, fermo restando il rispetto per l'autonomia gestionale del CONI, si è fissato un termine per l'adeguamento dello statuto alle nuove disposizioni, decorso il quale il Ministro per i beni e le attività culturali può dichiarare decaduti i componenti degli organi direttivi del CONI privi dei requisiti di legge per la permanenza in carica”.

In definitiva, un intervento legislativo quale quello proposto, che sottragga il CONI e le federazioni sportive nazionali al rischio di cristallizzazioni nell'assetto gestionale, dovrebbe essere funzionale prima di tutto a garantire efficienza e credibilità alle istituzioni sportive del nostro Paese, ma dovrebbe anche costituire un utile segnale di risposta alle istanze di moralizzazione della classe dirigente che sempre più spesso si levano dalla società civile.

I CONTI DEL CONI NON TORNANO - Nel corso della discussione in aula a Palazzo Madama, che ha riguardato il senso e le prospettive del Coni e delle federazioni sportive è intervenuto anche il Sen. Michelino Davico (GAL) che ha accolto positivamente la novità introdotta dal nuovo decreto legislativo ma che ha invitato il Parlamento a voler analizzare l’intera situazione dello sport italiano criticando aspramente la gestione economica del Comitato Olimpico. “Piuttosto – scrive il senatore Davico – siccome di quattrini pubblici si tratta, non sarebbe più interessante conoscere gli esiti dei controlli eseguiti da parte del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – Ispettorato dei Servizi Ispettivi – nei confronti del CONI e delle sue Federazioni in merito alla gestione finanziaria di queste ultime? Non sarà piuttosto interessante scoprire chi lavora bene e chi invece crea debito alla propria federazione? Eventualmente, a quest’ultimo, altro che rinnovargli il mandato, ne dovrebbe essere sancita per legge l’automatica decadenza!”.

Ebbene, ciclismoweb.net è andato a spulciare le carte, ed ecco i conti: nel 2012, anno analizzato dalla Corte dei Conti, durante il quale sono emersi irregolarità e sprechi rilevanti, il CONI disponeva di risorse per 428 milioni (di cui 408,9 provenienti dal ministero del Tesoro) e ha versato a Federazioni, discipline associate, enti di promozione sportiva e forze armate circa 246 milioni.

“Il resto, cioè la bella cifra di 182 milioni, serve infatti al funzionamento del Coni stesso. Poco meno di un quarto di questi fondi – ha spiegato il senatore Davico – cioè oltre 40 milioni, viene speso per il personale, mentre per esempio solo 5 milioni (5 su 428!) sono destinati al “progetto di alfabetizzazione motoria” nelle scuole primarie, varato insieme al Miur. Un investimento che non può certo considerarsi sufficiente a diffondere una vera cultura sportiva in famiglia, a scuola, nella società. Una società in cui un bambino possa sviluppare le proprie abilità motorie – tutte – per poi specializzarsi, eventualmente, in una disciplina. Ma sembra quasi che al Coni e alle federazioni – e ai loro dirigenti, alcuni dei quali restano lì decenni e decenni – questo non interessi: così oggi nella civilissima Italia, ai primi posti per progresso e cultura, solo la metà dei bambini pratica sport (due volte a settimana) e il 23 per cento dei giovani tra i 6 e gli 11 anni ha problemi di obesità. A conti fatti – ha concluso – restano, tanto per precisione e per chiudere il discorso, oltre 130 milioni di euro che, quello sì, mi piacerebbe vedere documentati”.

Il decreto legislativo prosegue il proprio iter parlamentare in un momento decisivo per il futuro dello sport italiano: dopo Rio 2016, infatti, tutte le federazioni sportive, FCI compresa, saranno chiamate a rinnovare i propri vertici e se la nuova norma dovesse entrare in vigore in tempo, saranno molti gli sport italiani che dovranno programmare un vero e proprio ricambio generazionale nei propri quadri dirigenziali. Ma il coperchio aperto dalla discussione in aula promette anche l'adozione di altri provvedimenti in tema di gestione economica e finanziaria dello sport italiano: sullo sfondo, infatti, resta la corsa verso le Olimpiadi di Roma 2024. Un traguardo che la normativa vigente consentirebbe al presidente CONI, Giovanni Malagò, di raggiungere agevolmente ma che, alla luce del nuovo decreto legislativo, potrebbe chiamare qualcun'altro a tagliare i nastri dell'inaugurazione romana.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: caricato - Agosto 24, 2016, 16:21:51 pm
sarebbe l'ora...
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Agosto 24, 2016, 16:30:50 pm
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=17&id=981960



Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 651 del 30/06/2016



Mostra rif. normativi



Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 651 del 30/06/2016


DAVICO (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Signora Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che quello dei mandati degli organi del CONI sia un non problema: due o tre (o due più uno), retroattivi oppure no.

Un serio dibattito sullo sport italiano richiede altro. Provo a spiegarmi. Ritengo importante che un'Assemblea come la nostra ragioni, o quanto meno cerchi di farlo, su questo tema.

Il CONI nasce in Italia nel 1908, come associazione dei rappresentanti dei vari sport, al fine di preparare ed assistere la partecipazione italiana alle olimpiadi. Nel 1927 si decide l'accorpamento di tutte le federazioni sportive e infine, con la legge n. 426 del 6 febbraio 1942, il CONI viene riconosciuto dallo Stato come ente dotato di personalità giuridica, preposto alla cura, all'organizzazione e allo sviluppo dello sport. L'assetto definitivo dell'ente veniva completato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 530 del 1974. È stato oggetto di una miniriforma nel 1992, poi di un riordino nel 1999 e di un riassetto nel 2002.

È un ente pubblico non economico, posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali, con delega all'erogazione di contributi statali alle federazioni sportive nazionali e a quelle associate, che non possono accedere direttamente ai finanziamenti perché enti di diritto privato. Ritengo che nella vita di tali organismi attualmente lo Stato eserciti un ruolo molto indiretto e per questo trovo poco corretto, anzi lesivo dell'autonomia degli enti stessi, che sia lo Stato a dover decidere il numero dei mandati degli organi direttivi. Per giunta questo non accade in alcun altro Paese europeo comparabile con l'Italia. Anzi, all'estero spesso è lo Stato che eroga direttamente i contributi alle federazioni. La questione non è secondaria. Perché in Italia, un Paese che si è sempre distinto in ogni competizione, ad ogni livello e in tutte le discipline, l'organizzazione del progetto sport non è affidata ad un Ministero ad hoc, che si occupi della pratica sportiva, del suo sviluppo e della capillare diffusione della cultura sportiva? Non vi è chi non colga la disparità di valorizzazione che c'è attualmente tra ogni ente locale, che si dota di assessorati allo sport e simili, e uno Stato sovrano che non dedica un Dicastero ad uno degli asset più prosperi, più seguiti, più aggreganti (e potrei trovare altre decine di aggettivi) della nostra società.

Si era tornati a parlare di un Ministero per lo sport qualche anno fa, magari naturale destinatario del famoso tesoretto derivante dagli incassi delle scommesse sportive, ma per qualche ragione il progetto non è andato in porto. In quell'ipotesi, che ritengo possa essere ripresa e valutata, il CONI avrebbe dovuto solo occuparsi dell'attività olimpica, cioè della partecipazione e dell'immagine del nostro Paese al più grande evento sportivo planetario, non anche della direzione e della visione che un Paese vuol dare ai cittadini in una materia tanto importante e di cui ci ricordiamo solo - e spesso, per fortuna - quando i nostri campioni si distinguono in tutto il mondo. Si dimentica, in tali occasioni, che esiste una rete territoriale fatta di giovani che hanno difficoltà ad avere accesso alle pratiche sportive, se non innanzitutto al primo avviamento alla pratica sportiva. Esiste uno sport giovanile trascurato e abbandonato ed esiste lo sport di base, che è completamente sostenuto dalle famiglie, indipendentemente dal loro censo; ci sono poi lo sport sociale, la redistribuzione territoriale di strutture e risorse economiche, la prevenzione, l'impiantistica, la scuola. Non spetta forse allo Stato una simile organizzazione o, almeno, indicarne le linee programmatiche e di sviluppo?

Vedete, colleghi, questo tema mi sta particolarmente a cuore. Dunque per me il problema sui limiti dei mandati degli organi del CONI non è il centro della questione. Le vere difficoltà dipendono dalla sua particolare natura e collocazione e dall'anomalia normativa e gestionale in capo alla pubblica amministrazione; anomalie che dovrebbero essere, queste sì, severamente rettificate. Un esempio per tutti: il CONI dal 2002 si avvale della collaborazione della CONI Servizi SpA, mediante un contratto annuale nel quale vengono identificati gli obiettivi e i risultati da raggiungere. Fra i compiti della CONI Servizi SpA, c'è anche quello di risanare i bilanci del Comitato olimpico nazionale. Piuttosto, siccome di quattrini pubblici si tratta, non sarebbe più interessante conoscere gli esiti dei controlli eseguiti da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato - Ispettorato dei servizi ispettivi - nei confronti del CONI e delle sue federazioni in merito alla gestione finanziaria di queste ultime? Non sarà piuttosto interessante scoprire chi lavora bene e chi invece crea debito alla propria federazione? Eventualmente, di quest'ultimo dovrebbe essere sancita per legge l'automatica decadenza, altro che rinnovargli il mandato!

Osservo che gli estensori di questa nuova norma che ci apprestiamo a votare hanno fatto riferimento, excusatio non petita, ad una formula che già considera intoccabile lo status quo. Leggo infatti: «Fermo restando il rispetto per l'autonomia gestionale del CONI». No, onorevoli colleghi, si tratta, come ripeto, di quattrini pubblici, non di autonomia gestionale delle risorse, ed anche di pubblico interesse.

Confermo che nella legge si pone una questione di cristallizzazioni nell'assetto gestionale. Ma in un frangente politico ed economico come quello attuale, possiamo sorvolare sulla effettiva funzionalità di un ente nato nel 1908 per preparare le Olimpiadi e che da più parti viene considerato come superato, se non addirittura discusso e anarchicamente condotto da più di un secolo? Possiamo sottrarci all'esercizio della nostra responsabilità di legislatori? Possiamo avallare ancora una situazione ben lontana dall'essere trasparente e virtuosa, limitando la discussione al numero dei mandati?

Quanti dei cospicui fondi che il CONI, come ente pubblico, riceve dallo Stato e che poi distribuisce alle federazioni vengono veramente impiegati per l'attività sportiva? E quanti invece vengono spesi in burocrazia e politica dello sport? Magari sarà il caso di riprendere in mano quello studio del professor Roberto Perotti, peraltro commissionato tempo addietro proprio dal premier Renzi, sui manager degli enti pubblici, che definiva CONI Servizi, ironicamente, «uno dei più grandi capolavori della finanza pubblica italiana», creato per «mettere fuori bilancio (cioè nascondere) alcuni dei costi del CONI» e che «ha generato a sua volta solo ulteriori debiti». «Un modo semplice ma non molto sottile» asseriva Perotti «per creare stipendi». Insomma, secondo l'illustre tecnico, autore di una relazione mai smentita (poi dimessosi perché forse non aveva ottenuto effetti), si tratta di un vero e proprio pozzo senza fondo per stipendi, incarichi, consulenze e poltrone.

Cosa ne è di quello screening richiesto da Renzi sulle grandi aziende di Stato, tra cui appunto CONI Servizi, partecipata al cento per cento del Ministero dell'economia e considerata il braccio operativo del CONI, con un presidente e un amministratore delegato che decidono le sorti e le finanze del nostro sport assieme ad un numero di consulenti incredibile, tra avvocati, direttori di lavori, medici per i referti, docenti per i corsi? Simili enti non li avremmo forse definiti carrozzoni, ai tempi in cui la «casta» sembrava abitare solo quest'Aula?

Per carità, zio salvi le Olimpiadi. Anche se mi dicono che nessuno ha ancora visto uno straccio di bilancio sul precedente comitato olimpico, quello per Roma 2020. E chi di noi, poi, non ha gioito per la memorabile performance qualche giorno fa della nostra nazionale di calcio? Vi sarà chiaro che la sportività non entra in queste mie puntualizzazioni. E mi rifiuto di pensare che possiamo continuare ad assistere ad un intensivo utilizzo di danari destinati anche alle attività sportive minori per mandare avanti una costosa ed elefantiaca macchina che di soldi ne dovrebbe produrre, invece, per destinarli magari allo sviluppo della pratica e della cultura dello sport e del benessere, prima ancora che all'attività sportiva puramente agonistica.

Nel 2012, anno analizzato dalla Corte dei conti, durante il quale sono emersi irregolarità e sprechi rilevanti, il CONI disponeva di risorse per 428 milioni di euro (di cui 408,9 provenienti dal Ministero dell'economia e delle finanze, quindi dal Governo) e ha versato a federazioni, discipline associate, enti di promozione sportiva e Forze armate circa 246 milioni. Il resto, cioè la bella cifra di 182 milioni di euro, serve infatti al funzionamento del CONI stesso.

Poco meno di un quarto di questi fondi, cioè oltre 40 milioni, viene speso per il personale, mentre, per esempio, solo 5 milioni (5 su 428 milioni) sono destinati al «progetto di alfabetizzazione motoria» nelle scuole primarie, varato insieme al MIUR. Un investimento che non può certo considerarsi sufficiente a diffondere una vera cultura sportiva in famiglia, a scuola, nella società. Una società in cui un bambino possa sviluppare le proprie abilità motorie - tutte - per poi specializzarsi, eventualmente, in una disciplina. Ma sembra quasi che al CONI e alle federazioni e ai loro dirigenti, alcuni dei quali restano lì decenni e decenni, questo non interessi. Così oggi nella civilissima Italia, ai primi posti per progresso e cultura, solo la metà dei bambini pratica sport (due volte a settimana) e il 23 per cento dei giovani tra i sei e gli undici anni ha problemi di obesità.

A conti fatti, restano, tanto per precisione e per chiudere il discorso, oltre 130 milioni di euro che - quelli sì - mi piacerebbe vedere documentati.

Il mondo dello sport è certamente un asset imprescindibile. Al centro di questo mondo ci dovrebbero essere tutti gli individui, di ogni età, genere, estrazione sociale, capacità motoria e intellettiva; lo sport per tutti, in virtù degli aspetti salutistici dell'attività motoria, intesa come fattore di prevenzione, miglioramento della qualità della vita e riduzione della spesa pubblica.

È necessario vedere pienamente coinvolti tutti i soggetti competenti in materia, in una virtuosa sussidiarietà sociale. Potremmo essere un Paese esempio per gli altri d'Europa, sia per la qualità dei nostri sportivi, sia per le caratteristiche della struttura geografica del nostro Paese, che per clima, storia, paesaggi e cultura, non ci limita in alcunché. Sono condizioni uniche al mondo.

Colleghi, noi invece siamo fermi al CONI, alle federazioni, alle cariche sociali, alle bizzarre e cervellotiche modalità elettorali (il 55 per cento al terzo mandato, altre percentuali per altri mandati), agli spazi da creare per trombati eccellenti e, infine, al numero dei mandati. A proposito, questi mandati verranno svolti a titolo gratuito e senza conflitto di interessi, come solennemente dichiarano tutti gli statuti federali? O saranno documentati in altro modo, magari mascherati da incarichi e consulenze in CONI Servizi?

Ci sarà una ragione, ed è una ragione che sarà difficile da spiegare a quei nostri giovani concittadini che, allenandosi con un canestro artigianale o lanciando una pallina al di là di una rete, avrebbero potuto diventare cittadini migliori e, forse, i campioni che domani potremmo non avere più. (Applausi dei senatori Formigoni e Romani Maurizio).



Leggete gente....leggete!

Sopra è solo l'intervento di un senatore.

Al senato la Idem è stata una campionessa olimpica della canoa ed è addirittura la relatrice del provvedimento, poi c'è la Vezzali della scherma e poi ancora l'ex presidente

del Coni Carraro e Luciano Rossi del TAV.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: attiliofanini - Agosto 25, 2016, 06:38:04 am
....ALLORA , non importava  nascesse tsn-uits-alternativa , andranno forse comunque tutti a casa ugualmente.
però deve passare la legge prima delle elezioni , ECCO PERCHE' E' VENUTA STA FRETTA !!!!!!micca scemi ?! quando vogliono le cose allora le sanno anche fare bene peccato però solo per i loro interessi.
meglio però sia nata , una alternativa comunque ci vuole , una alternativa importante.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Dicembre 04, 2016, 17:50:20 pm
http://www.blitzquotidiano.it/economia/redditi-dei-manager-pubblici-elenco-da-nanni-costa-a-putti-n-o-p-2565745/

Redditi dei manager pubblici, l’elenco: da Nanni Costa a Putti (N-O-P)
Pubblicato il 29 novembre 2016 06:06 | Ultimo aggiornamento: 28 novembre 2016 21:37
di Antonio Sansonetti
 
Redditi dei manager pubblici, l'elenco: da Nanni Costa a Putti (N-O-P) Supplemento al Bollettino 2015
Redditi dei manager pubblici: in questo articolo l’elenco di nomi, cognomi, dichiarazioni reddituali e patrimoniali va dalla lettera N di Nanni Costa alla P di Putti. Troverete, tra gli altri, quello che hanno dichiarato nel 2015 il presidente del Cnr Luigi Nicolais, l’ex direttore generale dell’Inps Mauro Nori, il direttore generale della Cassa Depositi e Prestiti Andrea Novelli, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, il presidente del Comitato italiano Paralimpico Luca Pancalli.
•   Redditi dei manager pubblici: elenco completo
•   da Abate a Buzzi (A-B)
•   da Cabella a Cuttica di Revigliasco (C)
•   da Dal Corso a Gurioli (D-E-F-G)
•   da Haralambidis a Musolesi (H-I-L-M)
•   da Nanni Costa a Putti (N-O-P)
•   da Quaglia a Suss (Q-R-S)
•   da Tagliasacchi a Zuccarini (T-U-V-Z)
•   N
•   Alessandro Nanni Costa Direttore generale Centro nazionale trapianti 173.991
•   Antonio Nannini Segretario generale Camera di Commercio di Forlì-Cesena 175.420
•   Luca Nannini Amministratore delegato uscente e Liquidatore Fiera di Genova Spa 123.650
•   Aldo Napoli Direttore generale uscente Tecno Holding Spa 388.163 (Coniuge: Patrizia Fracassi 48.055)
•   Eugenio Nappi Vicepresidente Istituto nazionale di Fisica Nucleare – Infn 108.692
•   Maurizio Nardon Vicepresidente Camera arbitrale di Venezia 521.502
•   Dino Nascetti Presidente Promostudi La Spezia 147.311
•   Maurizio Nenci Vicepresidente uscente Porto industriale di Livorno PIL Spa 41.313
•   Roberta Neri Amministratore delegato Ente nazionale di assistenza al volo ENAV Spa 333.516
•   Paola Nicastro Direttore generale Istituto per lo sviluppo della formazione professionale ISFOL 124.020
•   Luigi Nicolais Presidente Consiglio nazionale delle ricerche – Cnr 371.445
•   Domenico Nicoletti Direttore Ente parco nazionale del Gran Sasso e della Monti della Laga 10.475
•   Gianfranco Nicoletti Direttore Conservatorio di musica “A. Corelli” di Messina 70.757
•   Marco Nicolis Vicepresidente Mercato ortofrutticolo di Villafranca Srl – Villafranca di Verona (Vr) 1.903 euro
•   Carlo Nizzo Direttore generale e amministratore delegato Studiare Sviluppo Srl 273.600
•   Mauro Nori Vicepresidente uscente Equitalia Spa e Direttore generale uscente Istituto nazionale della Previdenza sociale – Inps 237.695
•   Andrea Novelli Direttore generale Cassa Depositi e Prestiti Spa 346.264
•   Armando Novelli Presidente uscente Difesa servizi Spa 163.492
•   Anna Nozzoli Vicepresidente Azioni per la rete accademica AREA Scarl 80.790
•   O
•   Ernfried Obrist Presidente Unione italiana tiro a segno Uits 146.185
•   Paolo Occhipinti Presidente Cassa ufficiali della Guardia di finanza 91.024
•   Andrea Ognibene Direttore Livia Tellus Romagna holding Spa 75.099
•   Fabrizio Oleari Presidente uscente Istituto superiore di Sanità ISS 257.273
•   Luigino Olivier Vicepresidente Longarone Fiere 19.290
•   Oliviero Olivieri Presidente Ente parco nazionale dei Monti Sibillini 127.839 (Figlia: Alessandra Olivieri 8.880 Figlia: Emanuela Olivieri 22.010
•   Francesco Oppedisano Amministratore delegato NetResults Srl 50.599
•   Claudio Orazi Sovrintendente uscente Fondazione del Teatro comunale “Giuseppe Verdi” di Trieste e Sovrintendente Fondazione del Teatro lirico di Cagliari 112.136
•   Rossella Orlandi Direttore Agenzia delle Entrate 209.673
•   Giampiero Orleoni Presidente uscente e Vicepresidente Azienda Turistica Locale del Biellese ATL 29.717
•   Ludovico Ortona Amministratore unico Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo ARCUS Spa 131.562
•   Roberto Ossani Direttore Istituto superiore per le industrie artistiche Isia – Faenza 55.153
•   Michele Ottino Direttore Ente parco nazionale Gran Paradiso 97.943
•   P
•   Federico Paci Direttore Istituto statale superiore di studi musicali e coreutici “G. Braga” 13.754
•   Gianfrancesco Padoan Liquidatore Magazzini generali – Merci e derrate Spa 97.937 (Coniuge: Adele Burò 15.006)
•   Mario Padula Presidente Commissione di vigilanza sui Fondi pensione Covip 46.725
•   Maurizio Pagani Direttore generale A4 Holding Spa 94.984
•   Sergio Paglialunga Direttore Ente Parco Nazionale Foreste Casentinesi Monterone e Campiglia 28.064
•   Aldo Pagliasso Presidente Moncalieri Tecnopolo Spa – Montepo 78.295
•   Alessandro Pagnini Presidente Polo Universitario di Pistoia Uniser Soc. Cons. Arl. 63.744
•   Giovanni Pagnoni Presidente Consorzio Brescia Mercati Spa 229.283
•   Gabriele Pagnotta Amministratore delegato St Microelectronics holding N.V. 91.064
•   Patrizia Pagnotta Presidente Istituto superiore di studi musicali “P. I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese (Cz) 16.168
•   Giovanni Palchetti Vicepresidente uscente Centro di sperimentazione per il vivaismo CESPEVI Srl 54.939
•   Lorella Palladino Segretario generale Camera di Commercio di Campobasso 112.977 (Coniuge: Antonio Niro 39.132)
•   Angelomaria Palma Liquidatore uscente Centro Legno Arredo Cantù Clac Srl 331.634
•   Antonio Palmieri Amministratore unico uscente Istituto nazionale di ricerche turistiche ISNART Spa, Amministratore unico uscente Universitas Mercatorum 196.284
•   Luca Pancalli Presidente Comitato italiano Paralimpico 168.027
•   Leonardo Panettieri Amministratore unico Relief Art Srl 14.850
•   Luca Pani Direttore generale Agenzia italiana per il Farmaco AIFA 303.527
•   Luciano Pannocchia Direttore generale Interporto della Toscana centrale Spa 177.228
•   Mariantonella Pansera Presidente Istituto superiore per le industrie artistiche Isia – Faenza 37.830
•   Roberta Panzeri Segretario generale Camera di Commercio di Asti 129.979
•   Franco Paoli Presidente uscente Lega Navale Italiana – Roma 137.748
•   Giacomo Paoli Presidente Tra. In. Spa 66.956
•   Antonio Papapietro Direttore Conservatorio di musica “Nino Rota” di Monopoli 65.311
•   Fabrizio Papi Direttore Istituto superiore di studi musicali “L. Boccherini” di Lucca 44.266
•   Domenico Pappaterra Presidente Ente parco nazionale del Pollino 85.623
•   Gabriella Papponi Presidente Polo universitario grossetano Scarl 90.931
•   Mirco Pari Amministratore delegato e Presidente Centro Agro alimentare Riminese Spa 154.725
•   Paolo Pari Presidente Consorzio della pesca e nettarina di Romagna Igp 85.934
•   Antonio Parisella Presidente Museo storico della Liberazione 64.875
•   Filippo Parisini Presidente Ferrara Fiere e Congressi Srl 21.884
•   Adriano Paroli Presidente Società infrastrutture Alta Valcamonica Spa – Siav 18.012
•   Federica Pasinetti Segretario generale Camera di Commercio di Pavia 127.789
•   Giovanni Pasquali Vicepresidente Centro ricerche produzione animali CRPA Spa 89.558
•   Nando Pasquali Amministratore delegato e presidente Gestore dei servizi energetici GSE Spa 373.024
•   Angela Patrizia Partipilo Segretario generale Camera di Commercio di Bari 188.174
•   Claudio Pasini Amministratore delegato Uniontrasporti Scrl 151.858
•   Alberta Annarita Pasquero Amministratore delegato Bioindustry Park Canavese Silvano Fumero Spa 63.716
•   Simone Pasquini Vicepresidente Interporto toscano Amerigo Vespucci Livorno Spa 130.225
•   Riccardo Passeri Liquidatore uscente Protera Srl 241.320
•   Eliana Fiorentina Pastorino Presidente uscente Ri. Genova Riqualificazione urbana Genova Srl 91.476
•   Stefano Patriarca Segretario generale uscente Camera di Commercio di Trieste 143.360
•   Andrea Patrignani Direttore Istituto musicale di studi musicali “Giuseppe Verdi” di Ravenna 37.377
•   Giorgio Patrizio Presidente Istituto nazionale di alta matematica INDAM “F. Severi” 89.295
•   Italo Pavanini Amministratore delegato Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento Spa 86.337
•   Massimo Pazzaglia Vicepresidente Centro ricerca e scuola internazionale calzaturiera CERCAL Scpa 110.200
•   Enrico Pazzali Amministratore delegato EUR Spa 443.039
•   Bruno Pecchi Vicepresidente Fidi Toscana Spa 158.000
•   Bruno Pecchioli Presidente uscente Associazione per la scuola superiore di tecnologie industriali 24.022
•   Stefano Pecorella Presidente Ente parco nazionale del Gargano 28.403
•   Sergio Pecorelli Presidente Agenzia italiana per il farmaco AIFA 220.177
•   Armando Pederzolli Vicepresidente Trento Fiere Spa 53.939
•   Maria Cristina Pedicchio Presidente Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale 154.523
•   Giuseppe Pelleggi Direttore generale Agenzia delle Dogane e dei Monopoli 235.586
•   Claudio Pelis Presidente Istituto superiore di studi musicali Gaetano Donizetti 41.077
•   Paolo Pellarin Direttore Conservatorio statale di musica “Jacopo Tomadini” di Udine 69.014
•   Silvio Pellegrino Direttore generale Consorzio di ricerca sperimentale e divulgazione per l’Ortofrutticultura piemontese Creso Scarl 75.386
•   Maurizio Pelosi Vicepresidente Ente parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga 16.843 (Coniuge: Carla Nicolai 1.912)
•   Francesco Pennarola Direttore Conservatorio “G. F. Ghedini” di Cuneo 55.119
•   Mario Pera Liquidatore Centro formazione imprenditoriale Scarl, Segretario generale Camera di Commercio di Perugia 126.752
•   Piero Peretti Amministratore delegato Imebep Spa 89.973
•   Hubert Perfrer Vicepresidente Federazione nazionale delle Istituzioni Pro ciechi 76.504
•   Giuseppe Pericu Presidente Conservatorio di musica Niccolò Paganini di Genova 353.730
•   Maria Cristina Perlo Direttore generale Finpiemonte Spa 149.741
•   Marco Peroni Segretario generale Camera di Commercio di Fermo e Camera di Commercio di Ascoli Piceno 158.972
•   Guido Perosino Presidente Quadrilatero Marche-Umbria Spa 93.006
•   Luca Perozzi Segretario generale Camera di Commercio di Avellino 132.048
•   Barbara Pesci Direttore generale Ravenna Farmacie Srl 643.918
•   Mario Petrone Vicepresidente Confidi Cna Molise Soc. Coop. 888 euro
•   Carlo Pezzi Amministratore delegato e presidente Ravenna holding Spa 66.922
•   Giancarlo Carmelo Pezzuto Vicepresidente Fondo di assistenza per i finanzieri 119.178
•   Giuliana Piandoro Segretario generale Camera di Commercio di Terni 121.925
•   Matteo Piantedosi Commissario straordinario uscente Automobile Club Brescia 143.336
•   Angela Piazzolla Presidente Istituto superiore di studi musicali “G. Lettimi” di Rimini 186.132
•   Roberto Piccini Amministratore delegato e presidente Porto di Livorno 2000 Srl 168.285
•   Giovanni Piccinini Presidente Polo Tecnologico Aeronautico Isaers Scarl 74.513
•   Pietro Piciocchi Liquidatore Società per la promozione dello sviluppo economico dell’Imperiese Srl SPEI 196.184
•   Francesco Picone Amministratore unico Unioncamere Emilia Romagna Servizi 151.097
•   Paolo Pierantoni Segretario generale Camera di Commercio di Pescara 125.310
•   Paola Pierelli Liquidatore PalaRiccione Spa 129.893
•   Giandomenico Piermarini Direttore Conservatorio statale di musica “Alfredo Casella” de L’Aquila 68.966
•   Ettore Pietrabissa Direttore generale Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo ARCUS Spa 317.212
•   Massimo Pietrangeli Presidente Fondo di previdenza per il personale del ministero delle Finanze 166.589
•   Gian Luigi Pillola Commissario Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna 109.640
•   Maria Lucia Pilutti Segretario generale Camera di Commercio di Udine 133.933
•   Maurizio Pirazzini Segretario generale Camera di Commercio di Padova 154.125
•   Paolo Pirazzini Presidente Ravenna Farmacie Srl 76.221
•   Giovanni Pirisi Segretario generale Camera di Commercio di Nuoro 95.081
•   Stefano Poletti Vicepresidente Marmo Artistico Carrara Soc. Coop. Arl. 21.345
•   Aldo Polito Presidente Soluzione per il sistema economico SOSE Spa 193.798
•   Francescantonio Pollice Direttore Conservatorio di musica “F. Torrefranca” di Vibo Valentia 84.556
•   Mauro Pollio Amministratore delegato uscente Aeroporto di Firenze ADF Spa 607.301
•   Patrizia Polliotto Amministratore delegato uscente ICARUS Scpa 249.103
•   Battista Polonioli Presidente Trento Fiere Spa 121.489
•   Pietro Pongiglione Presidente Istituto Giannina Gaslini per la cura, difesa ed assistenza dell’infanzia e della fanciullezza 237.528
•   Giovanni Pontiggia Vicepresidente Sviluppo Como Spa 615.742
•   Vincenzo Pontolillo Presidente uscente Bonifiche ferraresi Spa 485.847
•   Pier Giulio Porazza Amministratore delegato Sviluppo Genova Spa 42.026
•   Giuseppe Porcedda Vicepresidente Consorzio Uno di Oristano 31.824
•   Elisabetta Porrà Direttore Conservatorio di musica “G. P. da Palestrina” di Cagliari 67.663
•   Vincenzo Porrazzo Presidente Cassa di previdenza delle forze armate 134.775
•   Daniela Porro Sovrintendente Soprintendenza speciale per il Polo museale romano 100.775
•   Enrico Postacchini Vicepresidente uscente Fiere internazionali di Bologna Spa, Presidente Aeroporto “Guglielmo Marconi” Spa 108.158
•   Umberto Postiglione Direttore Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata 174.781
•   Francesco Potena Segretario generale uscente Camera di Commercio di Isernia 96.968 (Coniuge: Maria Rita Perone 16.873)
•   Emanuele Prati Segretario generale Camera di Commercio di Bergamo 166.308
•   Maurizio Prato Amministratore delegato uscente e Presidente uscente Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Spa 669.431 (Coniuge: Maria Serafina Bellanti 52.084)
•   Giancarlo Prestinoni Direttore generale Casinò di Sanremo Spa 222.349
•   Sergio Prete Presidente Autorità portuale di Taranto 204.419
•   Francesco Profumo Presidente IREN Spa 470.593
•   Nicola Pugliese Direttore generale Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la Trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia 76.131
•   Ezio Puppin Presidente CNISM – Consorzio nazionale interuniversitario per le Scienze fisiche della materia 79.126
•   Enrico Puppo Vicepresidente Fiera di Genova Spa 24.285
•   Rosanna Purchia Sovrintendente Fondazione del Teatro San Carlo di Napoli 129.803
•   Pietro Maria Putti Vice commissario straordinario uscente Agenzia nazionale per le Nuove tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo economico sostenibile – ENEA 62.257
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Maggio 08, 2017, 12:44:28 pm
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/04/federazioni-sportive-ai-presidenti-150mila-euro-lanno-presi-dal-fondo-per-lo-sport-dei-disabili/3562212/
Federazioni sportive, ai presidenti 150mila euro presi dal fondo per lo sport dei disabili
Dal 2015 ricevono ogni anno dal Coni 36mila euro lordi di indennità, per un totale di 1,6 milioni. Una cifra in teoria onnicomprensiva. Ma i 19 presidenti che erano anche membri degli organi del Comitato paralimpico hanno incassato ulteriori entrate. Loro si difendono. Ma la possibile incompatibilità è arrivata sul tavolo del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che dice: “Non ne sapevo nulla"
di Lorenzo Vendemiale | 4 maggio 2017
Circa 150mila euro di soldi pubblici: fondi destinati al Comitato Italiano Paralimpico, che si occupa dello sport per disabili. E invece finiti nelle tasche dei presidenti delle Federazioni sportive, che pure ricevono ogni anno dal Coni 36mila euro. Un’indennità che dovrebbe essere onnicomprensiva, ma a quanto pare non lo è stata fino in fondo. La situazione è andata avanti negli ultimi due anni, senza che nessuno sollevasse alcuna obiezione: “Non ci siamo mai posti la questione, pensavamo non ci fossero problemi perché Cip e Coni sono due entità differenti”, dicono loro. Ma non tutti la pensano così. E ora la possibile incompatibilità è arrivata sul tavolo del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che interpellato a riguardo da ilfattoquotidiano.it annuncia provvedimenti: “Quello che è successo non mi sembra corretto, ne terremo conto al momento dell’erogazione dei prossimi contributi”.
I PRESIDENTI “COSTANO” 1,6 MILIONI L’ANNO – Per legge, i presidenti delle discipline sportive nel nostro Paese non hanno un vero e proprio stipendio: per anni sono andati avanti a rimborsi, una diaria di 130 euro lordi per ogni giornata lavorativa, che aveva generato storture e squilibri (tra chi prendeva pochissimo, e chi magari lavorava pure a Ferragosto pur di metter su un gruzzoletto ragguardevole). Così il Coni è intervenuto sulla materia nel 2013, deliberando un’indennità di 36mila euro lordi annui, approvata definitivamente dal governo nel 2015. La cifra però è onnicomprensiva e prevede “la contestuale eliminazione di qualunque altra forma di compenso, diaria, remunerazione o appannaggio, a carico delle Fsn in favore dei presidenti”. Tradotto: non possono prendere un euro in più dalle Federazioni, come gli è stato comunicato con apposita circolare firmata dal segretario generale. Anche perché il loro sostentamento già pesa complessivamente sulle casse del Coni (e quindi dello Stato) per 1,6 milioni di euro.
LA DOPPIA INDENNITÀ DAL CIP – Si dà il caso, però, che fino a ieri tra le 45 Fsn sotto l’egida del Coni rientrasse pure il Comitato paralimpico, per la sua strana natura giuridica metà pubblica e metà privata. E anche il Cip prevedesse un’indennità per i membri dei propri organi di funzionamento, la giunta ed il consiglio nazionale. Solo che in molti casi (19, per la precisione) questi coincidono con i presidenti delle Federazioni sportive, visto che solo poche discipline paralimpiche hanno una Federazione autonoma. Così diversi presidenti negli ultimi tre anni hanno sommato all’indennità ricevuta dal Coni attraverso la propria Federazione quella Cip, aumentando le proprie entrate (e scatenando le invidie dei colleghi). Parliamo di qualche migliaia di euro: i membri della giunta Cip (sono due: Renato Di Rocco della FederCiclismo e Mario Scarzella della FitArco) portano a casa 7.200 euro lordi l’anno; i membri del Consiglio nazionale (e qui l’elenco è lungo: si va dal tennis alla canoa, dal tiro a volo alla vela, dalla scherma ai pesi e via dicendo) scendono a 3.600 euro. Spiccioli, che però moltiplicati per tutti i presidenti e per gli ultimi due anni e mezzo (il 2015 e il 2016, più le ultime mensilità del 2014 e le prime del 2017) danno una cifra che oscilla intorno ai 150mila euro. Di soldi ovviamente pubblici, visto che il Cip si regge quasi interamente sui contributi del Coni e dello Stato.
MALAGÒ: “NE TERREMO CONTO” – Fino ad oggi la questione non era mai stata sollevata (e loro si erano guardati bene dal farlo, limitandosi ad incassare doppia razione). “Ma a noi nessuno aveva detto nulla: ci hanno dato un’indennità e l’abbiamo presa. Se non era consentito, non lo sapevo”, spiega Mario Scarzella, del Tiro con l’Arco, tra i più toccati dal problema in qualità di membro della giunta Cip. La questione è intricata e tutta da interpretare: secondo alcuni (e questa è la tesi dei diretti interessati) il limite dei 36mila euro era interno alla Federazione d’appartenenza, mentre il Cip è un ente diverso, di fatto autonomo dal 2005. Per altri, però, la circostanza costituisce un problema. E fra questi c’è anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a cui la notizia non è andata giù: “Non ne sapevo nulla: abbiamo verificato ed effettivamente qualcuno negli ultimi anni ha percepito più degli altri. E questo non mi sembra giusto, visto che era stato fissato un tetto uguale per tutti”. “Ne terremo conto al momento della prossima indennità”, ha aggiunto il numero uno dello sport italiano.
SOLDI DA RESTITUIRE? – Ora che il Comitato paralimpico è diventato ufficialmente ente pubblico la questione non si pone più, visto che Cip e Coni sono a tutti gli effetti due entità diverse (anche se sempre di soldi pubblici si tratta, e dunque potrebbero essere fatte ulteriori valutazioni). Resta comunque il problema dei soldi erogati (forse indebitamente) negli ultimi anni: il Coni presenterà un interpello al governo per avere chiarimenti, ma qualcosa verrà fatto di sicuro. Possibile che dai 36mila euro del 2017 venga trattenuta la cifra ricevuta in passato dal Cip.  Una soluzione che rimedierebbe allo squilibrio fra i presidenti, ma non sanerebbe completamente l’ingiustizia: quei soldi, usciti dal Comitato paralimpico e dal mondo dello sport dei disabili, rientrerebbero al Coni. A meno che i presidenti non decidano di renderli spontaneamente al Cip. Difficile, a sentire i diretti interessati. Se Scarzella della FitArco si dice pronto “a restituirli immediatamente”, Renato Di Rocco non sembra proprio della stessa opinione: “Il lavoro dei dirigenti che mandano avanti lo sport italiano merita più considerazione: far parte di una giunta è un impegno gravoso e il tempo va pagato”, commenta il numero uno del ciclismo. “Poi se viene stabilito che quei soldi non erano dovuti sono pronto a fare la mia parte, ma me lo deve dire la Corte dei Conti, non un articolo di giornale e nemmeno Malagò”. I malumori sono già cominciati.

Twitter: @lVendemiale



Perciò sono incollati alla poltrona e non se ne voglio schiodare.
Anche Obrist è nel consiglio CIP.

http://www.comitatoparalimpico.it/menu/consiglio-nazionale_01.aspx
Ciao
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Gennaio 22, 2019, 08:33:25 am
http://www.repubblica.it/rubriche/spycalcio/2019/01/21/news/giorgetti_e_la_rivoluzione_sport_e_salute_gia_esiste_c_era_bisogno_di_aria_nuova_-217120507/



Giorgetti e la rivoluzione: “Sport e salute già esiste, c'era bisogno di aria nuova”

21 gennaio 2019

"Sport e salute già esiste. L'assemblea ha già approvato la modifica dello statuto da 'Coni Servizì a 'Sport e Salute', nella prossima settimana ci sarà la fase di selezione del nuovo consiglio di amministrazione. Credo che ad aprile ci sarà la nuova governance con il pieno dispiegamento di quelli che saranno gli obiettivi e le potenzialità espresse di questa nuova realtà". Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, ospite della trasmissione di Emilio Mancuso, 'La politica nel pallonè su Gr Parlamento. "Nel frattempo andranno definiti i rapporti convenzionali e contratto tra 'Sport e Salutè e Coni in modo che il Coni possa continuare a fare la sua attività in piena autonomia per quanto riguarda il profilo sportivo. La macchina è partita ma solo nei prossimi mesi potrà diventare totalmente effettiva". "Sport e Salute ha tre finalità principali con un presupposto semplicissimo: la politica sportiva, in particolare quella di alto livello, la fa e deve continuare a farla il Coni. Però la gestione economica e finanziaria di oltre 400 milioni di euro che lo Stato mette a disposizione del sistema deve essere gestita con dei criteri economico-aziendali, professionali e manageriali", prosegue Giorgetti.

"Serve prima di tutto un manager che sappia far funzionare mezzi e uomini, un utilizzo efficace delle risorse, e poi certamente competenze particolari ispirate alla medicina sportiva e, soprattuto, il discorso formativo ed educativo e il rapporto con il mondo della scuola. Questi tre tipi di competenze affiancheranno l'indirizzo sportivo che è, continuerà ad essere, del Coni". "Non partecipo al toto-nomi. La mia speranza è che ci sia in giro per l'Italia qualcuno appassionato sportivo che oggi fa il manager. Lo Stato non può competere in termini di retribuzioni con i grandi gruppi industriali, ma penso ci voglia anche un po' di aria nuova rispetto a un mondo che mobilita tante risorse economico-finanziarie, e che contribuisce a far lievitare la cultura delle nuove generazioni. E' questa la partita dove si gioca 'Sport e salute'", spiega ancora Giorgetti. "Il peso elettorale delle Federazioni? Non sono convinto che sia giusto dare uno strapotere alle Federazioni importanti, che sono già forti di loro, è giusto tendenzialmente proteggere e riconoscere i diritti anche alle Federazioni più piccole. Allo stesso modo è chiaro che il decathlon moderno non può avere lo stesso peso elettorale di pallavolo o nuoto. Serve un principio che contempli l'esigenza di rappresentanza e la tutela per tutti. Sotto questo aspetto dobbiamo discutere, non ci sono soluzioni preconfezionate, ma obiettivamente non mi sembra che la situazione attuale non sia l'optimum".

Format dei campionati, botta e risposta fra Ghirelli e Balata
"Io non pervenuto? Con Ghirelli ho parlato anche la scorsa settimana. Mi dispiace non lo ricordi. Come ho ribadito anche in quella occasione noi siamo per creare i presupposti per giocare le partite e non per annullarle, per garantire la sostenibilità economica e non per piangere i fallimenti. E siamo anche favorevoli alle promozioni che scaturiscono dal campo e cioè dal principio del merito sportivo. Ogni nostra proposta, da discutere nella sede opportuna cioè in Figc, è andata e andrà sempre in quelle direzioni". Queste le dichiarazioni del presidente della Lega B Mauro Balata dopo l'intervento alla trasmissione 'La Politica nel Pallonè su Gr Parlamento da parte del presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. La Lega cadetti vuole 18 club per il prossimo anno. Il n.1 della serie C aveva detto: "Al momento si va a 22 e si va ai ripescaggi. Se poi la B, cosa che mi sembra difficile, ci chiederà di andare al format a 20 squadre con 5 promozioni per la Lega Pro, a compimento e risarcimento del disastro di agosto, in ossequio alla firma sulle riforme data da Gravina, siamo d'accordo. Per quanto riguarda il format dei campionati, siamo l'unica Lega in questo Paese che è passata da sola con autoriforma da 90 a 60 ma è evidente che non è sufficiente, non si può fare la riforma partendo dal taglio dei club di C. Bisogna partire dalla mission, dalla sostenibilità economica e dalle regole che reggono il sistema. Partendo da questo siamo disponibili a discutere".

Rai, una Champions da 40 milioni. Bulbarelli e i 5 vice...
Grandi manovre in casa Rai Sport (vedi Spy Calcio del 20 gennaio): il nuovo direttore, Auro Bulbarelli, presto dovrebbe presentare il piano editoriale, intanto cerca di "salvare" la Champions 2019-'20. Ma non dipende solo da lui: il cda di Viale Mazzini è diviso fra chi ritiene che costi troppo e chi pensa che la Rai non debba assolutamente perdere la partita del mercoledì sera. L'allora direttore generale Mario Orfeo aveva pagato 40 milioni a Sky per avere appunto una gara di un'italiana (ottimi ascolti) e la diretta del Gp di Monza di Formula 1 (ascolti eccezionali). Ora bisognerà vedere che ne pensano i vertici dell'azienda: Sky potrebbe dirottare la partita in chiaro di Champions e Monza su Tv8, che è sua: ma certo gli ascolti sarebbero molto più bassi rispetto a Rai 1, e Tv8 al massimo potrebbe portare a casa 15-20 milioni di pubblicità. Non è escluso che se la Rai rinuncia, possa farsi sotto Mediaset visto che è obbligatorio dare una gara europea in chiaro.

Per quanto riguarda il Giro d'Italia non ci dovrebbero essere problemi, resterà alla Rai. Sulle Olimpiadi di Tokyo 2020, la tv pubblica sta facendo dei ragionamenti: l'opzione scade in giugno, gli orari sono penalizzanti. Bulbarelli presto sceglierà anche i vicedirettori di Rai Sport. Dovrebbero essere in cinque: Cerqueti, Maurizi, Varriale, Gentili e Franzelli. A meno che venga scelta una quota rosa, Ivana Vaccari. Marco Civoli dovrebbe restare in video. Intanto, è stato cambiato il format della Domenica Sportiva (affidata a Giorgia Cardinaletti e Marco Lollobrigida) e dell'Altra Ds (di cui si occupa Fusco), mentre dai quarti di Coppa Italia sarà previsto un telecronista e due bordocampisti a partita. Niente commento tecnico, solo giornalisti di Rai Sport. Ma bisogna stare attenti: cambiare in corsa, a metà stagione, non sempre paga.


Per la prima volta la Giunta Coni si tiene a Bolzano
La 1084esima Giunta Nazionale del Coni si terrà domani, martedì 22 gennaio, per la prima volta nella storia a Bolzano, presso la Sala Consiliare del Comune, con inizio alle ore 10.Alla riunione è prevista la presenza del Sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, e dell'Assessore ai Giovani, Sport, alla Partecipazione e all'edilizia abitativa, Angelo Gennaccaro, oltre alla partecipazione di alcuni campioni, legati al territorio, che hanno scritto la storia dello sport italiano, tra cui Gustav Thoeni, Gunther Huber, Paul Hildgartner, Gerda Weissensteiner e Simone Giannelli. La Giunta discuterà il seguente ordine del giorno: 1) Verbale riunione 18 dicembre 2018; 2) Comunicazioni del Presidente; 3) Attività Olimpica e Alto Livello; 4) Attività Federazioni Sportive Nazionali - Discipline Sportive Associate - Enti di Promozione Sportiva - Attività Antidoping; 5) Promozione Sportiva; 6) Organizzazione Territoriale; 7) Affari Amministrativi; 8) Varie e proposte dei Membri della Giunta Nazionale.


Concentrica è un quinquennio avanti sulle questioni ed ha una visione chiara del futuro..............Preveggenza o Capacità?
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Aprile 05, 2019, 18:52:11 pm
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/31/coni-la-lista-completa-dei-candidati-per-il-consiglio-di-amministrazione-di-sport-e-salute-spa/5075003/


Ma avete visto chi s'è candidato?

Al n.90 c'è una vecchia conoscenza!

Il nostro Avvocato Nazionale.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Maggio 29, 2019, 19:19:28 pm
https://www.ilmessaggero.it/sport/altrisport/coni_sabelli_giorgetti_sport_e_salute_organigramma_linee_guida-4515401.html

Sport e salute. Sabelli, ecco l'organigramma e le linee guida
Domenica 26 Maggio 2019
Una mail indirizzata a tutti i presidenti, dirigenti delle federazioni e al numero uno del Coni, Giovanni Malagò, con oggetto Ordine di servizio. Eccolo il primo atto del numero uno di Sport & Salute, Rocco Sabelli. Ad accompagnare il nuovo organigramma, che integra l’attuale struttura organizzativa con le nuove funzioni necessarie e, allo stesso tempo, la semplifichi accorpando alcune di quelle esistenti, anche una lettera in cui viene tracciata la via che si vuole percorrere. «Il primo passo di questo percorso è necessariamente rappresentato dalla definizione di un assetto organizzativo più funzionale ed efficiente e dalla individuazione della squadra manageriale responsabile della sua realizzazione». Inoltre Sabelli spiega di aver voluto «presidiare personalmente, con una responsabilità ad interim, la nuova funzione di Strategia, Sviluppo e Innovazione per imprimere la spinta necessaria a delineare la nuova e più ampia missione della Società». Infine un appello a tutti i presidenti e dirigenti a cui si chiede un contributo di disponibilità per superare «gli inevitabili problemi di avviamento».

LE FUNZIONI
Da subito sono state individuate diverse Funzioni di primo livello richieste dai nuovi compiti previsti dalla nuova legge. Rispetto al vecchio organigramma sono state eliminate circa 7 o 8 riporti diretti, accorpando attività e facendone confluire altre sotto responsabilità coerenti. Per ricercare unitarietà e sinergie con il Coni, la funzione Attività per la segreteria generale viene affidata a Carlo Mornati che di fatto gestirà il supporto alla commissione impianti, gestirà vigilanza, il registro delle società sportive, gli statuti e i regolamenti, avrà la segreteria degli organi di giustizia sportiva, i centri di preparazione olimpica e i servizi di squadra. I rapporti con i media saranno affidato alla responsabilità di Danilo Di Tommaso. Come detto la funzione di Strategia, Sviluppo e Innovazione sarà nelle mani del presidente Sabelli. Si occuperà di perseguire maggiori sinergie con le strutture delle federazioni, delle Discipline Sportive, degli Enti di Promozione e dei gruppi Sportivi Militari che operando in accordo con il Coni. Curerà le attività di responsabilità sociale, erogazione di progetti di formazione innovativi con la Scuola dello Sport per lo sviluppo di competenze tecniche e manageriali. L’elaborazione per la tutela della salute e lo svolgimento di una sana pratica sportiva. E infine il coordinamento e la raccolta di dati e l’analisi con il centro studi e osservatori statistici dello sport. La funzione Marketing e Business sarà affidata Diego Nepi. Le infrastrutture, sistemi e ingegneria dello sport saranno gestite da Francesco Romussi. In questa funzione confluisce l’unità operativa sport e periferie. Fabrizio Raymondi avrà la funzione più delicata ossia l’assegnazione di risorse pubbliche agli organismi sportivi e l’ulteriore controllo sull’utilizzo delle stesse. Francesco Soro gestirà le relazioni con gli stakeholders, i progetti speciali e gli affari legislativi. Risorse umane e organizzazione a Riccardo Meloni. Marco Befera si occuperà di corporate. Valeria Panzironi degli affari legali e Gennaro Ranieri della funzione acquisti.


Francesco Soro appartiene al Coni che conta quello che ha i soldi.
Malagò....Turisini...... e tutto il cucuzzaro alla maison.
Tutti ministri e minestre senza portafoglio.
:) :) :)
Ciao
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Maggio 31, 2019, 19:38:14 pm
Lunedì 03.06.2019 il grande giorno, una settimana di passione.
I più fedelissimi cantano vittoria e fantasticano sulla sentenza e dopo sentenza.
La soluzione rapida, in caso di vittoria (ma Obrist ce l'ha già in tasca) è quella che non vede il riavvio dell'iter della ratifica ma direttamente la revoca del Commissario Soro e la nomina di Obrist come commissario che reggerà lo scettro fino ad ottobre 2020.
Tutto è già scritto anche una canzone di tanti anni fa anticipava l'esito felice di questa vicenda.
 ;D ;D ;D ;D ;D

https://www.youtube.com/watch?v=dPCu8mQZWqU

 
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: Sora Lucia - Luglio 08, 2019, 23:00:06 pm
Sapete dirmi se è vero che un  commissario  di tsn messo  da Obrist è stato confermato da Soro anche se le elezioni da lui fatte sono state annullate? Come può essere possibile? Ciao, Lucy
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Luglio 08, 2019, 23:18:11 pm
Si è vero!

Credo tarttasi di Caldaro che fino a sei mesi fa aveva dovuto rinviare l'elezioni penchè non aveva nemmeno 20 tesserati.

Si badi bene che la sezione in argomento con 20 soci ,associato più associato meno, è stata in grao di far eleggere il Presidente Nazionale.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: Enyo - Luglio 09, 2019, 07:54:35 am
Credo anche Cagliari. Avevo letto la delibera circa un anno fa. Invece  a Dobbiaco per le stesse ragioni  il commissario è stato rimosso.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Luglio 30, 2019, 13:31:19 pm
Siamo alle deleghe al governo

Dossier del Servizio Studi
sull’A.S. n. 1372

"Deleghe al Governo e altre
disposizioni in materia di
ordinamento sportivo, di
professioni sportive nonché
di semplificazione"

dossier
luglio 2019

n. 145

XVIII legislatura

ufficio ricerche sulle questioni
istituzionali, sulla giustizia e sulla
cultura



. revisione e trasferimento delle funzioni di vigilanza e covigilanza esercitate
dal Ministero della difesa su enti sportivi e Federazioni sportive nazionali,
in coerenza con la disciplina relativa agli altri enti sportivi e federazioni
sportive, previa puntuale individuazione delle risorse umane, strumentali e
finanziarie da trasferire (lett.l)); si valuti se specificare meglio il contenuto
e i destinatari del suddetto trasferimento di funzioni;
. trasferimento all'Unione italiana tiro a segno delle funzioni connesse
all'agibilità dei campi e degli impianti di tiro a segno esercitate attualmente
dal Ministero della difesa, anche prevedendo forme di collaborazione con

quest'ultimo, previa, anche in tal caso, puntuale individuazione delle risorse
umane, strumentali e finanziarie da trasferire (lett.m)).

Con riferimento all’agibilità dei campi e degli impianti di tiro a volo, si ricorda
che, ai sensi dell’art. 250 del d.lgs. 66/2010, i campi di tiro a segno impiantati a
spese dello Stato:

- sono compresi tra gli immobili demaniali militari;

- l'esecuzione tecnica dei lavori relativi all'impianto, alla sistemazione e alla
manutenzione è affidata alla vigilanza del Ministero della difesa;

- sono dati in uso, a titolo gratuito, alle sezioni di tiro a segno, senza ulteriori oneri
a carico dello Stato. In relazione al tema dell’agibilità dei campi di tiro a segno, si
segnala che il Tar del Lazio con la sentenza N. 16400/2014 (REG.RIC. Tribunale
Amministrativo Regionale per il Lazio, Sezione Prima Bis) ha rilevato come
l’Unione Italiana tiro a segno non ha alcuna legittimazione a certificare l’agibilità
dei poligoni. Nella sentenza, infatti, si ribadisce che la competenza relativa
all’accertamento dell’agibilità dei poligoni (anche di prima categoria) e relative
prescrizioni, competono in via esclusiva al ministero della Difesa e al Genio
militare.

Si valuti l’opportunità di definire in maniera più dettagliata i contenuti
della delega relativa al trasferimento delle funzioni di vigilanza del
Ministero della difesa sull’Unione italiana tiro a segno, titolare della
funzione pubblica di rilascio dei certificati di idoneità al maneggio delle
armi;


Solo frottole c'hanno raccontato in questi anni.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Dicembre 21, 2019, 05:58:47 am
https://www.repubblica.it/sport/vari/2019/12/20/news/sport_e_salute_sabelli_si_e_dimesso-243967342/?refresh_ce

Secondo me l'ex Commissario Soro non sta passando un buon momento.
Ciao
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: Sora Lucia - Dicembre 21, 2019, 08:34:28 am
Caro mio amico crauto,
quando scenni a Roma,
passa quì non esser cauto,
che a sentì er tuo idioma,

a me se drizza er flauto.
E con ‘a mia bionda chioma,
al Tiziano annemmo in auto,
a goder di quell’aroma,

tutti insieme. Ma sul più bello,
ricordando matriciane a sbaffo,
entra lesto er sordatello,

e er gatto ce toje con arraffo.
Crede de commandà er poverello,
ma l’atro se a ride sotto er baffo.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Luglio 25, 2020, 19:43:05 pm
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/16/sport-spadafora-vuole-cancellare-le-porte-girevoli-tra-cariche-federali-e-politiche-le-federazioni-resistono-e-lotti-guida-la-rivolta/5869468/

Sport, Spadafora vuole cancellare le porte girevoli tra cariche federali e politiche. Le Federazioni resistono: e Lotti guida la rivolta
Oltre al limite dei mandati, nel testo è stata inserita una norma che non permette di ricoprire i due incarichi. Un cambiamento che costringe alcuni nomi di sport e politica a scegliere tra i due ruoli. E le conseguenze si avrebbero anche sul calcio, visto che Cosimo Sibilia, capo dei Dilettanti nonché deputato di Forza Italia, è tra i candidati per le prossime elezioni in Figc. I padri padroni delle Federazioni tentano di resistere, con l'aiuto dell'ex ministro del Pd
di Lorenzo Vendemiale | 16 Luglio 2020
Giacca, cravatta e scarpe da ginnastica: il look perfetto del “politico sportivo”, che da anni comanda lo sport italiano. Metà presidente di Federazione, metà parlamentare o sindaco, un incarico tira l’altro. Adesso il governo ha deciso di dire basta: la riforma del ministro Vincenzo Spadafora, che ha messo nel mirino la “casta” dei presidenti a partire da Giovanni Malagò, sancirà anche l’incompatibilità delle cariche sportive con quelle nella pubblica amministrazione.
LE PORTE GIREVOLI TRA SPORT E POLITICA – Da quando è nata la riforma, il Coni (e ultimamente pure le Federazioni, che sentono il fiato sul collo del ministero) non fanno altro che protestare, rivendicare l’autonomia dello sport. In realtà lo sport italiano dalla politica non è mai stato indipendente, anzi, il fine politico ha sempre riconosciuto il valore sociale ma soprattutto elettorale dello sport, sconfinato bacino di voti, preziosa riserva di cariche, saltando così da una poltrona all’altra, a volte pure contemporaneamente. Da Andreotti, che ben prima di diventare sette volte premier fu sottosegretario allo sport di De Gasperi (anzi, a lui si deve la rinascita del Coni dopo il ventennio), al “poltronissimo” Carraro, senza dimenticare Matarrese, Pescante, Abete, Tavecchio, l’elenco è lungo.
CON LA RIFORMA ECCO L’INCOMPATIBILITÀ – Da anni si parlava di un possibile intervento normativo, non se n’è mai fatto nulla, anche perché spesso a decidere in Parlamento erano gli stessi che avrebbero dovuto essere colpiti dal provvedimento nelle Federazioni. Ora potrebbe cambiare tutto: con la sua riforma Spadafora vuole cancellare la Legge Lotti, l’ultimo regalo che il governo Pd aveva fatto a Malagò&C., e spazzare via un’intera generazione di dirigenti che sta lì da decenni, “dai tempi della lira” come ha detto il ministro. Viene infatti ridotto il numero massimo di mandati, che passa da tre a due per il Coni, e rimane tre (ma senza “fase transitoria”) per le Federazioni: così sarebbero fuori Malagò e altri 16 capi di discipline importanti, dal nuoto al tennis, dal golf alla pallacanestro. Ma nel testo c’è anche un’altra norma: quella per l’incompatibilità con la politica. Apparentemente, il divieto vale solo per il Comitato Olimpico, ma in realtà si applicherà anche alle Federazioni, visto che i presidenti federali sono pure membri di diritto del consiglio Coni, dove non potranno più entrare. Dunque addio ai presidenti eterni, ma anche ai presidenti politici.
DAL NUOTO AL CALCIO, GLI EFFETTI – La questione rischia di essere tremendamente d’attualità perché il doppio ruolo ancora oggi ha degli interpreti illustri. Il più famoso è Paolo Barelli, grande capo del nuoto italiano, la Federazione più vincente del Paese, e deputato di Forza Italia. Poi c’è Claudio Barbaro, senatore leghista e dal ’94 alla guida dell’Asi, uno degli enti di promozione più diffusi. Altri, da Sabatino Aracu del pattinaggio a rotelle a Luciano Rossi del tiro a volo, non lo sono più soltanto perché hanno perso il loro posto in Parlamento (ma si sono tenuti stretti quello in Federazione). E la norma potrebbe influenzare anche la partita più importante, quella del calcio: tra i candidati per le prossime elezioni in Figc c’è Cosimo Sibilia, capo dei Dilettanti, nonché deputato di Forza Italia. Se la riforma fosse approvata, si troverebbe a dover scegliere fra le due cariche. Come tutti gli altri.

LOTTI GUIDA LA RIVOLTA – La ghigliottina del governo terrorizza i padri padroni delle Federazioni. È già cominciata la corsa al voto, per andare alle urne il prima possibile, prima cioè che entri in vigore la nuova legge: ma il Ministero, che ha già bocciato la delibera Coni sulle elezioni fino a ottobre 2021, pare intenzionato a far votare tutti con le stesse regole, le sue. Mentre ad organizzare la resistenza c’è anche l’ex ministro Luca Lotti, che aveva regalato a tutti i presidenti quattro anni in più di governo e ora è pronto a difendere la sua vecchia legge (e i loro privilegi). Il suo Pd ha disertato l’incontro di maggioranza sulla riforma: un messaggio al ministro sui cambiamenti necessari a far passare la riforma. È vero che i decreti attuativi non devono andare in Parlamento, ma serve pur sempre l’ok del Consiglio dei ministri, senza dimenticare i passaggi in Commissione e in Conferenza Stato-Regioni. “Vedrete, alla fine non cambierà nulla”, scommettono alcuni presidenti federali. E loro, che stanno lì da decenni, se ne intendono.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: sgtHartman - Luglio 26, 2020, 08:53:58 am
Ma non ci crede nessuno!!!
È solo cinema con effetti speciali, a quel livello non cambierà nulla. Si rassegni chi pensa che Spadafora possa riuscire in un impresa così 'innovativa'!!!
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Agosto 12, 2020, 08:04:23 am
https://www.sporteconomy.it/malago-coni-non-stiamo-bluffando-stiamo-letteralmente-scherzando-con-il-fuoco/

Malagò (CONI): Non stiamo bluffando, stiamo letteralmente scherzando con il fuoco.
05 Ago 2020
Redazione

Giovanni Malagò - presidente del CONI
Conferenza stampa senza veli del presidente del CONI, Giovanni Malagò (nella foto) sul tema della legge delega.
“Se dovesse cadere la legge delega sulla riforma dello sport, le conseguenze con il CIO, in termini di sanzioni saranno sicure e immediate. Non saremmo i primi e neanche gli ultimi: per molti paesi che non hanno applicato la carta olimpica tutti sapete come è andata. Sarebbe una sconfitta unica per l’Italia e una perdita di credibilità clamorosa proprio dopo aver avuto fiducia con l’organizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Non stiamo bluffando, stiamo letteralmente scherzando con il fuoco” – lo ha dichiarato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in conferenza stampa, a margine della Giunta di stamattina.
“…Questo governo (guidato dal premier Giuseppe Conte, nda) si è impegnato anche ufficialmente con la garanzia che massimo entro agosto avrebbe sistemato una situazione assolutamente non più sostenibile. Non è assolutamente una pressione del Coni, ma una precisa disposizione del CIO” ha sottolineato sempre il numero 1 dello sport italiano.




Con tutti i problemi che ci sono ci mancava solo il CIO a dettare l'agenda del governo Italiano.

E risparmiamoceli pure i 500 milioni annui che vanno alla burocrazia dello sport.

Tanto chi fa sport lo fa direttamente a sue spese e finalmente quelli dei gruppi sportivi torneranno alle proprie amministrazioni a

guadagnarsi lo stipendio.


Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Agosto 14, 2020, 08:33:39 am

https://notizie.virgilio.it/salvini-attacco-interno-ex-deputato-leghista-leoni-traditori-1415303



L'ex senatore Leoni è pure l'ex Presidente/commissario chiacchieratissimo dell' Aereoclub di cui si è occupato Report.


Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: sgtHartman - Agosto 14, 2020, 09:42:29 am
Al di la delle visioni politiche, mi pare che il sig. Leoni abbia anch'egli dovuto fare i conti con l'aver a che fare con un ente pubblico, l'Aeroclub, e al pari di Obrist non può più esserne il presidente per superamento del limite dei mandati.

Forse sarebbe ora che si capisse che l'era delle poltrone a vita deve finire.

Occorre un cambio di mentalità non facile, ma se vogliamo crescere e maturare dobbiamo abituarci all'alternanza, principio cardine di un sistema democratico.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Agosto 19, 2020, 07:22:40 am
https://www.repubblica.it/rubriche/spycalcio/2020/08/15/news/la_legge_sullo_sport_rischia_di_bloccarsi_fra_semafori_gialli_e_verdi_-264704493/


a
15 agosto 2020
Il testo unico dello sport - sul quale il ministro Vincenzo Spadafora sta prendendo, almeno per ora, solenni bocciature - da qualcuno è stato già battezzato la "legge del semaforo". Sì perché nell'ultima bozza, datata 7 agosto, alcuni punti sono sottolineati in verde, altri in rosso, altri ancora in giallo. Ma attenzione, non è assolutamente detto che i punti messi in rilievo in verde, che, come vedremo, hanno un certo rilievo, garantiscano il via libera. Anzi, sono proprio i punti critici sui quali il ministro non ha ancora registrato una convergenza con le forze di maggioranza, mentre per quelli in giallo significa che sono ancora oggetto di trattativa con il Mef (e anche qui son dolori...). Il rosso significa i punti critici in attesa di confronto con altri Ministeri ed Enti. Insomma, la legge è in alto mare e Spadafora, che voleva chiudere in fretta, portandola in consiglio dei ministri ai primi di agosto, ora si trova davanti un cammino tortuoso, con il rischio sempre maggiore che la legge delega finisca nel nulla. Anche se Spadafora resta ottimista e via Instagram ai suoi fans ha spiegato: "La riforma? La porteremo a casa. Mi critica chi sta lì da 20-30 anni...".

Il ministro, cercando di blindarsi, il 7 agosto ha scritto ai capi delegazione dei partiti di maggioranza (Bonafede, Franceschini, Bellanova e Speranza) e li ha convocati il 27 agosto per una videocall. Inoltre, il 3 settembre è previsto il Tavolo ufficiale di maggioranza a Largo Chigi, al Ministero. Già ci sono state critiche, sospetti di eccesso di delega e rilievi da parte dello stesso Movimento di Spadafora, i 5 Stelle, oltre che da Pd e Italia viva. Anche il testo del 7 agosto, l'ultimo (siamo a quota 5-6, non si sa...), pare che non convinca molto. Ma non convince nemmeno lo stesso ministro visto che i punti evidenziati in verde, vale a quelli su cui non c'è accordo, sono tanti, e di un certo rilievo. Qualche esempio.

Articolo 12 (organi), comma 2: "Gli organi del Coni restano in carica quattro anni. I componenti che assumono le funzioni nel corso del quadriennio restano in carica fino alla scadenza degli organi. Il Presidente e gli altri componenti della Giunta nazionale, ad eccezione di quelli di cui al successivo articolo 15, comma 1, lettera b), non possono svolgere più di tre mandati. Le previsioni di cui al precedente periodo non si applicano ai Presidenti e ai membri degli organi direttivi delle strutture territoriali del Coni". L'articolo 15, comma 1, lettera b, spiega appunto le eccezioni, vale a dire i soggetti che non sono tenuti al limite dei tre mandati. Si tratta dei "membri Cio". Giovanni Malagò, che appunto è membro Cio, quindi può tranquillamente ricandidarsi al Coni nel 2021 per il suo terzo mandato e andare anche oltre (quanto non si sa, non è fissato alcun limite).
Altro punto su cui non c'è alcun accordo politico. Articolo 53 (attività e natura giuridica), comma 4: "L'assunzione e il mantenimento della carica di Presidente nelle Federazioni sportive nazionali e nelle discipline sportive associate è incompatibile con le seguenti cariche di indirizzo politico delle amministrazioni statali: Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro, Vice Ministro, Sottosegretario di Stato e Commissario Straordinario del Governo di cui all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, parlamentare. L'assunzione e il mantenimento della carica di Presidente regionale nelle federazioni sportive nazionali e nelle discipline sportive associate è incompatibile con le seguenti cariche di indirizzo politico delle amministrazioni regionali e locali: Presidente della giunta o Sindaco, assessore o consigliere nelle regioni, nelle province, nei comuni e nelle forme associative tra enti locali". Se dovesse essere approvato questo articolo Barelli, Costa, Barbaro e altri rischierebbero di dover scegliere fra il Parlamento e la carica sportiva. La bozza parla di "mantenimento". Barelli verrà eletto il 5 settembre per la sesta volta alla presidenza della Federnuoto: se ad esempio la legge venisse varata in novembre decadrebbe? Ha valore retroattivo? Su questo c'è una grande battaglia. E qualcuno sostiene anche che questo articolo avrebbe profili di incostituzionalità.

Anche sull'articolo 55 coma 2 c'è uno scontro fortissimo. "Il presidente e i membri degli organi direttivi (delle Federazioni sportive e delle discipline sportive associate, ndr) restano in carica quattro anni e non possono svolgere più di tre mandati". Se fosse davvero così, andrebbero a casa tutti quelli che hanno già toccato quota tre mandati, e sono tantissimi (Binaghi, Chimenti, Luciano Rossi, Barelli, Buonfiglio, Matteoli, Casasco, Urso, Di Rocco, Aracu, eccetera mentre il caso Petrucci è controverso non essendo i suoi mandati consecutivi, anche se questa distinzione non è presente nella legge). Su questo punto, il Pd è stato già chiaro, non ne vuole sapere di vedere cancellata la legge Lotti che consente ai presidenti l'ultima "finestra", anche a chi ha alle spalle magari sei mandati... Spadafora però resiste. Il Consiglio nazionale del Coni ha bocciato all'unamimità la riforma dello sport, così com'è, e la questione è arrivata sul tavolo del premier Giuseppe Conte. Non solo: il testo dovrebbe passare ancora all'esame della Conferenza Stato-Regioni (e qui il centrodestra è già pronto allo scontro) e al vaglio del Consiglio di Stato dove ci potrebbero essere problemi.

Poi, come detto, nella bozza del 7 agosto ci sono tutti i punti che sono ancora oggetto di trattativa con il Mef, oppure sono stati bocciati. Il ministro si è interessato anche dell'Unione italiana tiro a segno. All'articolo 231, comma 1, è scritto: "A decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto legislativo, le funzioni connesse all'agibilità dei campi e degli impianti di tiro a segno esercitate dal Ministero della difesa sono trasferite in capo all'Unione italiana tiro a segno. Con decreto del Ministero della Difesa possono essere previste forme di collaborazione dell'Unione italiana tiro a segno con il predetto Ministero, con individuazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie da trasferire". Poi, tra parentesi, è stato aggiunto: "Il Ministero della Difesa non ci ha fatto ancora pervenire sue valutazioni". Chissà, se sotto Ferragosto hanno risposto...
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Agosto 21, 2020, 12:19:39 pm
https://twnews.it/it-news/la-rivoluzione-dello-sport-secondo-spadafora-costi-aumentati

La rivoluzione dello sport secondo Spadafora: costi aumentati

Caro sport, quanto mi costi. Soprattutto quando le vicende degli enti che si occupano di gestire l'attività di milioni di appassionati, praticanti e professionisti incrociano con la politica e i suoi appetiti in un valzer di incarichi, budget, fondi e compensi dove il filo rosso che unisce una storia a quella successiva è quasi sempre la duplicazione dei costi. Un modello destinato a ripetersi anche nei mesi in cui si sta combattendo, sotterranea ma non troppo, la guerra per la riforma dell'intero settore che ha portato il ministro competente, Vincenzo Spadafora, prima in rotta di collisione con il suo Movimento e poi a un passo dalla restituzione di parte delle deleghe. Una battaglia di trincea non ancora terminata e con data di scadenza il prossimo autunno inoltrato quando, passaggio dopo passaggio, la riforma dovrà arrivare in porto per evitare guai con il CIO (il Comitato olimpico internazionale) che osserva e minaccia sanzioni.
LA MOLTIPLICAZIONE DEGLI ENTI
La prima storia è quella del fondo 'Sport e Periferie', istituito dal Governo per realizzare interventi edilizi per l'impiantistica sportiva laddove lo sport può essere anche occasione di riqualificazione territoriale e sociale in aree a forte squilibrio. Premessa necessaria perché l'idea è stata meritoria e anche finanziata in maniera adeguata (140 milioni di euro per il 2020), salvo poi essere occasione per una poco economica e funzionale triplicazione di strutture e costi degli enti preposti alla gestione del fondo. Che, affidato in un primo tempo a Coni Servizi e poi a Sport e Salute, è transitato all'Ufficio per lo Sport in capo alla Presidenza del Consiglio e da qui a Invitalia nella parte (40 milioni) proveniente dal Fondo sviluppo e coesione del periodo 2014-2020.
Un valzer dove, tra un giro e l'altro, sono stati prima contrattualizzati una dozzina di collaboratori da Sport e Salute, poi lasciati scadere salvo raddoppiarli per gestire le istruttorie rimanenti relative al bando 2018. Nell'ultima configurazione, il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato un avviso per mettere sotto contratto 21 figure professionali con compensi da 30.000 a 70.000 euro per biennio che si dovranno occupare di 100 dei 140 milioni del fondo. Gli altri, come detto, saranno in capo alla già citata Invitalia con le sue strutture che si prenderanno in carico la gestione dei precedenti 156 moltiplicando le strutture che si occupano dei fondi.
E lo stesso Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio è diventato un ente più grande e costoso rispetto al precedente Ufficio per lo Sport. Non più solo un responsabile da 185 mila euro annui affiancato da due dirigenti di seconda fascia (circa 90.000 euro di stipendio), ma una pianta organica che prevede l'aggiunta di un dirigente generale di primo livello e 3 (uno in più rispetto al passato) dirigenti di seconda fascia. Una riorganizzazione sulla quale ha espresso qualche perplessità anche la Corte dei Conti: uno stop dettato dall'impossibilità per la figura indirizzata a ricoprire il ruolo di dirigente generale, ovvero Giovanni Panebianco che dal ministro Spadafora è stato nominato Capo di Gabinetto, di sovrapporre i due ruoli con indirizzo politico e gestionale in contemporanea.
I DIPENDENTI DEL CONI
C'è poi la questione del ruolo di Sport e Salute e del Coni. Nella bozza di riforma è previsto che quest'ultimo abbia una pianta organica autonoma mancante dal 2002, anno di creazione di Coni Servizi. Uomini e donne provenienti, con le loro posizioni da assunti a tempo indeterminato, dagli uffici di Sport e Salute Spa che già si occupano di gestire le attività svolte dal Coni. Apparentemente un semplice cambio di intestazione della busta paga col rischio fondato, però, di una costosa duplicazione di personale e funzioni per le aree legate al funzionamento degli enti. Risorse umane, uffici legali e acquisti, marketing: decine di dirigenti di fatto duplicati tra un ente e l'altro con il sospetto che l'operazione possa in qualche modo favorire il percorso professionale di manager segnalati direttamente dall'autorità di Governo.
Il risultato è che, nella stagione più buia e difficile dello sport italiano, che si batte per restare in piedi dopo lo tsunami della pandemia che lo ha colpito mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza, il riassetto degli organismi di gestione e controllo dei fondi (pubblici) destinati al suo funzionamento è più che mai al centro di una lotta politica il cui unico risultato pare essere la moltiplicazione dei costi. Non una buona notizie per un settore in sofferenza e che avrebbe bisogno di utilizzare con parsimonia fino all'ultimo centesimo a disposizione.

Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: diamante - Settembre 11, 2020, 07:39:12 am
https://www.repubblica.it/sport/vari/2020/09/10/news/riforma_sport_polemica_spadafora_barelli-266868240/

ROMA - Il documento di critica alla Legge dello sport con una lettera che ha come primo firmatario il presidente della Fin, Paolo Barelli, è "un atto di sfiducia di fatto al presidente Malagò": lo spiega in una nota il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che parla di certa dirigenza sportiva come "ultima casta dei baroni". "Se vuole essere conseguente con quanto dice, il presidente deputato Barelli, ben prima che entri in vigore la riforma, scelga una delle due cariche: presidente della FIN o deputato di Forza Italia. Solo così potrà difendere davvero l'autonomia dello sport dalla politica".

"Il Testo Unico di Riforma dello Sport sta finalmente facendo emergere tutte le contraddizioni di quella che è davvero l'ultima casta di baroni, che si sente intoccabile e che sta cercando di resistere con le unghie e con i denti ad ogni tentativo di riforma". Si apre così la nota del ministro, che continua: "Voglio rassicurare tutti gli sportivi, i lavoratori, i tifosi e gli appassionati che nulla hanno a che fare con questa casta e che in migliaia mi scrivono per invitarmi a proseguire l'azione di cambiamento, che la riforma è principalmente per loro: valorizzazione dello sport di base, sostegno alle ASD e SSD, centralità del ruolo degli Enti di Promozione Sportiva, tutela dei lavoratori sportivi, professionismo femminile, sono solo alcuni dei punti qualificanti che evidentemente poco interessano ad alcuni vertici dello Sport". "Si parla tanto di autonomia dello sport dalla politica: sono talmente d'accordo che abbiamo voluto inserire l'incompatibilità tra i vertici del mondo sportivo e le cariche politiche, oltre al numero massimo di mandati per i presidenti di Federazione e del Coni - prosegue Spadafora -. Sarà forse per questo che oggi il presidente della Federazione Italiana Nuoto, in carica dal lontanissimo 2000 e che si è appena fatto rieleggere - da candidato unico - per prevenire gli effetti della riforma, si è fatto capofila di un documento di critica che a me non è arrivato, ma che è stato distribuito agli organi di stampa. Sottolineo che questo contraddice quanto deciso da loro alcune settimane fa, ovvero il voto unanime dei presidenti di Federazione che conferiva al presidente del Coni il mandato di unico interlocutore del Governo sul tema, ed è un atto di sfiducia di fatto al presidente Malagò, ma questo non riguarda certo il Governo".
"Se vuole essere conseguente con quanto dice, il Presidente deputato Barelli, ben prima che entri in vigore la riforma - afferma Spadafora - scelga una delle due cariche: presidente della FIN o deputato di Forza Italia. Solo così potrà difendere davvero l'autonomia dello sport dalla politica. Oggi Barelli Presidente FIN gestisce la sua Federazione e i suoi eventi grazie ai soldi erogati dal Governo che deve, attraverso le sue strutture, vigilare sul buon utilizzo; dall'altro lato Barelli deputato può convocare e audire in Commissione o in Aula, alla Camera o al Senato, il Ministro e le altre strutture preposte alla vigilanza sulla sua Federazione incidendo e contrastando l'attività del Governo. Non è un enorme, evidente conflitto di interessi?". "Da quel che mi dicono, poi-continua il ministro-, il documento si scaglia anche contro le tutele e le garanzie per i lavoratori, che dovrebbero, a loro dire, continuare ad essere lavoratori senza alcuna tutela - sottolinea il ministro -. Questo è il momento in cui ogni forza politica di maggioranza, a partire dalla mia forza politica, che della lotta alle caste, alle lobby e ai conflitti di interesse ha fatto un marchio distintivo, dovrà dimostrare di volere il bene del mondo dello sport".

Il prossimo giovedì Giunta e Consiglio Nazionale del Coni: si sta lavorando ad un documento comune, ma in realtà non c'è sfiducia nei confronti del n.1 del Coni, anche se i suoi rapporti (pessimi) con Barelli non si scoprono oggi. Malagò ha ribadito di stare coi presidenti. E quasi tutti la pensano come lui sulla riforma. Questo il problema, una riforma respinta al mittente. I presidenti sono contro Spadafora, difficilmente porterà a termine il suo progetto. Non ha nemmeno un grosso consenso politico, e lo sa. ''La presa di posizione delle Federazioni sportive nazionali, che segue quella degli Enti di promozione sportiva di qualche giorno fa, come forze politiche di maggioranza non ci può e non ci deve lasciare indifferenti. Stiamo parlando della rappresentanza di migliaia di società sportive e centinaia di migliaia di atleti affiliati". È quanto affermano Patrizia Prestipino e Andrea Rossi, della commissione Sport della Camera, e il deputato dem ed ex ministro dello Sport, Luca Lotti. "Si tratta, dunque, di una infrastruttura sociale straordinaria del nostro Paese, che si adopera quotidianamente per la crescita educativa, sportiva e sociale delle nostre comunità -prosegue la nota-. Per queste ragioni, trovandoci ancora oggi in una fase del percorso di scrittura del testo unico per lo sport non definitiva, siamo certi che ci siano le condizioni per un confronto e una discussione utile a raccogliere le istanze che arrivano da tutto il mondo dello sport''.
Titolo: Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
Inserito da: VENDETTA - Settembre 26, 2020, 13:40:03 pm
https://www.repubblica.it/sport/vari/2020/09/25/news/spadafora_attacca_malago_-268464601/

Casta da abolire assolutamente!