Autore Topic: L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate  (Letto 2771 volte)

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L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate
« il: Gennaio 09, 2017, 15:06:36 pm »
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/litalia-pistola-milano-e-torino-pi-armate-1349306.html


L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate

Ecco come gli italiani si rmano senza sottoporsi a troppi controlli. Quattro milioni di famiglie hanno una pistola
Federico Malerba - Lun, 09/01/2017 - 10:14

Se vogliamo credere ai sondaggi - e di questi tempi è un vero e proprio atto di coraggio - in Italia solo l’8% di quelli che possiedono un’arma da fuoco ammette di averla acquistata per difesa personale: secondo un’indagine di Eurobarometro, infatti, a parte quelli che ne fanno un uso professionale (il 38%) più di uno su due ne sarebbe provvisto per andare a caccia (il 28%) o perché appassionato di tiro (il 23%).


È un dato che insospettisce, sia perché è molto al di sotto della media europea (14%) sia perché negli ultimi anni il bisogno di sicurezza nel nostro paese non è certo in diminuzione. Anzi.

È un dato che insospettisce, sia perché è molto al di sotto della media europea (14%) e sia perché negli ultimi anni il bisogno di sicurezza nel nostro Paese non è certo in diminuzione. Uno studio dell’istat, ad esempio, ha rilevato che negli ultimi dieci anni i furti in abitazione sono più che raddoppiati. Descrivere il rapporto degli italiani con le armi non è semplice. Per dirla con Vasco Rossi «non siamo mica gli americani», qui da noi la vendita è riservata ad alcune categorie ben precise e ancora più regolamentata è la facoltà di portarle con sé. Ci vogliono delle autorizzazioni sia per la detenzione che per il porto. Queste ultime possono essere rilasciate per vari motivi e analizzarne l’evoluzione quantitativa nel tempo aiuta a dare una dimensione al fenomeno nonché a fotografare le nuove tendenze.
inReadSecondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno - che si riferiscono al 2015 - i porto d’arma in Italia sono più di un milione e 300mila, di cui appena 19.984 per difesa personale e 44.334 concessi a guardie giurate; la parte del leone la fanno i cacciatori (774.679) e quelli che si dilettano con il tiro a volo (470.821). Ma se la diminuzione delle autorizzazioni per la difesa personale, dopo il «boom» degli anni Settanta, è tanto graduale quanto costante, la caccia e la pratica sportiva meritano un discorso più approfondito: in entrambi i casi, infatti, può essere interessante comparare il numero dei rispettivi porto d’arma con le licenze di caccia e con gli iscritti alle federazioni. Per quanto riguarda la caccia non è semplice censire il numero effettivo dei praticanti, che comunque si sono più o meno dimezzati nell’ultimo quarto di secolo. Ma al calo progressivo delle «abilitazioni all’esercizio venatorio» non sempre corrisponde quello dei relativi porto d’arma, se è vero che dal 2013 (quando erano 696.606) questi ultimi hanno ricominciato a crescere. Così come sono cresciuti quelli per uso sportivo, che però lo hanno fatto in maniera a dir poco clamorosa.

EFFETTO RIO
Stando alle statistiche, infatti, nel nuovo millennio i tiratori si sarebbero quadruplicati. Merito delle imprese dei nostri atleti? L’Italia ha sempre avuto grande tradizione in queste discipline (basti pensare che il nostro primo atleta olimpico, unico azzurro presente ad Atene 1896, fu proprio un tiratore), ma è negli ultimi 20 anni che abbiamo conquistato i due terzi del bottino di medaglie a cinque cerchi. Per restare ai Giochi di Rio De Janeiro, addirittura la metà degli ori italiani (4 su 8) sono arrivati dal tiro a volo e dal tiro a segno: un popolo di santi, poeti, navigatori e pure di cecchini, bisognerebbe aggiungere. Ci si immagina che all’aumentare dei porto d’arma per uso sportivo corrisponda una crescita proporzionale degli iscritti alla Federazione Italiana Tiro a Volo e all’Unione Italiana Tiro a Segno, ma leggendo i numeri qualcosa non torna.
La Fitav ne conta circa 20mila, mentre quelli dell’Uits arrivano più o meno a 75mila. Il presidente del Tiro a Segno Nazionale di Roma Carlo Mantegazza ci aiuta a capirne di più: «Noi teniamo corsi annuali per guardie giurate, vigili urbani e polizia provinciale - spiega -, nella nostra struttura vengono circa 5.000 persone per obblighi di legge e altre 3.000 volontariamente. In generale credo non si possa negare che un tot di persone prenda la licenza sportiva per motivi che non c’entrano con questa attività ». Quali potrebbero essere questi motivi è presto detto. «In diversi concorsi pubblici, specialmente quelli per le forze armate, titoli come il porto d’armi per il tiro a volo fanno punteggio - continua Mantegazza - e poi da quando la legge ha esteso le competenze di questo tipo di licenza essa è diventata molto più appetibile per chi desidera semplicemente acquistare un’arma». Il riferimento è a una circolare del ministero dell’Interno risalente all’inizio del 2000. Da allora i titolari di porto d’armi per uso sportivo possono acquistare e trasportare (smontate) fino a 3 armi per difesa personale e 6 sportive.

TEST SULLO STRESS
Questo tipo di permesso non autorizza a tenere l’arma pronta per l’uso nemmeno nella propria abitazione pena il sequestro e una denuncia, tuttavia si può sospettare che più di qualcuno ne faccia un uso improprio. Qualcuno che non sarebbe riuscito a ottenere il porto per difesa personale - che invece viene rilasciato dalla Prefettura solo in caso di «dimostrato bisogno » o ad alcune categorie professionali ritenute particolarmente a rischio - e che in questo modo può comunque dotarsi di una pistola o di un fucile. Se ne deduce quanto siano importanti controlli, anche perché ogni anno in Italia le armi da fuoco mietono molte vittime. Secondo il sito specializzato Gunpolicy.org ben più di mille all’anno tra omicidi, suicidi e incidenti fino al 2000, mentre negli ultimi anni hanno oscillato tra i 700 e gli 800. Segno che qualche progresso è stato fatto. Si cura di più la prevenzione, come dimostra l’obbligo - introdotto nel 2013 ed effettivo da maggio del 2015 - di ottenere un certificato medico di idoneità psicofisica da parte di chi detiene armi. Questo certificato, come ha stabilito il Tar appena sei mesi fa, non può essere rilasciato dai medici come liberi professionisti ma solo presso i distretti sanitari delle ASL, gli ospedali militari e le infermerie di Polizia.
«La normativa attuale è certamente più seria» - conferma lo psichiatra militare Marco Cannavicci -, che poi spiega come funzionano gli accertamenti: «Dopo aver sottoposto il richiedente agli esami classici (sangue, ecg, eccetera) si indaga sulla sua stabilità emotiva sia con domande sul passato, su come ha gestito situazioni di stress, che con prove psicodiagnostiche che danno indicazioni sugli indici di impulsività. Perché ovviamente il pericolo di avere un’arma è quello di usarla in un attimo di turbamento facendo cose di cui subito ci si pente. Detto questo, nessun test predittivo può dare certezze assolute: noi facciamo valutazioni sul pregresso ma nessuno ha la sfera di cristallo per leggere il futuro. Inoltre, specialmente dopo i 55-60 anni possono cambiare rapidamente le situazioni vascolari a livello cerebrale». Sarebbe quindi opportuno ripetere le visite con frequenza, e magari rivedere la normativa: oggi chi viene sorpreso senza la certificazione medica non va immediatamente incontro a un sequestro ma ha 30 giorni di tempo per mettersi in regola. Una scappatoia che rischia di vanificare l’efficacia della prescrizione.

ARSENALI CASALINGHI
E un altro suggerimento per il legislatore arriva da Carlo Mantegazza, secondo cui «il vero problema è quello delle armi detenute, perché nel nostro Paese il possesso è pressoché libero, ad essere ben regolamentata è solo l’acquisizione. È qui che bisogna intervenire». In effetti chi trova o eredita armi sarebbe tenuto a denunciarle alla Polizia o ai Carabinieri come chi le compra, ma nel tempo le case degli italiani si sono trasformate in un vero e proprio arsenale bellico parallelo. Lo sostiene un rapporto Eurispes del 2008, che stimava in circa 4 milioni le famiglie in possesso almeno di una pistola e in 10 milioni le armi legali presenti sul territorio; Torino e Milano erano le città più armate seguite da Roma e provincia, mentre tra i centri meno abitati spiccava Nuoro. Più recentemente la Commissione europea - in una comunicazione al Parlamento datata ottobre 2013 - ha attribuito all’Italia 11,9 armi da fuoco ogni 100 abitanti, collocandola a metà classifica tra i paesi dell’Unione (guida la Finlandia dove il 45,3% della popolazione è armata, chiudono Lituania e Romania con lo 0,7%).
Il problema della relazione tra numero di armi in rapporto alla popolazione di uno stato e il numero di delitti contro le persone, in particolare di omicidi volontari, è molto dibattuto: arrivare a una verità scientifica è molto complicato perché in ballo entrano molte altre variabili come la stessa nozione di arma, le cause sociali che determinano i livelli di criminalità e le diverse legislazioni. Di sicuro un ruolo molto più importante lo giocano le armi illegali rispetto a quelle legittimamente detenute: contarle è impossibile, ma da questo punto di vista in Italia, dove la criminalità organizzata resta molto forte, non siamo messi benissimo.


Dal 2016 i porto d'arma non fanno più punteggio nei concorsi tant'è che molte sezioni hanno avuto un calo degli iscritti.
Ciao


« Ultima modifica: Gennaio 09, 2017, 15:11:13 pm da diamante »

Offline diamante

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Re:L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate
« Risposta #1 il: Gennaio 09, 2017, 17:21:16 pm »
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L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate

Ecco come gli italiani si rmano senza sottoporsi a troppi controlli. Quattro milioni di famiglie hanno una pistola
Federico Malerba - Lun, 09/01/2017 - 10:14

Se vogliamo credere ai sondaggi - e di questi tempi è un vero e proprio atto di coraggio - in Italia solo l’8% di quelli che possiedono un’arma da fuoco ammette di averla acquistata per difesa personale: secondo un’indagine di Eurobarometro, infatti, a parte quelli che ne fanno un uso professionale (il 38%) più di uno su due ne sarebbe provvisto per andare a caccia (il 28%) o perché appassionato di tiro (il 23%).


È un dato che insospettisce, sia perché è molto al di sotto della media europea (14%) sia perché negli ultimi anni il bisogno di sicurezza nel nostro paese non è certo in diminuzione. Anzi.

È un dato che insospettisce, sia perché è molto al di sotto della media europea (14%) e sia perché negli ultimi anni il bisogno di sicurezza nel nostro Paese non è certo in diminuzione. Uno studio dell’istat, ad esempio, ha rilevato che negli ultimi dieci anni i furti in abitazione sono più che raddoppiati. Descrivere il rapporto degli italiani con le armi non è semplice. Per dirla con Vasco Rossi «non siamo mica gli americani», qui da noi la vendita è riservata ad alcune categorie ben precise e ancora più regolamentata è la facoltà di portarle con sé. Ci vogliono delle autorizzazioni sia per la detenzione che per il porto. Queste ultime possono essere rilasciate per vari motivi e analizzarne l’evoluzione quantitativa nel tempo aiuta a dare una dimensione al fenomeno nonché a fotografare le nuove tendenze.
inReadSecondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno - che si riferiscono al 2015 - i porto d’arma in Italia sono più di un milione e 300mila, di cui appena 19.984 per difesa personale e 44.334 concessi a guardie giurate; la parte del leone la fanno i cacciatori (774.679) e quelli che si dilettano con il tiro a volo (470.821). Ma se la diminuzione delle autorizzazioni per la difesa personale, dopo il «boom» degli anni Settanta, è tanto graduale quanto costante, la caccia e la pratica sportiva meritano un discorso più approfondito: in entrambi i casi, infatti, può essere interessante comparare il numero dei rispettivi porto d’arma con le licenze di caccia e con gli iscritti alle federazioni. Per quanto riguarda la caccia non è semplice censire il numero effettivo dei praticanti, che comunque si sono più o meno dimezzati nell’ultimo quarto di secolo. Ma al calo progressivo delle «abilitazioni all’esercizio venatorio» non sempre corrisponde quello dei relativi porto d’arma, se è vero che dal 2013 (quando erano 696.606) questi ultimi hanno ricominciato a crescere. Così come sono cresciuti quelli per uso sportivo, che però lo hanno fatto in maniera a dir poco clamorosa.

EFFETTO RIO
Stando alle statistiche, infatti, nel nuovo millennio i tiratori si sarebbero quadruplicati. Merito delle imprese dei nostri atleti? L’Italia ha sempre avuto grande tradizione in queste discipline (basti pensare che il nostro primo atleta olimpico, unico azzurro presente ad Atene 1896, fu proprio un tiratore), ma è negli ultimi 20 anni che abbiamo conquistato i due terzi del bottino di medaglie a cinque cerchi. Per restare ai Giochi di Rio De Janeiro, addirittura la metà degli ori italiani (4 su 8) sono arrivati dal tiro a volo e dal tiro a segno: un popolo di santi, poeti, navigatori e pure di cecchini, bisognerebbe aggiungere. Ci si immagina che all’aumentare dei porto d’arma per uso sportivo corrisponda una crescita proporzionale degli iscritti alla Federazione Italiana Tiro a Volo e all’Unione Italiana Tiro a Segno, ma leggendo i numeri qualcosa non torna.
La Fitav ne conta circa 20mila, mentre quelli dell’Uits arrivano più o meno a 75mila. Il presidente del Tiro a Segno Nazionale di Roma Carlo Mantegazza ci aiuta a capirne di più: «Noi teniamo corsi annuali per guardie giurate, vigili urbani e polizia provinciale - spiega -, nella nostra struttura vengono circa 5.000 persone per obblighi di legge e altre 3.000 volontariamente. In generale credo non si possa negare che un tot di persone prenda la licenza sportiva per motivi che non c’entrano con questa attività ». Quali potrebbero essere questi motivi è presto detto. «In diversi concorsi pubblici, specialmente quelli per le forze armate, titoli come il porto d’armi per il tiro a volo fanno punteggio - continua Mantegazza - e poi da quando la legge ha esteso le competenze di questo tipo di licenza essa è diventata molto più appetibile per chi desidera semplicemente acquistare un’arma». Il riferimento è a una circolare del ministero dell’Interno risalente all’inizio del 2000. Da allora i titolari di porto d’armi per uso sportivo possono acquistare e trasportare (smontate) fino a 3 armi per difesa personale e 6 sportive.

TEST SULLO STRESS
Questo tipo di permesso non autorizza a tenere l’arma pronta per l’uso nemmeno nella propria abitazione pena il sequestro e una denuncia, tuttavia si può sospettare che più di qualcuno ne faccia un uso improprio. Qualcuno che non sarebbe riuscito a ottenere il porto per difesa personale - che invece viene rilasciato dalla Prefettura solo in caso di «dimostrato bisogno » o ad alcune categorie professionali ritenute particolarmente a rischio - e che in questo modo può comunque dotarsi di una pistola o di un fucile. Se ne deduce quanto siano importanti controlli, anche perché ogni anno in Italia le armi da fuoco mietono molte vittime. Secondo il sito specializzato Gunpolicy.org ben più di mille all’anno tra omicidi, suicidi e incidenti fino al 2000, mentre negli ultimi anni hanno oscillato tra i 700 e gli 800. Segno che qualche progresso è stato fatto. Si cura di più la prevenzione, come dimostra l’obbligo - introdotto nel 2013 ed effettivo da maggio del 2015 - di ottenere un certificato medico di idoneità psicofisica da parte di chi detiene armi. Questo certificato, come ha stabilito il Tar appena sei mesi fa, non può essere rilasciato dai medici come liberi professionisti ma solo presso i distretti sanitari delle ASL, gli ospedali militari e le infermerie di Polizia.
«La normativa attuale è certamente più seria» - conferma lo psichiatra militare Marco Cannavicci -, che poi spiega come funzionano gli accertamenti: «Dopo aver sottoposto il richiedente agli esami classici (sangue, ecg, eccetera) si indaga sulla sua stabilità emotiva sia con domande sul passato, su come ha gestito situazioni di stress, che con prove psicodiagnostiche che danno indicazioni sugli indici di impulsività. Perché ovviamente il pericolo di avere un’arma è quello di usarla in un attimo di turbamento facendo cose di cui subito ci si pente. Detto questo, nessun test predittivo può dare certezze assolute: noi facciamo valutazioni sul pregresso ma nessuno ha la sfera di cristallo per leggere il futuro. Inoltre, specialmente dopo i 55-60 anni possono cambiare rapidamente le situazioni vascolari a livello cerebrale». Sarebbe quindi opportuno ripetere le visite con frequenza, e magari rivedere la normativa: oggi chi viene sorpreso senza la certificazione medica non va immediatamente incontro a un sequestro ma ha 30 giorni di tempo per mettersi in regola. Una scappatoia che rischia di vanificare l’efficacia della prescrizione.

ARSENALI CASALINGHI
E un altro suggerimento per il legislatore arriva da Carlo Mantegazza, secondo cui «il vero problema è quello delle armi detenute, perché nel nostro Paese il possesso è pressoché libero, ad essere ben regolamentata è solo l’acquisizione. È qui che bisogna intervenire». In effetti chi trova o eredita armi sarebbe tenuto a denunciarle alla Polizia o ai Carabinieri come chi le compra, ma nel tempo le case degli italiani si sono trasformate in un vero e proprio arsenale bellico parallelo. Lo sostiene un rapporto Eurispes del 2008, che stimava in circa 4 milioni le famiglie in possesso almeno di una pistola e in 10 milioni le armi legali presenti sul territorio; Torino e Milano erano le città più armate seguite da Roma e provincia, mentre tra i centri meno abitati spiccava Nuoro. Più recentemente la Commissione europea - in una comunicazione al Parlamento datata ottobre 2013 - ha attribuito all’Italia 11,9 armi da fuoco ogni 100 abitanti, collocandola a metà classifica tra i paesi dell’Unione (guida la Finlandia dove il 45,3% della popolazione è armata, chiudono Lituania e Romania con lo 0,7%).
Il problema della relazione tra numero di armi in rapporto alla popolazione di uno stato e il numero di delitti contro le persone, in particolare di omicidi volontari, è molto dibattuto: arrivare a una verità scientifica è molto complicato perché in ballo entrano molte altre variabili come la stessa nozione di arma, le cause sociali che determinano i livelli di criminalità e le diverse legislazioni. Di sicuro un ruolo molto più importante lo giocano le armi illegali rispetto a quelle legittimamente detenute: contarle è impossibile, ma da questo punto di vista in Italia, dove la criminalità organizzata resta molto forte, non siamo messi benissimo.


Dal 2016 i porto d'arma non fanno più punteggio nei concorsi tant'è che molte sezioni hanno avuto un calo degli iscritti.
Ciao






http://www.ilgiornale.it/news/societ-tiro-volo-si-difendono-nessun-appassionato-vuol-fare-1349240.html

Le società di tiro a volo si difendono: "Nessun appassionato vuol fare il furbo"
Luciano Giansanti, che gestisce il poligono A.S.D. Tiro a Volo "Pisana" di Roma, contesta l'idea che l'aumento dei porto d'arma per uso sportivo sia dovuto a un utilizzo improprio dello stesso
Redazione - Lun, 09/01/2017 - 06:00

Le sezioni del Tiro a Segno Nazionale sono circa 280, le società di tiro a volo affiliate alla Fitav più o meno 400 e poi ci sono i poligoni privati.
Le strutture, insomma, non mancano. Ma al netto di quelli che devono frequentarle per obblighi professionali gli affari come vanno?
Luciano Giansanti gestisce il poligono A.S.D. Tiro a Volo «Pisana», a due passi dal Raccordo Anulare, dal 1982: vive di questo dopo aver a lungo indossato una divisa da vigile urbano, ma nega che negli ultimi tempi il settore stia prosperando. Anzi: «Negli ultimi trent'anni - spiega - nonostante le vittorie riportate dai nostri atleti l'attività tiravolistica può essere cresciuta grazie alle forze militari, ma per le società la situazione è diversa. Sono diminuite di molto e chi è riuscito a sopravvivere si ritrova come don Falcuccio, per dirla alla romana, cioè con una mano davanti e una di dietro. La responsabilità di questo, secondo la mia opinione, è di chi ha governato: sia a livello politico che a livello sportivo».
inReadGiansanti contesta l'idea che l'aumento dei porto d'arma per uso sportivo sia dovuto a un utilizzo improprio dello stesso («ci sono tanti modi per procurarsi e detenere un'arma, ovviamente non tutti legali, e non credo che il problema siano quelli che fanno le cose alla luce del sole»), però ammette che diversi clienti gli hanno chiesto dei consigli a riguardo. «Io dico a tutti di lasciar perdere perché in Italia la legge penalizza chi cerca di difendersi molto più di chi commette il reato. Quando ero vigile ne ho viste di tutti i colori, ho visto condannare persone che avevano sparato mentre subivano una rapina o avevano esploso colpi in aria per sventarla. Io stesso, pur essendo sempre stato un cacciatore, a un certo punto ho preferito non avere più nessuna arma: i fucili che avevo li ho consegnati tutti».


Offline gunny

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Re:L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate
« Risposta #2 il: Gennaio 10, 2017, 00:18:18 am »
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/litalia-pistola-milano-e-torino-pi-armate-1349306.html

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ARSENALI CASALINGHI
E un altro suggerimento per il legislatore arriva da Carlo Mantegazza, secondo cui «il vero problema è quello delle armi detenute, perché nel nostro Paese il possesso è pressoché libero, ad essere ben regolamentata è solo l’acquisizione. È qui che bisogna intervenire». In effetti chi trova o eredita armi sarebbe tenuto a denunciarle alla Polizia o ai Carabinieri come chi le compra, ma nel tempo le case degli italiani si sono trasformate in un vero e proprio arsenale bellico parallelo.

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Cioè?!? In che senso bisognerebbe intervenire? facendo cosa???
Quale sarebbe il "suggerimento" per il legislatore?

Non voglio credere che al sig. Mantegazza sia sfuggito quanto accaduto in seguito all'entrata in vigore della legge 204/2010 con i certificati medici imposti ai "dormienti" detentori, che di fatto e di riflesso hanno pure determinato un discreto aumento di lavoro e introiti per le sezioni TSN...

In Italia non esiste il "diritto" di possedere armi!!! sia la detenzione che l'ottenimento di un porto d'armi sono "LICENZE" concesse dallo stato al cittadino ONESTO

Da un presidente di sezione TSN, oltretutto la più importante d'Italia, mi sarei aspettato la difesa della categoria e la presa di distanza da coloro che vorrebbero disarmare gli onesti cittadini, anche perché molti di questi onesti cittadini frequentano le sezioni, e non tutte le sezioni hanno la fortuna come quella di Roma di poter contare su introiti decisamente importanti dati dai 5000 obbligati... anzi nelle piccole la percentuale in proporzione è esattamente opposta e in talune l'attività istituzione è marginale.

Non escludo che le dichiarazioni autentiche del sig. Mantegazza possano essere state travisate o male interpretate dal giornalista (?!?), tal Federico Malerba, il quale ha mancato di documentarsi a modo sull'argomento che ha voluto trattare con grande imprecisione e superficialità, facendo un favore alla campagna disarmista producendo solo disinformazione... nel caso, il sig. Mantegazza (che è utente registrato di questo forum) ha l'opportunità di chiarirci il suo pensiero.
« Ultima modifica: Gennaio 10, 2017, 00:32:32 am da gunny »
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a brusa suta l' Susa

Offline armageddon

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Re:L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate
« Risposta #3 il: Gennaio 10, 2017, 00:25:20 am »
direi che gli articoli sono conditi di cazzate a profusione,come qualche dichiarazione di chi ne dovrebbe sapere,esilarante la parte che dice che non si possono tenere armi pronte all'uso nemmeno in casa o i test sullo stress,che personalmente dopo 4 rinnovi di p.a ne sento parlare adesso ;D e dove vogliamo andare con questo andazzo :-X

Offline gianvi

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Re:L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate
« Risposta #4 il: Gennaio 10, 2017, 07:09:51 am »
Ho ascoltato l'intervento del giornalista nella trasmissione di radio uno "Italia sotto inchiesta" e come sempre quando si trattano argomenti riguardanti le armi i giornalisti si dimostrano superficiali ed interessati solo al clamore della notizia quindi voglia di informarsi realmente zero e ciò è dimostrato dal fatto che ha dato una importanza marginale ai campi di tiro privati che mi risultano abbastanza frequentati da appassionati di tiro,forse più delle stesse sezioni tsn,e cosa che irrita è il fatto che ancora una volta chi,a vario titolo,ha interesse nel mondo delle armi invece di fare fronte comune e spiegare per far conoscere (a quanto scritto dai giornalisti)si arrocca su posizioni campanilistiche:forse è ora che si pensi a fare fronte comune e a realizzare una sola federazione che inglobi tutti gli appassionati di tiro con un unico ufficio stampa titolato a rapportarsi con l'esterno e non lasciare i singoli rappresentanti delle discipline in mano a giornalisti che possono/vogliono travisare informazioni date a titolo personale.

Offline coccinellabella

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Re:L'Italia con la pistola. Milano e Torino le più armate
« Risposta #5 il: Gennaio 11, 2017, 11:02:30 am »
C'è molta ignoranza tra la stampa non di settore, si sentono dire delle cavolate . certo è che se ci fosse più sicurezza ........ io ho collezionato tre furti nella mia abitazione nel 2016 di cui due a distanza di 12 giorni.......

Offline diamante

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