Autore Topic: ENTE INUTILE - QUELLO CHE I MEDIA PENSANO DI NOI  (Letto 3373 volte)

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Re:ENTE INUTILE - QUELLO CHE I MEDIA PENSANO DI NOI
« Risposta #10 il: Maggio 21, 2010, 08:53:59 am »
ENTI INUTILI: BONANNI, CALDEROLI SI E' MESSO CODA FRA LE GAMBE 
 
(ASCA) - Trieste, 19 mag - ''Il ministro della semplificazione, Roberto Calderoli, si e' dimostrato subito volenteroso, e per questo era da apprezzare, ma alla fine si e' messo la coda fra le gambe''. Lo ha detto, a riguardo del taglio degli enti inutili, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, concludendo un convegno a Trieste. ''Di certo non possiamo pagare tutti questi enti, nelle condizioni in cui ci troviamo'' ha proseguito Bonanni, osservando che e' a rischio anche il federalismo, a causa degli eccessivi costi, per cui ''ci vuole molta responsabilita'''.


 

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Re:ENTE INUTILE - QUELLO CHE I MEDIA PENSANO DI NOI
« Risposta #11 il: Novembre 10, 2010, 14:11:17 pm »
Sole 24 Ore di lunedì 8 novembre 2010, pagina 13
Dopo due anni di taglio enti inutili tutti salvi

di Cherchi Antonello

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Burocrazia. Il bilancio dell'operazione Dopo due anni di taglio enti inutili tutti salvi I numeri 2 L'operazione taglia-enti per essere completata ha richiesto più di due anni, da quando è stata varata a giugno 2008 con il decreto legge 112, che è poi stato oggetto di proroghe e modifiche Antonello Cherchi me Una ventina di enti ce l'hanno fatta: si sono riorganizzati e hanno evitato di scomparire. È l'unica sicurezza. Il resto sono opinioni. Anche se dietro le deroghe, le interpretazioni delle tante norme che si sono succedute e sovrapposte, i diversi distinguo, un'altra certezza inizia a farsi strada: che nessun organismo è stato tagliato. Come dire, che di enti inutili in Italia non ne esistono. Ora che finalmente si possono tirare le fila dell'operazione taglia-enti iniziata più di due anni fa, il bilancio è sconfortante. Anche solo per l'impossibilità di dire con sicurezza cosa è accaduto. Eppure il 31 ottobre è scoccata l'ora finale di tutto il meccanismo messo in piedi con l'articolo 26 del decreto legge 112/2008, poi convertito nella legge 133. Il 1 novembre si sarebbe teoricamente potuta tracciare la linea e fare la somma degli enti soppressi e di quelli sopravvissuti. Invece, si conosce solo il numero di questi ultimi. Risultato paradossale per un progetto nato per tagliare e non per salvare. Sono 18 gli organismi che certamente restano in vita. Si tratta di quegli enti pubblici non economici con una dotazione organica superiore alle 5o unità che - come imponeva una delle ultime versioni dell'articolo 26 - hanno presentato il regolamenO RIORGANIZZATI 18 Sono 18 gli enti che hanno la certezza di essere sopravvissuti al taglia-enti perché è stato concluso nei termini (31 ottobre scorso) l'iter del regolamento che ne prevede la riorganizzazione to di riorganizzazione entro il 31 ottobre 2009 ed entro il 31 ottobre scorso sono riusciti a completare l'iter, ovvero a ottenere l'approvazione definitiva del provvedimento daparte del consiglio dei ministri, dopo il visto di consiglio di Stato e commissioni parlamentari. Altri 3o enti, che pure avevano presentato il piano di riorganizzazione entro i termini, alla fine del mese scorso non avevano VINCE L'INCERTEZZA Di sicuro sopravvivono i 18 che hanno completato l'operazione di riordino ma anche per gli altri la sforbiciata è lontana però raggiunto il traguardo dipalazzo Chigi. Dunque, su di loro dovrebbe essere già calatalaghigliottina. Tra gli altri, ci sono il Cai, l'Aci, gli enti parco, la scuola archeologica italiana di Atene. Il passaggio - avvertono al ministero della Semplificazione, grande protagonista della prima ora e poi, vista forse la malaparata, sempre più defilato - non è però così automatico. Ci sono, infatti, da considerare le deroghe (per esempio, il recente collegato lavoro ha sottratto alle scadenze del taglia-enti tutti gli organismi vigilati dal mie NEL LIMBO' 30 Sono 30 gli enti il cui regolamento di riorganizzazione non è arrivato in porto entro il 31 ottobre. Ma non si può dire con certezza che sudi loro cadrà la ghigliottina nistero del Lavoro e da quello della Salute), le norme da interpretare (come quella introdotta a fine 2009 dal milleproroghe, che ha voluto circoscrivere l'operazione di potatura "graziando" gli enti non inclusi nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione), l'intervento dell'ultima manovra estiva, che - quella sì - ha soppresso enti che avevano comunque in corso il processo di riorganizzazione. Con questi presupposti, nessuno è dunque riuscito a tenere il conto di quanto è accaduto. Così che anche il 31 ottobre è trascorso e si è al punto di prima. Con tutti gli enti al loro posto: quelli che si sono riorganizzati - sul processo di riordino, tuttavia, il consiglio di. Stato continua a nutrire riserve (si veda da ultimo Il Sole 24 Ore del 3 ottobre) -, gli altri che si sono ristrutturati a metà, perché il regolamento è ancora in itinere, e, infine, gli organismi che non hanno fatto nulla. C'è un'ultima chance per capire cosa è successo in questi due anni e più: aspettare che fra tre mesi ogni ministero illustri alla Funzione pubblica e alla Semplificazione - così come vuole la legge del 2008 -la situazione degli enti vigilati. Pula c'è da scommettere che anche quella scadenza passerà in sordina.

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Re:ENTE INUTILE - QUELLO CHE I MEDIA PENSANO DI NOI
« Risposta #12 il: Novembre 22, 2010, 15:39:52 pm »
Sfoltire e potare gli enti inutili? Un’impresa ardua
Inserito da Il Duemila su 8 novembre 2010 – 17:58Nessun commentoLa prima campagna taglia-enti (inutili), avviata oltre mezzo secolo fa, aveva portato alla soppressione di decine e decine di enti. Da quel lontano 1956 i tentativi di potatura sono stati innumerevoli, ma per il lieto fine occorrerà attendere ancora perché loro, gli inossidabili enti inutili, resistono ad ogni tentativo di assalto: al massimo dimagriscono, si camuffano, cambiano denominazione, sfoltiscono gli organici, ma di sparire dalla faccia della terra non ne vogliono proprio sapere.
Persino un ministro dalla volontà indomita come Roberto Calderoli appare in difficoltà dinnanzi ad una situazione che si fa, di anno in anno, sempre più paradossale. Palesemente inutili e per questo dichiarati soppressi, alla fine del 2008 erano ancora 74 gli enti in ‘trepidante’ attesa di essere liquidati. Ma si sa: nel nostro amato Belpaese razionalizzare, risparmiare e snellire è più facile a dirsi che a farsi. C’è forse qualcuno che rema contro? Di certo vi è che fino a qualche anno fa si ignorava persino l’esatta consistenza del vastissimo parco degli enti inutili. Oggi la situazione è migliorata ed ogni anno il ministro dell’Economia e delle Finanze trasmette alla Presidenza del Consiglio una relazione sull’attività svolta dagli organi – che ovviamente in sessant’anni sono più volte cambiati – preposti alla gestione della liquidazione degli enti dichiarati soppressi.
Il lento ed inesorabile scorrere del tempo ha nel frattempo permesso alla storiografia di arricchirsi di una ridda di capitoli che hanno dell’incredibile. La Commissione tributaria centrale ne è un esempio: istituita nel 1866, l’ente ha rappresentato per 125 anni la Cassazione della giustizia fiscale fino a quando l’ultimo governo Andreotti ritenne che per le cause con il fisco fossero più che sufficienti due gradi di giudizio. E così la Commissione è stata soppressa dalla riforma introdotta dai decreti legislativi 545 e 546 del 21 dicembre 1992. Soppressa sulla carta, naturalmente. Grazie ad una postilla, infatti, l’ente non ha ancora cessato di funzionare. Anzi: gode di ottima salute. E chiuderà i battenti solo quando avrà esaurito i 229.416 ricorsi ancora pendenti [fonte: Corte dei conti]. Scommettiamo che ciò avverrà tra moltissimi anni?
Di esempi come questo, di enti dichiarati soppressi, ma ancora in vita, di apparati, strutture e poltrone che resistono stoicamente ad ogni spinta razionalizzatrice, ne esistono a bizzeffe. Con buona pace del più riformatore ed ‘agguerrito’ dei ministri che nulla può dinnanzi alla vera nonché unica detentrice delle sorti del Paese: la burocrazia.
E se tagliare, sfoltire e potare si sta rivelando un’impresa a dir poco titanica, contenere la proliferazione dei tanti altri enti che negli anni si sono affacciati sulla scena è altrettanto arduo. Ad ‘andare per la maggiore’ sono le società pubbliche: alla fine del 2009 l’elenco degli enti creati dalle pubbliche amministrazioni si è ulteriormente allungato ed il numero di società e consorzi ha raggiunto la ragguardevole cifra di 7.106 contro i 6.752 registrati nel 2008. L’aumento è nell’ordine del 5 per cento e ha trascinato con sé quello degli amministratori che sfiorano quota 25 mila. Praticamente un esercito. Un esercito di presidenti e consiglieri che si dedicano alle attività le più svariate: dalla gestione dei servizi idrici alla raccolta dei rifiuti, dalla produzione e distribuzione di energia elettrica e gas ai trasporti, dalle consulenze alla gestione delle case vacanza, c’è veramente di che sbizzarrirsi. Scommettiamo che se si azzerassero le prebende il numero di società e consorzi nonché di presidenti e consiglieri precipiterebbe? Insomma: tra quegli enti soppressi che hanno esaurito le proprie funzioni, quelli che ancora le esplicano grazie ad un cavillo e quegli altri ancora che nascono come funghi, si corre il forte rischio di perdersi nei meandri degli elenchi di chi fa che cosa e con quale utilità. Ed il legislatore rischia di ritrovarsi a voler svuotare il mare munito di un secchiello. Magari bucato.
AL n
La prima campagna taglia-enti (inutili), avviata oltre mezzo secolo fa, aveva portato alla soppressione di decine e decine di enti. Da quel lontano 1956 i tentativi di potatura sono stati innumerevoli, ma per il lieto fine occorrerà attendere ancora perché loro, gli inossidabili enti inutili, resistono ad ogni tentativo di assalto: al massimo dimagriscono, si camuffano, cambiano denominazione, sfoltiscono gli organici, ma di sparire dalla faccia della terra non ne vogliono proprio sapere. Persino un ministro dalla volontà indomita come Roberto Calderoli appare in difficoltà dinnanzi ad una situazione che si fa, di anno in anno, sempre più paradossale. Palesemente inutili e per questo dichiarati soppressi, alla fine del 2008 erano ancora 74 gli enti in ‘trepidante’ attesa di essere liquidati. Ma si sa: nel nostro amato Belpaese razionalizzare, risparmiare e snellire è più facile a dirsi che a farsi. C’è forse qualcuno che rema contro? Di certo vi è che fino a qualche anno fa si ignorava persino l’esatta consistenza del vastissimo parco degli enti inutili. Oggi la situazione è migliorata ed ogni anno il ministro dell’Economia e delle Finanze trasmette alla Presidenza del Consiglio una relazione sull’attività svolta dagli organi – che ovviamente in sessant’anni sono più volte cambiati – preposti alla gestione della liquidazione degli enti dichiarati soppressi. Il lento ed inesorabile scorrere del tempo ha nel frattempo permesso alla storiografia di arricchirsi di una ridda di capitoli che hanno dell’incredibile. La Commissione tributaria centrale ne è un esempio: istituita nel 1866, l’ente ha rappresentato per 125 anni la Cassazione della giustizia fiscale fino a quando l’ultimo governo Andreotti ritenne che per le cause con il fisco fossero più che sufficienti due gradi di giudizio. E così la Commissione è stata soppressa dalla riforma introdotta dai decreti legislativi 545 e 546 del 21 dicembre 1992. Soppressa sulla carta, naturalmente. Grazie ad una postilla, infatti, l’ente non ha ancora cessato di funzionare. Anzi: gode di ottima salute. E chiuderà i battenti solo quando avrà esaurito i 229.416 ricorsi ancora pendenti [fonte: Corte dei conti]. Scommettiamo che ciò avverrà tra moltissimi anni?Di esempi come questo, di enti dichiarati soppressi, ma ancora in vita, di apparati, strutture e poltrone che resistono stoicamente ad ogni spinta razionalizzatrice, ne esistono a bizzeffe. Con buona pace del più riformatore ed ‘agguerrito’ dei ministri che nulla può dinnanzi alla vera nonché unica detentrice delle sorti del Paese: la burocrazia. E se tagliare, sfoltire e potare si sta rivelando un’impresa a dir poco titanica, contenere la proliferazione dei tanti altri enti che negli anni si sono affacciati sulla scena è altrettanto arduo. Ad ‘andare per la maggiore’ sono le società pubbliche: alla fine del 2009 l’elenco degli enti creati dalle pubbliche amministrazioni si è ulteriormente allungato ed il numero di società e consorzi ha raggiunto la ragguardevole cifra di 7.106 contro i 6.752 registrati nel 2008. L’aumento è nell’ordine del 5 per cento e ha trascinato con sé quello degli amministratori che sfiorano quota 25 mila. Praticamente un esercito. Un esercito di presidenti e consiglieri che si dedicano alle attività le più svariate: dalla gestione dei servizi idrici alla raccolta dei rifiuti, dalla produzione e distribuzione di energia elettrica e gas ai trasporti, dalle consulenze alla gestione delle case vacanza, c’è veramente di che sbizzarrirsi. Scommettiamo che se si azzerassero le prebende il numero di società e consorzi nonché di presidenti e consiglieri precipiterebbe? Insomma: tra quegli enti soppressi che hanno esaurito le proprie funzioni, quelli che ancora le esplicano grazie ad un cavillo e quegli altri ancora che nascono come funghi, si corre il forte rischio di perdersi nei meandri degli elenchi di chi fa che cosa e con quale utilità. Ed il legislatore rischia di ritrovarsi a voler svuotare il mare munito di un secchiello. Magari bucato.


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« Risposta #13 il: Luglio 16, 2011, 23:22:23 pm »

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Re:ENTE INUTILE - QUELLO CHE I MEDIA PENSANO DI NOI
« Risposta #14 il: Agosto 07, 2011, 14:25:11 pm »