Autore Topic: CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE  (Letto 22096 volte)

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Offline sgtHartman

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Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
« Risposta #50 il: Agosto 14, 2020, 09:42:29 am »
Al di la delle visioni politiche, mi pare che il sig. Leoni abbia anch'egli dovuto fare i conti con l'aver a che fare con un ente pubblico, l'Aeroclub, e al pari di Obrist non può più esserne il presidente per superamento del limite dei mandati.

Forse sarebbe ora che si capisse che l'era delle poltrone a vita deve finire.

Occorre un cambio di mentalità non facile, ma se vogliamo crescere e maturare dobbiamo abituarci all'alternanza, principio cardine di un sistema democratico.

Offline VENDETTA

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Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
« Risposta #51 il: Agosto 19, 2020, 07:22:40 am »
https://www.repubblica.it/rubriche/spycalcio/2020/08/15/news/la_legge_sullo_sport_rischia_di_bloccarsi_fra_semafori_gialli_e_verdi_-264704493/


a
15 agosto 2020
Il testo unico dello sport - sul quale il ministro Vincenzo Spadafora sta prendendo, almeno per ora, solenni bocciature - da qualcuno è stato già battezzato la "legge del semaforo". Sì perché nell'ultima bozza, datata 7 agosto, alcuni punti sono sottolineati in verde, altri in rosso, altri ancora in giallo. Ma attenzione, non è assolutamente detto che i punti messi in rilievo in verde, che, come vedremo, hanno un certo rilievo, garantiscano il via libera. Anzi, sono proprio i punti critici sui quali il ministro non ha ancora registrato una convergenza con le forze di maggioranza, mentre per quelli in giallo significa che sono ancora oggetto di trattativa con il Mef (e anche qui son dolori...). Il rosso significa i punti critici in attesa di confronto con altri Ministeri ed Enti. Insomma, la legge è in alto mare e Spadafora, che voleva chiudere in fretta, portandola in consiglio dei ministri ai primi di agosto, ora si trova davanti un cammino tortuoso, con il rischio sempre maggiore che la legge delega finisca nel nulla. Anche se Spadafora resta ottimista e via Instagram ai suoi fans ha spiegato: "La riforma? La porteremo a casa. Mi critica chi sta lì da 20-30 anni...".

Il ministro, cercando di blindarsi, il 7 agosto ha scritto ai capi delegazione dei partiti di maggioranza (Bonafede, Franceschini, Bellanova e Speranza) e li ha convocati il 27 agosto per una videocall. Inoltre, il 3 settembre è previsto il Tavolo ufficiale di maggioranza a Largo Chigi, al Ministero. Già ci sono state critiche, sospetti di eccesso di delega e rilievi da parte dello stesso Movimento di Spadafora, i 5 Stelle, oltre che da Pd e Italia viva. Anche il testo del 7 agosto, l'ultimo (siamo a quota 5-6, non si sa...), pare che non convinca molto. Ma non convince nemmeno lo stesso ministro visto che i punti evidenziati in verde, vale a quelli su cui non c'è accordo, sono tanti, e di un certo rilievo. Qualche esempio.

Articolo 12 (organi), comma 2: "Gli organi del Coni restano in carica quattro anni. I componenti che assumono le funzioni nel corso del quadriennio restano in carica fino alla scadenza degli organi. Il Presidente e gli altri componenti della Giunta nazionale, ad eccezione di quelli di cui al successivo articolo 15, comma 1, lettera b), non possono svolgere più di tre mandati. Le previsioni di cui al precedente periodo non si applicano ai Presidenti e ai membri degli organi direttivi delle strutture territoriali del Coni". L'articolo 15, comma 1, lettera b, spiega appunto le eccezioni, vale a dire i soggetti che non sono tenuti al limite dei tre mandati. Si tratta dei "membri Cio". Giovanni Malagò, che appunto è membro Cio, quindi può tranquillamente ricandidarsi al Coni nel 2021 per il suo terzo mandato e andare anche oltre (quanto non si sa, non è fissato alcun limite).
Altro punto su cui non c'è alcun accordo politico. Articolo 53 (attività e natura giuridica), comma 4: "L'assunzione e il mantenimento della carica di Presidente nelle Federazioni sportive nazionali e nelle discipline sportive associate è incompatibile con le seguenti cariche di indirizzo politico delle amministrazioni statali: Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro, Vice Ministro, Sottosegretario di Stato e Commissario Straordinario del Governo di cui all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, parlamentare. L'assunzione e il mantenimento della carica di Presidente regionale nelle federazioni sportive nazionali e nelle discipline sportive associate è incompatibile con le seguenti cariche di indirizzo politico delle amministrazioni regionali e locali: Presidente della giunta o Sindaco, assessore o consigliere nelle regioni, nelle province, nei comuni e nelle forme associative tra enti locali". Se dovesse essere approvato questo articolo Barelli, Costa, Barbaro e altri rischierebbero di dover scegliere fra il Parlamento e la carica sportiva. La bozza parla di "mantenimento". Barelli verrà eletto il 5 settembre per la sesta volta alla presidenza della Federnuoto: se ad esempio la legge venisse varata in novembre decadrebbe? Ha valore retroattivo? Su questo c'è una grande battaglia. E qualcuno sostiene anche che questo articolo avrebbe profili di incostituzionalità.

Anche sull'articolo 55 coma 2 c'è uno scontro fortissimo. "Il presidente e i membri degli organi direttivi (delle Federazioni sportive e delle discipline sportive associate, ndr) restano in carica quattro anni e non possono svolgere più di tre mandati". Se fosse davvero così, andrebbero a casa tutti quelli che hanno già toccato quota tre mandati, e sono tantissimi (Binaghi, Chimenti, Luciano Rossi, Barelli, Buonfiglio, Matteoli, Casasco, Urso, Di Rocco, Aracu, eccetera mentre il caso Petrucci è controverso non essendo i suoi mandati consecutivi, anche se questa distinzione non è presente nella legge). Su questo punto, il Pd è stato già chiaro, non ne vuole sapere di vedere cancellata la legge Lotti che consente ai presidenti l'ultima "finestra", anche a chi ha alle spalle magari sei mandati... Spadafora però resiste. Il Consiglio nazionale del Coni ha bocciato all'unamimità la riforma dello sport, così com'è, e la questione è arrivata sul tavolo del premier Giuseppe Conte. Non solo: il testo dovrebbe passare ancora all'esame della Conferenza Stato-Regioni (e qui il centrodestra è già pronto allo scontro) e al vaglio del Consiglio di Stato dove ci potrebbero essere problemi.

Poi, come detto, nella bozza del 7 agosto ci sono tutti i punti che sono ancora oggetto di trattativa con il Mef, oppure sono stati bocciati. Il ministro si è interessato anche dell'Unione italiana tiro a segno. All'articolo 231, comma 1, è scritto: "A decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto legislativo, le funzioni connesse all'agibilità dei campi e degli impianti di tiro a segno esercitate dal Ministero della difesa sono trasferite in capo all'Unione italiana tiro a segno. Con decreto del Ministero della Difesa possono essere previste forme di collaborazione dell'Unione italiana tiro a segno con il predetto Ministero, con individuazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie da trasferire". Poi, tra parentesi, è stato aggiunto: "Il Ministero della Difesa non ci ha fatto ancora pervenire sue valutazioni". Chissà, se sotto Ferragosto hanno risposto...

Offline diamante

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Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
« Risposta #52 il: Agosto 21, 2020, 12:19:39 pm »
https://twnews.it/it-news/la-rivoluzione-dello-sport-secondo-spadafora-costi-aumentati

La rivoluzione dello sport secondo Spadafora: costi aumentati

Caro sport, quanto mi costi. Soprattutto quando le vicende degli enti che si occupano di gestire l'attività di milioni di appassionati, praticanti e professionisti incrociano con la politica e i suoi appetiti in un valzer di incarichi, budget, fondi e compensi dove il filo rosso che unisce una storia a quella successiva è quasi sempre la duplicazione dei costi. Un modello destinato a ripetersi anche nei mesi in cui si sta combattendo, sotterranea ma non troppo, la guerra per la riforma dell'intero settore che ha portato il ministro competente, Vincenzo Spadafora, prima in rotta di collisione con il suo Movimento e poi a un passo dalla restituzione di parte delle deleghe. Una battaglia di trincea non ancora terminata e con data di scadenza il prossimo autunno inoltrato quando, passaggio dopo passaggio, la riforma dovrà arrivare in porto per evitare guai con il CIO (il Comitato olimpico internazionale) che osserva e minaccia sanzioni.
LA MOLTIPLICAZIONE DEGLI ENTI
La prima storia è quella del fondo 'Sport e Periferie', istituito dal Governo per realizzare interventi edilizi per l'impiantistica sportiva laddove lo sport può essere anche occasione di riqualificazione territoriale e sociale in aree a forte squilibrio. Premessa necessaria perché l'idea è stata meritoria e anche finanziata in maniera adeguata (140 milioni di euro per il 2020), salvo poi essere occasione per una poco economica e funzionale triplicazione di strutture e costi degli enti preposti alla gestione del fondo. Che, affidato in un primo tempo a Coni Servizi e poi a Sport e Salute, è transitato all'Ufficio per lo Sport in capo alla Presidenza del Consiglio e da qui a Invitalia nella parte (40 milioni) proveniente dal Fondo sviluppo e coesione del periodo 2014-2020.
Un valzer dove, tra un giro e l'altro, sono stati prima contrattualizzati una dozzina di collaboratori da Sport e Salute, poi lasciati scadere salvo raddoppiarli per gestire le istruttorie rimanenti relative al bando 2018. Nell'ultima configurazione, il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato un avviso per mettere sotto contratto 21 figure professionali con compensi da 30.000 a 70.000 euro per biennio che si dovranno occupare di 100 dei 140 milioni del fondo. Gli altri, come detto, saranno in capo alla già citata Invitalia con le sue strutture che si prenderanno in carico la gestione dei precedenti 156 moltiplicando le strutture che si occupano dei fondi.
E lo stesso Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio è diventato un ente più grande e costoso rispetto al precedente Ufficio per lo Sport. Non più solo un responsabile da 185 mila euro annui affiancato da due dirigenti di seconda fascia (circa 90.000 euro di stipendio), ma una pianta organica che prevede l'aggiunta di un dirigente generale di primo livello e 3 (uno in più rispetto al passato) dirigenti di seconda fascia. Una riorganizzazione sulla quale ha espresso qualche perplessità anche la Corte dei Conti: uno stop dettato dall'impossibilità per la figura indirizzata a ricoprire il ruolo di dirigente generale, ovvero Giovanni Panebianco che dal ministro Spadafora è stato nominato Capo di Gabinetto, di sovrapporre i due ruoli con indirizzo politico e gestionale in contemporanea.
I DIPENDENTI DEL CONI
C'è poi la questione del ruolo di Sport e Salute e del Coni. Nella bozza di riforma è previsto che quest'ultimo abbia una pianta organica autonoma mancante dal 2002, anno di creazione di Coni Servizi. Uomini e donne provenienti, con le loro posizioni da assunti a tempo indeterminato, dagli uffici di Sport e Salute Spa che già si occupano di gestire le attività svolte dal Coni. Apparentemente un semplice cambio di intestazione della busta paga col rischio fondato, però, di una costosa duplicazione di personale e funzioni per le aree legate al funzionamento degli enti. Risorse umane, uffici legali e acquisti, marketing: decine di dirigenti di fatto duplicati tra un ente e l'altro con il sospetto che l'operazione possa in qualche modo favorire il percorso professionale di manager segnalati direttamente dall'autorità di Governo.
Il risultato è che, nella stagione più buia e difficile dello sport italiano, che si batte per restare in piedi dopo lo tsunami della pandemia che lo ha colpito mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza, il riassetto degli organismi di gestione e controllo dei fondi (pubblici) destinati al suo funzionamento è più che mai al centro di una lotta politica il cui unico risultato pare essere la moltiplicazione dei costi. Non una buona notizie per un settore in sofferenza e che avrebbe bisogno di utilizzare con parsimonia fino all'ultimo centesimo a disposizione.

« Ultima modifica: Agosto 21, 2020, 12:20:47 pm da diamante »

Offline diamante

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Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
« Risposta #53 il: Settembre 11, 2020, 07:39:12 am »
https://www.repubblica.it/sport/vari/2020/09/10/news/riforma_sport_polemica_spadafora_barelli-266868240/

ROMA - Il documento di critica alla Legge dello sport con una lettera che ha come primo firmatario il presidente della Fin, Paolo Barelli, è "un atto di sfiducia di fatto al presidente Malagò": lo spiega in una nota il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che parla di certa dirigenza sportiva come "ultima casta dei baroni". "Se vuole essere conseguente con quanto dice, il presidente deputato Barelli, ben prima che entri in vigore la riforma, scelga una delle due cariche: presidente della FIN o deputato di Forza Italia. Solo così potrà difendere davvero l'autonomia dello sport dalla politica".

"Il Testo Unico di Riforma dello Sport sta finalmente facendo emergere tutte le contraddizioni di quella che è davvero l'ultima casta di baroni, che si sente intoccabile e che sta cercando di resistere con le unghie e con i denti ad ogni tentativo di riforma". Si apre così la nota del ministro, che continua: "Voglio rassicurare tutti gli sportivi, i lavoratori, i tifosi e gli appassionati che nulla hanno a che fare con questa casta e che in migliaia mi scrivono per invitarmi a proseguire l'azione di cambiamento, che la riforma è principalmente per loro: valorizzazione dello sport di base, sostegno alle ASD e SSD, centralità del ruolo degli Enti di Promozione Sportiva, tutela dei lavoratori sportivi, professionismo femminile, sono solo alcuni dei punti qualificanti che evidentemente poco interessano ad alcuni vertici dello Sport". "Si parla tanto di autonomia dello sport dalla politica: sono talmente d'accordo che abbiamo voluto inserire l'incompatibilità tra i vertici del mondo sportivo e le cariche politiche, oltre al numero massimo di mandati per i presidenti di Federazione e del Coni - prosegue Spadafora -. Sarà forse per questo che oggi il presidente della Federazione Italiana Nuoto, in carica dal lontanissimo 2000 e che si è appena fatto rieleggere - da candidato unico - per prevenire gli effetti della riforma, si è fatto capofila di un documento di critica che a me non è arrivato, ma che è stato distribuito agli organi di stampa. Sottolineo che questo contraddice quanto deciso da loro alcune settimane fa, ovvero il voto unanime dei presidenti di Federazione che conferiva al presidente del Coni il mandato di unico interlocutore del Governo sul tema, ed è un atto di sfiducia di fatto al presidente Malagò, ma questo non riguarda certo il Governo".
"Se vuole essere conseguente con quanto dice, il Presidente deputato Barelli, ben prima che entri in vigore la riforma - afferma Spadafora - scelga una delle due cariche: presidente della FIN o deputato di Forza Italia. Solo così potrà difendere davvero l'autonomia dello sport dalla politica. Oggi Barelli Presidente FIN gestisce la sua Federazione e i suoi eventi grazie ai soldi erogati dal Governo che deve, attraverso le sue strutture, vigilare sul buon utilizzo; dall'altro lato Barelli deputato può convocare e audire in Commissione o in Aula, alla Camera o al Senato, il Ministro e le altre strutture preposte alla vigilanza sulla sua Federazione incidendo e contrastando l'attività del Governo. Non è un enorme, evidente conflitto di interessi?". "Da quel che mi dicono, poi-continua il ministro-, il documento si scaglia anche contro le tutele e le garanzie per i lavoratori, che dovrebbero, a loro dire, continuare ad essere lavoratori senza alcuna tutela - sottolinea il ministro -. Questo è il momento in cui ogni forza politica di maggioranza, a partire dalla mia forza politica, che della lotta alle caste, alle lobby e ai conflitti di interesse ha fatto un marchio distintivo, dovrà dimostrare di volere il bene del mondo dello sport".

Il prossimo giovedì Giunta e Consiglio Nazionale del Coni: si sta lavorando ad un documento comune, ma in realtà non c'è sfiducia nei confronti del n.1 del Coni, anche se i suoi rapporti (pessimi) con Barelli non si scoprono oggi. Malagò ha ribadito di stare coi presidenti. E quasi tutti la pensano come lui sulla riforma. Questo il problema, una riforma respinta al mittente. I presidenti sono contro Spadafora, difficilmente porterà a termine il suo progetto. Non ha nemmeno un grosso consenso politico, e lo sa. ''La presa di posizione delle Federazioni sportive nazionali, che segue quella degli Enti di promozione sportiva di qualche giorno fa, come forze politiche di maggioranza non ci può e non ci deve lasciare indifferenti. Stiamo parlando della rappresentanza di migliaia di società sportive e centinaia di migliaia di atleti affiliati". È quanto affermano Patrizia Prestipino e Andrea Rossi, della commissione Sport della Camera, e il deputato dem ed ex ministro dello Sport, Luca Lotti. "Si tratta, dunque, di una infrastruttura sociale straordinaria del nostro Paese, che si adopera quotidianamente per la crescita educativa, sportiva e sociale delle nostre comunità -prosegue la nota-. Per queste ragioni, trovandoci ancora oggi in una fase del percorso di scrittura del testo unico per lo sport non definitiva, siamo certi che ci siano le condizioni per un confronto e una discussione utile a raccogliere le istanze che arrivano da tutto il mondo dello sport''.

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Re:CONI - UNA CASTA DA ABOLIRE
« Risposta #54 il: Settembre 26, 2020, 13:40:03 pm »