dal sito del Corriere della Sera:
CURRENT-VANGUARD - MERCOLEDÌ 24 ALLE 21.10 SU SKY 130
Viaggio nell'Italia a mano armata
Cresce l'esigenza di sicurezza fai da te. Ma più cittadini con pistole e fucili sono un deterrente alla criminalità?
MILANO - In Italia c'è circa un milione di persone autorizzate a vario titolo a detenere armi da fuoco, un universo quasi invisibile che tiene in vita un giro d'affari di quasi due miliardi di euro l'anno. E' un fenomeno che pare intensificarsi, e sempre più cittadini, spaventati dai fatti di cronaca riportati dai media, sentono un maggiore bisogno di sicurezza fai da te. Ecco perché ci siamo posti questa domanda: una popolazione di cittadini armati può essere davvero un deterrente alla criminalità? O rappresenta solo un rischio che episodi criminosi aumentino?
Per capirlo è stato necessario prima di tutto indagare sulla vera efficacia dei controlli su chi detiene armi da fuoco, e per questo abbiamo deciso di seguire la procedura per la concessione del nulla osta all'acquisto e al possesso di un arma, una delle tante modalità di entrarvi legalmente in possesso. La legge prevede numerosi passaggi da superare e proprio per questo la normativa italiana è considerata una delle più avanzate al mondo: controlli medici, attestati di abilitazione al maneggio delle armi, accertamenti di polizia sul richiedente.
Ma se la procedura per poter detenere armi da fuoco appare così scrupolosa, come mai negli ultimi mesi le cronache hanno dovuto occuparsi cosi spesso di omicidi commessi con armi legalmente detenute? Come è possibile che spesso si scopra che chi ha ucciso aveva precedenti per minacce, stalking, o che fosse in cura per problemi psichici?
Italia a mano armata è un'inchiesta in soggettiva sulle falle di una legge che viene spesso applicata male e con superficialità, e che pure avrebbe le carte in regola per essere efficace. Abbiamo seguito passo dopo passo l'iter necessario per ottenere la licenza di detenzione di un'arma, e ci siamo resi conto che le visite mediche sono sommarie, l'abilitazione al maneggio è rilasciata dopo corsi di pochi minuti, e soprattutto che la diffusione e il rischio di abuso delle armi è generalmente sottovalutato. Il quadro che ci siamo trovati davanti è allarmante e con l'aiuto di esperti, ricercatori, criminologi, e delle tante persone che vivono quotidianamente a contatto con le armi, abbiamo indagato questo spaccato della società italiana.
C'è chi vuole un'arma perché ha paura, c'è chi la considera solo un attrezzo sportivo, c'è chi ogni domenica indossa la mimetica e va a sparare in poligoni nascosti in cave abbandonate. Motivi diversi che spesso si sovrappongono in quest'Italia dove sentirsi sicuri vuol dire anche avere armi in casa: per alcuni basta una pistola, altri detengono veri e propri arsenali. Con l'aiuto di microcamere nascoste ci siamo addentrati nei poligoni dove cittadini comuni si addestrano con tecniche paramilitari: per imparare a sparare in ogni situazione, per distinguere un terrorista da un ostaggio, o per difendersi da aggressioni domestiche. Frequentando questi luoghi ci siamo chiesti dove finisce l'esigenza di sicurezza e dove inizia la voglia di giocare alla guerra.
Abbiamo incontrato decine di persone tra poligoni e armerie che rivendicano il diritto dei cittadini ad armarsi, anche se poi non sempre le cose vanno per il verso giusto e le falle del sistema dei controlli vengono alla luce. E' il caso di Angelo Spagnoli, un ex comandante dell'esercito che nel 2007 ha sparato sui passanti dal balcone di casa sua a Guidonia, vicino Roma, uccidendone due. Abbiamo raccontato la sua vicenda fino alla sua assoluzione in primo grado dall'accusa di omicidio, del 16 novembre, perché incapace di intendere e di volere. Secondo l'Avvocato delle vittime, Francesco Nicotera, in questa vicenda c'è un unico colpevole: ”lo Stato che non ha vigilato”.
Marcello Brecciaroli e Federico Schiavi
23 novembre 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA