E' vero, come dice Daniele, G.U. è una rivista con "firme" autorevoli, di quelle che fanno tendenza, ciò non toglie che l'articolista in questione sia scivolato sulla buccia di banana del giudizio personale, affrettato e non documentato. Non si può bollare un poligono di tiro come un covo di guerrafondai o di cacciatori di teste, oppure di tanti piccoli Rambo nutriti a palle e polvere, ci sono, purtroppo anche quelli ma, fortunatamente sono la minoranza e sempre ben circoscritti nel loro habitat. Prendere un luogo dove oltre le attività istituzionali legate all'uso delle armi, attività, queste, obbligatorie, imposte dalla legge, si fà anche sport e dipingerlo come l'anticamera dell'inferno è disinformazione bella e buona è un servirsi a piene mani dei più bassi e logori luoghi comuni, facendo anche torto ai tanti che lavorano per mandare avanti nel modo migliore queste strutture. E' bene ricordare all'articolista, che i poligoni di tiro fanno parte della storia Nazionale, la maggior parte di essi sono stati costruiti tra la metà e la fine del 1800 con scopi ben precisi, istituzionali, per volere del generale Garibaldi, per addestrare i coscritti all'uso delle armi per la difesa della Patria, ed ora fortunatamente funzionano per scopi sportivi e istituzionali più pacifici. Sarebbe stato più bello e gratificante e sicuramente veritiero, parlare di un luogo dove s' insegna ai giovani l'autosciplina ed il controllo delle proprie emozioni, il rigido rispetto delle regole imposte proprio dall'uso delle armi, sia ad aria che a fuoco, sono pochi gli sport dove esistono norme tanto severe verso la propria ed altrui sicurezza, se in un campo da calcio lanci il pallone verso l'avversario, al massimo ti fischiano un calcio di punizione, prova a puntare un'arma, anche scarica verso un persona, il minimo che ti aspetti è la cacciata su due piedi. Ma questo voleva dire essere documentati sull'argomento, averlo vissuto in prima persona, calandosi in tutte le realtà presenti. Poi, putroppo, il TSN sconta la mancanza di visibilità sui media, rarissime sono le apparizioni sulla stampa nazionale, un paio di passaggi (nelle notizie in breve, cioè un trafiletto) in occasione dei grandi eventi, zero assoluto sulle reti televisive, se tutto và bene ne parlerà brevemente un canale satellitare. E così, purtroppo, è facile subire un attacco senza aver possibilità di difesa, non abbiamo spazio per far sentire la nostra voce (almeno c'è Concentrica che ci ospita). Il vecchio detto " o bene o male non importa, l'importante è che se ne parli" non sempre rende giustizia a chi fà attività per passione.