In anteprima inserisco questo articolo scritto da Gino Beonio che andrà sul prossimo numero di Concentrica, perchè mi sembra un argomento stimolante di cui abbiamo già parlato. Forse merita un approfondimento.
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C’è un grande equivoco alla base di quest’affermazione, anzi più di uno.
Una scuola potrà darti delle nozioni, non certo le doti necessarie a trasmetterle che devono, molto prima, far parte del tuo bagaglio.
La prova è che sugli Albi dell’Unione figurano un migliaio di tecnici, ma quelli che si possono chiamare tali si contano sulle dita di poche mani. Tante persone hanno cercato questi corsi, con la lodevole intenzione di imparare qualcosa e la poco lodevole intenzione di tenersela per se.
Parlare poi della sola tecnica come se il Tiro si riducesse a quello, è come pensare che avendo imparato a battere a macchina si possa scrivere un romanzo.
Le nozioni sulla tecnica, l’anatomia, la preparazione fisica, l’alimentazione e la balistica interna ed esterna bisogna averle, ma il Tiro è per la massima parte altro.
Il Tiro è conoscenza di se, capacità di porsi degli obbiettivi e tenacia per perseguirli.
Il Tecnico, che non sia solo istruttore, deve condurti in questo percorso facendoti scegliere tra le sue esperienze quelle che ti sono più congeniali. Puoi farla da solo questa strada, ma Lui ti risparmia delle ricerche.
Il Tecnico deve imparare a conoscerti e deve saper “trasmettere” la tecnica più semplice, quella fisica, oltre a quella più complessa fatta di sensazioni e di processi mentali.
Deve insegnarti la posizione, ma soprattutto deve insegnarti a “sentirla” e a “costruirla” finché diventa la “tua”.
La tecnica è una parte della ricerca, la parte più evanescente ed incorporea è quella somma di sensazioni che poche scuole di tiro ti danno.
Le scuole normalmente fanno della tecnica un mito, molte volte complicando le cose più semplici; ho visto una tavola con la costruzione di un singolo tiro scomposto in oltre venti differenti momenti; credetemi: il tiro è un’altra cosa.
Mi ritorna in mente una cosa di molti anni fa: appassionato di atletica, leggevo sulle riviste della Scuola dello Sport, dotte disquisizioni sulle tecniche del salto in alto; dottissimi tecnici spiegavano gli enormi vantaggi del salto ventrale sullo scavalcamento alla O’Rain. Un certo Fosbury li ha messi tutti d’accordo! Fino alla prossima tecnica.
Il Tecnico deve aver vissuto certe esperienze e costruito le sensazioni importanti da memorizzare, avere quindi una conoscenza non solo scolastica, ma vissuta sulla propria pelle.
E deve saper trasmettere. Il Tecnico deve dare e non tutti sono capaci di dare.
Un grande tiratore, con enormi doti proprie, non è detto che sarà un grande tecnico; potrà essere un buon tecnico se ha “costruito” su di se e soprattutto se è capace di trasmettere cognizioni (e se ne ha voglia, perché un grande campione è abituato a ricevere, il tecnico invece deve più che altro dare).
Per finire uno potrà dirsi Tecnico se avrà partecipato alla “costruzione” di un tiratore (meglio se più d’uno), e se i risultati confermeranno le sue capacità. Non prima.
Secondo voi è possibile prendere la patente ed insegnare ad una scuola per piloti? Certo che no.
gbb