Autore Topic: CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI  (Letto 3931 volte)

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CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« il: Dicembre 28, 2014, 12:16:27 pm »
http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_28/enti-inutili-resistenti-poltrona-tutte-tecniche-sopravvivenza-85153760-8e6d-11e4-9f4a-a1bebd9fbc0e.shtml


Enti inutili e resistenti della poltrona Tutte le tecniche di sopravvivenza

I casi delle società salvate in extremis da emendamenti in Parlamento. Sono ancora salvi quelli che Cottarelli aveva suggerito di chiudere subito

di Sergio Rizzo


Resistere, resistere, resistere: imperativo categorico per l’anno che viene.
Resiste il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, di cui un disegno di legge costituzionale ha previsto l’estinzione. E che il disfacimento sia prossimo è evidente non solo dalle dimissioni del presidente dell’Abi Antonio Patuelli e di altri consiglieri, con il risultato che sono rimasti a presidiare Villa Lubin in 45 su 64. Il governo ha deciso di investire il segretario generale Franco Massi, che aveva tagliato i costi e si opponeva al delirio delle consulenze, di un compito decisamente più fruttuoso: la spending review del ministero della Difesa. Mentre la legge di Stabilità ha del tutto azzerato la dotazione, fra le vibranti proteste del presidente Antonio Marzano. Qualche settimana fa, quando la scure stava per calare, ha addirittura scritto a Matteo Renzi chiedendo di avviare le procedure per il rinnovo delle cariche, come previsto, ha preci-sato, «dalla legge n. 936 del 1986». Marzano perderà l’indennità, ma in cambio ritroverà il vitalizio da parlamentare. Intanto c’è ancora qualche milioncino da parte per pagare gli stipendi del personale. Nella segreta speranza che si vada a votare in primavera e la legge costituzionale possa saltare, regalando a tutti qualche scampolo di terapia intensiva.

E magari c’è qualcuno che ancora spera negli spiccioli del ministero del Lavoro. Perché pochi sanno che al Cnel arrivavano quattrini anche da lì: destinazione una struttura interna chiamata «Onc». Presieduta fin dal primo vagito dall’ex sindacalista Cisl Giorgio Alessandrini, classe 1938, fra il 1999 e il 2014 ha avuto dal ministero 5,3 milioni di euro. A un ritmo medio di 250 mila euro l’anno. È il compenso per la realizzazione ogni dodici mesi di un rapporto sugli immigrati e il mercato del lavoro: rapporto pressoché identico a quello prodotto annualmente dallo stesso ministero del Lavoro.

Ma resistono anche i 1.612 enti che l’ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli era arrivato a qualificare come «dannosi», promettendo di spazzarli via. E invece lui al governo non c’è più mentre loro sono vivi e vegeti. Nessuno ha più sollevato il problema con la necessaria decisione. Vivi i difensori civici. Altrettanto i Tribunali delle acque, i Bacini imbriferi montani, gli Ato, come pure i 600 «enti strumentali» delle Regioni che nel frattempo sono pure aumentati di numero. Vivissimi i 138 enti parco regionali nonché la pletora dei consorzi di bonifica fra i quali se ne trovò uno, nelle colline livornesi, che aveva 16 dipendenti e 33 fra consiglieri e revisori.

Per non parlare degli altri enti che si salvarono per il rotto della cuffia durante l’ultimo governo di Silvio Berlusconi grazie a un cavillo concesso loro: rifare in fretta in fretta lo statuto. Salvo l’Istituto agronomico per l’Oltremare. Salva la Cassa conguaglio per il Gpl (Gas di petrolio liquefatto). Salva la Fondazione Marconi. Salva l’Unione italiana Tiro a segno, del cui presidente Ernfried Obrist la Gazzetta dello sport pubblicò cinque anni fa la foto mentre posava accanto ad alcuni tiratori che indossavano la divisa storica delle SS, scatenando l’indignazione delle associazioni dei partigiani.

E salve, soprattutto, le società che Carlo Cottarelli aveva suggerito di chiudere subito. Un caso per tutti? Continua a esistere Arcus, creata dieci anni fa dall’ex ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani. Il governo Monti l’aveva chiusa, poi durante la discussione di un decreto del governo di Enrico Letta un emendamento della forzista Elena Centemero l’ha resuscitata, con l’assenso di destra e sinistra. Da allora, l’ex ambasciatore Ludovico Ortona la amministra indisturbato.

Sopravvive pure l’Istituto per lo sviluppo agroalimentare, anch’esso decretato inutile da Monti e poi rianimato in Parlamento. Al pari dell’Istituto per il commercio estero, che poi se l’è cavata con la trasformazione in Agenzia. Anche se con un regalino incorporato: l’obbligo di ingoiare il personale di Buonitalia, società del ministero dell’Agricoltura finita (caso unico) in liquidazione. Sempre meglio, però, del funerale.

Un rischio corso pure dall’Ente nazionale per il Microcredito fondato da Mario Baccini che ne è presidente dalla fondazione, avvenuta nove anni fa quando era ministro. Monti aveva chiuso anche questo, ma il solito emendamento gli ha risparmiato la sepoltura. Per la felicità dell’onorevole Baccini, protagonista di un autentico capolavoro. Perché ha evitato non solo la soppressione della sua creatura, ma pure che le fossero tagliati i fondi pubblici: 1,8 milioni. Ciò grazie a un successivo emendamento alla legge di Stabilità di Monti. Autore, Mario Baccini.

Resta un rammarico. Che votando questi emendamenti i suoi colleghi parlamentari non abbiano mostrato analoga considerazione per un altro soggetto pubblico. Altrimenti, avrebbe resistito anche l’Agenzia per la regolamentazione del settore postale: nata a marzo, morta a novembre 2011. Una delle rarissime vittime dell’apparente lotta agli enti inutili.
« Ultima modifica: Dicembre 28, 2014, 12:18:31 pm da VENDETTA »

Offline diamante

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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #1 il: Dicembre 30, 2014, 08:16:42 am »
http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_28/enti-inutili-resistenti-poltrona-tutte-tecniche-sopravvivenza-85153760-8e6d-11e4-9f4a-a1bebd9fbc0e.shtml

http://osserbari.wordpress.com/

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/enti-inutili-dal-cnel-al-tiro-segno-tutti-2061157/



La notizia rimbalza da sito in sito ed è davvero una brutta pubblicità.
Sergio Rizzo è una tra le firme Italiane più autorevoli, autore con Gian Antonio Stella d'innumerevoli libri sulla casta.
Forse dai libri di storia il TSN, grazie a trasmissioni articoli etc. che hanno fatto uno spaccato sul nostro mondo, finirà sulle pagine di cronaca.
Ma la colpa è dei giornalisti?
Ciao

Offline sintesi

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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #2 il: Dicembre 30, 2014, 10:29:51 am »
Credo che in parte la colpa sia anche nostra......
Un eventuale cambiamento deve arrivare dall'interno, non possiamo sperare che ci sia una MAGIA esterna che cambi le cose.
Se già alle passate elezioni si fosse riusciti a eleggere altre persone..... invece a testa china ( per la maggior parte ) si è nuovamente dato il voto alla stessa persona che per 4 anni si è criticata.
Credo sia necessario sostenere i nostri Presidenti Sezionali spingendoli ad un voto "nuovo" che scardini le vecchie lobby.
Bisogna far scuola dentro le Sezioni, votando Consigli Sezionali che abbiano la forza di andare anche controcorrente, migliorando nel piccolo si potra migliorare anche il sistema.
Non basta però che questo avvenga in una o due sezioni..... ma so che questa è solo utopia....

Scusate lo sfogo
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Offline gianvi

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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #3 il: Dicembre 30, 2014, 15:38:48 pm »
Credo che in parte la colpa sia anche nostra......
Un eventuale cambiamento deve arrivare dall'interno, non possiamo sperare che ci sia una MAGIA esterna che cambi le cose.
Se già alle passate elezioni si fosse riusciti a eleggere altre persone..... invece a testa china ( per la maggior parte ) si è nuovamente dato il voto alla stessa persona che per 4 anni si è criticata.
Credo sia necessario sostenere i nostri Presidenti Sezionali spingendoli ad un voto "nuovo" che scardini le vecchie lobby.
Bisogna far scuola dentro le Sezioni, votando Consigli Sezionali che abbiano la forza di andare anche controcorrente,
migliorando nel piccolo si potra migliorare anche il sistema.
Non basta però che questo avvenga in una o due sezioni..... ma so che questa è solo utopia....

Scusate lo sfogo

Egregio Sintesi,su Concentrica se ne è scritto e riscritto ed è inutile cercare di chi le colpe,il Nostro mondo è,purtroppo,un qualcosa di indistinto:
siamo ente pubblico quando ci conviene e vogliamo godere dei benefici delle associazioni sportive in altri momenti;
Mamma uits ci deve rappresentare e difendere ma vogliamo l'indipendenza che ci permette di fare i nostri comodi;
ci dobbiamo unire intorno ai presidenti ma gli stessi  non vogliono che altri mettano becco nelle loro scelte;
gli obbligati in alcune sezioni hanno diritto al voto in altre no;
gli sportivi hanno diritti spesso dati dalla connivenza con chi gestisce le sezioni e non hanno mai doveri riguardo alla sezione stessa:o;
i comitati regionali(formati dai presidenti di sezione e da rappresentanti tecnici e sportivi spesso designati di fatto dagli stessi presidenti)hanno il diritto di veto sull'apertura di nuove sezioni, impedendo la nascita di realtà nuove e magari non contagiate dai pessimi comportamenti in uso in alcune sezioni e questo solo per paura di perdere parte della certificazione.
Viviamo una realtà ibrida dove chi ha delle responsabilità non può percepire per questo la giusta ricompensa e chi volesse fare solamente sport,pur nulla chiedendo,se non in linea ai voleri di chi nella sezione gestisce ne è impedito e quanto meno boicottato .

Offline sintesi

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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #4 il: Dicembre 30, 2014, 21:34:57 pm »
Credo sia proprio questo il più grande freno al cambiamento.....
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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #5 il: Aprile 19, 2015, 23:42:02 pm »
http://www.firenzepost.it/2015/04/18/enti-inutili-il-governo-ha-dimenticato-di-sopprimerli-sono-ancora-tutti-vivi-e-vegeti/

La soppressione non è scattata, troppi gli interessi in gioco
Enti inutili: il Governo ha dimenticato di sopprimerli. Sono ancora tutti vivi e vegeti

di Camillo Cipriani - sabato, 18 aprile 2015 00:18 - Cronaca, Economia, Politica
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Sede Cnel

Sede Cnel

ROMA – Ogni governo, nel programma di razionalizzazione della spesa, mette in conto l’eliminazione degli enti inutili, dei quali è stata stabilita la soppressione già da molto tempo, senza alcun risultato pratico. Dopo la giubilazione di Cottarelli la loro cancellazione sembra sparita dall’agenda di Renzi.

CNEL – Questo tema spinoso era stato inserito tra le priorità del governo, insieme alla riforma della pubblica amministrazione e alla riduzione delle imposte. Mentre la riforma della P.A. Sta faticosamente procedendo, dopo circa un anno di legislatura il nodo dell’abolizione degli enti inutili è ancora nel cassetto del governo. Era stato fatto un elenco prioritario di 500 enti da sopprimere con priorità. Fra questi spiccava il Cnel, Consiglio Nazionale per l’economia e il lavoro.

500 ENTI – Il Codacons, rileggendo i diversi censimenti ha calcolato che sono oltre 500 questi casi che pesano sulle casse dello Stato per circa 10 miliardi di euro all’anno. Dall’Unione italiana Tiro a Segno fino al Centro piemontese di studi africani, passando all’Istituto di sviluppo ippico per la Sicilia e a quello per la conservazione della gondola e la tutela del gondoliere a Venezia. Tra gli enti miracolosamente scampati ai diversi tentativi di riordino c’è anche l’Unione Nazionale per la Lotta contro l’analfabetismo. Un problema, quello dell’analfabetismo, che resta, secondo gli ultimi dati Istat, ma in modo estremamente ridotto. Se nel 1961 riguardava l`8,7%degli italiani nel 2011 circa 1`1% della popolazione. Sopravvive ancora l’Istituto per lo sviluppo agroalimentare, decretato inutile da Monti e poi rianimato dal Parlamento. Al pari dell’Istituto per il commercio estero, che poi è stato trasformato in Agenzia. Infine l`Enit (turismo), più volte finito nella lista degli enti di cui si potrebbe fare a meno. Il ministro Franceschini gli ha ridato ossigeno annunciando l’approvazione definitiva dello statuto che chiude la fase di commissariamento e rende operativa la riforma dell’agenzia.

RENZI – Passate le slides per la spending review e l’ammirazione per il lavoro del Commissario Cottarelli, giubilato perché scomodo, Renzi ha accantonato il problema, che peraltro comporterebbe un buon risparmio per la casse pubbliche eliminando molte seggiole e poltrone. Ma nemmeno il governo Renzi sembra rivolgere troppa attenzione a questo tema.

Offline VENDETTA

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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #6 il: Agosto 18, 2019, 07:30:37 am »
https://codacons.it/la-guerra-persa-contro-gli-enti-inutili/

13 Novembre 2018
La guerra (persa )contro gli enti inutili
fonte:
•   Il Tempo
tagli agli sprechi il primo tentativo di riforma risale al 1956: fu un fallimento poi le riforme mancate di calderoli e del governo renzi bocciato al referendum
Manuel Fondato Giuseppe Tomasi di Lampedusa vergando il suo celebre: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» che fa dire al Tancredi del suo Gattopardo, dimostrò di conoscere molto bene le caratteristiche di questo paese e della sua terra, la Sicilia, che tornerà presto a votare i suoi rappresentanti nelle sempiterne province, esempio di resistenza ad ogni tentativo di abolizione da parte delle istituzioni. La sfida tra le «forbici» del lo Stato e la pletora dei cosiddetti «enti inutili» affonda le radici addirittura nel secondo dopoguerra, quando la Repubblica era ancora nella propria infanzia. La prima legge «taglia -enti» risale infatti al 1956 ma è negli ultimi anni che il legislatore ha tentato ripetutamente la «ghigliottina», termine caro alla Lega ante Salvini. L’ allora Ministro Roberto Calderoli si battè come un leone contro gli sprechi: «Succederà una cosa che non è mai successa in Italia: cadrà la ghigliottina sugli enti inutili che non si sono ristrutturati, non hanno chiuso, non hanno ridotto il personale e non hanno tagliato le spese. Scompariranno circa 34 mila enti inutili che bruciano risorse solo per sopravvivere» annunciò solennemente. Era il 2009, l’ anno all’ attuale vicepresidente del Senato bocciarono ben 29 decreti di riordino per altrettanti enti. Il Consiglio di Stato dichiarò che erano scritti male, cioè che violavano i criteri stabiliti per legge. E così l’ elefantiaca macchina della burocrazia spesso spegne le velleità politi che che, altre volte, si infrangono contro iteressi locali e clientelari. Non c’ è solo il celebre caso del Cnel, abolito dal governo Renzi ma resuscitato dall’ esito fallimentare del referendum costituzionale e ancora vivo e in salute. Esistono ancora, spesso per inerzia, una pletora di microenti, un sottobosco fatto di sigle, sedi fantasma e mission improbabili, in cui è difficile muoversi, come testimonia la difficoltà di arrivare a un censimento «certificato» delle strutture che andrebbero soppresse. Il governo Monti elaborò una lista di 500 enti definiti con certezza «inutili» e il Codacons, nel 2015, stimò che eliminandoli si otterrebbero 10 miliardi di euro di risparmi l’ anno. Anche quando si arriva ad abolirne qualcuno, sovente il provvedimento si perde in una lunga sequenza di ricorsi e contro -ricorsi di fronte alla giustizia amministrativa. Province, comunità montane e il Cnel sono noto a tutti, più difficile individuare quelli che vivono in veri e propri coni d’ ombra, protetti da una ragnatela di consorzi, agenzie regionali, enti autonomi. Molti dei quali impiegano personale senza svolgere alcuna funzione, gestiscono sedi fantasma, ricevono finanziamenti per finalità che non svolgono più o non hanno mai svolto: dall’ Unione italiana Tiro a Segno fino al Centro piemontese di studi africani, passando all’ Istituto di sviluppo ippico per la Sicilia e a quello per la conservazione della gondola e la tutela del gondoliere a Venezia. Emblematico anche il caso dell’ Unione nazionale per la lotta analfabetismo. Nata nel 1947 per un fine evidentemente prioritario nell’ Italia del secondo Dopoguerra, è ancora attiva. E, ovviamente, fa altro. Come recita la mission, tanto ambiziosa quanto linguisticamente «articolata», in bella evidenza sul sito internet: l’ Unla «si occupa principalmente della progettazione e della realizzazione di Progetti Speciali. Sono così chiamati perché caratterizzati da un insieme di iniziative tra loro articolate che si dipanano attorno ad un obiettivo comune con metodologia e mezzi specifici scelti oculatamente ed in relazione ai fini prefissati nonché agli ambiti di azione dei progetti stessi mirati alla tutela e recupero del territorio e dei beni culturali, alla realizzazione delle biblioteche, a corsi di aggiornamento rivolti ad operatori scolastici, all’ educazione e formazione professionale specie nel campo dell’ agricoltura». In alcuni casi, come la Fenice, muoiono per rinascere sotto altra forma come l’ Istituto per il commercio estero: abolito da Tremonti e da lui stesso resuscitato, e infine trasformato in Agenzia dai bocconiani. Poi c’ è il caso dell’ Indire (Istituto Nazionale di Documentazione per l’ Innovazione e la Ricerca Educativa): la Finanziaria 2007 l’ aveva chiuso e accorpato insieme agli Istituti regionali di ricerca educativa (Irre) nella nuova Ansas (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’ autonomia scolastica). Nel luglio 2011, però, il colpo di scena: dal settembre 2012 via l’ Ansas, torna l’ Indire.







https://codacons.it/gli-enti-inutili-crescono-rigogliosi/

Gli enti inutili crescono rigogliosi
fonte:
•   Libero
carrozzoni eterni
BRUNELLA BOLLOLI Ci sono gli enti pubblici vigilati, le società partecipate, i consorzi, le comunità montane, le fondazioni, le associazioni in difesa di qualcosa o di qualcuno, le agenzie, gli istituti, i comitati e i centri che si occupano di materie varie. Premettiamo: una volta erano molti di più, un vero poltronificio creato per parcheggiare e sfamare generazioni di impiegati. Poi si sono susseguiti i governi e ognuno ha annunciato: «Basta, chiudiamo questo inutile carrozzone», salvo poi rimangiarsi la parola al momento buono. Guardate le province, enti territoriali di secondo livello con sede, costi e personale. Le hanno abolite? Ma quando mai. Al massimo le hanno accorpate o rinominate: adesso le più grandi si chiamano “città metropolitane” e di amministrazioni provinciali ne restano 80. Si obietterà: per eliminare le province bisognava cambiare la Costituzione, tramite referendum, e sappiamo com’ è andata il 4 dicembre 2016. Ma per tanti enti pubblici la strada verso la chiusura sarebbe più facile e anche auspicabile, considerato che il debito pubblico italiano ha raggiunto i 2.373 miliardi di euro e non si vede l’ utilità, nel 2019, di mantenere certi istituti che costano allo Stato, cioè al contribuente, una cifra tra i 7 e i 10 miliardi di euro l’ anno e, a parte la tradizione, non portano ricchezza né investimenti al Paese, casomai una dose di nostalgia per il passato andato. Per risparmiare toccherebbe liquidare tali enti, peccato che il processo di liquidazione duri anni se non decenni e nel frattempo alcune di queste piccole o grandi realtà mangiasoldi vengono rianimate, accorpate, resuscitate con nomi diversi e dirigenza aggiornata: resistono. Molto è stato fatto dall’ allora ministro per la Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli il quale, nel 2008, prima del commissario alla spending review, ha puntato il dito contro queste «sanguisughe» e ha individuato 1.621 enti da eliminare perché «dannosi». OBIETTIVI MISTERIOSI Anche Mario Monti voleva sforbiciare, per non parlare dei Cinquestelle, nemici della casta e del clientelismo solo quando conviene a loro. Di recente, il Codacons ha stabilito che sono ancora attivi 500 enti che pesano sulle casse dello Stato come ingestibili residuati bellici. Ora, si sa che pure chi ci governa a volte inciampa nei congiuntivi e fatica ad avere un rapporto armonico con la sintassi, però l’ Unione nazionale contro la lotta all’ analfabetismo (Unla) suona un po’ anacronistica per i tempi in cui viviamo. Eppure, questo ente accreditato presso il ministero dell’ Istruzione e della Ricerca, fondato nel 1947 e con sede a Roma nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, è aperto tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18, ed è così particolare che, recita il sito, «si occupa principalmente della progettazione e della realizzazione di Progetti Speciali». Cosa sono questi “progetti speciali”? Leggiamo ancora dal sito. «Quell’ insieme di iniziative tra loro articolate che si dipanano attorno ad un obiettivo comune con metodologia e mezzi specifici scelti oculatamente ed in relazione ai fini prefissati nonché agli ambiti di azione dei progetti stessi mirati alla tutela e recupero del territorio e dei beni culturali, alla realizzazione delle biblioteche, a corsi di aggiornamento rivolti ad operatori scolastici, all’ educazione e formazione professionale specie nel campo dell’ agricoltura». Forse è una sorta di università della terza età? Avremmo voluto chiedere lumi al presidente (onorevole) Vitaliano Gemelli, già deputato europeo, ex Dc, ma il telefono di Unla è sempre suonato libero. Risalente al 1907 è l’ Istituto nazionale di beneficenza Vittorio Emanuele III, anch’ esso con sede a Roma, fondato con regio decreto per «esercitare funzioni di assistenza a favore degli ufficiali pensionati delle Forze armate e della Guardia di Finanza o dei loro familiari». In pratica era una sorta di opera pia nata per dare sussidi (denaro) agli ufficiali in pensione e ai loro parenti, compresa l’ assistenza compiuta attraverso la gestione di una casa di riposo a Sanremo. La sua natura giuridica, poi, è mutata e l’ Istituto, nel 2010, è stato trasformato in fondazione di diritto privato (l’ articolo 4 stabilisce che la Fondazione si finanzia con entrate proprie senza oneri per le casse pubbliche) e i suoi compiti di vigilanza sono stati trasferiti dal Ministero dell’ Interno a quello della Difesa. Regione che vai, tradizione che trovi. A Venezia vogliono tutelare la gondola e il gondoliere, che per i veneziani è un servizio pubblico come guidare l’ autobus, infatti è attiva l’ omonima Istituzione, con un apposito consiglio di amministrazione formato da cinque persone, quattro dipendenti comunali che vi lavorano a tempo parziale e una direzione che, fino a pochi anni fa, amministrava anche i fondi del Comune in merito al servizio di traghetto da parada. Ora l’ attività è meno gestionale e più di carattere culturale, del resto c’ è il museo della gondola a cui pensare e una storia secolare da raccontare. I gondolieri non ci stanno a parlare di sprechi: «Noi con le nostre gondole attiriamo turisti da tutto il mondo e abbiamo un ruolo fondamentale, altro che abolirci». Scendendo in Puglia, ha fatto discutere l’ ente autonomo Fiera dell’ Ascensione di Francavilla Fontana nel Brindisino, una sorta di esposizione campionaria che si svolge nel mese di maggio con canti, balli, musica “sudata” dal sud e sbandieratori. «Un ente inutile», secondo il Codacons, mentre per la Regione Puglia, Camera di Commercio e Comune la festa è sacra e non si tocca. Ma il paradosso della Fiera dell’ Ascensione è che perfino lo stesso presidente dell’ ente, Donato De Carolis, poi nominato commissario straordinario, dopo essere finito più volte nella black list del carrozzone di Stato, abbia allargato le braccia: «Sogno di andare a casa, si sbrighino a chiudere questo ente, è medievale. Il mio incarico era per 6 mesi, sono rimasto 6 anni. Basta!». Lui, solo, nella sede pagata con soldi pubblici, ma senza più un dipendente (tutti in pensione). E se in Trentino Alto Adige i ladini hanno il loro Istituto storico per l’ identità della lingua, in Piemonte, una regione molto attenta ai problemi del mondo sottosviluppato, resiste il Centro piemontese per gli studi africani e in Campania è attivo l’ Ente per lo studio dei materiali plastici per i poteri di difesa dalla corrosione, per non parlare dell’ Istituto regionale del Vino e dell’ Olio, di quello per l’ Incremento Ippico in Sicilia, del museo degli usi e costumi della gente trentina, della Scuola archeologica italiana di Atene nonché dell’ Istituzione comunale Marsala Schola. Per carità: non è che siano tutti pieni di sfaccendati, saranno pure oberati di lavoro, solo che nessuno lo sa. PER IL TERRITORIO Spulciando gli elenchi sul sito dell’ Istat, contiamo almeno 153 comunità montane, ognuna delle quali ha un Cda e viene foraggiata da contributi pubblici (e meno male che alcune dopo lo scandalo degli anni scorsi sono state chiuse); 63 bacini imbriferi, 91 consorzi di bonifica. Alla voce “Enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali” troviamo la mitica Accademia della Crusca, che si occupa del rispetto della lingua italiana e di recente ha sdoganato termini come «petaloso» e ha detto che certi verbi come scendere, salire, uscire ed entrare possono essere usati in forma transitiva. L’ Accademia ha dipendenti, consulenti e conti non proprio in ordine, ma almeno si fa sentire più del Cuia (Consorzio Interuniversitario italiano per l’ Argentina), del Seps, dell’ Indam, dell’ Inapp, dell’ Inmp, del Cinid o dell’ Indire. È tutto un proliferare di sigle e acronimi per lo più ignoti ai contribuenti, che magari non sanno dell’ esistenza della Uits (Unione italiana Tiro a segno) o dell’ incorporazione dell’ Ales (Arte, lavoro e servizi) con l’ Arcus (arte, cultura e spettacolo). Per la tutela del territorio, guai a voler smembrare l’ Istituto Regionale per le Ville Tuscolane (Irvit), o l’ Agenzia per la rappresentanza negoziale della Sicilia. A dire la verità, molti di questi vituperati istituti sono in liquidazione, ma visto che siamo in Italia si va per le lunghe. E dire che per velocizzare la pratica, nel ’56 era stato creato l’ Iged, Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti, che con i suoi 14 uffici, 14 dirigenti e un centinaio di funzionari costava circa 50 milioni di euro l’ anno. Peccato che dal 2002 l’ Iged è impegnato nella liquidazione di se stesso e gli enti che doveva abolire sono ancora quasi tutti attivi. riproduzione riservata Sergio Mattarella alla riunione annuale del Cnel, uno dei simboli degli “enti inutili” che a parole tutti vorrebbero abolire (LaPresse)
« Ultima modifica: Agosto 18, 2019, 07:42:58 am da VENDETTA »

Offline gunny

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Re:CORRIERE DELLA SERA SERGIO RIZZO - ENTI INUTILI
« Risposta #7 il: Agosto 19, 2019, 18:26:45 pm »
Lo sanno anche i sassi che UITS non ha alcuna competenza nel rilascio dei certificati di maneggio armi, bensì si è solo arrogata il diritto dell'emissione degli stessi, prima su carta chimica e poi in forma elettronica.

Nessuno degli organi di UITS è preposto a tale funzione, che infatti viene svolta dalle sezioni TSN, che per ora sono ancora enti autonomi, con proprio statuto, non subordinati alla stessa UITS, se non per una mera vigilanza che la stessa dovrebbe compiere e che non compie per manifesta inadeguatezza numerica dell'organico.

Sentenze alla mano, a vigilare sui rilasci per ora è stata solo qualche procura della Repubblica che ha rilevato irregolarità amministrative e penali. Continua imperterrito il malcosutme delle sezioni che non dispongono di poligoni agibili per l'attività a fuoco propedeutica ai rilasci. Ci sono ancora realtà dotare solo di impianti ad aria compressa che di fatto non potrebbero nemmeno essere sezioni TSN, se la volessimo proprio dir tutta!!! E invece ne esisto tante e con solo scopo politico/elettorale... chissà perché in gran parte concentrare in provincia di Bolzano... chissà?!?  ::)

E di contro abbiamo realtà sportive (ASD regolarmente costituite) alle quali è preclusa la possibilità di affiliarsi a UITS per l'attività sportiva, come se il requisito sine qua non per una realtà sportiva fosse quello di essere proprietaria e/o gestore di un poligono di tiro... ma se tutte le associazioni e società sportive di altre discipline, prendiamo il calcio ad esempio, fossero proprietarie di campi da calcio, non esisterebbe il gioco del calcio, che guarda caso è il più diffuso in assoluto (vabbé è un esempio estremo, ma necessario per il concetto).

UITS ente pubblico, così come è stato riordinato nel 2010 è una "cagata pazzesca", un coacervo inutile di funzioni fantasma (certificati e agibilità)
 
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