Negli stessi giorni in cui veniva pubblicata la prima versione del programma sportivo federale (quella con l’articolo 23 doppio) in un documento della segreteria generale, l’UITS dava la seguente interpretazione della normativa nazionale: “è di intuitiva evidenza come debba ritenersi senz’altro lecito effettuare lo sport del tiro a segno anche da parte di chi non è nella titolarità di porto d’armi”.
Appare evidente che l’articolo 24 sia un maldestro tentativo di conciliare questa affermazione con i desiderata di quanti vogliano mettere fuori dalle competizioni scomodi concorrenti, rendendo ancor più fondati i sospetti che si tratti di una norma “ad personam”, tanto illogica quanto di dubbia applicabilità.
E’ infatti prevedibile che d’ora in poi, chiunque si presenti ad una competizione ufficiale possa pretendere, l’esibizione da parte degli altri tiratori di una dichiarazione personale, se non addirittura di una certificazione della prefettura nella quali si attesti che non si è in possesso del porto d’armi in quanto non gli è stato mai assegnato. E ciò può valere anche alle discipline ad aria compressa, i cui strumenti di tiro non sono catalogati come vere e proprie armi.
E’ alquanto astruso, poi, che il divieto si riferisca alla partecipazione alle gare, sebbene un ritiro del porto d’armi non abbia nulla a che vedere con l’attività sportiva. Non solo, ma interessa esclusivamente quei tiratori cui è stato revocato il porto d’armi e non quelli cui la licenza è stata negata, magari per motivi ben più importanti. Non è certo plausibile che la norma sia stata inserita per garantire una maggiore sicurezza in gara visto che la potenziale pericolosità di un individuo, di fatto, ne impedisce l’iscrizione ad una sezione TSN.
Non mi è mai piaciuto utilizzare i toni forti, ma questa norma, anche per come è stata posta e reiterata, offende l’intelligenza di tutti i tiratori, muniti o meno di porto d’armi.
E non capisco come sia stato possibile che tra tutti gli esperti di Legge posti nei vari punti chiave dell’UITS, nessuno si sia reso conto di quanto l’articolo 24 non solo danneggi l’intero sistema del tiro a segno, ma stessa immagine di chi lo rappresenta.