Un caro saluto a tutti,
e grazie all’amico Daniele Puccioni per averci portato a conoscenza dell’articolo che ha trovato comunque posto nell’ambiente della Gazzetta dello Sport. Leggere l’articolo mi ha portato a una riflessione. Conosco una miriade di ragazzi appassionati a questo Sport, che tanto si danno da fare per poterlo praticare (con calma) e raggiungere risultati elevati, degni di riscontro nazionale. Non tutti ovviamente ci riescono, per i motivi noti a tutti i frequentatori dei poligoni e di cui ogni tanto si parla nei vari post su questo sito.
Spero che in queste pagine possano trovare lo stimolo per andare avanti. Campriani, il nostro Nic, è un esempio da imitare e seguire. Per determinazione, voglia, volontà, perspicacia, e … altro ancora. Ha posto il tiro al primo luogo delle priorità di vita e … sta raggiungendo il proprio obiettivo e il sogno di quel ragazzino che ha iniziato ad allenarsi al freddo all’età di 13 anni, come dice nell’articolo. Non si raggiunge nulla senza sacrifici, e senza sforzo di vita. Così come andare in America ad arricchire il proprio bagaglio culturale di apprendimento e di esperienza di vita.
L’articolo mi pone anche una riflessione di atteggiamento, vivere in Italia non è facile, parlare a scuola di sport è impossibile, nonostante ci siano i Giochi della Gioventù e tutto un meccanismo di valenza sportiva e di organizzazione interna.
Quando ero in Federazione parlai una volta in Consiglio se si poteva pensare di parlare con i competenti dirigenti della Scuola pubblica per far valere i propri risultati sportivi come crediti formativi: mero sogno, però accennato e reso noto come idea.
Ed è un puro sogno, da parte della classe insegnante, far rilevare che propri allievi raggiungono risultati degli di valenza. Anche mondiale. Anzi, non vedono benevolmente i propri allievi che non possono seguire le lezioni perché assenti per attività sportiva (allenamenti collegiali in primis). Altro che “Lunedì 28 febbraio, l'altro ieri, Niccolò Campriani è andato a lezione di controllo della qualità industriale. Il professore quando lo ha visto si è rivolto alla classe: «Ragazzi, c’è Nic. Ci ha fatto vincere la East Division e ora la nostra squadra di tiro a segno è al primo posto nel ranking di tutti gli Stati Uniti». I compagni di Niccolò si sono alzati e hanno applaudito.” Come accennato nell’articolo.
Far si che la propria valenza sportiva diventi Testimonial del proprio entourage scolastico o provinciale è un mero sogno in Italia. Occorre cambiare il Sistema e far leva sugli uomini, c’è chi è capace, per carità (e sono gli uomini su cui puntare), per far si che i successi dei nostri ragazzi non siano solo motivo di vanto sezionale o familiare ma diventino vanto del Sistema. E purtroppo con rammarico, devo pensare che in Italia non c’è Sistema se non poche eccezioni.
Ancora auguri a Nic, a tutti i ragazzi che frequentano il Tiro a Segno, che praticano questo difficile sport, e un invito: NON ARRENDETEVI, le difficoltà devono essere affrontate e superate, come ha fatto il buon Nic, esempio sportivo e generazionale. La vita non è solo telefonini, calcio, raga, mp3 e via così …, è anche voler riuscire in quello che si vuole fare, con spirito di sacrificio e abnegazione. Bravo Nic, e bravo Daniele per lo spunto di riflessione, che mi permetti anche di esternare e rendere pubblico.
Un caro saluto a tutti, e W il tiro a segno.