Altreconomia: 'Nel mirino fin da piccoli'
Milano - Dall’estate 2008, due persone sono morte per incendi sviluppati all’interno delle strutture del Tiro a segno nazionale. In queste strutture, molte delle quali priva della certificazione di agibilità, possono entrare a sparare -con armi ad aria compressa- anche i bambini di 10 anni, e chi ne ha compiuti 14 può utilizzare armi da fuoco. Per molti poligono è sinonimo di sport, ed il tiro è una disciplina olimpica. Ma il Tiro a segno è anche il luogo dove cresce la cultura delle armi e della violenza, che spaventa alcuni ma alimenta l’industria italiana delle cosiddette small arms (pistole e fucili), concentrata nel distretto bresciano che fa capo a Beretta. L’inchiesta è sul numero di ottobre di Altreconomia.
"Pistoia, estate 2008, un uomo muore per un incendio dentro al poligono. Pochi mesi dopo, accade lo stesso a Pordenone. Nell’agosto di quest’anno" si legge sul comunicato della redazione "senza far vittime, ha preso a fuoco anche il Tiro a segno nazionale di Velletri (in provincia di Roma). Abbiamo fatto un giro nei poligoni italiani, circa 300, un mondo nascosto. Distrazione, cattiva gestione, mancanza di investimenti per adeguare le strutture rendono i vecchi poligoni del Tiro a segno nazionale (Tsn) luoghi a rischio. In molte strutture, le attività proseguono nonostante non abbiano l’agibilità del Genio militare. È qui che vanno ad allenarsi anche bambini di 10 anni (sparano ad aria compressa) e adolescenti di 14 (che già possono sparare pallottole). È qui che cresce la cultura delle armi: “Difendiamoci (se nessuno sarà pronto a difenderci, saremo costretti a difenderci da soli)”, si legge su un sito specializzato. L’unica alternativa che si affaccia è quella di campi di tiro privati, il cui successo cresce nella mancanza assoluta di controlli (fiscali, amministrativi, di polizia)".
Lonate Pozzolo, 12mila abitanti in provincia di Varese, è al centro di un’inchiesta della procura di Milano che ha portato in carcere 41 ‘ndranghetisti. Un reportage di Mario Portanova ricostruisce la silenziosa legge dei nuovi “padrini padani”, che controllano la cittadina grazie al pizzo e all’usura e investono il denaro sporco in attività commerciali lecite. Con un occhio ai grandi appalti, e al business degli investimenti previsti all’aeroporto di Malpensa in vista di Expo 2015.
In Campania, invece, la criminalità organizzata controlla la rete dell’usura, l’unica in grado di concedere prestiti ai commercianti data la stretta sul credito delle banche. Nella Regione, il tasso di usura è del 73% in più rispetto al medio nazionale. Inoltre, secondo Confcommercio, almeno il 25% dei commercianti di Napoli sono finiti nelle mani del racket. In esclusiva, la storia di Davide Imberbe, senza protezione dopo aver denunciato i boss di Portici.
Chi sono i private bankers? Professionisti degli istituti di credito che con riservatezza favoriscono il rientro dei capitali illeciti dei clienti. Sono 6mila e gestiscono un patrimonio di circa 350 miliardi di euro. Grazie alle commissioni, saranno tra i maggiori beneficiari del terzo “scudo fiscale” varato dal ministro Giulio Tremonti, come già è accaduto nel 2001 e nel 2003.
Il futuro dell’informazione è nelle mani di giovani giornalisti precari. Lo ha riconosciuto anche l’Ordine dei giornalisti, pubblicando un libro che alza il velo su una realtà fatta di contratti inesistenti e compensi imbarazzanti (in media, 5 euro lordi a pezzo). In tutto il Paese, free lance e precari sono riuniti in reti e coordinamenti, e sono stati tra gli animatori della manifestazione di sabato 3 ottobre. Intanto, si apre il dibattito sull’accesso a pagamento alle pagine web dei quotidiani. E c’è chi propone che a pagare non siano gli utenti ma gli internet provider.
Infine, seguendo il filo rosso della legalità e della solidarietà, scopriamo tutti i volti di Palermo, dal passato arabo al presente meticcio. Dall’emporio “Pizzo free” al centro di documentazione dedicato a Peppino Impastato; dal negozio di Libera alla filiale di Banca Etica. Passano per le botteghe del commercio equo (“Macondo” ed “Equonomia”) e il Museo internazionale delle marionette. Le “mappe” di Altreconomia stanno per diventare un libro, L’Italia eco-solidale, in uscita a novembre.
Tutto questo si può leggere sul numero di ottobre di Altreconomia, mensile dell’economia solidale e dei consumi critici.
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